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Autore: OpunziaEspinosa    18/06/2011    17 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5
 
Sono passate più di tre settimane da quando ho conosciuto Bella. Da quando è venuta a casa mia per la prima volta, ha dormito nel mio letto e poi mi ha dato quel bacio sulla guancia.
Non si è più esposta in quel modo. Non mi ha più dato alcun bacio, e neppure Alice ha più fatto battute su di noi. Ma va bene così, non mi aspettavo altro. Ho sempre saputo di non avere alcuna speranza con lei. Bella è la ragazza più popolare e corteggiata della scuola. Io chi sono?
Tutte le mattine ci incontriamo al cancello di ingresso della Forks High School e passiamo insieme l’intera giornata. Andiamo a lezione insieme, pranziamo insieme, torniamo a casa insieme. Qualche volta Bella si ferma da me a studiare e se finiamo presto guardiamo un film in DVD. Sembra stranamente interessata alle pellicole di fantascienza che tanto mi piacciono ed ha persino preso in prestito alcuni titoli. Non sono ancora riuscito a capire se l’argomento l’affascina veramente o se vuole solo farmi piacere. Qualunque sia la ragione mi sento estremamente lusingato perché è come se cercasse di capire meglio il mio mondo. Nessuno prima d’ora l’aveva fatto.
Quando Bella ha scoperto che suono il pianoforte è andata fuori di testa. Ora, ogni volta che si ferma a casa mia, prima di iniziare a studiare, mi obbliga a suonarle qualcosa. Ho trovato il coraggio di confessarle il mio sogno segreto, una cosa stupida e probabilmente irrealizzabile che nessuno sa, neppure i miei genitori: lasciare gli studi una volta terminato il liceo e lavorare a tempo pieno in un pianobar per un anno prima di iscrivermi all’università. Eppure non sono ancora  riuscito a dirle che ho composto una ninna nanna per lei, anche se mi piacerebbe tanto.
Dopo averla vista addormentata, quel pomeriggio, a casa mia, dopo averle sfiorato la pelle ed accarezzato i capelli,  respirato il suo profumo e contemplato il suo volto, la melodia si è arricchita di nuove note che descrivono più di qualunque parola ciò che provo quando le sto accanto.  Ed è proprio questa la ragione per cui non trovo il coraggio di fargliela sentire. Significherebbe mettermi a nudo ed ammettere che mi sono follemente innamorato di lei. È  una cosa che non posso fare, rischierei di perderla. Sono sicuro che Bella non ha alcuna voglia di aggiungere un altro insulso ed inutile corteggiatore  alla  già lunga lista di spasimanti  senza speranza che l’assillano. Esserle amico è il massimo a cui posso aspirare e la considero una benedizione.
Anche  se alcune volte fa male starle così vicino pur sapendo che non sarà mai mia, che per lei sono solo un amico - o  magari peggio,  un ragazzo debole da difendere dai prepotenti, di certo non un uomo da avere accanto - preferisco soffocare questo dolore e continuare a fingere che quello che ho mi basta. Deve essere sufficiente. Di cosa dovrei lamentarmi, dopo tutto? Prima che Bella entrasse a far parte della mia vita non avevo nulla, ero solo. Ora  ho degli amici.
A parte Alice, che è identica a Bella e riuscirebbe a fare amicizia anche con i sassi, mi trovo benissimo con Jasper. Abbiamo molte cose in comune ed abbiamo legato parecchio. Esattamente come il sottoscritto Jasper è un tipo schivo e taciturno, ma non per timidezza. In realtà ha molto carisma ed è estremamente sicuro di sé. Semplicemente preferisce parlare quando ce n’è veramente bisogno. Ha degli ottimi voti e discutere con lui di letteratura è un vero piacere. Ha la mente aperta e non ragiona per cliché. Oltre a Bella, lui è l’unico con cui riesco ad aprirmi veramente, l’unico che sento ‘simile’. Certe volte penso che Jasper Hale sia la versione fica di Edward Cullen, o viceversa, che Edward Cullen sia la versione sfigata di Jasper Hale. Lui dice che mi faccio troppi problemi,  che dovrei imparare ad apprezzarmi per quello che sono, e vedere le cose belle e non le cose brutte di me. Immagino abbia ragione, ma è più semplice a dirsi che a farsi.
Emmett è il classico ragazzone grande e grosso e dall’aria in apparenza minacciosa, ma che non farebbe mai del male a nessuno, neppure ad una mosca. Lo si capisce dagli occhi limpidi, l’espressione placida, e l’enorme sorriso perennemente stampato sulla faccia. Non è una cima ed i suoi voti non vanno mai oltre la sufficienza. Pensa solo al basket, alla pesca d’altura e alla sua Rosalie.  Ultimamente si è messo in testa di insegnarmi  a giocare a pallacanestro. Per ora siamo fermi alla teoria e sono riuscito ad evitare di scendere in campo. Ma sinceramente, considerando la mia goffaggine e la disastrosa esperienza nella squadra di atletica il primo anno di liceo, non ho alcuna intenzione di mettermi a praticare altri sport che contemplino la corsa e neppure stringere una palla. Per ora non gli ho detto nulla. Non voglio offenderlo, inoltre apprezzo il suo entusiasmo ed il tentativo di coinvolgermi in quello che tutto il gruppo ama. Se non altro conoscere le regole base di questo sport mi sarà utile per capire ciò che succede durante le partite a cui ormai assisto ogni sabato.
Rosalie è la classica cheerleader: bellissima, biondissima, popolarissima e shopping-dipendente. Malgrado non abbia mai fatto nulla per mettermi a disagio, mi ispira una sorta di timore reverenziale.  Non so esattamente perché. Forse per la sua innata eleganza ed i suoi modi naturalmente alteri. Non abbiamo assolutamente nulla in comune, ma si è sempre sforzata di farmi sentire parte integrante del gruppo, e di questo devo renderle merito.
Ad esempio, una mattina, mentre aspettavo Bella, James ha tentato di avvicinarsi. Non si è ancora arreso del tutto al fatto che ormai non sono più il suo giocattolino, e continua a cercare il modo di vendicarsi. L’ho visto arrivare da lontano, con l’aria minacciosa. In quel momento ho pensato che l’idillio stava per finire, che sarei morto da lì a poco, ma che ero riconoscente per tutto quello che avevo vissuto, seppure per un tempo brevissimo.  Poi James si è bloccato a metà strada. Per una frazione di secondo ha assunto un’aria stupita e confusa. Si è subito ripreso, mi ha incenerito con lo sguardo e se n’è andato. Sapevo che non aveva cambiato strada a causa mia. Ero deciso ad affrontare la morte con dignità, ma il mio atteggiamento sicuro non poteva averlo spaventato a tal punto. Mi sono voltato e Rose era lì, con l’aria più annoiata che mai.
“Cullen, possibile che tu sia in grado di attirare i teppisti come il miele le api?” mi ha chiesto sbuffando. E poi mi ha trascinato via in malo modo prendendomi per un braccio.
Dieci minuti dopo Bella ed Emmett ci hanno trovato seduti su una delle panchine del cortile a discutere di quello che secondo Rose dovrebbe essere il mio nuovo look.
In realtà l’unica a parlare era lei. Io ascoltavo e basta. Perplesso. Incredibile ma vero, per Rose non sono male, semplicemente non mi so valorizzare. Secondo me s’è presa una pallonata in testa durante uno degli ultimi allenamenti della squadra. Un nuovo taglio di capelli e qualche abito alla moda non possono trasformarmi in ciò che non sono. E poi lei vorrebbe che rinunciassi ai miei occhiali ed iniziassi a portare le lenti a contatto. Pura follia.
L’unico che non sono ancora riuscito ad inquadrare bene è Jake. Dire che ha un atteggiamento ostile è esagerato, ma i suoi modi sono sempre alquanto formali, se non addirittura glaciali. Certe volte ho l’impressione che sia geloso, anche se mi pare ridicolo. È vero, prima che arrivassi lui aveva un rapporto privilegiato con Bella, mentre ora lei passa quasi tutto il suo tempo libero con me. Ma Jake continua ad essere il suo migliore amico. So che lei con lui si confida e gli racconta cose che a me non dice. Più di una volta li ho osservati da lontano parlare fitto fitto. Nelle rare occasioni in cui mi sono avvicinato, credendo di non disturbare, si sono interrotti bruscamente facendomi capire che ero di troppo. Ora sto attento a non intromettermi e a lasciar loro gli spazi di cui hanno bisogno. In fondo Jake la conosce da sempre, lui e Bella sono come fratello e sorella, non ho il diritto di mettermi in mezzo e rovinare il loro rapporto. Non è giusto e probabilmente anch’io, al posto di Jake, mi sentirei spiazzato ed un po’ tradito se qualcuno sbucasse dal nulla a portarmi via ciò che ho.
 
“Fiesta Amigos!” Alice, frizzante come al solito, fa cadere in mezzo al tavolo una pila di volantini di vari colori, ma tutti nelle tonalità del rosso o del rosa, e tutti decorati con tanti cuoricini neri.
Bella posa la forchetta ed afferra uno dei fogli. “Be My Valentine Party…” legge con la bocca ancora piena della torta di mele che ho avanzato e che le ho ceduto.
Be My Valentine Party?!” Jake molla nel piatto il sandwich che sta mangiando e le strappa di mano il volantino. “Che cazzata… siamo a marzo inoltrato!”
Alice, che adora le feste, soprattutto quelle a tema, gli lancia un’occhiataccia. “Jake, sei romantico quanto una capra!”
Ma lui non demorde. “Alice, questo liceo organizza feste tutti i mesi. C’è già stato un party per San Valentino. Vogliamo organizzarne un altro?”
“Andiamo Jake…” Rose, seduta in braccio ad Emmett, cerca di mediare. “A Forks non c’è nulla, neppure un cinema, e per trovare un locale decente bisogna andare fino a Port Angeles. Che male c’è se il comitato studentesco organizza una festa di tanto in tanto?”
Jake non sembra convinto, ma Alice non si lascia abbattere e con entusiasmo ci spiega che tra due sabati, nella palestra della scuola, ci sarà una “meravigliosa festa dedicata agli innamorati”. Sarà un evento diverso dal solito, formale e di classe. Tema: l’Hollywood degli anni cinquanta.
Rose è al settimo cielo perché questa festa le darà un’ottima scusa per fare shopping. Emmett è felice per il solo fatto che Rose è felice. Jasper non sembra particolarmente interessato, ma cerca di non darlo a vedere, e, conoscendolo e sapendo quanto ama Alice, sono certo farà di tutto per accontentarla e magari anche aiutarla nell’organizzazione, visto che la sua ragazza è un membro attivo del comitato. Jake continua a borbottare per difendere l’immagine di uomo rude e tutto d’un pezzo che si è creato in questi anni, ma poi abbandona il nostro tavolo per fare una telefonata e tutti capiamo che sta chiamando Leah per avvisarla e per dirle di tenersi libera.
Bella è stranamente pensierosa. Dopo aver letto il volantino non ha più detto una parola e si è limitata  ad ascoltare  i discorsi di Alice e Rose senza mai partecipare. Non ha neppure finito la torta di mele che le piace tanto.
Non so cosa le è preso. O forse sì. Dopo un breve confronto monopolizzato da Alice, l’unanime decisione è stata quella di andare alla festa tutti insieme, come gruppo. Probabilmente Bella si è resa conto che in questo modo non potrà accettare l’invito di nessuno, e che per tutta la sera si troverà tra i piedi il sottoscritto, visto che siamo gli unici non accoppiati.
Non so se a Bella interessa qualcuno, al momento. Fortunatamente di queste cose parla con Jake, non con me. Ma sono sicuro che riceverà molti inviti e non voglio che lei  rinunci ad andare alla festa con un ragazzo che le piace solo per farmi da balia.
Per darle la possibilità a Bella di essere libera, ho cercato di tirami indietro dicendo che non amo molto le feste – cosa peraltro vera – e che lei e gli altri si possono organizzare come meglio credono. Ma Alice non ha voluto sentire ragioni. “Siamo una squadra ed agiamo da squadra,” mi ha risposto.
Le sono grato, ma l’idea di essere un peso per qualcuno mi uccide. Soprattutto se quel qualcuno è Bella, la ragazza di cui sono segretamente innamorato da settimane.
Alla fine della giornata, quando ormai la notizia della festa si è diffusa tra tutti gli studenti grazie alla massiccia opera di volantinaggio messa in atto dal comitato studentesco, Bella ha già ricevuto una decina di inviti. Bigliettini con i messaggi più disparati: alcuni romantici, altri goffi o sgrammaticati, altri decisamente osceni; tutti astutamente infilati nel suo armadietto da ammiratori più o meno segreti.
Mi chiedo se tra quei nomi ce ne sia almeno uno che le interessa. Non ho nessun diritto su Bella, e non posso di certo impedirle di uscire con un ragazzo che le piace. Ma solo il pensarla con qualcuno, abbracciata a qualcuno, magari ballare o  addirittura baciare qualcuno,  mi getta nello sconforto più totale. Chissà perché non ci avevo mai pensato prima. Ero talmente concentrato a  godermi il momento, che non ho riflettuto sul fatto che ciò che sto vivendo, in realtà, si regge su un equilibrio fragile e precario,  pronto a spezzarsi da un momento all’altro.
Bella è meravigliosa. Una ragazza come lei non è fatta per stare da sola e sono certo che troverà un fidanzato prestissimo, magari proprio a quella festa. Jake manterrà il posto di migliore amico, perché la conosce da sempre e se lo merita, ne ha diritto. Io verrò giustamente dimenticato e messo da parte. Dopo tutto la conosco da sole tre settimane. Cos’altro dovrei aspettarmi?
 
Mentre nel pomeriggio mi riaccompagna a casa in macchina, Bella chiacchiera con leggerezza del più e del meno, come al solito. Sembra essersi ripresa ed aver riacquistato il consueto buon umore. Si comporta come se all’ora di pranzo non fosse accaduto nulla, come se nulla l’avesse turbata, e mi chiedo se non sia stato io ad immaginare tutto, a vedere nei suoi occhi un velo di inquietudine che in realtà non c’era.
Ma ormai il meccanismo si è innescato. Ho iniziato a rimuginare, a farmi delle domande scomode, ed ora quello che è in crisi sono io. Mi sento intrappolato in una spirale di pessimismo cosmico e non so come uscirne. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che per Bella sono un peso, che sono lo sfigato, il ragazzo debole da proteggere perché, poveretto, nessuno lo prende in considerazione ed è crudele lasciarlo in pasto a James e alla sua cricca.
Sono solo un’opera pia. Un disperato caso umano.
Alla fine prendo coraggio e mi decido a parlare. Dovrebbe essere come togliersi un cerotto. È meglio farlo presto e con uno strappo deciso o si rischia di soffrire inutilmente.
“Bella?”
“Dimmi.”
“Perché…” Tiro un lungo sospiro e con un filo di voce finalmente glielo chiedo, le faccio la domanda che mi ronza in testa da giorni e che mi sono ostinatamente e stupidamente costretto ad ignorare. “Ecco… perché ti dai tanto da fare per me?”
Bella sembra presa in contropiede. “Che vuoi dire?”
“Beh… mi riaccompagni a casa ogni giorno, mi hai presentato i tuoi amici, mi tieni compagnia, hai fatto in modo che James, Victoria e Laurent non mi dessero più fastidio… Perché?”
Ecco. L’ho detto. Non mi pare vero. Per la prima volta ho dato voce ai miei pensieri senza esitare, con onestà.
Gli occhi di Bella non abbandonano la strada, ma dal tono di voce è evidente  che non si aspettava una confessione simile. “Non ti fa piacere?” chiede.
“Sì… sì certo che mi fa piacere, non fraintendermi…” le spiego. “Solo… solo non capisco... tu… tu sei la ragazza più popolare della scuola… io… io non sono nessuno…”
Istintivamente Bella si volta nella mia direzione. Mi fissa per un attimo, esterrefatta. Poi torna a concentrarsi sulla strada.
“Tu non sei nessuno…” ripete a distanza di qualche secondo, come se non fosse sicura di aver capito bene.
Io mi stringo nelle spalle e poi chino la testa, affranto, consapevole che è l’inizio della fine.
Conosciamo entrambi la verità. Proveniamo da mondi diversi. Lei fa parte di una categoria superiore. Occuparsi di me è un’inutile perdita di tempo, non ne vale la pena. Deve solo rendersene conto.
Bella non dice nulla per un po’.  Stringe saldamente  il volante e guarda diritto di fronte a sé.
Io l’osservo con la coda dell’occhio, in attesa, con il cuore che mi batte forte ed il mal di pancia che diventa più intenso con lo scorrere dei minuti.
Una parte di me – il sognatore – vorrebbe non aver detto nulla e continuare a godersi l’illusione che tutto è possibile, anche per un ragazzo insignificante come me. L’altra parte – l’Edward razionale – si rende conto che gettare la maschera e tornare alla realtà era un passo inevitabile.
Vorrei che Bella dicesse qualcosa, perché attendere la fine è lacerante e, se proprio deve accadere, è meglio che finisca subito. Ma lei continua a non parlare.
Quando il silenzio diventa insopportabile, cerco di attirare la sua attenzione.
“Bella…” azzardo timido.
Lei si anima improvvisamente. “Maledizione, Edward!”
Scuote la testa, chiaramente seccata. Sterza bruscamente, inchioda lungo il ciglio della strada, tira il freno a mano, e poi comincia a fissarmi. È come se stesse cercando di leggermi dentro ed io vorrei sprofondare. Gli spessi occhiali da miope ed i capelli spettinati calati sulla fronte non servono a nulla. Di fronte a lei sono nudo.
“Tu non sei nessuno,” ripete un’altra volta, in tono risentito, come se avessi insultato lei e non me stesso.
Sembra arrabbiata e non ne capisco la ragione. Poi sbotta.
“Edward, tu sei un ragazzo dolce, sensibile ed educato, niente a che vedere con i bifolchi che vivono in questa cittadina. Possiedi un’intelligenza superiore, sei il primo della classe in quasi tutte le materie e sono fermamente convinta che tu ne sappia di storia  molto più del Signor Cooper.  Ami leggere, i classici soprattutto, anche se non disdegni alcuni autori contemporanei. Ami l’Indie-rock, ma anche la musica classica, i fumetti ed i film di fantascienza.  Non mangi carne, perché non sopporti l’idea che un animale venga ucciso per sfamarti, ed il tuo piatto preferito è la pasta con le zucchine. Detesti le bevande gassate, perché ti solleticano il naso, e bevi litri di latte. Sei un pianista di talento ed il tuo sogno segreto è lavorare in un piano bar per un anno prima di andare all’università. Quando sei nervoso – spessissimo – diventi rosso e cominci a grattarti la nuca. Ma quando sorridi i tuoi occhi brillano e la stanza in cui sei s’illumina. Tu sei Edward. Non ti basta?”
Fisso Bella incredulo, con gli occhi sgranati, senza capire.
Pensavo che messa di fronte all’evidenza, lei si sarebbe finalmente decisa a guardare in faccia la realtà e a scaricarmi. Invece no. Bella ha detto di me cose bellissime, cose che mai avrei pensato di sentirle dire.
Bella non aspetta la mia reazione. Dopo aver parlato rimette in moto e ricomincia a guidare in silenzio, senza abbandonare l’espressione risentita.
Vorrei dirle qualcosa, ma non so da che parte iniziare. Malgrado le sue parole mi riempiano di gioia, non riesco a conciliarle con il tono spazientito della sua voce. Perché ce l’ha con me?
 
Siamo parcheggiati di fronte al vialetto di ghiaia che porta a casa mia da qualche minuto, ormai. Seduti in silenzio, abbiamo fissato il bosco oltre il parabrezza per tutto il tempo.
Nessuno dei due vuole andarsene, è evidente, ma è altrettanto evidente che nessuno dei due trova il coraggio o la voglia di iniziare a parlare.
“Mi dispiace,” le dico dopo un po’,  per rompere il ghiaccio. So di averla urtata, anche se non ho capito esattamente in quale modo. Ho dato della nullità a me stesso, di certo non a lei.
“Perché?” La voce di Bella è più morbida, ora. Non sembra più seccata, e questo è un gran sollievo.
“Per averti fatto arrabbiare…” le spiego continuando ad osservarla con la coda dell’occhio.
Dio, quanto vorrei abbandonare quest’aria da pecorella smarrita e terrorizzata. Sono questi i momenti in cui invidio la sicurezza ed il carisma di Jazz. Non so cosa darei per essere come lui.
Bella tira un lungo sospiro e finalmente mi regala un sorriso, seppur timido e stanco.
“Tu credi che io sia arrabbiata con te?” mi chiede.
“Hai alzato la voce…” mormoro stringendomi nelle spalle.
“Edward, non sono arrabbiata con te e non è per me che ti devi dispiacere, ma per te stesso.”
Per me stesso? Che significa? Non capisco.
Bella nota la mia espressione smarrita e mi regala un altro sorriso.
“Devi smetterla di pensare che non sei nessuno, Edward. Non credo di capire fino in fondo ciò che provi, o perché lo provi. Sono fortunata, sono sempre stata una persona forte e solare. Ma so cosa vuol dire essere giudicati. Quando sei bella le persone ti vedono in modo diverso, non per quello che sei ma per quello che rappresenti. I ragazzi dicono di amarti e ti mandano lettere e cioccolatini senza neppure conoscerti, senza sapere chi sei veramente. A loro importa solo conquistarti ed esibirti come un trofeo. Le ragazze, invece, ti disprezzano a priori. Perché? E chi lo ha mai capito!  Invidia? Gelosia? Se sei bella sei stronza e te la tiri e devi essere emarginata. Ti sembro una che se la tira? Per non parlare dei professori. Generalmente per loro bello è uguale a stupido e  fatichi il doppio per dimostrare che non è così. I preconcetti, Edward, sono una brutta cosa. Tu non devi lasciarti imbrigliare. Io non l’ho fatto, mi sono sempre rifiutata di farlo. È stupido e ti fa dimenticare l’essenziale. Devi essere te stesso, Edward. Devi essere ciò che vuoi essere. Ti piace leggere da solo in biblioteca? Fallo! Non te ne frega niente di indossare abiti alla moda? Perfetto! Vuoi cambiare look? Buon per te! Ma solo se è una cosa che desideri davvero, e non perché te lo dice Rose!”
Ascolto Bella in silenzio, senza guardarla in faccia, ostinatamente concentrato su una piccola macchia che segna il cruscotto.
Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. No, come una cannonata.  Credevo che appartenessimo a due mondi diversi, credevo che per lei fosse sempre stato tutto facile, ma non è così. È vero, è forte e piena di vita e non ha mai accettato di lasciarsi piegare, ma  sa  perfettamente cosa significa essere costretta a rivestire un ruolo, o sentirsi in trappola. Io e Bella siamo completamente diversi, eppure totalmente simili, due facce della stessa medaglia.
Mi sento così in colpa. Dice che sono un ragazzo dolce e sensibile, eppure non ho saputo vedere oltre il mio stesso naso ed ho fatto quello che hanno sempre fatto tutti: l’ho giudicata dall’aspetto. Mi sono convinto di amarla senza conoscerla, annientato dalla sua eterea bellezza. Solo dopo averla incontrata mi sono reso conto che ciò che provavo per lei non era nulla, non valeva nulla. Ma ora io la amo, la amo sul serio. Nessuno mi ha mai dato tanto, nessuno mi ha mai fatto sentire così. Lei è indispensabile. È come un braccio o una gamba. È come l’aria.
Non so essere sincero, non so dirle che mi sono innamorato di lei. Ma voglio che Bella sappia che non sono come tutti gli altri. Che per me lei non è solo una bella ragazza. Che lei è importante. Che le sono riconoscente per quello che sta facendo per me, per ciò che lei riesce a vedere in me.
“Io non… io non potrei… io non ti  esibirei come un trofeo, Bella,” balbetto cercando il suo sguardo.
Lei alza gli occhi, disorientata. Forse non si aspettava un’ammissione simile. Ho raccolto tutto il mio coraggio per dirle ciò che le ho appena detto. E credo che lei lo sappia.  Ormai è chiaro. Di fronte a Bella sono nudo. Sempre.
“Io ti vedo, Edward. Tu non lo capisci, ma io ti vedo.” La voce di Bella è calda e piena di dolcezza. È come se stesse cercando di coccolarmi con le parole ed io vorrei quasi mettermi a piangere. “So perché ogni giorno mi chiedi di scambiarci gli appunti. Non vuoi confrontarli per essere sicuro di aver capito tutto, come dici tu.  Semplicemente vuoi che io abbia i tuoi, perché sono più chiari e ordinati e sai che mi saranno utili. So anche perché prendi sempre la torta di mele in mensa e poi me la lasci,  fingendo di non avere più appetito. Sai che mi piace, che è la mia torta preferita, e che una fetta per me non è mai abbastanza. So cosa pensi quando i tifosi dei Forks Bears mi urlano quelle cose indecenti. Te lo leggo negli occhi. Sei geloso e vorresti prenderli a pugni. Ma so anche che non lo faresti mai, perché sei un ragazzo buono e gentile ed educato. Così educato che quando  mi guardi le gambe di nascosto, diventi rosso, perché ti senti in colpa, ed io penso che nessuno è mai stato così dolce con me. Io ti vedo, Edward.  Tu non lo capisci, ma io ti vedo.”
Non riesco a crederci. Bella lo sa. Bella lo ha sempre saputo. Ho cercato in tutti i modi di nascondere ciò che provo per lei perché non mi sento all’altezza e mi vergogno da morire, ma lei non si è mai lasciata ingannare.  Ha capito il senso di ogni mio più piccolo gesto. Eppure non mi ha mai allontanato. Cosa significa? Che le mie attenzioni le fanno piacere? Che lei vuole… No… no, non è possibile. Forse lei mi apprezza, vede in me cose che io non riesco a vedere e non mi considera né un fallito né una nullità. Ma da qui a pensare che io… che noi due…
Ho bisogno di sapere. Se non lo faccio ora non lo farò mai più, mi conosco. Se mi lascio scivolare questo momento tra le dita, non troverò mai più il coraggio di chiedere a Bella se per lei posso essere più che un semplice amico.
È surreale, mi pare di vivere in un sogno e sono talmente nervoso che la voce mi trema e non riesco a calmare il battito del mio cuore. Ma sta accadendo. Voglio che accada, e per una volta non ho intenzione di fuggire o nascondere la testa sotto la sabbia.
“Bella…”
“Sì?”
“Perché oggi, in mensa, quando Alice ci ha detto… sì, insomma… ci ha detto della festa tu… tu hai smesso di parlare e sei diventata triste?”
Se Bella prova qualcosa dovrebbe voler andare a quella festa con me. Invece la sola idea l’ha messa di malumore. Perché? Forse ho frainteso le sue parole?
Sì, probabilmente è così. Edward Cullen ed Isabella Swan non possono stare assieme.
Bella mi sorride. “Davvero non lo hai capito?”
Le faccio di no con la testa. Forse se mi concentro e ripenso a quel momento ce la posso fare, posso capire. Ma sono troppo nervoso, non riesco a ragionare. Ho bisogno che sia lei a dirmelo.
“Voglio andare a quella festa con te, Edward. Non con il gruppo come ha suggerito Alice. Voglio trovare nell’armadietto un tuo biglietto, aprirlo ed emozionarmi per quello che tu hai scritto. Ma so che non me lo chiederai mai.”
Sono senza parole. Ciò che provo è talmente intenso che non lo so neppure descrivere. 
Bella mi parla tranquillamente, senza vergogna. Mi sta confessando che per lei non sono un semplice amico e lo fa con naturalezza e dolcezza.
“Io… io…” Tento di parlarle, ma non ci riesco. Vorrei dirle che desidero chiederle di uscire  da quando l’ho incontrata per la prima volta, ma che non mi sono mai azzardato a farlo perché mi sono sempre sentito inadeguato. Ma come faccio? Bella non vuole che io pensi a me stesso in questi termini. Bella vuole che io sia forte e che mi apprezzi per quello che sono.
Così faccio l’unica cosa che posso fare in questo momento. Apro  lo zaino, prendo carta e penna, e mi metto a scrivere.
Bella mi osserva confusa, senza capire. “Che stai facendo?” mi chiede.
“Aspetta solo un attimo.”
Ti prego Bella. Sii paziente con me. Non so come ci si comporta in queste situazioni, non so cosa devo fare, non so come si chiede ad una ragazza di uscire. Per me è tutto nuovo.
Finisco di scrivere e poi le passo il foglio, accuratamente ripiegato.
Lei lo apre, e il suo volto si illumina.
 
Isabella, per me sarebbe un onore immenso poterti accompagnare alla festa che si terrà sabato prossimo. Ti prego, Be My Valentine.
Edward
 
Bella mi sorride, radiosa. “Non potrei andarci con nessun altro. ”
 
Quando Bella se ne va, non riesco a schiodarmi da quella piccola porzione di strada antistante il vialetto di ghiaia che porta a casa mia. Mi tremano le gambe e devo inginocchiarmi un attimo per riuscire a riprendermi.
La mia vita sta cambiando, completamente. La ragazza che amo vuole uscire con me, mostrarsi in pubblico con me, ed io voglio essere alla sua altezza.
Continuo a pensare che dei vestiti alla moda ed un nuovo taglio di capelli non mi renderanno migliore o diverso da ciò che sono, ma che male c’è a voler cambiare un pochino?  Forse Rose ha ragione, forse non sono così pessimo.
Mi rialzo e, rischiando di inciampare ad ogni passo, mi affretto a raggiungere il portico. Poi  recupero il cellulare. Accedo alla rubrica e trovo il numero che cerco.
Sento la sua voce dopo pochi squilli. “Pronto?”
“Rose, ho bisogno del tuo aiuto.”
 

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se vi va...
Lui. Lei. Istantanee.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=735884&i=1

 

   
 
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