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Autore: Fairy Black    05/03/2006    1 recensioni
ciao a tutti!! tengo a precisare che questa non una classica fic tinta di rosa dove regnano sovrane ragazzine timide con problemi di ragazzi, amicizie, segreti, piccole bugie e, soprattutto, una super-mega-iper-migliore amica del cuore alla quale dire tutto, compreso il codice fiscale.E anche se forse qualche componente fra quelle citate probabilmente non mancherà veniamo alla storia: insomma, è la storia di una ragazzina, più o meno della stessa età dell’autrice della fic, che è al di sopra di tutto ciò ed ha altri problemi a cui pensare: come l’averle attribuito senza che lei facesse nulla di male un nome non proprio convenzionale… oppure una famiglia adottiva che non si può proprio definire “famiglia vera e calorosa” ; oppure ancora, se vogliamo, la cattiva reputazione da parte di tutto il vicinato e, il brusco trasferimento in un’altra città che, come vedrete, le cambierà la vita. Tutte cose che manderebbero in analisi per vent’anni consecutivi chiunque, ma lei no. Il motivo?...leggere per sapere!!ihihihi!! >_< e recensire!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il giorno dopo Heineken si svegliò con una strana sensazione ed un forte mal di testa; ma non ci stesse a pensare troppo e lo attribuì al fatto che aveva dormito vestita (ma questo lo faceva spesso) e in una strana posizione. Come scese dal letto andò subito in cucina con una gran fame. Di sotto c’era tutta la famiglia, compreso suo zio ancora in pigiama e ancora in collera per aver saltato il giorno prima la tanto sperata cena.

La zia annunciò pubblicamente: - ragazzi, ieri notte io e vostro padre abbiamo scoperto che nello scantinato il tizio che abitava qui prima di noi qui ha lasciato un po’ di provviste di cereali, che useremo per la colaz… ma dove sono finiti quei cereali?- concluse guardando la scatola di corn- flakes vuota. Poi guardò il marito e intravide una macchia di latte e cereali sul pigiama e qualche avanzo tra i baffi. Decise di stendere un velo pietoso e non disse niente, ma tagliò corto:- beh.. io stamattina vado a fare la spesa… nel frattempo potete prendere dei soldi e comprarvi qualcosa al bar… ehm, si, fermatevi ad un bar. Ora andatevi a preparare, vi lascio i soldi sul tavolo.- Chelsea e Ben guardavano la madre incuriositi e senza capire, mentre ad Heineken veniva da ridere; aveva capito tutto; ma decise di non farlo per non rovinare ancora “la bellissima armonia di questa famiglia”. Tornò in soffitta. Mise qualche quaderno nello zainetto per scuola e decise di rimanere con gli stessi vestiti del giorno e la notte prima: non era di quelle che ci badavano troppo all’estetica e poi i suoi jeans non erano mica sporchi.

Scese in un lampo e tornò al piano terra. Prese una parte dei soldi che la zia aveva lasciato sul tavolo per la colazione e fece per uscire mormorando un “io vado”, ma fu, come spesso capitava, fermata dalla signora Anderson:- ehi, tu ragazzina, dove stai andando con quei soldi?- A volte Heineken aveva seri dubbi sulle capacità logico- intuitive della donna.

- sto andando a scuola e con i soldi che tu mi hai lasciato sul tavolo, strada facendo mi pagherò la colazione che qualcuno si è inavvertitamente sgraffignato. –

disse la ragazza scandendo le parole. Lo zio diventò più rosso del solito.

- beh,non puoi- rispose la zia in tono severo.

- e per quale motivo?-

- Perché quei soldi sono per Ben. Lo sai quanto mangia per mantenersi in forma, povero ragazzo…-

- già, si vede com’è denutrito…-

- Non fare la spiritosa con me, ragazzina! Quei soldi sono per Ben, fine della storia. E gli altri per Chelsea. Ora vai a scuola e dopo le tre fatti uno di quei bei giri lunghi che ti piace tanto fare, così non saremo costretti a sopportare una ragazzina impertinente!-

- oh, con grande piacere!- rispose Heineken sbattendosi la porta alle spalle.

Così quei bifolchi non la sopportavano a tal punto di lasciarla senza mangiare e la volevano fuori casa. Oh, beh, sul secondo punto erano d’accordo comunque…

Ora la testa le pulsava e le doleva più forte. Ma che aveva fatto perché sua madre, già, sua madre, la lasciasse con gente così, eh? Ma cosa le aveva fatto?

 

 

Arrivò a scuola circa un quarto d’ora dopo. Era parecchio più grande di quella dove andava prima. Da fuori sembrava bella. Si voltò un attimo e fece in tempo a vedere Chelsea e Ben dentro la macchina della madre che, però, non si fermavano alla scuola di Heineken, ma andavano più avanti. Ah, era così, non gli avevano iscritti neanche nella sua stessa scuola, mitico come gli zii facevano vedere che secondo loro Heineken  non era più prestigiosa dei figli, che, invece, erano due avanzi di uomini di Neanderthal in realtà…

Non ci pensò più di tanto ed entrò; andò nell’andito e, trovato un armadietto  libero, cominciò a sistemare le sue cose dentro. Ad un certo punto sentì una voce, anzi due:

- Ciao. -

- tu devi essere quella nuova studentessa venuta da… boh, che ne so…-

- Come si chiama la tua città, ragazza nuova?-

- e tu come ti chiami?-

Heineken si girò. Per un momento credette di vederci doppio a causa del mal di testa, poi capì: due gemelle le avevano rivolto la parola. Erano molto carine: magre e alte, avevano tutte e due i capelli castano chiaro liscissimi e una aveva gli occhi verdi, l’altra castani. Strano, per essere due gemelle.

- oh, c- ciao- rispose Heineken massaggiandosi la testa.

- tutto bene?- disse una di loro.

- si, grazie. Come fate a sapere che sono nuova?-

- oh, qui le voci girano…- rispose l’altra. –a proposito; io mi chiamo Nicole, ma puoi chiamarmi Nicky e lei è mia sorella Sarah. -

-Piacere. Sarà un po’ difficile riconoscervi…- rispose Heineken accennando un sorriso.

Anche le due sorrisero e Nicky disse:- non ti preoccupare, succede spesso. Ci somigliamo anche se siamo eterozigote. Comunque noi portiamo sempre una collanina con scritta la nostra iniziale, così è più facile per gli altri…-

- e poi io ho anche i capelli più corti, se lo hai notato…- disse l’altra.

Heineken lo notava solo adesso.

-mi sembra una buona idea la storia delle collanine…- rispose Heineken.

- e tu come ti chiami?- chiese Sarah.

- Oh, io…Hen.. cioè…-

-cosa?-

Heineken non voleva dire il suo nome. Non voleva fare la figura della perfetta idiota di fronte alle due ragazze. Quindi mentì.

- Ann, il mio nome è  Ann. -

- oh, molto carino come nome .- replicò Sarah.

- vieni, Ann, ti facciamo conoscere il resto della scuola…- disse l’altra.

La “conoscenza del resto della scuola” fu piuttosto interessante. Le due gemelle la stavano trascinando da una parte all’altra dell’istituto; sembrava la tortura dei quattro cavalli che ti tiravano tutti in direzioni diverse…

- Questo è Jim, uno dei nostri. - Le disse Sarah portandola da un ragazzo alto, magro, dai capelli neri e la pelle chiara con un paio di occhiali scuri sul naso. – Jim, questa è Ann; una nuova. -

- Piacere, Ann.- rispose il ragazzo.

- piacere. – disse Heineken, alias Ann.

- Ah, a proposito, voi due, Nicky e Sarah, avete visto in giro Morgan Phirson?

CRASH! All’improvviso, l’estintore affianco a loro cadde e si ruppe. Jim rise.

- ma allora sei proprio un cretino, Jim!- esclamò Nicky. –ti abbiamo detto un milione di volte che non devi nominare il nome di M.P. invano, altrimenti fai danno! Capito? M.P.!- Jim rise ancora.

- chi è questa Mor… cioè, M.P?- chiese Heineken.

- oh, una che porta sfiga- rispose Sarah.

- Che porta sfiga?- ripeté Heineken.

- Si, è una nostra amica, solo che ogni volta che uno dice il suo nome per intero succede qualcosa di catastrofico. A proposito, spostiamoci dall’estintore prima che diano la colpa a noi. Vuoi vedere come porta sfiga quel nome?-

Senza aspettare risposta  la ragazza  fece pochi passi più avanti, fermò un ragazzo di passaggio è gli disse: - Morgan Phirson. – Il tipo stava per prenderla per un’idiota ma non ne ebbe il tempo perché un grosso vaso di fiori, messo sopra l’armadietto di una prof. per bellezza, gli cadde in testa facendolo finire a terra. Sarah gli rivolse uno sguardo poi si rivolse ad Heineken:- visto??-

La ragazza non sapeva se ridere o cominciare ad avere paura… alla fine optò per la prima ipotesi.

In quel momento suonò la campana. – alla ricreazione ti facciamo conoscere altri… per il momento hai conosciuto me, mia sorella, Jim e in un certo senso anche M.P. ora preparati al peggio: conoscere i professori - disse Nicky sorridendo. Heineken ricambiò. Sino a quel momento erano stati tutti molto gentili con lei, quasi per costrizione. Non sapeva il motivo, ma non le importava. In quel momento era contenta.

Fu arrivata in classe che successe la catastrofe.

Una professoressa faceva l’appello. Tutto bene finché…

- Anderson! Heineken Anderson! Cos’è assente? Heineken!-

- Spiacente, prof, è rimasta solo la Becks !- esclamò Jim, seguito dalle risate della classe.

-… ma insomma, la nuova ragazza, Heineken Anderson, c’è si o no?!-

A quel punto la “nuova ragazza” non poté più fare a meno di sollevare timidamente la mano a testa bassa.

- OOH! È ci voleva molto a rispondere, Anderson! Insomma, stai ancora dormendo?-

Tutti i ragazzi nel frattempo erano ammutoliti. Qualcuno ridacchiava, altri, come le gemelle Williams, Nicky e Sarah, la guardavano accigliate in una smorfia di incomprensione.

Ma come aveva fatto a non pensarci prima? L’appello, accidenti! Tutti avrebbero saputo il suo nome! E per di più ora aveva fatto anche una memorabile figuraccia con delle persone con cui poteva nascere un’amicizia. Tutta colpa del mal di testa… vabbè si era giocata solo un’altra possibilità di avere amici. Pazienza…

Rimase in silenzio, con il viso arrossato. A rompere questo silenzio fu una ragazzina che disse: - Heineken? Come la birra?-

- beh, allora, su, dicci qualcosa di te, Heineken. - ordinò la professoressa  con un tono di voce falsamente materno. All’improvviso ad Heineken venne l’illuminazione. – o- oh, si beh, il mio nome è Heineken, esatto, ma tutti mi chiamano Ann. E in effetti preferisco essere chiamata così…-

- ma perché? Il tuo nome è così particolare… credo che Heineken fosse una divinità celtica degli Unni… io insegno storia, sai?- Ad un certo punto l’attenzione della classe si spostò sulla professoressa con ancora sguardi di incomprensione. Sarà anche che quest’ultima insegnava storia, ma proprio non sapeva niente. Ma chi gliel’aveva data la laurea, Attila? A proposito di Unni, infatti…

- sono sicura che tua madre si è ispirata a lei, per darti questo affascinante nome. Cos’è tua madre, nordeuropea, come erano gli Unni?-

“No, mia madre era americana e mi ha dato questo nome orrendo perché quando mi stava partorendo nel frattempo si stava facendo una cassa di Heineken” pensò la ragazza; ma invece disse:- non so…-

- Ooh, cara, sono sicura che tua madre è una donna molto colta per darti un  nome così ricercato.- disse la professoressa.

“questo non lo so, ma più colta di te doveva esserlo sicuramente…” pensò. Ma disse: - non lo so sinceramente…-

- ti pace la storia?-

- si. –

- qual’era la tua materia preferita nella scuola dove andavi prima?-

- non ne avevo una in particolare…-

- ah, dinne una, dai… -

- forse musica…-

- e per quale motivo?- la prof. Era quasi indispettita per il fatto che Heineken non avesse detto “storia”.

- era interessante: stavo imparando a suonare uno strumento-

- e quale?-

- chitarra elettrica, prof. -

Era vero solo a metà. Si, a scuola le avrebbero potuto insegnare anche questo, ma le cose che lei sapeva sullo strumento gliele aveva insegnate un punk con la sua band, durante le sue uscite notturne.

- Ah… va bene, però ora iniziamo con la lezione di storia, e non stiamo a parlare di chitarre elettriche, che la cultura non ha tempo!- esclamò la professoressa alzandosi e dirigendosi verso la lavagna. – con lei, però ne ha avuto di tempo…-  bisbigliò una voce dal fondo aula.

Circa un’ora e mezza dopo le gemelle “trasportarono” Heineken fuori in cortile per la ricreazione. Intenzionate, chiaramente, a farle conoscere il resto della scuola.

- ma perché non ci hai detto subito il tuo vero nome?- chiese Sarah.

Nicky le diede una gomitata. Quest’ultima aveva capito già tutto.

- non ti preoccupare, noi continueremo a chiamarti Ann, se preferisci così. -

- io continuo a ripetere: perché non ce lo hai detto prima? Noi non avremmo mica riso…- Questa volta la sorella le tirò un colpo ancore più forte.

- Ahi!- urlò Sarah.

- se ce una cosa che non sopporto è di avere una sorella così simile a me, però cosi TONTA! Dai, Ann, ti facciamo conoscere il resto del mondo…-

ad un certo punto arrivò Jim da dietro correndo. Fermò le tre e disse: - oh, scusa Heineken, per la battuta sulla Becks, ti giuro, credevo che la prof. Fosse vittima di un altro dei suoi flash di ignoranza, come quando ha definito gli Unni tedeschi… non credevo parlasse di te. Comunque il tuo nome mi piace, ma se vuoi essere chiamata Ann…-

A quel punto Heineken disse:- uff, vabbè  chiamatemi col mio nome!-

- e perché adesso fai così?- chiese Sarah.

- Heineken va bene lo stesso. -

Heineken non voleva fare la patetica figura di usufruire  di un nome falso per vergogna. Quindi aveva cambiato idea radicalmente.

Nicky cambiò argomento: - guarda, la c’è una persona che ti dovremo far conoscere: Michelle! Ehi, Michelle!-

Una ragazza si avvicinò ai quattro. Aveva un fisico longilineo e minuto, liscissimi capelli castani tenuti in uno chignon con due ciuffi che cadevano su due occhi grandi e celesti; da cerbiatta. Aveva un sorriso bianco e smagliante.

- Ciao!- disse.

- dobbiamo presentarti una persona. - disse Nicky.

- Lei è Heineken – continuò Sarah.

- Piacere, Heineken… - disse la ragazza.

- piacere.– 

- non farti ingannare da quelli occhioni…- le disse tra i denti Jim da dietro.

- Heineken come la birra?- chiese la ragazza.

- no, come la divinità unno - germanica per la precisione…- disse Jim. Tutti risero tranne Michelle.

-Perché scusa?-

- ah, tu non sei nella nostra classe, non lo puoi sapere. -

- un’altra uscita della signorina  Smith? –

- esatto. –

- Ok, siamo stati felici di averti fatto conoscere la nuova ragazza, Michelle, ora  le facciamo conoscere i tre ragazzi e M.P… a dopo…- disse Nicky

- Non farle conoscere M.P!- esclamò Michelle.

- ok, ok, a dopo…-

Non fecero pochi metri che…

- Ciao Sean! Jesse, John… - Nicky salutò tre ragazzi

- Ciao, ragazze… e ragazzo- concluse uno di loro guardando Jim.

- Lei è Heineken. –

- Ciao, Heineken - dissero i tre. – scusate, dobbiamo andare; abbiamo il compito… -

- ok- disse Nicky.

- ... e se vedi Michelle dille che non se la può svignare come l’altra volta!-

Le gemelle accennarono un sorriso. Heineken invece era convinta di aver preso una cantonata un’altra volta per via del suo mal di testa che ora era diventato più forte. Michelle svignarsela? Sembrava la tipica studentessa modello…

- allora, visto che quei tre deficienti si sono dileguati ti diciamo noi chi sono…-

disse Sarah: - quello coi rasta è John, è nella classe di Michelle, M.P e gli altri due e suona la batteria. Tu suoni chitarra elettrica, potreste…-

Heineken la interruppe: - e gli altri due?-

- Quello coi capelli castani è Sean e suona chitarra elettrica come te… ah a proposito suonano tutti nella band di Jim. –

- Jim, tu hai una band?- gli chiese Heineken con stupore.

- si…-

- che genere fate?-

- rock -

- bello-

- grazie. –

- e Jesse è quello coi capelli biondi e gli occhi verdi. - continuò Sarah.

- che strumento suoni?- chiese Heineken a Jim.

- Basso. – rispose l’altro.

In quel momento suonò la campana. Fecero per dirigersi verso il portone quando, all’entrata, una ragazza alta, con i capelli biondo cenere, lentiggini  occhi celesti assenti li salutò flebilmente: - ciao…-

- ciao, Morgan…- disse Sarah.

- M.P, questa è Heineken, una nuova dei nostri. -

Heineken ebbe una specie di sussulto allo stomaco. Faceva già parte di un gruppo?

- ciao, Heineken…-

- ciao, Morgan. –

- beh, io ora devo andare; ho il compito. Ciao…-

- ciao- dissero in coro i quattro.

 

 

- era lei Morgan Phirs.. e cioè, quella che porta sfiga secondo voi?-

- si, proprio lei…- disse Nicky indifferentemente.

- a me sembra… cioè…- (Heineken non voleva usare il termine “Povera sfigata” per una persona che aveva appena visto…)

- oh, non viene trattata troppo bene. – rispose Sarah.

 

Passarono le ore e venne quella dell’uscita da scuola. Heineken salutò gli altri e dopo essersene andata un po’ in giro tornò a casa con il sorriso stampato sulle labbra. Sentiva una stranissima sensazione dentro, non sapeva cos’era. Poi, improvvisamente lo capì: era felicità.

  
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