Il giorno dopo
Heineken si svegliò con una strana sensazione ed un forte mal di testa; ma non
ci stesse a pensare troppo e lo attribuì al fatto che aveva dormito vestita (ma
questo lo faceva spesso) e in una strana posizione. Come scese dal letto andò
subito in cucina con una gran fame. Di sotto c’era tutta la famiglia, compreso
suo zio ancora in pigiama e ancora in collera per aver saltato il giorno prima
la tanto sperata cena.
La zia annunciò
pubblicamente: - ragazzi, ieri notte io e vostro padre abbiamo scoperto che
nello scantinato il tizio che abitava qui prima di noi qui ha lasciato un po’
di provviste di cereali, che useremo per la colaz… ma dove sono finiti quei
cereali?- concluse guardando la scatola di corn- flakes vuota. Poi guardò il
marito e intravide una macchia di latte e cereali sul pigiama e qualche avanzo
tra i baffi. Decise di stendere un velo pietoso e non disse niente, ma tagliò
corto:- beh.. io stamattina vado a fare la spesa… nel frattempo potete prendere
dei soldi e comprarvi qualcosa al bar… ehm, si, fermatevi ad un bar. Ora
andatevi a preparare, vi lascio i soldi sul tavolo.- Chelsea e Ben guardavano
la madre incuriositi e senza capire, mentre ad Heineken veniva da ridere; aveva
capito tutto; ma decise di non farlo per non rovinare ancora “la bellissima
armonia di questa famiglia”. Tornò in soffitta. Mise qualche quaderno nello
zainetto per scuola e decise di rimanere con gli stessi vestiti del giorno e la
notte prima: non era di quelle che ci badavano troppo all’estetica e poi i suoi
jeans non erano mica sporchi.
Scese in un lampo
e tornò al piano terra. Prese una parte dei soldi che la zia aveva lasciato sul
tavolo per la colazione e fece per uscire mormorando un “io vado”, ma fu, come
spesso capitava, fermata dalla signora Anderson:- ehi, tu ragazzina, dove stai
andando con quei soldi?- A volte Heineken aveva seri dubbi sulle capacità
logico- intuitive della donna.
- sto andando a
scuola e con i soldi che tu mi hai lasciato sul tavolo, strada facendo mi
pagherò la colazione che qualcuno si è inavvertitamente sgraffignato. –
disse la ragazza
scandendo le parole. Lo zio diventò più rosso del solito.
- beh,non puoi-
rispose la zia in tono severo.
- e per quale
motivo?-
- Perché quei
soldi sono per Ben. Lo sai quanto mangia per mantenersi in forma, povero
ragazzo…-
- già, si vede
com’è denutrito…-
- Non fare la
spiritosa con me, ragazzina! Quei soldi sono per Ben, fine della storia. E gli
altri per Chelsea. Ora vai a scuola e dopo le tre fatti uno di quei bei giri
lunghi che ti piace tanto fare, così non saremo costretti a sopportare una
ragazzina impertinente!-
- oh, con grande
piacere!- rispose Heineken sbattendosi la porta alle spalle.
Così quei
bifolchi non la sopportavano a tal punto di lasciarla senza mangiare e la
volevano fuori casa. Oh, beh, sul secondo punto erano d’accordo comunque…
Ora la testa le
pulsava e le doleva più forte. Ma che aveva fatto perché sua madre, già, sua
madre, la lasciasse con gente così, eh? Ma cosa le aveva fatto?
Arrivò a scuola
circa un quarto d’ora dopo. Era parecchio più grande di quella dove andava
prima. Da fuori sembrava bella. Si voltò un attimo e fece in tempo a vedere
Chelsea e Ben dentro la macchina della madre che, però, non si fermavano alla
scuola di Heineken, ma andavano più avanti. Ah, era così, non gli avevano
iscritti neanche nella sua stessa scuola, mitico come gli zii facevano vedere
che secondo loro Heineken non era più
prestigiosa dei figli, che, invece, erano due avanzi di uomini di Neanderthal
in realtà…
Non ci pensò più
di tanto ed entrò; andò nell’andito e, trovato un armadietto libero, cominciò a sistemare le sue cose
dentro. Ad un certo punto sentì una voce, anzi due:
- Ciao. -
- tu devi essere
quella nuova studentessa venuta da… boh, che ne so…-
- Come si chiama
la tua città, ragazza nuova?-
- e tu come ti
chiami?-
Heineken si girò.
Per un momento credette di vederci doppio a causa del mal di testa, poi capì:
due gemelle le avevano rivolto la parola. Erano molto carine: magre e alte,
avevano tutte e due i capelli castano chiaro liscissimi e una aveva gli occhi
verdi, l’altra castani. Strano, per essere due gemelle.
- oh, c- ciao-
rispose Heineken massaggiandosi la testa.
- tutto bene?-
disse una di loro.
- si, grazie.
Come fate a sapere che sono nuova?-
- oh, qui le voci
girano…- rispose l’altra. –a proposito; io mi chiamo Nicole, ma puoi chiamarmi
Nicky e lei è mia sorella Sarah. -
-Piacere. Sarà un
po’ difficile riconoscervi…- rispose Heineken accennando un sorriso.
Anche le due
sorrisero e Nicky disse:- non ti preoccupare, succede spesso. Ci somigliamo
anche se siamo eterozigote. Comunque noi portiamo sempre una collanina con
scritta la nostra iniziale, così è più facile per gli altri…-
- e poi io ho
anche i capelli più corti, se lo hai notato…- disse l’altra.
Heineken lo
notava solo adesso.
-mi sembra una
buona idea la storia delle collanine…- rispose Heineken.
- e tu come ti
chiami?- chiese Sarah.
- Oh, io…Hen..
cioè…-
-cosa?-
Heineken non
voleva dire il suo nome. Non voleva fare la figura della perfetta idiota di
fronte alle due ragazze. Quindi mentì.
- Ann, il mio
nome è Ann. -
- oh, molto
carino come nome .- replicò Sarah.
- vieni, Ann, ti
facciamo conoscere il resto della scuola…- disse l’altra.
La “conoscenza
del resto della scuola” fu piuttosto interessante. Le due gemelle la stavano
trascinando da una parte all’altra dell’istituto; sembrava la tortura dei
quattro cavalli che ti tiravano tutti in direzioni diverse…
- Questo è Jim,
uno dei nostri. - Le disse Sarah portandola da un ragazzo alto, magro, dai
capelli neri e la pelle chiara con un paio di occhiali scuri sul naso. – Jim,
questa è Ann; una nuova. -
- Piacere, Ann.-
rispose il ragazzo.
- piacere. –
disse Heineken, alias Ann.
- Ah, a
proposito, voi due, Nicky e Sarah, avete visto in giro Morgan Phirson?
CRASH!
All’improvviso, l’estintore affianco a loro cadde e si ruppe. Jim rise.
- ma allora sei
proprio un cretino, Jim!- esclamò Nicky. –ti abbiamo detto un milione di volte
che non devi nominare il nome di M.P. invano, altrimenti fai danno! Capito?
M.P.!- Jim rise ancora.
- chi è questa
Mor… cioè, M.P?- chiese Heineken.
- oh, una che
porta sfiga- rispose Sarah.
- Che porta
sfiga?- ripeté Heineken.
- Si, è una
nostra amica, solo che ogni volta che uno dice il suo nome per intero succede
qualcosa di catastrofico. A proposito, spostiamoci dall’estintore prima che
diano la colpa a noi. Vuoi vedere come porta sfiga quel nome?-
Senza aspettare
risposta la ragazza fece pochi passi più avanti, fermò un
ragazzo di passaggio è gli disse: - Morgan Phirson. – Il tipo stava per
prenderla per un’idiota ma non ne ebbe il tempo perché un grosso vaso di fiori,
messo sopra l’armadietto di una prof. per bellezza, gli cadde in testa
facendolo finire a terra. Sarah gli rivolse uno sguardo poi si rivolse ad
Heineken:- visto??-
La ragazza non
sapeva se ridere o cominciare ad avere paura… alla fine optò per la prima
ipotesi.
In quel momento
suonò la campana. – alla ricreazione ti facciamo conoscere altri… per il
momento hai conosciuto me, mia sorella, Jim e in un certo senso anche M.P. ora
preparati al peggio: conoscere i professori - disse Nicky sorridendo. Heineken
ricambiò. Sino a quel momento erano stati tutti molto gentili con lei, quasi
per costrizione. Non sapeva il motivo, ma non le importava. In quel momento era
contenta.
Fu arrivata in
classe che successe la catastrofe.
Una professoressa
faceva l’appello. Tutto bene finché…
- Anderson! Heineken Anderson! Cos’è assente? Heineken!-
- Spiacente,
prof, è rimasta solo la Becks !- esclamò Jim, seguito dalle risate della
classe.
-… ma insomma, la
nuova ragazza, Heineken Anderson, c’è si o no?!-
A quel punto la
“nuova ragazza” non poté più fare a meno di sollevare timidamente la mano a
testa bassa.
- OOH! È ci
voleva molto a rispondere, Anderson! Insomma, stai ancora dormendo?-
Tutti i ragazzi
nel frattempo erano ammutoliti. Qualcuno ridacchiava, altri, come le gemelle
Williams, Nicky e Sarah, la guardavano accigliate in una smorfia di
incomprensione.
Ma come aveva
fatto a non pensarci prima? L’appello, accidenti! Tutti avrebbero saputo il suo
nome! E per di più ora aveva fatto anche una memorabile figuraccia con delle
persone con cui poteva nascere un’amicizia. Tutta colpa del mal di testa… vabbè
si era giocata solo un’altra possibilità di avere amici. Pazienza…
Rimase in
silenzio, con il viso arrossato. A rompere questo silenzio fu una ragazzina che
disse: - Heineken? Come la birra?-
- beh, allora,
su, dicci qualcosa di te, Heineken. - ordinò la professoressa con un tono di voce falsamente materno.
All’improvviso ad Heineken venne l’illuminazione. – o- oh, si beh, il mio nome
è Heineken, esatto, ma tutti mi chiamano Ann. E in effetti preferisco essere
chiamata così…-
- ma perché? Il
tuo nome è così particolare… credo che Heineken fosse una divinità celtica
degli Unni… io insegno storia, sai?- Ad un certo punto l’attenzione della
classe si spostò sulla professoressa con ancora sguardi di incomprensione. Sarà
anche che quest’ultima insegnava storia, ma proprio non sapeva niente. Ma chi
gliel’aveva data la laurea, Attila? A proposito di Unni, infatti…
- sono sicura che
tua madre si è ispirata a lei, per darti questo affascinante nome. Cos’è tua
madre, nordeuropea, come erano gli Unni?-
“No, mia madre
era americana e mi ha dato questo nome orrendo perché quando mi stava
partorendo nel frattempo si stava facendo una cassa di Heineken” pensò la ragazza;
ma invece disse:- non so…-
- Ooh, cara, sono
sicura che tua madre è una donna molto colta per darti un nome così ricercato.- disse la
professoressa.
“questo non lo
so, ma più colta di te doveva esserlo sicuramente…” pensò. Ma disse: - non lo
so sinceramente…-
- ti pace la
storia?-
- si. –
- qual’era la tua
materia preferita nella scuola dove andavi prima?-
- non ne avevo
una in particolare…-
- ah, dinne una,
dai… -
- forse musica…-
- e per quale
motivo?- la prof. Era quasi indispettita per il fatto che Heineken non avesse
detto “storia”.
- era
interessante: stavo imparando a suonare uno strumento-
- e quale?-
- chitarra
elettrica, prof. -
Era vero solo a
metà. Si, a scuola le avrebbero potuto insegnare anche questo, ma le cose che
lei sapeva sullo strumento gliele aveva insegnate un punk con la sua band,
durante le sue uscite notturne.
- Ah… va bene,
però ora iniziamo con la lezione di storia, e non stiamo a parlare di chitarre
elettriche, che la cultura non ha tempo!- esclamò la professoressa alzandosi e
dirigendosi verso la lavagna. – con lei, però ne ha avuto di tempo…- bisbigliò una voce dal fondo aula.
Circa un’ora e
mezza dopo le gemelle “trasportarono” Heineken fuori in cortile per la
ricreazione. Intenzionate, chiaramente, a farle conoscere il resto della
scuola.
- ma perché non
ci hai detto subito il tuo vero nome?- chiese Sarah.
Nicky le diede
una gomitata. Quest’ultima aveva capito già tutto.
- non ti
preoccupare, noi continueremo a chiamarti Ann, se preferisci così. -
- io continuo a
ripetere: perché non ce lo hai detto prima? Noi non avremmo mica riso…- Questa
volta la sorella le tirò un colpo ancore più forte.
- Ahi!- urlò
Sarah.
- se ce una cosa
che non sopporto è di avere una sorella così simile a me, però cosi TONTA! Dai,
Ann, ti facciamo conoscere il resto del mondo…-
ad un certo punto
arrivò Jim da dietro correndo. Fermò le tre e disse: - oh, scusa Heineken, per
la battuta sulla Becks, ti giuro, credevo che la prof. Fosse vittima di un
altro dei suoi flash di ignoranza, come quando ha definito gli Unni tedeschi…
non credevo parlasse di te. Comunque il tuo nome mi piace, ma se vuoi essere
chiamata Ann…-
A quel punto
Heineken disse:- uff, vabbè chiamatemi
col mio nome!-
- e perché adesso
fai così?- chiese Sarah.
- Heineken va
bene lo stesso. -
Heineken non
voleva fare la patetica figura di usufruire
di un nome falso per vergogna. Quindi aveva cambiato idea radicalmente.
Nicky cambiò
argomento: - guarda, la c’è una persona che ti dovremo far conoscere: Michelle!
Ehi, Michelle!-
Una ragazza si
avvicinò ai quattro. Aveva un fisico longilineo e minuto, liscissimi capelli
castani tenuti in uno chignon con due ciuffi che cadevano su due occhi grandi e
celesti; da cerbiatta. Aveva un sorriso bianco e smagliante.
- Ciao!- disse.
- dobbiamo presentarti
una persona. - disse Nicky.
- Lei è Heineken
– continuò Sarah.
- Piacere, Heineken…
- disse la ragazza.
- piacere.–
- non farti
ingannare da quelli occhioni…- le disse tra i denti Jim da dietro.
- Heineken come
la birra?- chiese la ragazza.
- no, come la
divinità unno - germanica per la precisione…- disse Jim. Tutti risero tranne
Michelle.
-Perché scusa?-
- ah, tu non sei
nella nostra classe, non lo puoi sapere. -
- un’altra uscita
della signorina Smith? –
- esatto. –
- Ok, siamo stati
felici di averti fatto conoscere la nuova ragazza, Michelle, ora le facciamo conoscere i tre ragazzi e M.P… a
dopo…- disse Nicky
- Non farle
conoscere M.P!- esclamò Michelle.
- ok, ok, a
dopo…-
Non fecero pochi
metri che…
- Ciao Sean! Jesse,
John… - Nicky salutò tre ragazzi
- Ciao, ragazze…
e ragazzo- concluse uno di loro guardando Jim.
- Lei è Heineken.
–
- Ciao, Heineken
- dissero i tre. – scusate, dobbiamo andare; abbiamo il compito… -
- ok- disse Nicky.
- ... e se vedi
Michelle dille che non se la può svignare come l’altra volta!-
Le gemelle
accennarono un sorriso. Heineken invece era convinta di aver preso una
cantonata un’altra volta per via del suo mal di testa che ora era diventato più
forte. Michelle svignarsela? Sembrava la tipica studentessa modello…
- allora, visto
che quei tre deficienti si sono dileguati ti diciamo noi chi sono…-
disse Sarah: -
quello coi rasta è John, è nella classe di Michelle, M.P e gli altri due e
suona la batteria. Tu suoni chitarra elettrica, potreste…-
Heineken la
interruppe: - e gli altri due?-
- Quello coi
capelli castani è Sean e suona chitarra elettrica come te… ah a proposito
suonano tutti nella band di Jim. –
- Jim, tu hai una
band?- gli chiese Heineken con stupore.
- si…-
- che genere
fate?-
- rock -
- bello-
- grazie. –
- e Jesse è
quello coi capelli biondi e gli occhi verdi. - continuò Sarah.
- che strumento
suoni?- chiese Heineken a Jim.
- Basso. –
rispose l’altro.
In quel momento
suonò la campana. Fecero per dirigersi verso il portone quando, all’entrata,
una ragazza alta, con i capelli biondo cenere, lentiggini occhi celesti assenti li salutò flebilmente:
- ciao…-
- ciao, Morgan…-
disse Sarah.
- M.P, questa è
Heineken, una nuova dei nostri. -
Heineken ebbe una
specie di sussulto allo stomaco. Faceva già parte di un gruppo?
- ciao,
Heineken…-
- ciao, Morgan. –
- beh, io ora
devo andare; ho il compito. Ciao…-
- ciao- dissero
in coro i quattro.
- era lei Morgan
Phirs.. e cioè, quella che porta sfiga secondo voi?-
- si, proprio
lei…- disse Nicky indifferentemente.
- a me sembra…
cioè…- (Heineken non voleva usare il termine “Povera sfigata” per una persona
che aveva appena visto…)
- oh, non viene
trattata troppo bene. – rispose Sarah.
Passarono le ore
e venne quella dell’uscita da scuola. Heineken salutò gli altri e dopo
essersene andata un po’ in giro tornò a casa con il sorriso stampato sulle
labbra. Sentiva una stranissima sensazione dentro, non sapeva cos’era. Poi,
improvvisamente lo capì: era felicità.