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Autore: Ombra    16/06/2011    2 recensioni
Questa è una storia breve, ma davvero importante per me. L'ho scritta col cuore in mano e spero possa trasmettervi quello che ho provato scrivendola, parola per parola. La trama è semplice affinchè chiunque possa comprenderla: i giri di parole non sono la miglior strada se si vuole parlar d'amore.
Buona lettura!
Cit: "La ragazza si accorse di come uno arrivasse a farsi problemi stupidi quando non riusciva a uscire da uno molto più grande."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo otto

“Ti ho portato una rosa blu oggi... So che erano i miei fiori preferiti e non i tuoi ma... Non avevo davvero idea di quali potessero essere i tuoi...” sospirò appoggiandola sul comodino accanto al cuscino, “Scusami... ricordami che quando ti sveglierai questa è un'altra delle mille cose che dovrò chiederti!”

Sorrise e cercando di trovare ancora un po' di forza prese la sua mano, appoggiò per l'ennesima volta il volto sul cuscino, in quell'angolino che ormai aveva preso la forma della sua guancia, si avvicinò al suo orecchio e cominciò a cantare, piano, in un sussurro, cercando di contrastare il nodo che le serrava la gola. Cantò la loro canzone una, due e altre cento volte ancora.

 

“Signorina mi scusi, qualcuno la sta cercando.”

Erika aprì gli occhi a fatica, risvegliandosi da un sogno confuso e che a malapena riusciva a ricordare. Si voltò lentamente sentendo che il collo le faceva male molto perchè aveva dormito appoggiata al comodino. Sulla porta della stanza Erika scorse l'infermiera che l'aveva chiamata e Lucia. La vide sorridere con dolcezza e si fece forza. Era lì per lei.

“Che ora è?” Mormorò assopita e con la voce impastata.

“Sono le 8, amore... i tuoi ti staranno aspettando...” Le si avvicinò aiutandola ad alzarsi. “Tornerai domani...”

“Ci puoi scommettere...” sussurrò lei sorridendo.

“Prima però è meglio se ti riposi un po' a casa...”

“Anche questo è vero... sono stravolta...” disse fra uno sbadiglio e l'altro.

“Cosa hai fatto questa volta, hai ballato?”

Erika sorrise ancora facendole l'occhiolino, “Solo un pochino...”
Lucia si soffermò per qualche istante sul volto stropicciato e gli occhi gonfi di sonno, sospirò piano sentendo che ce la stava davvero mettendo tutta e che se avesse fallito, chissà quando si sarebbe rialzata.

 

Il cellulare vibrò sul comodino facendola quasi spaventare.

        Tata: Non è stata colpa tua, lo sai?

Maledizione... credevo di averlo spento...

Pregò che nessuno l'avesse sentito e lasciò per pochi istanti la camera.

         Forse no, ma voglio che lui sappia che sono stata egoista... per la paura... e che non è stata colpa SUA...

Mise in cellulare in tasca dopo essersi assicurata di aver mandato il messaggio e di averlo spento.

Si affacciò piano dall'uscio con un sorriso grande, un po' tirato forse, ma sperava che sembrasse il più vero possibile.

“Eccomi, sono tornata! Speravi ti lasciassi in pace, eh?? Invece eccomi qui!”

 

Rimase incantata a guardare le sue labbra, le desiderava da giorni ormai ma sapeva che non avrebbe mai potuto rubargli un bacio. Passò l'indice sulla sua bocca disegnandone il contorno.

“Ti amo...” sussurrò piano prima di mordersi il labbro, “Mi manchi... Torna da me...” Lo accarezzò ancora, con dolcezza. “Ho bisogno di dimostrarti che ne vale ancora la pena...”

  
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