Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Segui la storia  |       
Autore: velocity girl    15/06/2011    7 recensioni
In un mondo tutto suo, dove le parole non possono turbarlo. E se adesso non vede i mille difetti che questa caratteristica può portare - e porterà sicuramente - è solo perché infatuato.
Tanto vale approfittare di questa predisposizione, si dice, mentre negli occhi dell'altro passa un pensiero - gli scurisce le iridi, le illumina di un sentimento - ed accetta ugualmente. Come se niente fosse.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sesto capitolo:
Like.



Ha finito con il dormire in una stanza che non ha l'odore di Jude sulle pareti. Vuota, fredda, abbandonata: un po' come si sente lui stesso in questo momento, anche triste nella sua voglia di... cosa? Di amore, tenerezza, sesso, chiacchiere? Non riesce nemmeno a definire di cosa ha bisogno effettivamente, il ché conferma ciò che temeva da tempo: si sta avvicinando al limite - o confine - della follia.

Decisamente arrivato.

Cerca di considerare le cose dalla giusta ottica. Dunque: la sua faccia, le sue mani e le sue ginocchia bruciano, il ché vuol dire che ha un ricordo fisico di quanto è successo ieri sera e non può far finta di nulla come voleva.
Se fanno così tanto male significa che ha dei lividi, che si è sbucciato, che - in pratica - si porterà questo lieve dolore per dei giorni interi.

Poi c'è il fatto che questo non è il suo letto, il ché è terribile. Dalla finestra entra qualche raggio di sole piuttosto debole e, grazie a questi, riesce a distinguere i mobili che arredano la camera e qualche oggetto in giro.

Non gli appartiene nulla e Jude - probabilmente - non ha mai toccato niente di tutto ciò; si rattristerebbe per questa considerazione, se non fosse che non riesce a trovare una sveglia o un orologio stando lì sdraiato.
Questa è una delle sensazioni peggiori: il sapersi solo e perso in una stanza sconosciuta di una casa non sua.

Si concentra un po' - e deve essere davvero intontito per fare tutto con questa lentezza - giusto per sforzarsi di ascoltare qualcosa oltre la porta chiusa; sente solo il silenzio, forse per la prima volta da quando è stato lì la prima volta, cosa che non lo confonde troppo.
Almeno, non rischia incontri indesiderati.

Nell'epoca moderna - riflette - esistono i cellulari e fortunatamente anch'io ne ho uno con me. Lo ha davvero, solo che ieri notte non pensava gli sarebbe servito così urgentemente e lo ha lasciato di conseguenza sulla scrivania.
La sola idea di abbandonare le coperte lo costringe ed immergersi ancora di più.

E questi non sono nemmeno i problemi più gravi: come deve fare per avvisare Jude del suo risveglio? Deve andare nella sua stanza? E se sta dormendo? Magari la prende male, non pare un tipo troppo mattutino. Possibile che non ne abbiano mai parlato, con tutte le sciocchezze che si sono detti? Beh, in effetti, non ci sarebbe stato alcun motivo per discutere di come sono nelle prime ore del giorno - sempre che siano le prime ore del giorno - e non credeva nemmeno sarebbe mai servito a qualcosa.

Magari deve aspettare che sia lui a svegliarlo. Ma potrebbero passare delle ore, potrebbe decidere che ha bisogno di riposare, che succede se arriva mezzogiorno e lui è ancora lì, a far finta di dormire? Non è il tipo che si riaddormenta una volta svegliato.
Potrebbe aspettare di sentire qualche rumore proveniente della cucina ed andare... certo, se poi non trova Jude è un bel casino, come la giustifica la sua presenza ad uno sconosciuto?

La cosa migliore è aspettare un po' per vedere se gli eventi si muovono da soli.
Aspetta, dunque, sdraiato lì nel letto. Secondi, minuti, ore o attimi.

Proprio quando crede di aver atteso abbastanza, vede la porta socchiudersi e subito sente un: «Rob?»

Meno male!

«Mmmh,» risponde, fingendosi assonnato - in effetti lo è, ma meglio esagerarlo - e non apparire troppo patetico, «'giorno.»
«Buongiorno.»

Jude entra nella stanza, tranquillamente, senza ciondolare come uno zombie e probabilmente accompagnando il movimento con un sorriso. Bene, adesso sa che è un tipo mattutino a dispetto di ciò che pensava.

«Vuoi qualcosa per colazione?» Chiede, avvicinandosi ancora un po' al letto, «...Fai colazione?»
«Non prop-»
«Ok, va bene del caffè? O preferisci del tè?»
«Il tuo tè non lo voglio,» risponde lievemente, ricordando che l'altro tende a dimenticarsi tutto durante l'infusione, «E ti odio.» Aggiunge poi, che intanto Jude è già sparito lungo il piccolo corridoio, diretto verso la cucina.

Ora sa che deve davvero alzarsi - perfetto - e mentre lo fa sente una sensazione strana al petto, come una sorta di liberazione, non ricorda nemmeno perché si stava facendo quei problemi. E non vuole ricordarlo, ragiona, mentre cammina lentamente.

«Hai dormito tantissimo.» Lo accoglie Jude. Gli sta' dando le spalle, intento a trafficare con qualcosa che dovrebbe far parte della loro colazione.

«Che ore sono?» Domanda semplicemente, ancora rilassato, mentre si siede allo stesso posto che occupava ieri; le sigarette sono ancora dove le ha lasciate, nota, nessuno si è avvicinato per toccarle o prenderne qualcuna.
«Le dieci. Ne ho approfittato per studiare un po', che quando sei sveglio non me lo permetti.»
«Solo perché sei un pessimo padrone di casa.» Lo prende in giro, mentre sorride amaro fra sé.
«Sei tu che hai l'abitudine di presentarti quando ti fa comodo senza chiedere a nessuno.»
«Ti da' fastidio?»
«No,» risponde, palesemente sorpreso da quella domanda seria ed improvvisa, «in effetti no.»

E Robert si emoziona, sorride ampiamente, considera che questa potrebbe benissimo essere una delle situazioni romantiche che tanto vorrebbe vivere se non fosse per il fatto che sono entrambi scompigliati ed arruffati per la notte... questa è pura sfortuna: il momento più dolce con il ragazzo che adora lo sta passando vestito con un pigiama non suo!

Sta quasi per rispondere con una delle sue solite - quanto nuove - allusioni, ma il suono del caffè interrompe ogni proposito.

«Ci vuoi del latte?»
«Ti stai confondendo con il tè.»
«Come? No, no, lo mettono davvero il latte dentro il caffè!»
«Ah, sì? E come lo chiamano?» Sa perfettamente come lo chiamano, sa che esiste, l'unico motivo per il quale pone la domanda è sentire la sua risposta seccata - «Caffèlatte.» - e riderci di rimando, accompagnando il tutto con un bel: «Ovvio!»

Sì: ha scoperto di divertirsi così, che far uscire quel lato scherzoso di sé è piuttosto rilassante, ma non quanto ignorare Jude con le sue lievi proteste. Continua a sorridere mentre lo sente borbottare qualcosa come: te lo dovrei versare addosso, e lo vede sedersi al tavolo.

«Ti ho ringraziato?» Si decide a chiedere infine, guardandolo negli occhi; non è particolarmente bravo con queste cose, ma non ha voglia di lasciar perdere una tale occasione solo per la gioia di prenderlo in giro.
«No.»
«...Grazie.»
«Ti avrei ospitato comunque. Cioè, anche senza lividi.»
«Perché?»
«Perché...» e mentre cerca le parole diventa pallido, improvvisamente sembra non sapere che cosa dire. Ed è una speranza che si accende: ogni secondo di ritardo che impiega per rispondere è una luce nel suo cuore.

Magari ciò che prova non è a senso unico come pensava, magari sono reciprocamente attratti e sono nati per stare insieme come crede da quando si sono conosciuti. No?

«Sei tu.» Risponde Jude dopo vari tentennamenti. Ed una persona normale avrebbe accompagnato questa affermazione - quasi tenera - con un lieve rossore sulle guancie, ma lui non si smentisce - visto che fa un po' tutto al contrario - e reagisce perdendo ogni colore, diventando bianco come un lenzuolo.

«Ti voglio bene anch'io,» replica, provando ad usare il solito tono antipatico, «ma te lo dico solo perché ti sei rivelato gay.» Naturalmente spera di assistere ad una reazione rivelatrice con questa affermazione, cosa che non arriva, «Stai per vomitare, Jude?»

«Sto benissimo!» Ribatte, per poi nascondere la faccia dentro la tazza di caffè, con Robert che si sorprende perché non ha mai visto una persona scomparire a questo modo.

Potrebbe prendere tutto questo - nello specifico la sua reazione e la sua faccia infilata dentro la tazza - per una conferma ed iniziarci a provare seriamente.
Peccato che non ci riesca, c'è sempre qualcosa a bloccarlo.

«Senti...» Mormora, cambiando argomento, «...ho un favore da chiederti.»

«Un altro?» Scherza, recuperata la solita tranquillità che lo contraddistingue ed un po' di colore, «Di che cosa si tratta?» Domanda poi, mostrandosi disponibile.
«Ti va di accompagnarmi al lavoro?»
«Perché?»
«Credo mi licenzieranno...»
«Oh. Sicuro di non esserti messo nei guai?»
«Jude...»
«Sì, ok, a che ora dobbiamo andare?»

E potrebbero andare all'ora che vogliono, perché l'importante è solo questo: che ci sia, nel suo essere così sbadato, che appaia quando si ha bisogno di lui, che sia lo sfogo di cui Robert aveva bisogno a prescindere.

Per questo potrebbero davvero andare quando vogliono.

*


Si preparano talmente lentamente che per quando sono in strada è già primo pomeriggio, e si può dire che sono in anticipo di pochissimo.

Non hanno parlato molto durante la giornata, né mentre percorrono il corto tragitto, perché Robert è praticamente divorato dalla malinconia e Jude stranamente sembra capirlo, lo comprende e tace di conseguenza.
Quando arrivano di fronte il Fish and Chips sono praticamente chiusi nella loro rispettiva tristezza.

«Downey!» Si sente chiamare da Jimmy che, maledizione, è già lì accompagnato da dei tizi che paiono della polizia o cose del genere, «Downey! È successo un disastro!»
È chiaramente agitatissimo, mentre praticamente gli corre incontro.
Jimmy è il suo capo ma, a sua volta, è anche dipendente di qualcuno più in alto e sta reagendo in questa maniera perché pure lui ha qualcosa da temere, anche se pare una buffa caricatura nel suo nervosismo. Soprattutto se si conta che non c'era quando è successo, non ne ha motivo.

«Adesso ci hanno chiusi,» perfetto, almeno questo!, «e non possiamo lavorare per almeno due giorni!» Una vera tragedia, pensa Robert cinicamente, «Ma... che cosa hai fatto?» Domanda infine, quando si rende conto delle condizioni della sua faccia, «Mica c'entri qualcosa?»

Sta per rispondere con una qualsiasi delle sue scuse, pronto a dire che li ha salvati, che se non hanno rubato niente non è perché non c'è niente da prendere ma perché lui lo ha impedito, che ha fatto il supereroe e cose del genere, una qualsiasi di queste scuse inverosimili prima che Jude lo preceda - interrompendo i suoi pensieri - con un semplice: «Siamo caduti dalla mia Vespa.»

Jude, il suo Mod Mancato.
Non può nemmeno spiegare l'adorazione che prova per lui.

«Oh!» Risponde Jimmy, la reazione di non crede ad una sola parola di ciò che gli viene detto.
«Sì. Di solito non la porto male, ma mi sono distratto...» E se Robert non stesse tremando, si renderebbe conto di quanto quella scusa sa di reale, di quanto sia verosimile nella sua facilità, di quanto Jude sarebbe da temere alla guida di qualsiasi cosa, che esiste un motivo se non lo ha mai visto con nessun mezzo di trasporto ma sempre a piedi. E noterebbe tutte queste cose di certo, se solo non fosse divorato dall'agitazione.

Di fatto il miracolo avviene, con Jimmy - il suo capo Jimmy - che si rilassa improvvisamente, brillando di una propria conclusione, decidendo di lasciarli perdere: di stare dalla loro parte.
«Hanno sentito dei rumori, c'è stata una rissa. Non si sa tra chi,» spiega, «noi per almeno due giorni dobbiamo stare chiusi, vedremo poi che cosa fare.»
«Sì.» Risponde, senza manco nascondere il sollievo che sente; improvvisamente è euforico, talmente contento che non ascolta ciò che il suo capo ha da dire, si limita ad osservare Jude con tutta la gratitudine che merita.

Solo dopo qualche minuto si rende conto che dovrebbe concentrarsi - visto che il suo salvatore non ha il buon vizio di ricordarsi le cose e rischia di perdere tutte le informazioni che Jimmy sta spiegando - ma viene nuovamente distratto da Val che, come ogni mercoledì, sta arrivando per mettersi a suonare.
Cosa che non può fare, chiaramente, e se ne accorge guardando la vetrata infranta, osservando i presenti, fissando la polizia o quello che è intenta a fare domande in giro e parlottare fra di loro.

Si congedano da Jimmy velocemente, scusandosi, dicendo che Robert tornerà e che comunque rimarrà nei dintorni, per poi praticamente correre verso il musicista un po' spaesato.

«Che hai fatto in faccia? Che è successo?» Chiede lui, apprensivo, non appena sono abbastanza vicini. Si vede la sua preoccupazione, la si sente anche nel tono di voce.

«Siamo caduti dalla mia Ves-» Fa per dire Jude, pronto a riproporre la stessa scusa, prima che Robert stesso lo interrompa: «Tu lo sai che suoni con un branco di pazzi, sì?»
Ok, forse è stato solo un po' brusco. Ma il concetto è quello, finalmente lo può esprimere.

«Come? Sono stati loro?!»
«Sì,» annuisce, «anche se immagino di averli un po' provocati...»
«Robert!» Esclama, ridicolamente paterno, per poi calmarsi e chiedere dispiaciuto: «Che cosa volevano?»
«Parlarti.»
«Immagino... ho detto qualcosa a Joanne, forse loro hanno saputo.»
«Forse?»
«Lo hanno saputo.» Si intromette Jude, che effettivamente non ha mai chiesto di venir messo in mezzo, ma che pare sempre felice di dire la sua. Chissà perché, poi.
...Ora che ci pensa non hanno mai preteso un suo parere!

Ma non è il momento per porsi domande come questa, non può concentrarsi sulla sua cotta e su quanto vorrebbe chiarire le cose una volta per tutte, deve tornare con i piedi per terra e parlare con il suo amico.

«Val...» inizia, non proprio convinto del discorso che vuole fare.

«Sentite...» lo interrompe subito - ed inaspettatamente -  il trombettista, visibilmente dispiaciuto per quanto successo, «non so come scusarmi.»
«Non è colpa tua,» fa Robert, sorridendo nervoso e chiedendosi contemporaneamente perché si scusa con entrambi, visto che - suo malgrado - non sono una coppia, «ma è una situazione che va chiarita, visto che torneranno.»

Lo faranno, di questo ne è certo.

«Sì... ok, va bene,» Risponde lui, improvvisamente deciso... ha davvero l'aria di chi sta per prendere le redini della propria vita per la prima volta, senza che nemmeno sia questa fatidica prima volta, «venerdì voi due venite al Jazz Club,» e non li lascia dire che non hanno voglia di ascoltare Jazz o assistere a chissà quale spettacolo, «so che l'ultima volta siete fuggiti entrambi ma... ho deciso di dichiararmi.»
«Davvero?»
«Davvero. Dopo l'esibizione.»
«Fantastico...»
«Esatto.» Calca il concetto, per poi sorridere, quasi commosso da se stesso: «Lo prometto: mi dichiaro.»

E loro ci credono, perché già solo questa è una dichiarazione a metà.

*


Rimangono ancora lì a parlare, fino a quando Jude non dice che deve tornare a casa, accenna a degli altri impegni e che non c'è più bisogno di lui, per poi sparire lungo la sua via del ritorno, il solito passo tranquillo.
Li lascia soli, come soli volevano stare da un po'.

«Val...» fa Robert, tentando di iniziare un discorso per la seconda volta, ma nemmeno questa riesce.
«Dovrai dichiararti anche tu, sì.» Lo interrompe infatti il suo amico, sicuro della domanda che sarebbe arrivata; non ha torto, in effetti, questa era sicuramente una delle questioni che gli vorticano in testa da quando l'altro ha dichiarato la sua decisione.  

«Ecco...» balbetta, «...per questo...» e vorrebbe lanciarsi nella descrizione di tutte le sue paranoie, se non fosse che oramai non sa manco da dove cominciare.

Il trombettista sorride, malefico: «La nostra scommessa era questa. Hai tempo fino a sabato.»
«Ma!»
«Niente "ma", i patti erano questi: chiarissimi. Io lo faccio, tu lo fai.»
«Non va ben-»
«Rob, per favore! Praticamente siete già una coppia! E...» Aggiunge, fingendosi cattivo, impostando la frase sembra voler dire anche qualcos'altro.
«Che c'è?» Lo esorta Robert, cogliendo quel silenzio improvviso come una minaccia.
«C'è che non sto scherzando, siete carini e sembrate due fidanzati. Vi mancano solo quelle cose omosessuali vostre...»
«Come?!»
«Ma sì, hai capito. Il punto è che tu sei tardo per queste cose, lui peggio, quindi siete ancora qui ad aver bisogno di un vero aiuto esterno.»
«E come mai proprio tu?»

L'altro non risponde, guardando la custodia della propria tromba, ancora chiusa e stretta nella sua mano.

«Ah,» comprende quindi, ragionando brevemente che ultimamente incontra solo persone imbarazzate ad aprirsi, «è mica il tuo modo per ringraziarmi?»
«Per spronarti.»
«Sì, certo. Grazie.»
«Prego. Più o meno.»

E di fronte a questo scambio di battute, Robert si sente ancora più perplesso e - al tempo stesso - tranquillo; capisce che è arrivato il momento di condividere un paio di dubbi, sente che Val li può ascoltare ora come ora, che ha bisogno di distrarsi con qualcosa.

«Jude... mi lancia dei messaggi contrastanti.»
«Ha una cotta per te.»
«No.»
«Fidati: sono un musicista.»
«E dovrei fidarmi per questo?» Ride apertamente, «Mi spiace ma non ne sono così sicuro.»
«Beh, è una persona egoista, no?»
«Vive nel suo mondo.»
«Però tenta sempre di aiutarti come può.»

Perplessità.
Quello che Val ha appena detto è vero, verissimo, lui stesso lo aveva notato poco prima: nessuno ha chiesto a Jude di dare una mano in questa storia, eppure lui si è sforzato di rimanere concentrato su un discorso e dire la sua. Lo ha aiutato. Lo ha lasciato dormire a casa sua. Lo fa stare anche quando dovrebbe studiare.
Jude non sa dirgli di no, non ci prova nemmeno, ed impallidisce improvvisamente quando si parla di sentimenti o cose del genere.

«Ho dormito da lui, questa notte...» Si ritrova a mormorare, senza usare un tono troppo convinto.
«Lo avete fatto?!» Strepita allora il musicista, sconvolto ed emozionato al tempo stesso. Sembra una bambina nel giorno del suo compleanno, si ritrova a pensare Robert, sghignazzando un'altra volta.
«Non ho detto "nel suo letto".»
«Oh, ma lo avresti voluto,» poco ma sicuro, «come lui del resto!»
«Ti ho detto che non ne sono certo.»
«Io invece lo sono.»
«Credi che l-»
«Sì.»

Ed ha i dubbi anche lui, perché tutto torna, perché vuole sperarci, perché la sua anima romantica si sta dibattendo dentro il suo stesso corpo ed ha voglia di saltare in aria e correre da Jude e... e rimane fermo, paralizzato, fissando Val con l'aria del perfetto cretino.
Non sa che dire.

«Allora...»
«Diglielo.»
«Ma quando? Non c'è un momento...»
«Adesso. Strappa il cerotto, su che sei pronto!» Lo esorta, continuando a sorridere, convinto di quello che sta dicendo. Perché sì, lui è sicuro che andrà tutto bene e se ci crede Val - che è un jazzista e, in quanto tale, ne sa qualcosa di sentimenti - può fidarsi anche lui.

«Non lo sono affatto...» Tenta ancora, ma è chiaro che sta tentennando. Il punto è che ora è pieno di dubbi - in positivo - e che le parole dell'altro servono davvero a dare una certa spinta, sente che potrebbe davvero andare a casa di Jude e chiedergli a bruciapelo che cosa sono.
Se sono una coppia alla quale mancano solo le loro cose omosessuali.

«Vai.» Comanda ancora Val, senza cedere nemmeno un secondo.

E lui lo fa.
Lo saluta brevemente, la voce quasi tremante, mentre si incammina verso casa di Jude. Il suo passo è veloce, perché sente quasi la voglia di mettersi a correre per l'improvvisa frenesia che avverte dentro. La convinzione di poter andare avanti, di poter arrivare di fronte alla sua infatuazione e dirle tutto ciò che prova, che pensa, che ha sempre voluto.

Arriva in fretta, questa volta avvertendo qualcosa al cuore, animato da sentimenti completamente differenti da quelli che lo avevano spinto a fare le stesse scale la sera prima.
I rumori provenienti dagli appartamenti suonano persino diversi, più ovattati, meno fastidiosi del solito; si sono calmati durante il giorno ed ora appaiono tranquilli anche loro.

Silenzio, velocità, cuore in gola. Sai, mi piaci, so che probabilmente non provi lo stesso ma questa mattina hai perso ogni colore quando ne parlavamo e, insomma, ti dico che- magari non prova lo stesso. Amicizia finita per sempre. Oppure può comportarsi come uno di quei principi dei cartoni animati che Allyson lo costringeva a vedere quando erano piccoli. O magari no, insomma, Jude sicuramente non è una principessa.
Non ne ha nemmeno l'aspetto e-

Quando Jude apre la porta, ogni singolo pensiero ammutolisce. Prima li sentiva tutti accavallarsi, ora non ha in testa nulla che non sia il suo Mod Mancato, il suo Ragazzo Apparizione, la sua Infatuazione Improvvisa.

«È successo altro? Stai bene?» Gli chiede, preoccupato e colto di sorpresa. Di certo non si aspettava un suo ritorno così presto.
Di certo non si aspetta ciò che vuole dirgli.

Ma che cosa vuole dirgli? Che cosa può dirgli, considerando che non riesce più a formulare un pensiero che sia uno?

«Niente.»
«Oh! Sei qui... perché ti mancavo?»
«Mi mancavi.»
«Bene,» fa lui, stranamente più imbarazzato di Robert stesso, «ora sei qui. Quindi... non ti manco più.»
«Se ci sei non mi manchi, no.»
«Infatti. Perché puoi parlarmi, puoi guardarmi, puoi vedermi dimenticare ciò che ti ho detto.»
«Quello preferirei non saperlo, ma...»

Ma questo discorso è addirittura più inconcludente del solito, non si arriva da nessuna parte con loro due messi insieme. Il punto è che lui è nervoso - nervosissimo - e al tempo stesso si sente svuotato dalla fretta che lo aveva portato lì... e Jude avverte tutto questo, si rende conto della strana tensione che si è creata, ben diversa da quella che c'era fra di loro la mattina.
Ancora più carica, più sentita, più profonda.

«Magari posso entrare...»
«Ah, sì,» e si dirige senza aggiungere altro nella sua camera, «vieni.» Specifica una volta arrivati. Lascia a Robert il compito di chiudere le porte, limitandosi a tacere.

Quando sono soli nella piccola stanza disordinata, cosa che è capitata già molto spesso, si limitano a guardarsi negli occhi.

«Non hai ancora detto niente...»
«Sapevo che cosa dirti,» solo che non si è preparato un discorso, «ma è più difficile del previsto.»
«Ah,» mormora, «mi vuoi dire che... non so, stai male?» E dal suo tono si intuisce che quasi ci spera.
Che sarebbe anche meglio.

«Sto benissimo!» Risponde, imitando il suo atteggiamento di quella stessa mattina.
«Sì? Non sembra...»
«Devo dirti...»

Ti stai comportando come una ragazzina, pensa disperato, altro che Val: una vera mocciosa.
Lo sente che sta sbagliando, che non c'è questo da dire, che qualcosa la deve pur fare. Non se la caverà tanto facilmente perché non può più cambiare discorso.
Qualcosa gliela deve pure dire, no?

Eppure non sente le parole sulla lingua, non ha niente da raccontare.

«...devo dirti...» Riprova, a bassa voce, segno che si è praticamente arreso alla sua incapacità di esprimersi. Anche perché, che cosa dovrebbe fare? Lui non sa nemmeno stringere le mani quando ci si presenta!

Ma Jude lo sta fissando ed ha quegli occhi e quell'aspetto ed è un segno del destino. Quindi si muove verso di lui in uno scatto - straordinariamente veloce - e cerca di baciarlo.
Cerca.
Poi lo bacia davvero.




Note:
La prima parte di questo capitolo è PESANTEMENTE AUTOBIOGRAFICA. Cioè, avete mai dormito a casa di qualcuno per poi rimanere ore - non minuti: proprio ore - svegli, perché non sapete se la persona che vi ospita sta dormendo o no? Gh, che situazioni tremende D: il bello è che quando Barbara è venuta a casa mia... le è capitata la stessa cosa! Ha tipo aspettato che io mi svegliassi e quando me lo ha detto, ovviamente, ho pensato alla mia fic e a come sono stata Jude in quel frangente.
Tipo principessa, sigh.

Non che Jude sia una principessa. E nemmeno io, in effetti, checché ne dica mia mamma, che oramai mi chiama la Principessa s--- perché sto raccontando tutto questo? E dire che ci sono cose più importanti da dire su questo capitolo!

Duuuunque. Si baciano! O lo bacia e basta? Mi sa che dovrete aspettare il prossimo capitolo e, visto che ci siete, scusatemi se questo è uscito fuori effettivamente "lungo"... non era mia piena intenzione, diciamo che mi è sfuggita di mano la parte centrale. Non lo volevo nemmeno postare, è stata Barbara a costringermi in quella che sembrava una vendetta per tutte le minacce che le ho fatto.
Quindi dedico il capitolo a lei, a Manu che ha supportato la sua idea e ai The Cure nel caso leggano queste note.
Gh, mi fa schifissimo come capitolo ed infatti deliro nelle note per distrarvi da tutto questo orrore ♥

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: velocity girl