Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Knuckster    19/06/2011    5 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #15

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#15

----------

PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Si è soliti dire che il destino tesse delle trame inestricabili e invisibili per chiunque, che leghi con il suo filo rosso luoghi e persone in modi che non possiamo neanche immaginare. E’ una filosofia spicciola attribuire la responsabilità di quello che accade al destino, qualunque sia la portata dell’avvenimento, dal più mastodontico al più insignificante. Spesso però non ci accorgiamo di quanto questa responsabilità sia legittima. Se avessi potuto scrutare le vie con cui il destino ha legato tutti noi all’oggetto della nostra ricerca, se avessi saputo anticipare le sue mosse e prevedere quanto la nostra ricerca avrebbe condizionato la nostra vita, forse l’estremo sacrificio non sarebbe stato necessario. Sta di fatto che eravamo ignari di ciò che stava per avere inizio, inconsapevoli del fatto che molte altre anime erano state spinte dal destino a perseguire il nostro stesso obiettivo. Avevamo tra le mani qualcosa di molto più scottante di quanto avremmo mai potuto pensare!”

Dagli scritti dello Storico


LIBRO GRANATO

a.k.a.

Ai posti di combattimento

     - Pronta a mangiare la polvere… bambola? -

     Nessuna parola aveva mai ferito Amy Rose più di quella che aveva appena sentito distintamente con le sue orecchie. Eppure era qualcosa di banale, stupida al punto tale da essere priva di significato, ma incredibilmente acquistava un potere tagliente e affilato se pronunciata da lui. Fu un grande colpo per lei attraversare la spiaggia, saltellante e spensierata, al settimo cielo all’idea di rivedere il suo riccio blu preferito, che per poco non capitombolò sulla sabbia una volta che lo ebbe individuato. Il suo sorriso gaio si spense all’improvviso quando lo incrociò chinato sul suolo, come in procinto di mettersi a correre. Stava scambiando uno sguardo di intesa con un’altra riccia, il cui fascino non passava di certo inosservato, e l’aveva appena chiamata “bambola”. Per un attimo stentò a credere che fosse proprio Sonic, perché sapeva che lui non si sarebbe mai rivolto con quei termini ad una ragazza, men che meno ad un’estranea. Tuttavia, non avrebbe mai potuto confonderlo con nessun altro. Il modo in cui si rivolgeva a quella smorfiosa azzurra, così complice e partecipe, un atteggiamento che non aveva mai dimostrato nei suoi confronti, era ad un passo dal spezzarle il cuore. Il suo corpo si era stranamente intorpidito e dalla sua gola non trapelava più un solo fiato. Non sapeva se provare rabbia, delusione, sconforto, agitazione o qualunque altra sensazione sarebbe stato scontato provare. Ogni sua emozione era come se si fosse bloccata nel petto e non ne volesse più sapere di venire fuori. Non appena Cream fu subito accanto a lei e i due ricci furono scattati in avanti a velocità folle, peraltro senza averla nemmeno notata, Amy poté liberarsi di tutto il risentimento che stava covando.

     - Ehi, non era Sonic quello? - domandò la coniglietta con fare innocente.

     Amy non rispose. Aveva le mani tremanti e fu con espressione indecifrabile che fece dietrofront e si allontanò a passi pesanti dalla spiaggia.

     - C’è qualcosa che non va, Amy? - insistette Cream.

     Ancora nessuna reazione. Prima che la riccia rosa fosse troppo lontana per essere scrutata, la ragazzina notò una lacrima luccicante colarle giù da una guancia.

----------

     - Sai, ai miei tempi gli stregoni della tribù dicevano che ogni volta che piove, il cielo piange! Non necessariamente di tristezza! Poteva piangere anche perché si sentiva molto felice! -

     Le parole di Tikal erano pronunciate con tono soave e distratto, mentre era serenamente distesa su di una lastra di pietra alla base del fin troppo familiare altare cerimoniale. Il suo sguardo vagava pigro nell’aria, concentrandosi sporadicamente sui vaporosi banchi di nuvole che si facevano strada lentamente nella volta celeste. Il suo rudimentale seggio era un blocco avanzato dalla ricostruzione dell’altare, dopo che mesi fa Eggman era riuscito a distruggerlo in parte(1). Aveva aiutato Knuckles a rimetterlo in piedi, mattone dopo mattone, e l’operazione aveva richiesto più tempo del previsto perché i danni erano abbastanza considerevoli. Nel tempo trascorso con il suo discendente, anche se faticoso, si era resa conto che le mancava tremendamente vivere nel mondo che tanto aveva amato. Il dilemma se tornare a vegliare sullo spirito di Chaos o rimanere ad Angel Island si faceva ogni giorno più pressante, tanto che alla fine si ritrovò nella confusione più totale. Fu Knuckles ad aiutarla a decidere, dicendole che avrebbe dovuto fare quello che davvero si sentiva ma che gli avrebbe fatto molto piacere avere la sua compagnia. Dopo qualche mese però, il guardiano si sarebbe in parte pentito della sua scelta.

     In quel momento stava eseguendo il suo solito allenamento a calci e pugni sul tronco di un pioppo, mentre ripensava a come erano stati gli ultimi tempi in compagnia di Tikal. Aveva, chiaramente, deciso di rimanere sull’isola, ma il suo carattere mansueto e tranquillo sembrava essere svanito come una nuvola di fumo. Era diventata chiacchierona e sibillina, con il vizio di parlare ininterrottamente, spesso a sproposito, di argomenti astrusi e fuori luogo. Non era proprio la compagnia ideale per un taciturno come Knuckles, il quale aveva dovuto in più occasioni reprimere l’impulso di gettare la ragazza nell’oceano dabbasso all’isola fluttuante. Per correttezza ed educazione non le aveva mai fatto notare quanto era diventata insopportabile, ma in fondo doveva solo sentirsi al settimo cielo per essere tornata nel mondo reale, come se avesse ricevuto una seconda occasione per riprendere la sua vita bruscamente interrotta. Non appena però Knuckles sentì l’ennesima assurdità venire dalle labbra di Tikal, sospirò sonoramente e decise di non farci caso. Ci mancava solo che dicesse che le nuvole sarebbero scese sulla terra e si sarebbero messe a ballare la samba.

     - E dicevano anche che dal modo in cui soffia il vento si può capire se ci sono pericoli in agguato o catastrofi che stanno per abbattersi su di noi da un momento all’altro! - continuò a dire con aria trasognata.

     Knuckles grugnì mentre sferrava un pugno poderoso sul legno. Tikal l’avrebbe preso per un cenno di assenso, ma in realtà era più un verso di fastidio. Pochi secondi dopo, si udì un familiare frullare di ali sopra di loro e un piccolo tonfo sul terreno duro.

     - Credo che il vento mi dica che c’è un uragano in agguato! - esclamò l’echidna rossa con la fronte aggrottata.

     Si voltò, asciugandosi il capo sudato, e i suoi occhi incrociarono quelli di Rouge, come al solito frivoli e noncuranti. Tikal si mise in piedi e si affrettò a raggiungere i due, nel caso avesse dovuto calmare le acque in tempesta.

     - Ho forse interrotto qualcosa? - domandò il pipistrello, trasognato.

     - La nostra quiete, come al solito! - ribatté acido Knuckles.

     - Hai sempre la battuta pronta, vero? Sono curiosa di vedere se ce l’avrai anche per quello che sto per raccontarti! -

     - Se stai per dirmi: “Ho deciso di ritirarmi per sempre su di un’isola deserta!”, ti risponderò: “Le mie preghiere sono state esaudite!” -

     Rouge, invece di irritarsi e replicare alle frecciatine come suo solito, si limitò ad intrecciare le braccia e a guardarlo con un’espressione molto strana. Era come se sapesse che quello scambio intensivo di battute servisse in realtà a celare un qualcosa di troppo imbarazzante per venire fuori. Knuckles le aveva sempre rivolto un atteggiamento bellicoso, ai limiti della maleducazione, per cui apparentemente non c’era niente di nuovo nel suo comportamento. Tuttavia, tutto quello che tra di loro era successo mesi prima(2) era rimasto stampato nelle loro memorie, senza possibilità che svanisse. I loro modi di affrontare la cosa erano in un qualche modo simili: se Knuckles si ostinava a negare la cosa, perseverando nella sua aggressività quasi immotivata, Rouge si limitava a fare finta che niente fosse successo, continuando a dedicarsi ai suoi interessi. La loro insistenza nel non fare i conti con le loro emozioni, però, cominciava lentamente a crollare ogni qualvolta si guardavano negli occhi e ripensavano, inevitabilmente, a quei pochi fugaci momenti che erano riusciti a rubare. Entrambi troppo orgogliosi, avrebbero preferito essere torturati piuttosto che aprirsi l’uno con l’altra, anche se erano consapevoli che prima o poi sarebbero arrivati al punto critico di rottura.

     - Sai che cosa apprezzo di te? - disse infine Rouge con calma - Che col tempo riesci a diventare sempre più gentile! Facciamo a modo tuo allora, zucchero! Se è questa l’accoglienza che ricevo per interpretare la buona samaritana, andrò a consegnare le mie informazioni a qualcuno che non mi prenderà a pesci in faccia… e che abbia un minimo di rispetto in più per le belle donne! -

     - Informazioni? - esclamò Tikal, intervenendo per la prima volta - Che tipo di informazioni? -

     - Mi dispiace, la prossima edizione del Rouge-giornale ci sarà quando la sottoscritta verrà trattata con un po’ più di cortesia! -

     - Allora temo che dovrai chiudere per fallimento! - sbottò Knuckles digrignando i denti.

     - Aspetta! - lo ammonì Tikal - Non ti costa niente chiederle scusa! Potrebbe sapere qualcosa di molto importante per noi! -

     - Probabilmente vorrà metterci al corrente della nuova tappezzeria del suo club o qualcosa del genere! -

     - E mi credi talmente frivola da volare fin qui per dirti queste cose? - replicò Rouge, vagamente offesa.

     - Sinceramente sì! Ma se proprio hai qualcosa da dirci, vuota il sacco e levati di mezzo! -

     - Knuckles! - esclamò Tikal, quasi scioccata per tanta maleducazione.

     Per il guardiano era più forte di sé. Non riusciva a trattare più gentilmente il pipistrello perché, dal suo punto di vista, sarebbe equivalso ad esternare una certa simpatia nei suoi confronti e, conseguentemente, ad ammettere che provava quei sentimenti così a lungo repressi.

     - Che cosa ti aspettavi che facessi, Tikal? - tentò di giustificarsi l’echidna - Che la accogliessi con un festone di bentornato? Mi ha quasi ucciso la scorsa volta(3)! -

     - Non ero in me e tu lo sai bene! Ma stai solo cercando una scusa per non ammettere che sei uno scimmione burbero e scontroso! -

     Per il guardiano fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si scagliò in avanti con i pugni protratti e furono necessarie tutte le forze di Tikal per impedirgli di malmenare Rouge che, dal canto suo, non aveva battuto ciglio di fronte a quella insensata dimostrazione di forza.

     - Ora basta! - esclamò la vestale con fiero cipiglio - Knuckles, questo atteggiamento non ci porta da nessuna parte! Tieni a freno i nervi, chiedi scusa a Rouge e sentiamo quello che ha da dirci! -

     - Ma è stata lei a… -

     - E’ semplicemente venuta qui per dirci qualche cosa, ma ti sei scagliato contro di lei senza motivo! E’ normale che esiga delle scuse, quindi poche storie e fatti perdonare! -

     Fu quasi impossibile distinguere le guance rosse di rabbia di Knuckles dal resto del suo volto. Non intendeva cedere così facilmente, ma sapeva anche che se si fosse rifiutato probabilmente Tikal avrebbe trascorso i prossimi giorni a tormentarlo con discorsi sul galateo. Gli ci volle tutta la sua autodeterminazione e convinzione per pronunciare le successive parole a labbra serrate e a denti stretti.

     - Ti chiedo scusa! - mugugnò.

     - Come dici? Credo di non averti sentito! - rispose Rouge con un sorriso beffardo.

     - Mi scuso! Mi scuso! Mi scuso! - ripeté l’echidna per tre volte con voce alta e chiara, quasi al limite dell’esasperazione.

     - Era quello che volevo sentire! Accetto le tue scuse, ragazzaccio! -

     - Ora puoi dirci di cosa si tratta! - disse Tikal con un sorriso incoraggiante.

     - Sapevo che tra ragazze ci saremmo intese! - concluse Rouge strizzandole l’occhio.

     - Allora? -

     - Ho fatto una visitina al nostro caro vecchio dottor Eggman e sono venuta a sapere qualcosa di molto interessante! A quanto pare è intenzionato a recuperare i frammenti del gingillo scintillante di Magorian e a rimetterli insieme! -

     - Ti riferisci alla Gemma? - domandò Tikal preoccupata.

     - Proprio quella! Sembra che quando è andata distrutta nello spazio i suoi pezzi siano precipitati sul pianeta e non aspettino altro che essere trovati! -

     - Ma perché Eggman dovrebbe voler ricomporre quello stupido sasso? - si chiese Knuckles, scettico.

     - Ah, non saprei! - gli rispose il pipistrello, sarcastico - Perché un fanatico aspirante monarca dovrebbe voler impossessarsi di un oggetto che gli garantirebbe enormi poteri? -

     - Credevo che quella pietra fosse in grado di usarla solo Magorian! - affermò Tikal.

     - Ma dimentichi che il dottore ha dalla sua la tecnologia più avanzata! Scommetto che sa perfettamente come imbrigliare tutta quell’energia e rigirarla a suo favore! -

     - Ammesso che tutto questo sia vero - intervenne Knuckles sospettoso - Perché ce lo stai dicendo? Cosa te ne viene in tasca? -

     Rouge sbuffò infastidita.

     - Sempre la solita storia con voi, vero? Rouge è cattiva, Rouge è approfittatrice, Rouge non fa mai niente per niente, Rouge questo, Rouge quello! Ci terrei a precisare che anch’io ho rischiato di venire incenerita insieme a voi mesi fa e ho combattuto proprio per evitarlo! Eggman non è migliore di Magorian, se proprio vuoi saperlo, e di certo non vuole quel gioiello per diffondere pace ed armonia! Faccio un favore a me stessa e a tutti gli altri! Ti è sufficiente come risposta? -

     - Può andare! - acconsentì Knuckles - Ma come mai lo stai dicendo proprio a me? -

     - Perché tu e i tuoi amici siete i santarellini senza macchia e senza paura! Siete voi che vi gettate nel pericolo per difendere la pace, la giustizia e… e… e cose del genere! -

     C’era una punta di sottile ironia nelle parole della ragazza, facilmente individuabile anche grazie alla sua espressione semi-scettica e divertita.

     - Questo ruolo si addice più a Sonic che a me! - commentò Knuckles - Comunque sia non posso ignorare l’accaduto! Conviene andare a cercare il gruppo e raccontare tutto! Andiamo, Tikal! -

     L’echidna rossa fece un cenno col capo alla vestale, senza implicitamente ammettere obiezioni. La ragazza, un po’ sconvolta, un po’ preoccupata per quello che aveva sentito, gli fu subito accanto, pronta ad andare.

     - Grazie delle informazioni, Rouge! - disse lui per la prima volta con palese sincerità prima di allontanarsi.

     - E’ stato un piacere, zuccherino! - commentò lei quando fu sicura di non essere ascoltata - Soprattutto perché mentre voi giocherete alla guerra con il dottore avrò tutto il tempo di fare incetta di pietruzze! -

----------

     - L’obiettivo è stato localizzato! - sentenziò la voce metallica nel ricevitore - Quali sono gli ordini? Procediamo con la cattura? -

     - Precisamente! Voglio una cosa rapida e pulita! Niente intoppi di alcun genere, chiaro? -

     - Lampante! -

     La comunicazione fu interrotta di colpo e la sala tornò ad essere immersa nel ritmico suono dei bip elettronici provenienti dai macchinari di cui era tappezzata. L’uomo baffuto aveva risposto alla chiamata con tono volutamente perentorio, in modo da sottoscrivere che la sua reazione ad un possibile fallimento dei suoi tirapiedi sarebbe stata tutt’altro che lieta, ma in realtà si sentiva pigro e sonnacchioso. Sprofondò nella sua poltrona prediletta e incrociò le dita sopra al pancione, con il vago sentore che si sarebbe appisolato di lì a poco. I segnali acustici intermittenti del suo dominio tecnologico non erano quasi più un fastidio, poiché ci conviveva insieme per la maggior parte del suo tempo, ma anzi, erano diventati una specie di rassicurante sottofondo per le sue pennichelle. Era fiducioso, confidente nelle sue capacità e, strano a dirsi, per la prima volta veramente ottimista. Aveva rincorso per anni un sogno che aveva stentato a realizzare, a causa della continua interferenza di elementi indesiderati. Eppure, nella sua mente era così chiaro e limpido, così talmente evidente da non poter essere frainteso da nessuno. Per quanto si sforzasse, non riusciva a capire perché c’era chi si opponeva a questo suo bruciante desiderio. Il suo era un intelletto superiore, era un uomo di genio, possedeva una conoscenza con la quale nessuna creatura su quel pianeta poteva rivaleggiare. Il suo unico volere era creare la più perfetta delle società, sfruttando il suo inesauribile ingegno, per combattere il disordine e la sregolatezza. In virtù della grande quantità di materia grigia che possedeva, ne aveva il sacrosanto diritto. La sua era una visione del mondo programmata e scorrevole, così standardizzata da essere quasi robotica. Non era infatti un caso che nel suo ideale disegno di vita qualunque essere vivente dovesse essere trasformato in qualcosa di metallico, di preciso, univoco e perfettamente governabile. La libertà di pensiero era quello che conduceva al caos, la capacità di autonoma scelta portava inesorabilmente alla sregolatezza e questo era ciò che intendeva combattere, utilizzando la tecnologia a sua disposizione per inglobare lo spirito di ribellione in una massa di viti e bulloni. Un mondo schematico e programmato, un’utopia tranquilla e priva di problemi, non sognava nient’altro che questo e, per la prima volta, sentiva di esserci davvero vicino.

     Ad interrompere i suoi ambiziosi e sonnolenti progetti fu un fortissimo schianto che si propagò nei freddi corridoi del palazzo con la velocità di un fulmine. I campanelli d’allarme e le luci rosse d’emergenza si attivarono istantaneamente e all’unisono, facendo sobbalzare il rilassato dottor Eggman. L’uomo si precipitò alla plancia di controllo e tentò di individuare la fonte dell’allerta generale sbirciando nelle telecamere di sorveglianza. Tutto quello che però riuscì a scorgere attraverso i suoi spessi occhialini fu un lampo sfocato di colore che sfrecciava per i corridoi trapassando le porte blindate. Procedendo con quella rapidità avrebbe attraversato tutti i piani e raggiunto la sala principale in meno di una manciata di secondi. Conosceva un solo essere capace di muoversi in quel modo e non gliel’avrebbe certo fatta passare liscia un’altra volta. Aveva intenzione di serbargli un caldo benvenuto, ma prima che potesse chiamare ad adunata le armate, due potenti tonfi al portone della sala gli fecero capire che sarebbe stata una mossa troppo tardiva. I colpi sulle lamiere erano talmente violenti da far vibrare l’intera parete metallica. Non ne furono necessari più di tre o quattro per farlo cedere e farlo precipitare al suolo con un fracasso pauroso. Attraverso la sottile nuvola di polvere che si sollevò, il dottor Eggman riconobbe la familiare silhouette che tanto odiava e si preparò ad affrontarla con i pugni serrati. Tuttavia, non appena la visibilità fu di nuovo nitida, si accorse con stupore che l’identità dell’invasore era ben diversa da quella che aveva pensato.

     - Dottore! - esordì in un laconico saluto Shadow the hedgehog.

     - Ah, sei tu! - replicò lui, palesemente sorpreso - Non ti ha insegnato nessuno che prima di entrare in casa altrui si bussa? -

     - Essendo nato e cresciuto in una capsula, nella mia educazione non c’è stato spazio per queste raffinatezze! Le lascio ai cervelloni del suo calibro! -

     - Sei forse in vena di complimenti oggi? -

     Eggman ghignò e si accomodò sulla poltrona. Era decisamente più rilassato dato che intuiva non esserci nessun pericolo in agguato. Conosceva abbastanza Shadow per sapere che la sua occasionale loquacità non faceva presagire nulla di cui doversi preoccupare. Se avesse voluto fargli del male, avrebbe agito in un battito di ciglio, senza tante cerimonie.

     - Sentiamo allora! Che cosa porta il prode difensore dei deboli nella mia dimora metallica? -

     Il sarcasmo nella voce del dottore si poteva tagliare con il coltello, ma Shadow sembrava non curarsene per niente.

     - Prode difensore dei deboli? Fa sembrare quasi che io non sia nato per compiere una vendetta, ma per armarmi di spada e scudo e partire al galoppo a sedare il male del mondo! -

     - E’ già la seconda volta che fai riferimento alle tue origini! Ti senti forse nostalgico? O mi hai semplicemente importunato per farmi pubblicare la tua biografia? -

     Lo scambio di battute non era privo di tensione, sebbene i toni fossero rilassati e ironici. Entrambi gli interlocutori si studiavano a fondo per cercare di capire, senza bisogno di parole, cosa l’uno cercava nell’altro.

     - No, dottore! - sussurrò Shadow dopo un attimo di pausa - Ho un grosso favore da chiederle questa volta! Anche se a pensarci bene si tratta di un debito da saldare! Ha tentato più di una volta di sfruttarmi per i suoi scopi in passato(4) e per ripagarmi del fatto di non essermi ancora vendicato per quest’affronto sulla sua pelle… ho un lavoro per lei! -

     - Visto che senti la mancanza della famiglia, spero non si tratti di crearti una mammina in provetta! - ribatté Eggman prima di rendersi conto di aver esagerato con la sua ultima battuta.

     Tuttavia, Shadow sembrava non essersela presa a male, limitandosi a ricambiare il ghigno del dottore con un gelido sorriso.

     - Ha quasi centrato il punto! - rispose infine.

     Il riccio nero si voltò, ignorando l’espressione perplessa dell’uomo, e girovagò per la stanza, posando apparentemente lo sguardo sui vari marchingegni luminosi. I suoi occhi, di solito fissi e penetranti, stavano assumendo per la prima volta a memoria d’uomo una connotazione malinconica e poco guardinga. In quello stato, privo della solita aria minacciosa che si portava dietro, pareva insolitamente mansueto e propenso a parlare a cuore aperto.

     - La verità è che sono stanco… stanco di trascinarmi per le terre di questo pianeta senza meta, senza casa, senza persone care né qualunque altro affetto! La mia vita si sta rivelando un ciclo continuo di solitudine e sofferenza! Non ho nessuno al mondo, nessuno che mi consideri, che ci tenga a me, persino che mi odi! Sono un fantasma… senza ragione di esistere! Fino a questo momento sono andato avanti risanando i torti della gente, come era desiderio di Maria! Ho tenuto fede ad una promessa che io, o chi per me(5), ho accettato di mantenere… e ci ho davvero provato! Poi ho realizzato che non avrei potuto continuare così per sempre… sono eterno, non posso morire a meno che non venga ucciso, e nonostante questo non sono in grado di cambiare il mondo! Per quanto mi sforzi di risanare ciò che c’è di marcio, di proteggerlo da chi vi vuole spadroneggiare, ci sarà sempre qualcuno che tenterà di rendere vano il mio lavoro! Qualcuno come lei! -

     Eggman simulò un colpo di tosse per segnalare il suo apparente imbarazzo. Era vigile e attento, curioso di sapere dove il riccio nero volesse andare a parare. Egli, dal canto suo, tenne chiusi gli occhi per qualche secondo prima di riprendere la sua confessione.

     - Non c’è niente che mi sproni ad andare avanti per questa strada… niente! Né un motivo, né uno scopo, né qualcuno che mi ricordi ogni giorno perché vale la pena combattere! Tutto ciò che avevo di più caro mi fu strappato via tempo fa… insieme a qualunque legame che mi tenga legato a questo posto! Non voglio più essere solo… ed è proprio per questo che le chiedo di restituirmi l’unica persona che abbia mai provato affetto per me! Lei sa di chi parlo! -

     Gli occhi rossi e fiammeggianti di Shadow si posarono sull’esterrefatto dottore, trapassandolo da parte a parte. Più che una richiesta, quello era un ordine perentorio ed entrambi ne erano consapevoli. Il riccio non era abituato a supplicare in ginocchio le persone affinché esaudissero una sua volontà, ma Eggman si chiedeva lo stesso se fosse il caso di tentare di dissuaderlo. Si potevano quasi vedere gli ingranaggi al lavoro nel cranio dell’uomo, mentre ponderava la proposta e cercava di rigirarla a suo vantaggio.

     - Fammi capire bene, tu vuoi che io resusciti la mia compianta cuginetta? - disse infine, scegliendo di essere il più diplomatico possibile - Mi hai preso per uno scienziato o per la fata turchina? -

     - Non le chiedo miracoli! - ribatté Shadow, evidentemente seccato - O qualcosa al di fuori della sua portata! Ha creato una serie sterminata di mie repliche in passato(6)! Voglio un lavoro simile, ma più perfezionato! Nient’altro che questo! -

     - Quelli erano androidi, mio caro Shadow! Esseri meccanici, seppur dotati di volontà propria! Devi capire che il confine che separa il meccanico e l’inanimato dal biologico e l’organico è virtualmente invalicabile! Io posso creare decine di androidi che possono sembrare vivi a tutti gli effetti, ma che rimangono pur sempre dei robot! Se è questo che tu vuoi, non ci sono problemi! Ma se stai cercando un qualcosa fatto di carne, sangue ed ossa, temo che tu abbia sbagliato persona… anche se… -

     Come il cervello calcolatore di Eggman aveva previsto, l’aria demoralizzata di Shadow per la risposta ricevuta si trasformò immediatamente non appena furono menzionate quelle due semplici parole. Una nuova luce speranzosa brillava nelle sue pupille, mista ad una cieca determinazione.

     - Anche se? - ripeté il riccio impaziente.

     - Ci sarebbe un’altra possibilità di soddisfare il tuo desiderio! - continuò il dottore con un impercettibile sorriso, poi si alzò - Se vuoi seguirmi! -

     Attraversarono insieme un paio di corridoi, uscendo dalla sala principale tramite una porta laterale. Eggman faceva strada ad un serio e concentrato Shadow, conscio che ogni fibra del suo corpo era aggrappata ad una speranza latente di poter sconfiggere la solitudine che lo attanagliava.

     Le pareti che delimitavano il loro percorso erano fiocamente illuminate da delle lampade blu e percorse da spessi cavi neri di alimentazione. Una porta automatica si trovava al termine della via e la varcarono senza esitazione. La stanza a cui ebbero accesso era piccola e stretta, a differenza delle altre sale ampie e maestose di cui era disseminata la torre. La maggior parte dello spazio era occupato da una singolare macchina dalla forma cilindrica, costituita da un lungo tubo di vetro, colmo di una sostanza verde, fluida e granulosa, fissato al soffitto e al pavimento da due grossi blocchi metallici semicircolari. Oltre ai cavi che spuntavano dai muri, c’erano altri marchingegni dalla forma quadrata a fornire l’energia primaria al sistema, dotati di indicatori a lancetta, quadranti luminosi e altri strumenti atti a segnalare il funzionamento generale.

     Shadow non fu particolarmente impressionato dall’impianto e si limitò ad aspettare che il dottore decidesse di vuotare il sacco. La pazienza non era mai stata una delle sue virtù più grandi.

     - Ti presento il mio più recente progetto! - esclamò Eggman orgoglioso - L’ho chiamato “bio-duplicatore”! Niente male, vero? -

     - A cosa dovrebbe servire questa diavoleria? - lo incalzò Shadow severo.

     - La meccanica e la robotica sono sempre state la mia specialità, ma ammetto che anche l’ingegneria genetica ha un certo fascino! Con questa macchina posso essere in grado di creare artificialmente qualunque essere pluricellulare, inclusa la mia adorata cuginetta! -

     Le braccia conserte del riccio nero si distesero immediatamente al solo udire la notizia. I suoi occhi si sgranarono e l’ombra di un sorriso si palesò sul suo volto. La prospettiva di poter riavere una Maria in carne e ossa non gli aveva quasi fatto notare l’orrore insito nell’esistenza stessa di quello strumento. Giocare a creare la vita, similmente a quanto accadde per lui, era un qualcosa che lo ripugnava e con la quale aveva giurato di non avere più niente a che fare. Lo scopo della sua creazione, una vendetta da perseguire, gli aveva fatto capire ai tempi dello scontro con Sonic sull’ARK che la vita è una cosa sacra, che non si può controllare come con una marionetta e che va protetta e preservata. Stava tacitamente tradendo tutti i principi che Maria fu in grado di insegnargli con la sua morte, ma in quel momento, quel luminoso momento in cui il sogno di riabbracciare la bionda ragazza gli sembrava quasi palpabile, tutto ciò non gli importava.

     - E’ davvero possibile tutto questo? - domandò scettico Shadow.

     - Bè, tu ne sei una prova sufficiente! La tecnologia utilizzata è la stessa che permise a mio nonno Gerald di darti la vita, anzi, è ancora migliore! Ho seguito le indicazioni contenute nei suoi diari e sono riuscito a costruire questa meraviglia! Se solo potesse vedermi, so che sarebbe fiero del suo nipotino prediletto! -

     - Che cosa serve per far tornare Maria? -

     - Mordi il freno, palla di spine! - replicò Eggman intimandogli un fermo con la mano - La cosa non è neanche lontanamente così semplice! Il principio del bio-duplicatore è lo stesso di quello di mio nonno, ma il funzionamento è diverso! Lui aveva il compito di creare una nuova forma di vita partendo da zero, senza contare che aveva il supporto di Black Doom e dei marcatori genetici delle Black Arms! Quello che mi chiedi di fare tu è clonazione che, paradossalmente, è molto più difficile! -

     - In cosa consiste la difficoltà? -

     - Mettiamola in questi termini! La bio-duplicazione è come costruire un modellino con dei fiammiferi! Se ne edifichi uno per la prima volta, puoi dargli l’impronta, la forma e le caratteristiche che preferisci! Se invece ne costruisci uno basandoti su un progetto già esistente, c’è il rischio che non assuma l’aspetto di quello originale, c’è il rischio di trovarsi di fronte ad un’aberrazione! Mi chiedo se tu sia pronto ad affrontare una simile eventualità, nel caso si verificasse! -

      Shadow, ormai, pendeva letteralmente dalle labbra del dottore. La sua espressione era di per sé eloquente del fatto che non intendeva lasciarsi sfuggire nessuna possibilità, nemmeno quella più remota.

     - Questo non importa! Io… devo provarci! Devo! -

     Eggman era soddisfatto come non mai.

     - Bene, in questo caso c’è bisogno di procurarci i fiammiferi… cioè, volevo dire gli ingredienti fondamentali! -

     - Di cosa si tratta? -

     - Innanzitutto un campione di DNA di Maria! Senza il suo marcatore genetico sarebbe impossibile ricostruire le sue cellule una ad una! Per tua grande fortuna, ne ho già a disposizione uno! -

     - Come è possibile? -

     Il dottore si avvicinò ad un piccolo tavolino in legno nell’angolo, sul quale erano sparpagliati fogli ingialliti e libri consunti. Aprì un piccolo quadernetto e ne estrasse qualcosa che porse a Shadow. Era una bustina di plastica che conteneva una margherita dai petali candidi. Avvolto intorno allo stelo era scarsamente visibile un lungo capello dorato.

     - Era tra le scartoffie di mio nonno! - spiegò Eggman - Presumo sia l’ultimo ricordo che aveva di lei, anche se l’occasione a cui è legato possiamo solo immaginarla! -

     Il riccio nero non rispose, perso com’era nella contemplazione di quella reliquia per lui così colma di significato. Il dottore, nonostante tutto, non si fece impietosire e incalzò nel suo discorso forbito.

     - Quanto al secondo ingrediente, serve principalmente a rimediare alla mancanza di una fonte di energia abbastanza potente da dare inizio al processo! Mio nonno poteva disporre dell’aiuto di Black Doom e delle sue particolari capacità, ma noi non siamo altrettanto ben forniti! -

     - E dunque? -

     Eggman estrasse dai calzoni una piccola pietra di colore rosso intenso che pareva quasi un frammento di granato. Shadow avrebbe giurato che al suo interno vorticasse una strana nebbia sinistra, se non avesse attribuito quell’impressione ad uno strano effetto della luce.

     - Questa è una scheggia proveniente dalla Gemma di Magorian! Quando tu e Sonic lo avete sconfitto nello spazio, la fonte del suo potere è andata in frantumi ed è precipitata sul pianeta! Risale alla nascita dell’universo e contiene l’essenza stessa della creazione, cioè l’energia che ci serve a ricostruire un essere vivente in ogni sua parte! Ho tentato esperimenti di bio-duplicazione sfruttando solo questa scheggia, ma i risultati sono stati… poco incoraggianti! -

     - Quindi presumo di dover… -

     - Recuperare gli altri pezzi del mosaico e rifarne un tutt’uno! - concluse l’uomo per lui.

     Il lasso di tempo in cui Shadow the hedgehog dovette prendere una delle scelte più importanti della sua vita fu relativamente breve. Il suo metro di giudizio era inevitabilmente offuscato dal senso di speranza che aveva rincorso per così tanto tempo, sicché non vi era spazio nella sua mente per interrogarsi sulla legittimità di quello che avrebbe dovuto fare, per la diffidenza nei confronti del dottore o per la considerazione della difficoltà dell’impresa a cui andava incontro. Nient’altro occupava i suoi pensieri che non fosse il desiderio bruciante di rivedere la sola persona a cui avesse mai voluto bene, il suo affetto, la sua famiglia. Rialzò il capo con fare risoluto. Il fuoco bruciava nei suoi occhi, come mai si era visto fino ad allora.

     - Sarà fatto! -

     Facendo del suo meglio per nascondere la soddisfazione, Eggman aggiunse un’affermazione con tono forzatamente grave.

     - Credo di doverti informare di una cosa! Se Sonic e la sua banda dovessero venire a sapere della nostra piccola caccia al tesoro, cercherebbero probabilmente di ostacolarci! -

     - Se così sarà - sentenziò Shadow stringendo i pugni - Li disintegrerò con le mie mani! -

----------

    Gli orari in cui di solito riceveva visite erano molto precisi, ma quel giorno ci fu un inaspettato strappo alla regola. Era intento a smontare e ad ispezionare lo strano robot trovato in mattinata durante il suo giro di collaudo, quando sentì bussare alla porta. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi sull’uscio Cream, gioiosa come al solito, ed una Amy dall’espressione forzatamente allegra. Superato il senso di sorpresa iniziale per una visita così fuori programma, Tails le invitò ad entrare, indirizzandole nel salotto. Cercò uno strofinaccio per pulirsi le mani sporche di olio per motori e, con leggero disgusto di Amy, utilizzò lo stesso per asciugarsi la fronte.

     - Che cosa ci fate da queste parti? - domandò il volpino accomodandosi su una poltrona.

     - Abbiamo pensato di venire a farti un saluto! - replicò Cream con un sorriso, mentre Cheese le svolazzava attorno - Eravamo nei paraggi, dato che stavamo cercando… -

     All’improvviso la coniglietta si ricordò del motivo per cui erano venute via dalla spiaggia in fretta e furia, lanciò un’occhiata di sottecchi ad Amy e si interruppe imbarazzata, suscitando la curiosità di Tails.

     - Cercando cosa? -

     - Ehm… niente di importante! - mormorò Cream, comprendendo lo stato d’animo dell’amica.

     Amy Rose, infatti, non aveva detto una sola parola da quando si era accomodata in salotto. Si limitava a rimanere con il gomito poggiato al bracciolo del divano, lo sguardo fisso e assorto fuori dalla finestra. Le pupille smeraldine di solito sprizzanti di gioia erano cupe e spente. Persino la vivacità di Cheese, che giocherellava con le mani di lei ansioso di essere accarezzato, non otteneva alcun effetto risanatore. Tails scambiò una serie di sguardi interrogativi con Cream, i quali furono sufficienti a capire che non era il caso di indugiare sul motivo di quell’assenza di spirito.

     - Stavi lavorando a qualcosa di particolare? - domandò la coniglietta con tono volutamente casuale.

     - Certo che sì! - rispose Tails contento, dimenticando di colpo lo sconforto della riccia rosa - E penso che sia qualcosa che dovete proprio vedere! -

     Amy annuì con convinzione, riscuotendosi senza preavviso dal suo stato di torpore.

     - Sì! - esclamò con tono di voce più acuto del normale - Credo che mi ci voglia una specie di distrazione! -

     Si spostarono tutti e tre nel retro dell’abitazione, occupato dal piccolo laboratorio privato del volpino. Dalla loro ultima visita non era cambiato molto: ordine e pulizia nella manutenzione degli strumenti da lavoro, dei macchinari e delle multiformi tecnologie disseminate nell’area quadrata regnavano incontrastati. L’unica zona immersa nella polverosa confusione era il lungo tavolo a muro di plastica che occupava gran parte della parete est. Cacciavite, chiavi inglesi, viti e bulloni erano sparpagliati su tutta la superficie, insieme a parecchi componenti metallici provenienti dal ventre di un robot privo di vita. La sua lamiera nera e argentata era perforata intorno alla zona del petto, cosa che con molta probabilità aveva causato la sua disattivazione. Il visore che aveva al posto degli occhi era scheggiato in due punti diversi e una delle sue braccia penzolava inerte oltre il bordo del tavolo, trasformato all’occasione in un banco per la chirurgia robotica. Un’enorme lente di ingrandimento mobile soprastava la sua pancia aperta.

     Subito dopo aver varcato la soglia, Tails non ci pensò due volte a raggiungere l’oggetto del suo studio e a chinarvi sopra la testa. Dal modo più frenetico del normale in cui sbatacchiava le sue code si poteva presagire la sua contentezza nell’esaminare un oggetto a lui sconosciuto.

     - E questo da dove viene? - si chiese Amy guardando la carcassa con apprensione.

     - L’ho trovato questa mattina nella desolazione! Stavo facendo un giretto di collaudo col Tornado quando l’ho visto gettato per terra con il petto squarciato! Qualcosa mi diceva che sarebbe stato un soggetto interessante da studiare, quindi l’ho portato via con me! -

     - E ne è valsa la pena? -

     - Puoi dirlo forte! - replicò contento il volpino - La tecnologia con cui è assemblato questo robot è assolutamente sbalorditiva! Il danno che ha subito è troppo esteso per analizzare a fondo tutti i suoi meccanismi, ma sono riuscito comunque a farmi un’idea generale delle sue funzioni! -

     - Poverino! - commentò triste Cream - Si sarà fatto molto male? -

     - A che cosa serve allora questa ferraglia? -

     - Esaminando il suo visore ho potuto concludere che è stato costruito per rintracciare qualcosa, più precisamente degli oggetti che emanano una particolare frequenza d’onda magnetica! Non è una frequenza qualunque! I suoi picchi raggiungono livelli stratosferici, anche superiori a quelli dei Chaos Emeralds! Che io sappia non esiste nulla in natura che possa produrre una simile energia! -

     - Opera di Eggman? - incalzò Amy facendosi improvvisamente pensierosa.

     - Avrei detto di no, se non sapessi che lui è l’unico a possedere i mezzi per costruire qualcosa del genere! Questo robot va molto oltre la tecnologia che è solito utilizzare! E’ addirittura dotato di un sofisticato dispositivo per il tele-trasferimento della materia! E’ assolutamente eccezionale! -

     Cream sorrise di gusto nel guardare gli occhi luccicanti d’emozione del volpino.

     - Possiamo solo immaginare che cos’altro stia architettando adesso quel vecchio pazzoide! - esclamò la riccia rosa con un sospiro.

     Sebbene la prospettiva di fronteggiare di nuovo il dottore si rivelava sconfortante, era contenta di avere per la testa un altro grattacapo che gli impedisse di pensare a cose molto più avvilenti…

     Il silenzio generale fu infranto all’improvviso da dei poderosi tonfi provenienti dalla stanza accanto. Tails si riscosse da una specie di torpore e si rese conto che qualcuno stava bussando alla porta. Nei brevi momenti in cui si allontanò dal laboratorio per accogliere il nuovo ospite, Cream notò il volto velato di tristezza di Amy. Avrebbe voluto dirle qualcosa per rincuorarla, per farle capire che quello che aveva visto alla spiaggia non significava niente, ma non riusciva a formulare le parole giuste. Raramente l’aveva vista in quello stato, lei, così forte e determinata da non lasciarsi abbattere da nessuna circostanza. Forse era troppo piccola per poterle dare qualche utile consiglio, ma poteva comunque dimostrarle tutto il calore e la vicinanza di un’amica.

     Dopo un minuto di attesa, Tails tornò nel laboratorio, accompagnato da Knuckles e Tikal. La coniglietta si precipitò a salutarli con un abbraccio affettuoso, mentre Amy si limitò ad un breve cenno e ad un debole sorriso, cosa che li lasciò vagamente perplessi.

     - Che cosa ci fate da queste parti? - chiese Cream festosa.

     - Non è un visita di piacere purtroppo! - replicò Tikal grave.

     - Certo che no! - sbottò Knuckles con il solito fare burbero - Sarei un pazzo a lasciare incustodito il Master Emerald solo per venire a prendere il tè con voi! -

     - Grazie della considerazione! - ribatté Amy ironica.

     L’echidna rossa ignorò la frecciata e si rivolse a Tails con espressione seria.

     - Portiamo delle notizie che credo dobbiate sapere! Questa mattina abbiamo ricevuto la visita indesiderata di Rouge! -

     E raccontò per filo e per segno quello che la ragazza gli aveva comunicato. I tre interlocutori non poterono fare a meno di notare che ogni volta in cui lui pronunciava il nome del pipistrello distoglieva lo sguardo fissando il vuoto con fastidio. Non ci vollero più di un paio di minuti per terminare il resoconto, il quale lasciò sulle loro facce un’espressione più di comprensione che di perplessità.

     - Sembra che non abbia nessun senso, no? - concluse Knuckles tentando di interpretare il silenzio.

     - Al contrario! - ribatté Tails a bocca aperta - Tutto si spiega adesso! Quel robot, le strane frequenze per cui è stato progettato, tutto combacia! -

     - Di quale robot andate farneticando? -

     - Di uno che ho trovato stamattina! Studiandolo ho scoperto che è stato tarato per individuare una particolare frequenza d’onda, esattamente quella che potrebbero emanare i frammenti della Gemma! -

     - Se questa ipotesi è esatta - intervenne Tikal - A quest’ora ci saranno decine di robot là fuori a perlustrare ogni angolo! -

     - E per di più con quel sistema di tele-trasferimento - continuò Tails - Saranno in grado di inviare i pezzi ad Eggman in un istante! -

     - Questa volta testa d’uovo ha fatto le cose per bene! - commentò Knuckles.

     - Cerchiamo di non perdere la testa! - disse Amy, prendendo in mano la situazione - Non sappiamo poi molto fino ad ora! In quanti pezzi è andata distrutta la Gemma? Come farà Eggman a ricomporla? Cosa ha precisamente intenzione di farci? -

     - A quale domanda rispondo per prima? - sbuffò l’echidna rossa.

     - Non abbiamo informazioni più precise a riguardo, purtroppo! - rispose desolata Tikal.

     - Pare che, come sempre, non ci si possa affidare più di tanto a Rouge! Mi chiedo per quale motivo vi abbia raccontato tutto questo! -

     - Non c’è tempo di preoccuparci di Rouge adesso! - esclamò Tails - Se questa volta Eggman ha scelto la Gemma come bersaglio significa che spera di ricavare maggiore guadagno nel minor tempo possibile! Va assolutamente fermato! -

     - Non credevo che l’avrei mai detto in vita mia! - ribatté Knuckles con un sorriso forzato - C’è bisogno di Sonic! -

     Si sentì uno strano rumore nel secondo in cui venne pronunciato il nome del riccio blu. Era un verso a metà tra un ringhio e un urlo soffocato e, con stupore di tutti, ne era Amy l’autrice. Cream, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, era l’unica nella stanza che aveva capito le motivazioni dietro a quella reazione, ma tutto quello che poteva fare era tentare di far capire agli altri con sguardi eloquenti quanto era inappropriato l’argomento. La riccia rosa strinse i pugni e assunse un’aria imbronciata, tentando di spacciarla per un’espressione seria.

     - E invece no! - le venne spontaneo replicare - Penso che possiamo farcela anche da soli! -

     Knuckles era esterrefatto.

     - Stai scherzando, vero? Il tuo fidanzato sarà pure una testa calda, ma è un ottimo combattente e conosce Eggman meglio di chiunque altro! -

     Le parole “fidanzato” e “testa calda” rimbalzarono nella testa di lei, perdendo di significato e credibilità ad ogni colpo contro le pareti della sua mente. Amy abbassò lo sguardo, pensò al modo migliore per rispondere e poi riprese il filo della conversazione con il suo solito atteggiamento battagliero.

     - Questo lo so anch’io! - disse con un impercettibile timore nella voce - Quello che volevo dire è che… -

     - Se hai litigato con il tuo ragazzo, non mettere in mezzo anche noi! -

     Cream realizzò solo dopo pochi secondi che era stata una cosa sbagliatissima da dire. Il volto di Amy si rannuvolò di colpo e nei suoi occhi sembrò quasi di vedere dei fulmini lampeggiare. Si diresse verso l’uscita del laboratorio, non prima di aver pestato forte un piede a Knuckles, e si fermò a lanciare un ultima irritata ammonizione sulla soglia.

     - Questi non sono affari che ti riguardano! -

     L’echidna rossa rimase incredula a sfregarsi l’alluce dolorante, guardando un ancor più sbalordito Tails con aria interrogativa. Cream si affrettò a raggiungere la riccia, dopo aver lanciato un’occhiata di rimprovero al guardiano, immediatamente seguita da Tikal.

     - Che cosa le è preso? -

     - Mi piacerebbe saperlo! -

    ----------

     Il paesaggio suggestivo che si trovava di fronte sarebbe stato capace di sciogliere anche il più glaciale degli animi con la sua incomparabile bellezza. L’intenso fuoco arancione del sole stava annegando lentamente oltre la linea dell’orizzonte, abbracciando con i suoi ultimi caldi raggi il panorama a lui sottostante. La luce sottile filtrava sinuosamente attraverso ogni singola foglia, ogni singola ramificazione degli imponenti alberi nodosi di cui era disseminata la foresta. Lo scenario infuocato di colore mescolava i bagliori del tramonto alle vigorose sfumature rosse e brune delle foglie autunnali che tappezzavano la vegetazione spoglia e il terriccio soffice. Le sue mani e i suoi piedi potevano tastare la granulosità e la frescura del suolo ogni volta che, con rapide falcate, il suo passo di corsa lo sfiorava con la delicatezza di una carezza. Ogni suo muscolo, ogni fibra del suo corpo era immersa nell’elemento da cui proveniva, nella natura incontaminata, ed in pace con sé stessa. Era come se stesse volando, sospeso nella ritmicità del suo movimento ed estraneo alla fatica e al sudore. Ogni suo senso era acuto, vigile e all’erta, ma nello stesso tempo rilassato, sprofondato in un’ideale quiete provocata dal contatto con ogni elemento, vivente e non, dello scenario in cui danzava elegantemente. Era sempre così che si era immaginato: libero e sciolto, con il vento che gli accarezzava il viso canino e lo sguardo che vagava oltre i confini del paesaggio immaginabile. In un tempo ormai lontano nella sua memoria non avrebbe potuto fare niente di tutto questo, perché era costretto in un corpo che non era il suo, in un essere che non rispecchiava il suo animo, in tutto quello che la sua vecchia armatura rappresentava. Si domandava come aveva potuto essere così cieco, come aveva fatto a lasciarsi persuadere sul suo essere sbagliato e deforme, quando si sentiva per la prima volta così vivo… semplicemente esisteva. Pace, tranquillità, accettazione erano parole che prima di essere liberato non erano presenti nel suo vocabolario, perché era cresciuto con la convinzione di essere sbagliato e quindi di doversene vergognare tanto da nascondere il suo viso al mondo. Se solo fosse cambiato prima, se solo avesse conosciuto prima il riccio blu il cui modello lo spronò a spezzare le catene della sua oppressione, avrebbe assaporato la penetrante atmosfera della realtà naturale già in gioventù. Sebbene non potesse fare a meno di ripensare alla sua stoltezza in alcune occasioni, si era ripromesso di andare avanti con la sua vita senza voltarsi più indietro e gustare ogni nuovo giorno come se fosse stato l’ultimo.

     Non avrebbe saputo dire quanti chilometri aveva percorso Drake prima di fermarsi bruscamente, puntando le zampe anteriori al terreno, e annusare l’aria con un vago sentore nella mente. Più che il suo olfatto a comunicarglielo, era quasi l’allarme lanciato dal suo sesto senso di lupo, avvertendolo che qualcosa non era in sintonia con il quadro naturale. E infatti, pochi secondi dopo, un sibilo sfrecciante arrivò alle sue orecchie, seguito immediatamente da una serie di tintinnii soffocati dal tappeto di foglie sul terreno. Le sue braccia scattarono come delle molle e, dandosi uno slancio potente, sbalzarono il corpo lontano dalla traiettoria della raffica di mitragliatrice. Drake piombò di nuovo a terra e, con un’agile capriola, si rizzò sulle due zampe. Un massiccio robot pesantemente corazzato spuntò da dietro un tronco e puntò il suo braccio a forma di cannone contro di lui. Il colore rosso e nero della sua cromatura gli ricordava fugacemente quello della sua armatura, accecandogli momentaneamente la vista e costringendolo ad un ringhio feroce.

     Prima che l’automa potesse abbassare il braccio, il lupo gli piombò addosso, tentando di afferrargli la piccola testa e di gettarlo al suolo. Con una potente falciata, però, quest’ultimo se lo scrollò di dosso, puntandogli contro in seguito l’arma quando le sue difese erano basse. Invece di fare fuoco, i suoi sensori studiarono il bersaglio per un momento e subito dopo il suo fucile si ritirò all’interno dell’avambraccio per fare posto ad una mano metallica artigliata.

     - Soggetto identificato: non Eggman robot! - scandì chiaramente con voce cibernetica - Ricerca nuovo obiettivo! -

     E-123 Omega tornò sui propri passi e fece per allontanarsi quanto più velocemente le sue gambe pesanti glielo permettessero. Interpretandolo come un affronto, Drake si rimise in carreggiata e si preparò a sferrare un nuovo attacco.

     - Non crederai di andare via così facilmente? -

     Dalle sue mani proruppero con un forte schiocco due fiamme ardenti che danzavano sulle sue dita senza bruciargli neanche un pelo. Convogliò il fuoco in un’unica sfera incandescente e tirò indietro i gomiti con l’intento di scagliarla alle spalle dell’automa. Il suo tentativo fu reso vano dall’intervento di una sfuggente figura nera che gli piombò addosso come un falco, calciandogli il petto e facendolo capitombolare sul terriccio. Il fuoco sulle sue mani crollò su se stesso, spegnendosi in una piccola nuvola di fumo. I sensori di Omega avvertirono il trambusto alle sue spalle, costringendo il robot a ruotare il busto per controllare la situazione.

     Rouge the bat era in piedi, con le mani sui fianchi e un’espressione compiaciuta. La sua ombra era proiettata sul corpo disteso di Drake, i cui occhi lampeggiavano furiosi per essere stato atterrato per la seconda volta in poco tempo.

     - Scusami tanto, cagnolone! - disse la pipistrella leziosa - Solo che non vorrei che gli si rovinasse la carrozzeria! -

     - Quel robot è amico tuo? -

     - Una mezza specie! -

     - Non è esattamente piacevole farsi buttare a terra in quel modo prima da lui e poi da te! Si può sapere cosa ti salta in mente? -

     Rouge sorrise divertita porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma lui fece da solo.

     - Il solito simpaticone, vero? - disse in tutta risposta lei - Comunque, come ti ho detto prima, non vorrei che tu rovinassi il mio vecchio compare! Abbiamo un affare urgente di cui discutere! -

     - Soggetto riconosciuto: Rouge the bat! - scandì Omega in un robotico cenno di saluto.

     - Eccoti qui, ragazzone! - replicò la ragazza, soddisfatta - Ti ho cercato dappertutto! Avrei dovuto immaginare che stavi ancora dando la caccia ai tuoi ex-colleghi! Per fortuna sono intervenuta in tempo, altrimenti avresti ridotto il lupetto ad un colabrodo! -

     - E’ tutto da vedere chi dei due avrebbe bucherellato l’altro! - sbuffò Drake indispettito - Da dove viene questa lattina parlante? -

     - Ti presento E-123 Omega! Era un galoppino di Eggman prima che gli venisse il nevrotico impulso di distruggere tutto quello che si muove e che porta il marchio del dottore! -

     - Questo è ridicolo! Un robot non ha volontà propria! -

     - Saresti sorpreso di cosa è capace di fare un robot come Omega! -

     - Nessun dato in merito a questo discorso! - intervenne l’automa in questione - Ricerca nuovi bersagli in corso! -

     - Aspetta, non andare, Omega! - lo bloccò Rouge - Ho una proposta molto importante da farti! Ho bisogno della tua tecnologia di localizzazione per rintracciare alcune pietre disseminate nella regione! -

     Drake rizzò immediatamente le orecchie. Possibile che la ragazza ladra stesse davvero parlando dei frammenti della Gemma? C’erano altri che aspiravano a recuperarli tutti? E se sì, per quale fine? Doveva saperne di più.

     - La missione non può essere un interesse primario! - replicò Omega senza esitare - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! -

     - Siamo sintonizzati sulla stessa linea d’onda! - incalzò Rouge scegliendo con cura le parole - Vedi, i giocattoli che stai cercando sono programmati per rintracciare questi stessi gioielli! Quindi, se mi aiuterai a cercarli avrai molte più probabilità di raggiungere il tuo obiettivo! Io faccio un favore a te e tu fai un favore a me! Cosa ne dici? -

     Omega dovette pensarci un po’, o meglio, i suoi elaboratori interni dovettero calcolare le previsioni e le probabilità della proposta avanzata dalla sua alleata di vecchia data. Le luci delle sue pupille cibernetiche lampeggiavano a ritmo con il movimento delle sue dita.

     - Missione accettabile! - sentenziò dopo due minuti di riflessione - Obiettivo prioritario! Richiesti maggiori dati sulle pietre da recuperare! -

     - Sarò ben lieta di aggiornarti! - concluse Rouge con voce affettata.

     - E io sarò ben lieto di aggregarmi alla compagnia! - intervenne a sorpresa Drake.

     L’espressione che gli ricambiò il pipistrello fu di sincero stupore, mentre l’unica reazione proveniente da Omega fu un bip sommesso, probabilmente poco attinente all’affermazione precedente.

     - Non mi sarei mai aspettata un simile slancio di generosità da parte tua! - commentò Rouge sospettosa - Non sei esattamente un fanatico del gioco di squadra, da quel che mi è dato sapere! -

     - Niente di più vero! Però dimentichi che conosco bene ciò di cui è capace la Gemma di Magorian! Molto meglio vederla in mano a te che lasciarla nelle grinfie del dottor Eggman! -

     - E così hai capito che si tratta del gingillo del tuo vecchio paparino! Non ti si può nascondere niente! -

     - Mi è bastato fare due più due! - ribatté Drake laconico, preferendo tenere segreto il coinvolgimento di Seth nella faccenda.

     - La tua offerta è parecchio allettante, caro! Ma come faccio a sapere che quando avremo trovato i sassolini non mi giocherai qualche brutto tiro mancino e li terrai per te? -

     - Non te lo garantisce nessuno! Devi solo fidarti di me! Tieni presente che non starò qui in ginocchio a pregarti! Non vuoi il mio aiuto? Bene! Mi lascerai venire con te? Ancora meglio! Vedi di deciderti in fretta però! -

     Rouge non era abituata a trovarsi in situazioni del genere, per cui ponderò la decisione con estrema attenzione. Non era ben sicura dei veri motivi che avevano spinto Drake ad offrirsi volontario, ma d’altro canto era consapevole che una ricerca impegnativa come quella richiedeva tutto l’aiuto disponibile. Prendendosi mentalmente nota di tenerlo d’occhio, gli rivolse un ampio sorriso quando fu il momento di rispondere.

     - Benvenuto nel gruppo, allora! Per completarci era necessario il mister Allegria di turno, e in mancanza di Shadow… abbiamo un degno sostituto! -

----------

     - Era ora che arrivaste! Appoggiatelo sul bancone! -

     I due robot solerti oltrepassarono le spesse doppie porte per raggiungere la bianca luminosità dei neon insieme al loro pesante fardello. Stavano trascinando, tenendolo per le spalle, un corpo non meglio identificato privo di sensi. Se avessero potuto esprimere una qualunque emozione tramite il viso, Metal Sonic e Gemerl avrebbero di sicuro mostrato tutto il loro fastidio per essere diventati dei riluttanti facchini. Il dottor Eggman era ansioso di cominciare il trattamento che in passato aveva riservato a tante altre vittime, mentre Shadow si limitava ad osservare la scena con indifferenza nella semi-oscurità.

     Mentre Gemerl afferrava il soggetto per le caviglie, Metal Sonic ne saldò la presa sulle spalle ed insieme lo sollevarono su di un freddo tavolo da laboratorio. L’ansioso dottore chinò il capo sulla lince svenuta e, con palese fastidio, gli strappò di dosso la sgargiante sciarpa rossa che indossava.

     - Sarebbe questo il meglio che siete riusciti a trovare? Non mi sembra granché! Però ho la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte!(7) -

     - Abbiamo ricavato sufficienti informazioni a stabilire che si tratti di un soggetto adatto! - spiegò Metal Sonic con tono piatto - Mi permetta però di dissentire, dottore! A cosa ci servono altri robot? Noi siamo perfettamente in grado di portare a termine il suo obiettivo! -

     - Su questo non c’è dubbio! - commentò Eggman con una punta di ironia, mentre avvicinava al bancone un piccolo macchinario quadrato munito di carrello - Tuttavia, questa volta non è tollerabile il benchè minimo errore! E se è vero che l’unione fa la forza, più siamo e prima riusciremo nel nostro intento! Non per niente vi ho chiesto di portarmi qualcuno che sapesse il fatto suo in quanto a forza e a intelligenza! Se questo micio vale più della metà di quanto sembra, diventerà un robot con i fiocchi! -

     Il dottore allungò degli elettrodi da un vano retrattile e li sistemò in vari punti sul corpo della lince, dalle ginocchia fino alle tempie. Quindi cominciò a tastargli il petto come per saggiarne la consistenza. Gli strani simboli e le oscillazioni dei grafici sul macchinario sembrarono soddisfarlo parecchio.

     - Oh-oh! La palla di pelo scoppia di salute! E il suo tono muscolare è decisamente superiore alla norma! -

     - E’ davvero importante verificare questi dati? - domandò Shadow facendosi avanti - Non era più semplice prendere una persona qualunque? -

     - Caro il mio Shadow, dovresti sapere che niente si crea e niente si distrugge! La base di costruzione di un robot è importante quanto il robot stesso! La mia tecnologia permette di trasmutare carne, sangue ed ossa in metallo, olio e pistoni ma il potenziale che il corpo possiede rimane sempre lo stesso! Più è formidabile il mobiano e più lo sarà la sua controparte metallica! E’ probabile che la maggior parte dei miei robot abbiano fatto fiasco in passato perché non ho mai individuato una cavia così fisicamente prestante! Ah, stolta giovinezza! -

     - Spero sia altrettanto bravo a trasmutare capelli in esseri umani, dottore! - replicò il riccio nero - Nel caso in cui il nostro accordo le stia sfuggendo di mente! -

     Eggman simulò un colpo di tosse, resosi conto di essere stato punto sul vivo. Scollegò la lince dalle apparecchiature e ordinò ai suoi due robot di caricarselo nuovamente in spalla. Gemerl scattò sull’attenti come sempre, ma Metal Sonic rimase stranamente immobile. Fissava Shadow con collera repressa e le sue mani strette a pugno sembravano quasi tremare.

     - Cosa ci fa lui qui? - sbottò ferocemente.

     - Se non gradisci la compagnia, sono affari tuoi! - replicò seccato il riccio nero.

     - Shadow è un nostro socio in affari, Metal! - spiegò il dottore - Sono lieto di sapere che la tua memoria funziona ancora come si deve, se non altro! -

     - Come potrei dimenticarmi di lui? Lui e i suoi compari non mi causarono altro che problemi tempo fa! -

     - Faresti meglio a specificare quanto sia remoto questo tempo di cui parli! Altrimenti potrei decidere di rivedere la mia decisione di risparmiare il tuo libero arbitrio! Un’ulteriore precauzione nel caso tu abbia ancora il brutto vizio di giocare a “Rinchiudi il dottore e mettiti il suo camice”!(8) -

     Metal Sonic si affrettò a placare la sua ira, una volta compreso l’errore commesso. Non poteva però fare a meno di squadrare Shadow da capo a piedi con pensieri di bruciante vendetta che gli martellavano nel cranio metallico. Obbedì nuovamente al suo padrone e trascinò la lince, insieme a Gemerl, in un macchinario alto e tubolare nel centro della stanza. L’ampio sportello semicircolare si spalancò ad un comando del dottore e i robot gettarono la vittima, senza troppe cerimonie, nello stretto spazio interno.

     - E adesso osservate tutti quanti la nascita di un nuovo pupillo della nostra famigliola! - proclamò Eggman con un ghigno, prima di richiudere la capsula.

     Gli bastò tirare una leva per dare inizio al processo di robotizzazione. Il clangore dei bracci meccanici all’interno dell’apparecchio cominciò a diffondersi tutt’intorno, attutito dalle spesse lamiere esterne. Luci e suoni sinistri lampeggiarono per qualche minuto, mentre un monitor esterno segnalava graficamente l’avanzamento dell’operazione. Tutti i presenti osservavano in silenzio la scena, chi estasiato da tanta perfezione, chi semplicemente indifferente. L’apparecchio aveva appena completato la robotizzazione del braccio sinistro quando un forte odore di bruciato pervase la sala. Spessi fili di fumo nero filtrarono attraverso le pareti metalliche della capsula e una sirena d’allarme si attivò all’unisono con dei fari rossi di emergenza.

     - Che sta succedendo adesso? - sbraitò il dottore avvicinandosi alla macchine e armeggiando con i suoi comandi.

     Un forte scoppio rimbombò dall’interno e lo sportello si deformò come se un macigno lo avesse colpito violentemente. I cavi di alimentazione si staccarono all’istante, serpeggiando sul pavimento in una pioggia di scintille danzanti. Prima che l’intera struttura saltasse in mille pezzi, Eggman fu costretto a disattivare l’impianto mettendo fine a quel pandemonio. Shadow sorrise beffardo.

     - Che cosa diavolo è andato storto? - si chiese lo scienziato sventolando la mano per diradare il fumo - Non può essere un guasto! L’ho revisionato solo una settimana fa! -

     - Si assicuri che sia ancora in garanzia! - commentò Shadow più noncurante che mai.

     Lo sportello si aprì ancora una volta e una zaffata acre di metallo bruciato si espanse rapidamente. All’interno, la lince era nella stessa posizione in cui vi era stata gettata. Il suo braccio sinistro era adesso ricoperto da una lucente armatura color argento. Fu nuovamente sollevato e adagiato sul bancone per permettere al dottor Eggman di esaminarlo con cura.

     - O qualche componente del robotizzatore era difettoso oppure questo è il felino più dannatamente fortunato del pianeta! -

     - Ci può essere ancora utile in questo stato? - domandò Metal Sonic.

     - Forse non andrà del tutto sprecato! Il suo cervello non è stato robotizzato, quindi possiede ancora volontà propria! Ma si dovrebbe poter rimediare piazzandogli una plancia di controllo neuronale sul petto, niente che non si possa sistemare! -

     Il dottore premette un pulsante nascosto sotto al banco e dei listelli di acciaio rinforzato spuntarono dalla superficie immobilizzando braccia e gambe del malcapitato felino.

     - Lasciamolo nel mondo dei sogni ancora per un po’ prima di procedere! Nel frattempo, io e Shadow avremo molto di cui discutere! Vogliamo andare? -

     - Dopo di lei! - replicò freddamente il riccio.

     I quattro lasciarono la sala e si chiusero la porta alle spalle. Credevano di aver lasciato un Geoffrey Van Marten privo di coscienza alle loro spalle. Si sarebbero ricreduti se avessero visto le sue palpebre tremare senza controllo e le sue dita ormai metalliche strisciare piano per tentare di stringere un lembo della sua adorata sciarpa rossa.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

(1) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #11”, “Thosfobia”.
(2) Fa riferimento alla saga “Sins Of Purity”, “Full Speed Ahead #01-13”.
(3) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #05”, “La sottile linea tra amico e nemico”.
(4) Fa riferimento a “Sonic Adventure 2”.
(5) Ricordo che questa saga considera canonica la versione secondo la quale lo Shadow dell’ARK e quello rinvenuto a Prison Island siano due e distinti.
(6) Come accaduto “in Sonic Heroes” e “Shadow the hedgehog”.
(7) Eggman non si ricorda abbastanza della realtà fittizia della saga “Chaos Millennium” per poter riconoscere Geoffrey.
(8) Fa riferimento a “Sonic Heroes”, in cui Metal Sonic si ribellò al suo creatore, lo segregò per poi impersonarlo e sfidare Sonic.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

ART GALLERY

Rouge The Bat Concept Art
Rouge The Bat Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Rouge the bat come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO UNO:

La vita è un musical!


Una sera, all’ultimo piano di un palazzo nel centro di Emerald Town…

     - E’ sicuro che tutto questo possa funzionare, boss? -

     - Per l’amor delle mie mutande a pallini, certo che funzionerà! Ancora qualche ritocco e questa bellezza sarà pronta a diffondere gioia e allegria su ogni volto spento di questa inutile città! -

     - Se mi è concesso, boss, non credo che sia una buona idea giocare con cose più grandi di noi! -

     - La mamma non ti ha mai detto che chi non risica, non rosica? Puoi tenere a freno la tua sconsiderata preoccupazione, bello mio! Non c’è nulla che può andare storto nella mia opera di bene! E anche se fosse, il peggio che ci potrà capitare sarà di consumarci le suole delle scarpe a causa di troppo tip-tap! -

     - Mmm… sarà anche così, ma non sono del tutto convinto! -

     - Allora non c’è alcun problema, considerato il fatto che non sei pagato per essere convinto! -

     - Ah, finché la sua paga mi permette di fare la bella vita, boss, può anche decidere di far piovere rane dal cielo per quanto mi riguarda! -

     - Non ci sarà bisogno di arrivare a tanto! Che importa cosa piove dal cielo, fintantoché ci si può cibare della musica e ci si può dissetare con l’arte? -

     - Spero solo che questo affare non ci faccia saltare in aria con tutte le scarpe! -

     - Sarebbe delizioso, non trovi? Ci sarebbe un coro suadente di angeli, un pianoforte e un gruppo di violini mentre schizziamo in orbita alla velocità della luce con un sonoro e maestoso BADABUM! -

     - A volte ho dei dubbi su di lei, boss! Mi fa venire i brividi! -

Due giorni dopo

     La familiare figura di un riccio blu è tranquillamente distesa sul bagnasciuga della spiaggia per ritemprarsi dalle recenti fatiche. E’ ormai di casa su quel litorale, dato che ci si reca ogni qualvolta gli è necessario un po’ di riposo, di svago o qualche momento in pace con se stesso. Non c’è niente di meglio che essere adagiato sulla morbida sabbia umida, mentre le fresche acque ti accarezzano gli aculei, combattendo nel contempo la calura del sole infuocato.

     Sonic sospira, assaporando per l’ennesima volta la dolce sensazione di quiete e libertà di cui è avido da sempre. Nessun vincolo, nessun dovere e nessun obbligo, solo un riccio blu completamente padrone di sé e libero di godersi la vita. Un momento, stava dimenticando che forse, tutto sommato, un legame che costituisse una sorta di responsabilità ce l’aveva. Quando questo pensiero gli torna in mente, si sente un po’ in colpa e maledice debolmente il suo fare noncurante. E’ da parecchio che non va a fare visita ad Amy e, sicuramente, la sua compagna sarà furiosa con lui per questa sua tipica trascuratezza.

     Certo, come vincolo è il più dolce che abbia mai avuto, ma cosa ci può fare se gli piace andare a zonzo e fare quello che più gli va senza obblighi che lo trattengano? In fondo, Amy ha acconsentito a lasciargli una certa libertà, per così dire, però ciò non toglieva che aveva bisogno di stare un po’ con lui di tanto in tanto. Altrimenti sarebbe come se non ci fosse stato niente tra di loro.

     Sonic decide a malincuore di lasciare quell’angolo di paradiso per tornare in città e fare una visitina alla sua riccia rosa preferita. Si rimette in piedi e cammina distrattamente verso il sentiero. Non aveva mai rimpianto l’impegno che si era preso con lei, ma avrebbe di gran lunga preferito non avere legami di sorta che lo costringessero ad abbandonare periodicamente il suo stile di vita da vagabondo. A chi dare la colpa per questo? Di certo non a lei, anzi, era stata anche fin troppo comprensiva con lui. Forse la responsabilità era del fascino particolare che esercitava sulle ragazze, senza che mai se ne fosse reso pienamente conto. Era così desiderabile per via del suo vagabondare? O per via delle sue azioni eroiche? Le sue gesta erano sempre state dettate dal suo forte senso di giustizia, non certo dalla volontà di passare per eroe agli occhi della comunità. Strano, però, perché di certo non si sentiva un grande rubacuori.

     D’un tratto, da camminare silenziosamente, si ritrova a fare piccoli passi in avanti con le gambe ben tese e con un certo ritmo scandito. Ai piedi porta delle scarpe bianche e nere da ballerino. La sabbia è sparita e il suolo è diventato un lungo sentiero formato da piastrelle che si illuminano di giallo ogni volta che Sonic ci mette un piede sopra. Foglie secche e incartapecorite vorticano attorno a lui, come trascinate da un mulinello invisibile. Nelle sue orecchie e tutto intorno a lui risuona un ritmato motivetto di basso, arricchito da epiche corde di violino. Si ritrova ad indossare dei pantaloni neri attillati, una camicia rosa e un farfallino rosso. Appeso dietro alle spalle con una mano c’è un giubbotto di pelle. La musica è così trascinante e ritmata che non può fare a meno di farsi trasportare. Senza meditare, comincia a cantare con una voce calda e squillante che non sapeva di possedere.


     “She was more like a beauty queen from a movie scene
     I said I don’t mind, but what do you mean I am the one?
     Who will dance on the floor in the round”

     Con la mano libera giocherella a far tintinnare una moneta d’argento. Il ritmo lo ha talmente preso che ancheggia come un ballerino professionista e scivola con i piedi con estrema facilità lungo il sentiero di piastrelle luminose.

     “She told me her name was Billie Jean, as she caused a scene
     then every head turned with eyes that dreamed of being the one
     who will dance on the floor in the round”

     Con un veloce gesto del pollice, lancia la monetina in un barattolo poco lontano da lui. Dal contenitore spunta una luce accecante che si solidifica in un bel gatto bianco persiano. Il felino si guarda intorno, nota Sonic e corre dietro un cestino a retina per l’immondizia. Quando ne spunta fuori però, il suo manto è cambiato… è diventato rossiccio e tigrato.

     “For forty days and for forty nights the law was on her side
     but who can stand when she’s in demand her schemes and plans
     ‘caused we danced on the floor in the round
     so take my strong advice, just remember to always think twice”

     Un improvviso assolo di chitarra aumenta in crescendo il ritmo. Sonic dà uno scossone al suo giubbotto e lo indossa con un movimento flessuoso. Nota un palo della luce e vi si appende girandoci attorno mentre questo si illumina per tutta la sua altezza.

     “People always told me be careful what you do
     and don’t go around breaking young girls’ hearts
     and mother always told me be careful of who you love,
     be careful of what you do ‘cause a lie becomes the truth”

     Sonic urla in uno scatto di emozione. Sente un coro di voci che canta con lui alle sue spalle. Ci sono due ballerini in giacca e cravatta che si muovono a tempo del forte assolo di basso. E’ il momento per lui di scatenarsi nella danza, oscillando le gambe e scivolando sulle piastrelle come un astronauta sulla Luna.

     “Billie Jean is not my lover
     she’s just a girl who claims that I am the one
     but the kid is not my son
     she says I am the one, but the kid is not my son”

     Trascinata dal forte sound di chitarra elettrica, la musica va lentamente scemando, mentre Sonic si esibisce negli ultimi passi di danza. Al riccio blu è sufficiente battere le palpebre una volta per vedere tutto tornare alla normalità. Niente più piastrelle luminose, né gatto, né abbigliamento insolito. E’ tutto tornato come prima, la sabbia soffice, il rumore delle onde e lo stridere dei gabbiani.

     Un po’ imbarazzato, si guarda intorno, pensando distrattamente che possa essere uno scherzo di cattivo gusto, ma non riesce minimamente a capire che cosa sia successo e, soprattutto, che cosa aveva farneticato riguardo ad una ragazza di nome Billie Jean. Ancora scioccato da quello strano fenomeno, respingendo con tutte le forze l’idea di essere impazzito, decide che è decisamente il caso di andare a parlarne con qualcuno che se ne intenda di fenomeni strani.


     La lezione di quella mattina si era conclusa, come era ormai consueto, con un caloroso applauso. Amy Rose si piega in un leggero inchino, senza nascondere il sorriso soddisfatto che sfoggia in volto. Anche le sue due assistenti si uniscono al coro di ovazioni, contente a loro volta dell’approvazione riscossa in così breve tempo. Non era da molto che erano iniziate quelle lezioni di autodifesa femminile, eppure avevano già avuto bisogno di affittare una palestra più grande per i loro esercizi. Tutte le ragazze del quartiere erano state ben disposte a pagare una minima quota per imparare a comportarsi nel modo giusto in caso di pericolo. La cosa era partita né più né meno come uno scherzo durante una chiacchierata con Cream, ma man mano che l’argomento capitava sempre più spesso, l’idea di mettere effettivamente in pratica questo suggerimento era diventata per Amy molto meno surreale. Tramite volantinaggio e passaparola, aveva sparso la voce che si sarebbe calata nei panni di insegnante per tutte le ragazze che desideravano imparare a difendersi autonomamente. Sapeva che non tutte disponevano della sua stessa forza e dei suoi stessi rudimenti di boxe, abilità che si erano rivelate utili più di una volta durante le avventure con Sonic. Era una sua forte convinzione che le ragazze fossero capaci di tirare fuori una grinta anche maggiore di quella dei maschi, una grinta che, se disciplinata a dovere, sarebbe stata utile a renderle tutte più forti e più sicure di sé.

     A quanto pareva, l’idea doveva essere piaciuta molto al gentil sesso, perché le partecipanti alle lezioni aumentavano sempre di più di giorno in giorno, con grande soddisfazione di Amy. Prima si erano presentate le ragazze del vicinato, poi quelle dell’intero quartiere, fino al momento in cui quelle lezioni si erano trasformate in un richiamo per le femmine di gran parte della città. C’era così tanto da fare e così tante persone da seguire che ben presto fu necessario chiedere l’aiuto di un’assistente. La prima scelta di Amy era stata la sua amica di lunga data, Cream, che, in compagnia del suo inseparabile Cheese, aveva accettato di buon grado di dare tutto l’aiuto che poteva. In seguito, si era reso necessario ricorrere all’assistenza di una terza persona e se una delle ragazze apprendiste non si fosse proposta di sua spontanea volontà, Amy non avrebbe saputo effettivamente a chi chiedere.

     Si trattava di Sydia, una tranquilla ragazza scoiattolo che aveva cominciato a seguire il corso sin dalla prima lezione. Amy era stata colpita da subito dal suo temperamento docile e dai suoi modi gentili e tranquilli. Ancora di più lo era stata quando l’aveva vista in azione durante gli esercizi di autodifesa. Aveva tirato fuori una furia e un’aggressività senza eguali, quasi come se il suo corpo fosse stato all’improvviso posseduto da una feroce guerriera. Cosa ancora più sbalorditiva, al termine dell’esercizio era tornata la stessa ragazza simpatica e affabile di prima. Amy si era presa mentalmente nota di chiedere spiegazioni allo scoiattolo, ma con tutto il da fare che c’era stato, la cosa era passata in secondo piano di fronte alla notevole capacità che Sydia stava dimostrando come assistente.

     Al termine della lezione di quella mattina, Amy e le sue collaboratrici avevano raccolto le acclamazioni di tutti, ben oltre le loro previsioni. La palestra è ormai rimasta vuota, ad eccezione delle tre improvvisate insegnanti. Solo una ragazza non è ancora andata via. Con espressione triste e funerea, ci mette un’eternità ad impacchettare le sue cose nello zainetto. L’asciugamano le sfugge di mano e cade per terra, ma lei, prima di chinarsi a raccoglierlo, sospira con forza e singhiozza piano. Un’apprensiva Amy le si avvicina immediatamente, con fare materno.

     - C’è qualcosa che non va, Katrina? - domanda - Durante tutta la lezione di oggi mi sei sembrata molto distratta! Di solito sei la più attiva ed energica di tutte! -

     - Sì, lo so, Amy! - replica la ragazza, sull’orlo delle lacrime - Non… non riesco molto a concentrarmi ultimamente! -

     - E’ successo qualcosa di brutto? - insiste la riccia con tono dolce.

     - Si tratta del mio ragazzo! Negli ultimi tempi… è sempre più distratto e lontano! Mi rivolge a malapena la parola e sembra sempre annoiato quando è in mia compagnia! Non è più… dolce e romantico come prima! Sospetto che non mi voglia più bene! E… se fosse colpa mia? Se non gli avessi dato abbastanza? -

     Amy si impunta e assume un fiero cipiglio al solo udire quelle parole.

     - Non dire mai più una cosa del genere! Non è colpa tua e non devi pensarci minimamente! I maschi sono una razza molto particolare, Katrina! Spesso è compito nostro dare loro uno scossone, pretendere di più e convincerli a trattarci come meritiamo! Non devono mai dare per scontato la nostra presenza al loro fianco, per questo devono imparare a dimostrarci il loro affetto! -

     - Ma… se poi non ne vuole più sapere di me? -

     - Chiusa una porta si apre un portone, come si suol dire! - risponde risoluta Amy - Se non ti vuole non ti merita! E potrai sempre andare avanti e cercare qualcuno che ti apprezzi per quello che sei e non per quello che vorrebbe tu fossi! -

     Un ritmo funky sorretto da un rullo potente di batteria riempie all’improvviso la palestra. Amy si ritrova ad indietreggiare senza volerlo e a guardare negli occhi la ragazza sconsolata, rigida e impettita sul posto. Cream e Sydia le sono subito ai due lati, una cieca determinazione dipinta anche nelle loro pupille.


    “Come on girls
     do you believe in love?
     ‘Cause I got something to say about it
     and it goes something like this”

     Tutte e tre si esibiscono in una veloce piroetta e si ritrovano, al termine del giro, con indosso giacca e pantaloni grigi a righe, guanti bianchi e un monocolo bordato di tartaruga sui loro occhi destri, attaccato al taschino della giacca tramite una catenina dorata. La musica funky trascinata da un gioioso tripudio di batteria prorompe in tutto il suo brio e le tre ragazze cominciano a scatenarsi in una mascolina e movimentata coreografia, cantando in coro.

     “Don’t go for second best, baby
     put your love to the test
     you know, you know, you’ve got to
     make him express how he feels
     and maybe then you’ll know your love is real”

     Mentre Cream e Sydia supportano il ritmo con dei passi di danza lenti e sul posto, Amy canta in solo, adesso con indosso un lungo vestito nero attillato, mentre accarezza un gatto nero tra le sue braccia. Il suo sguardo determinato è dritto negli occhi di una stupefatta Katrina.

     “You don’t need diamond rings or eighteen karat gold
     fancy cars they go very fast, you know they never last, no, no
     what you need is a big strong hand to lift you to your higher ground
     make you feel like a queen on a throne, make him love you till you can’t come down”

     Appaiono dal nulla tre ballerini a torso nudo che fanno flessioni sul pavimento a mo di accademia militare. Amy si avvicina ad uno di loro e punta uno dei suoi tacchi a spillo neri sulla schiena del ragazzo, mentre gli scompiglia i capelli come ad un bambino piccolo. Cream e Sydia si chinano su di un ginocchio e contraggono le braccia come a voler mostrare i loro bicipiti con fare mascolino.

     “Long stem roses are the way to your heart but he needs to start with your head
     satin sheets are very romantic, what happens when you’re not in bed?
     You deserve the best in life so if the time isn’t right then move on
     second best is never enough, you’ll do much better baby on your own”

     Basta un movimento fluido ad Amy per sedersi sulla schiena del ballerino e cavalcarlo come un fantino tramite delle briglie immaginarie.

     “Express yourself, respect yourself, hey, hey
     so if you want it right now, better make him show you how
     express what he’s got, oh baby ready or not
     express yourself!”

     La musica cessa di colpo e tutto quello che è apparso da chissà dove, dall’abbigliamento ai ballerini, sparisce altrettanto rapidamente. Amy, Cream e Sydia si guardano intorno, stranite e imbarazzate. Katrina non sa cosa pensare e sorride debolmente.

     - Ehm… grazie del consiglio! Ma era davvero necessaria la coreografia? -


     Knuckles aveva capito che c’era qualcosa che non andava sull’isola dal modo in cui aveva soffiato il vento per tutta la mattinata. A dire la verità, non era del tutto sicuro che fosse stato proprio quello il motivo del suo stare allerta, sebbene Tikal gli avesse spesso detto che fosse possibile presagire i pericoli in arrivo dal modo in cui spiravano le brezze. Era più un presentimento che lo aveva spinto a fare un giro di ronda per i terreni di Angel Island. C’era come un campanello di allarme che era scattato nella sua testa, avvertendolo che qualcosa al di fuori del suo controllo stava accadendo proprio sotto al suo naso. Non era riuscito a togliersi quel pensiero di testa, neanche con i suoi migliori sforzi, per cui aveva pensato di lasciare Tikal all’altare e di andare a fare un giretto di perlustrazione.

     Mai presentimento si era rivelato più fondato di quello. Proprio mentre l’echidna stava sorvolando una zona collinare, planando dolcemente grazie alle correnti ascensionali, aveva individuato dei movimenti sospetti nei dintorni. Avvicinandosi di soppiatto, era stato in grado di riconoscere dei tipi che non aveva mai visto, decisamente con delle facce poco raccomandabili, intenti a scavare con dei picconi in un cumulo di pietre dalla superficie argentata. Tre di loro erano occupati un po’ in questa operazione e un po’ nel riempire un sacco di iuta con il materiale raccolto durante lo scavo. Un altro brutto ceffo supervisionava il lavoro, qualcuno che Knuckles ricordava di aver già visto.

     - Nack the weasel! - esclama Knuckles, non potendo fare a meno di farsi avanti - Sei l’ultima persona gradita qui su Angel Island! -

     La donnola dal muso appuntito si volta di scatto e storce il naso quando si accorge della presenza del guardiano. I tre operai si fermano di colpo e guardano confusi il loro aguzzino, come in attesa di ordini.

     - Questa sì che è una sorpresa! E’ da un pezzo che non ci si vede e questo è tutto quello che mi sai dire? -

     - Aspetta! - ribatte Knuckles, facendo scricchiolare le nocche dei suoi pugni - Posso fare anche di meglio! -

     - Non sei cambiato di una virgola, eh, Knux? - dice Nack mentre i suoi sicari si affrettano a mettere via il frutto dei loro scavi - Sempre desideroso di menare le mani quanto più possibile! Sai, alcune questioni possono anche essere risolte in modo civile! -

     - Cosa c’è di civile nel rubare sulla mia isola… qualunque cosa stiate rubando? -

     - Che brutto termine! Noi non rubiamo! Prendiamo semplicemente in prestito! Se proprio ci tieni, una volta che il boss avrà finito di usare questa magnetite ti sarà restituita pulita e lucidata! -

     - Comunque tu lo chiami resta un furto! E deve ancora nascere la palla di pelo che riesca a fare i suoi comodi sulla mia isola! -

     Nack sbuffa seccato. I suoi sgherri sono ansiosi di passare all’azione e non aspettano altro che un segnale. Impugnano i picconi in modo sinistro come delle armi.

     - Come preferisci! Non avrei voluto passare alle maniere forti, ma dato che mi costringi… -

     - Vedi di fare del tuo meglio, punk, perché non ho la minima intenzione di andarci leggero con te o con chiunque altro! -

     Proprio mentre l’echidna si sta preparando a prendere a calci un po’ di punching-ball in carne e ossa, alle sue orecchie arriva il suono scandito di una campana che rintocca ritmicamente. Non riesce ad immaginare da dove possa provenire, visto che non c’è niente del genere nei paraggi, ma non osa guardarsi intorno per non perdere d’occhio i suoi avversari. I rintocchi cessano di colpo per essere sostituiti da un potente ritmo rock trascinato da un assolo di chitarra. I piedi di Knuckles cominciano a muoversi da soli, con suo grande sgomento, portandolo ad avvicinarsi, a ritmo con la musica, a Nack e ai tre sicari, i quali si stanno comportando esattamente nello stesso modo, come un corpo di ballo ben istruito. Senza avere più il minimo controllo del suo corpo, Knuckles comincia a cantare, forte e chiaro.


     “They told him don’t you ever come around here
     don’t wanna see your face, you’d better disappear
     the fire’s in their eyes and the words are really clear
     so beat it, just beat it”

     I passi di Knuckles e dei quattro ballerini improvvisati sono inizialmente lenti e sinuosi, mentre la musica va ancora ingranando. Lo spazio intorno a loro, da essere erboso e alberato, si trasforma radicalmente, diventando una sottospecie di sala giochi all’aperto. Dal nulla appaiono dei tavoli da biliardo, un bancone da bar, sedie e tavolini neri luccicanti. Knuckles indossa un voluminoso giaccone arancione e dei pantaloni di tessuto leggero neri. Le sue gambe sono così serpeggianti e snodate che fatica a credere che siano le sue.

     “You’d better run, you’d better do what you can
     don’t wanna see no blood, don’t be a macho man
     you wanna be tough, better do what you can
     so beat it, but you wanna be bad”

     Knuckles si rivolge direttamente a Nack e alla sua banda, mentre canta e si muove a tempo di musica. I quattro criminali fanno finta di combattere tra di loro e di capitombolare a terra, però sempre con movenze sinuose, piroette e rapidi colpi di braccia e gambe, l’unico palese elemento che segnala la natura coreografica della baruffa.

     “You have to show them that you’re really not scared
     you’re playing with your life, this ain’t no truth or dare
     they’ll kick you, then they beat you
     then they’ll tell you it’s fair
     so beat it, but you wanna be bad”

     L’echidna rossa in giacca arancione si siede su uno dei tavoli da biliardo, prende una stecca e la pianta per bene al suolo. Afferra la palla bianca e la fa roteare vorticosamente sulla punta della stecca. Quindi colpisce il bastone con un piede, riacchiappa la palla e, con l’altra mano, fa roteare la striscia di legno come una majorette per poi spaccarla in due con il ginocchio. Quindi corre in direzione di Nack per intonare con lui un coro e sciogliere le sue gambe in una danza serpeggiante, svelta e scatenata.

     “Just beat it, beat it, beat it
     no one wants to be defeated
     showin’ how funky and strong is your fight
     it doesn’t matter who’s wrong or right
     just beat it, beat it”

     Il chorus viene ripetuto parecchie volte e, ad ogni nuovo bis, il gruppo di ballerini, compresi Nack e Knuckles, improvvisa nuovi sfrenati passi e si divide in due, inscenando un’immaginaria lotta tra bande. Il ritmo è così trascinante che l’echidna e la donnola non possono fare a meno di urlare per l’emozione e la gioia tipica che si prova quando si canta a squarciagola. La musica va diminuendo e i cinque intrattenitori improvvisati cominciano lentamente a tornare in sé. La scenografia e l’abbigliamento di Knuckles si dissolvono non appena sbattono le palpebre e l’incanto svanisce come per magia.

     Il guardiano del Master Emerald viene investito dalla consapevolezza di quello che ha appena fatto e il suo muso diviene ancora più rosso della sua carnagione, per via dell’imbarazzo. Nack e i sicari non sono da meno. Si guardano intorno allibiti e confusi, incapaci di spiegarsi l’improvviso impeto danzante.

     - Cos’era questo? Uno dei tuoi sporchi trucchi? - sbraita l’echidna, a corto di spiegazioni razionali.

     Nack non risponde subito. Si prende qualche secondo per riflettere.

     - A quanto pare funziona tutto alla perfezione! - dice beffardo tra sé e sé - Peccato che questa sia un’altra delle sue idee strampalate! -

     - Idee di chi? -

     - Penso che dopo tutto la magnetite non mi serva più! Alla prossima, rosso! -

     Nack lancia sul terreno una sfera piccola e grigia, facendo sprigionare una fitta cortina fumogena che oscura la visibilità e copre la sua fuga e quella dei suoi sgherri. Knuckles si dice che potrebbe seguirli, ma la singolare esperienza che ha appena vissuto lascia ancora dentro di lui confusione e, in un certo qual modo, paura. Forse chi aveva inviato quei balordi a bucherellare la sua isola ne sapeva qualcosa di più, si ritrova a pensare. E anche se così non fosse stato, avrebbe comunque avuto l’opportunità di torcergli il collo per invitarlo a non farlo mai più. Sapeva benissimo da dove cominciare le indagini: dalla familiare ragazza che aveva un particolare debole per i gioielli e i materiali preziosi. Ci avrebbe pensato Tikal a custodire lo smeraldo in sua assenza… sperando che non si sarebbe messa a cantare e a ballare anche lei!


     Dacché ricordava, Sonic non aveva mai percorso il tragitto dalla spiaggia fino alla casa di Tails in un tempo così lungo. Di solito gli erano sufficienti poco più di due secondi, considerata la sua arcinota velocità, ma quella volta preferiva procedere lentamente, in modo da guardarsi le spalle da eventuali nuovi attacchi di ballo e canto.

     Attraversa la strada semideserta con estrema circospezione, come se un ignoto pericolo sia in agguato in ogni angolo. Non appena sente, anche distrattamente, poche note allegre, accelera il passo tentando di sottrarsi all’impeto irrefrenabile di fermarsi e di ballare. Per quanto si scervelli, non riesce a trovare una spiegazione razionale a tutto quello che sta accadendo, né tanto meno al fatto che a quell’ora le strade fossero quasi completamente sgombre. Forse anche tutti gli altri abitanti della città si erano messi a cantare all’improvviso come lui. La cosa non gli piace per niente.

     Se Amy avesse ascoltato le parole di quella canzone, non ne sarebbe stata molto contenta. Avrebbe sicuramente pensato che lui stesse frequentando una tale Billie Jean, anche se non ne aveva mai sentito parlare. Possibile che tutto quello che aveva cantato fosse solo un mucchio di fandonie senza attinenza? Sostanzialmente, la canzone parlava delle vicissitudini amorose di un latin lover particolarmente incauto. E, ora che ci pensava, poco prima di esibirsi in quel numeretto rimuginava sul perché molte ragazze lo trovano affascinante e sul suo inconsapevole status di rubacuori. Forse il tutto non c’entrava niente, ma era sicuramente un buon punto da cui cominciare.

     Sonic arriva finalmente di fronte alla casa a forma di volpe di Tails e, guardandosi intorno un’ultima volta per evitare tiri mancini, bussa con forza. La porta si muove lentamente, rivelando che era socchiusa fino ad un momento prima. Il riccio blu entra con cautela, insospettito da una simile mancanza così poco da Tails, e muove qualche incerto passo nell’ingresso, stranamente fioco e silenzioso.

     - Scheggia? - chiama Sonic sempre più serio - Sei in casa? -

     Si fa strada verso il salotto e, come temeva, le sue orecchie captano all’improvviso un ritmo latino di percussioni, accompagnato dalle armoniose strimpellate di una chitarra classica. E’ tentato di fuggire per non ripetere la scena sulla spiaggia, ma le sue gambe e i suoi piedi sono perfettamente immobili, segno che questa volta la musica non ha nessun effetto su di lui. Si affaccia alla stanza successiva e quello che vede gli fa sgranare gli occhi, lasciandolo a metà tra il divertito e l’atterrito.


     “Last night I dreamt of San Pedro
     just like I’d never gone, I knew the song
     a young girl with eyes like the desert
     it all seems like yesterday, not far away”

     Il salotto di Tails è completamente diverso da come Sonic ricordava. Con pareti di un rosso spento, con un caminetto in marmo e un’unica finestra decorata da tendine trasparenti, è tappezzato da candelabri in oro che ospitano decine e decine di candele accese. Il volpino è seduto su una consunta sedia a dondolo, in camicia bianca semi aperta, pantaloni neri ispanici, barba, baffetti e una chitarra lucente che suona con sguardo assorto.

     “I fell in love with San Pedro
     warm wind carried on the sea, he called to me
     te dijo te amo
     I pray that these days will last, they went so fast”

     La cosa ancora più singolare è che ci sono anche Amy, Cream e Sydia, vestite con il tipico abbigliamento rosso vaporoso delle ballerine di flamenco, una rosa tra i capelli e delle nacchere tintinnanti. Ballano a tempo con la musica, con movenze lente e sensuali. Sonic è a bocca aperta e resiste all’impeto di rotolarsi a terra dalle risate. Non si aspettava di trovare anche la ragazza scoiattolo che aveva conosciuto quando era andato a curiosare durante una lezione del corso di Amy… anzi, per la verità non si aspettava niente di tutto quello.

     “Tropical the island breeze
     all of nature wild and free
     this is where I long to be
     la isla bonita
     and when the samba played
     the sun was set so high
     ring through my ears and sting my eyes
     your Spanish lullaby”

     Tails il chitarrista si alza dalla sedia e intensifica il ritmo latino della canzone. Le tre ballerine veleggiano attorno a lui, scuotendo le loro gonne come onde del mare. Le fiammelle delle candele che si increspano alla leggera brezza proveniente dalla finestra risplendono riflesse nei loro occhi.

     “I want to be where the sun warms the sky
     when it’s time for siesta you can watch them go by
     beautiful faces, no cares in this world
     where a girl loves a boy and a boy loves a girl”

     La musica termina con un assolo di chitarra discendente per mano di Tails, mentre le tre soavi ballerine completano la loro coreografia stendendosi sul lucido pavimento, posando le nacchere e accarezzandosi il ventre avvolto dalla seta rosa con una mano.
     Proprio quando sembrava che il limite dell’assurdità fosse stato raggiunto, Sonic sbatte una volta le palpebre e lo scenario cambia completamente.

     “Greetings loved ones, let’s take a journey”

     Tails è seduto comodamente su di una poltrona rossa. Indossa un paio di vistosi occhiali da sole, un cappotto che sembra rivestito di zucchero filato e dei pesanti e appariscenti medaglioni hip hop dorati. Impugna un bastone dal pomolo bianco lattiginoso, mentre guarda le ragazze mentre se ne sta con le gambe accavallate e sfoggia un sorriso malizioso.

     “I know a place where the grass is really greener
     Warm, wet and wild,
     there must be something in the water
     Sipping gin and juice,
     laying underneath the palm trees
     The boys break their necks
     trying to creep a little sneak peek at us”

     Amy canta con voce acuta e sbarazzina, mentre cammina a tempo di musica lungo un viale piastrellato di cioccolata, delimitato da bastoncini di zucchero giganti. Cream e Sydia sono subito dietro di lei, fornendole il sottofondo di due coriste ben preparate. Indossano tutte e tre dei vestitini con ampie gonne vivacemente colorate, abbinate a delle scarpe lucide rosse.

     “You could travel the world
     But nothing comes close to the golden coast
     Once you party with us,
     you’ll be falling in love”

     Lungo la strada, le ragazze incontrano degli orsetti di gomma di diverso colore che saltellano ai lati del percorso. Con espressione famelica e con gli occhi luccicanti, incominciano ad inseguirli, decise a farne un solo boccone.

     “Toned, tan, fit and ready
     Turn it up cause its gettin’ heavy
     Wild wild west coast
     These are the girls I love the most
     I mean the ones, I mean like she’s the one
     Kiss her, touch her, squeeze her buns”

     Il rap di Tails interrompe bruscamente le ragazze, ancora impegnate nella caccia all’orsetto. Giocherella con dei dadi che assomigliano a zollette di zucchero, mentre segue con dei movimenti lenti le parole del suo rap. Le sue code si muovono a destra e a sinistra per tenere il ritmo.

     “The girls a freak, she drives a jeep
     The men on the beach,
     I’m okay, I won’t play, I love the bay
     Just like I love LA
     Venice Beach and Palm Springs
     Summer time is everything”

     Tails batte per terra il bastone un paio di volte e dalla cancellata alle sue spalle spunta un esercito di orsetti di gomma, ordinatamente in fila e sull’attenti. Le ragazze, intanto, hanno deciso di concentrare la loro attenzione su di un altro bersaglio: un grande omino di zenzero che sembra più che lieto di farsi mangiare a morsi, tra una carezza e l’altra di Amy e delle altre.

     “California girls, we’re unforgettable
     Daisy Dukes, bikinis on top
     Sun-kissed skin, so hot will melt your popsicle
     California girls, we’re undeniable
     Fine, fresh, fierce, we got it on lock
     West coast represent, now put your hands up”

     La battaglia sta per scatenarsi e le tre ragazze sono determinate a fare piazza pulita. Le loro armi, difficile a credersi, sono delle bombolette di panna montata. Le puntano contro gli orsetti come dei cannoni e dei getti densi e bianchi li travolgono come ondate di marea. L’esercito gommoso viene completamente sbaragliato e a Tails non rimane altra scelta che arrendersi, gettando a terra il bastone e alzando le mani.

     Al termine della melodia, lo scenario e gli abiti spariscono in un vortice sfocato di colore. Rimangono solo tre sconcertati e improvvisati intrattenitori sotto lo sguardo di un riccio blu sull’orlo delle lacrime per lo sforzo di trattenere le risate. Nonostante tutto, è un impulso troppo forte e, non appena Tails e le altre tentano di rendersi conto di cosa sta succedendo, Sonic piomba sul pavimento e comincia a sghignazzare, rotolandosi come in preda all’epilessia e tenendosi lo stomaco. I diretti interessati distolgono lo sguardo imbarazzati per la loro performance di poco prima, Amy è l’unica ad essere apertamente indispettita.

     - Bé, si può sapere cosa hai da ridere? - domanda seccata.

     - Ahah! Scusate, scusate! E’ solo che… - balbetta Sonic, ad un passo dal soffocamento - Voi ragazze come ballerine di flamenco… e… e… Tails che si improvvisa rapper… ahahahahahah! -

     La riccia rosa, paonazza in volto, comincia ad averne abbastanza di essere presa in giro e si avvicina a Sonic, dandogli un forte scappellotto in testa, sufficiente a farlo smettere di ridere.

     - Invece di sganasciarti in quel modo, vedi di darci una mano a capire cosa sta succedendo! -


     Di che razza di stregoneria si trattava? Non era più padrona del suo corpo! Si era ritrovata a ballare e a cantare con una voce squillante e candida che non aveva mai creduto di poter tirare fuori! Tutte quelle luci, quei vestiti e quei passi di danza da dove potevano avere origine? Solo un attimo prima era seduta sui gradini dell’altare del Master Emerald, come Knuckles le aveva chiesto di fare, ed era così immersa nei suoi pensieri che quasi non si era resa conto del suono della chitarra spuntato senza preavviso chissà da dove. Stava pensando alla sua vita, al suo passato, a quanto il suo incontro con Chaos molto tempo prima l’avesse cambiata… e tutto a un tratto aveva cominciato a cantare in uno scenario completamente nuovo e surreale. Il suo corpo aveva vita propria e la sua mente non poteva fare altro che rilassarsi e lasciarsi trascinare dal ritmo.


     “Broke my heart on the road
     Spent the weekend sewing the pieces back on
     Friends and thoughts pass me by
     Walking gets too boring when you learn how to fly”

     Il vestito di Tikal è un lungo nastro di seta nera che si avvolge sinuosamente attorno al suo corpo. Strisce di tessuto che pendono dai suoi polsi e dai suoi fianchi strusciano sulla terra polverosa mentre lei cammina sorridendo in uno scenario illuminato di arancione dal tramonto.

     “Not the homecoming kind
     Take the top off and who knows what you might find
     Won't confess all my sins
     You can bet I'll try it but you can't always win”

     Una leggera pioggerella comincia a cadere dal cielo. Le gocce d’acqua hanno l’aria di essere una cascata di piccoli diamanti e di piccoli cristalli. Tikal protrae il viso verso l’alto, desiderosa di essere abbracciata dalla fresca carezza del vento della pioggia.

     “Cause I'm a gypsy. Are you coming with me?
     I might steal your clothes and wear them if they fit me
     I never made agreements just like a gypsy
     And I won't back down ‘cause life's already bit me”

     Un vortice di polvere avvolge Tikal, adesso ferma a piedi scalzi sul terreno rosso. Le sue mani ondeggiano al ritmo della chitarra e i suoi fianchi si muovono in una sensuale danza. Le particelle di terra che fluttuano nell’aria si fondono con le gocce di pioggia, creando un velo bianco luminoso che risplende intorno a lei.

     “And I won't cry
     I'm too young to die
     If you're gonna quit me
     'Cause I'm a gypsy”

     Il velo chiaro si espande sotto la luminosità del tramonto, creando una colonna di luce che accarezza il corpo danzante di Tikal. L’allegra chitarra diminuisce pian piano il ritmo della sua canzone, trasformandolo in suoni caldi e misteriosi.

    “Life is a mistery, everyone must stand alone
     I hear you call my name and it feels like home”

     Dopo che la delicata voce di un coro gospel ha arricchito l’aria circostante di un piacevole suono di ugole tonanti, Tikal si ritrova sul terreno, stremata, stanca e in piena crisi di identità. Al suo collo pende un piccolo crocifisso di legno, lo stringe forte a sé, guarda il cielo e una batteria, accompagnata da un basso, la invitano a cantare la sua spiritualità.

     “Like a child you whisper softly to me
     you’re in control just like a child
     now I’m dancing
     it’s like a dream, no end and no beginning
     you’re here with me, it’s like a dream
     let the choir sing”

     Una statua raffigurante un santone con la pelle nera come un cioccolatino spunta dal terreno. Tikal si inginocchia al suo cospetto, accarezza piano la base marmorea dell’idolo e poi avvicina le labbra al collo dei suoi piedi per stampare un timido bacio. Una lacrima le riga il volto e cade delicatamente sulla caviglia di pietra della statua. Nel frattempo, il coro continua a fare da sottofondo con tono leggero ma sostenuto.

     “When you call my name it’s like a little prayer
     I’m down on my knees, I wanna take you there
     in the midnight hour I can feel your power
     just like a prayer you know I’ll take you there”

     L’echidna si passa le mani tra i lunghi aculei aranciati, diventati ora dei capelli ricci e corvini. Mentre la musica va scemando, Tikal si inginocchia sul suolo, quasi in lacrime. Il santone, non più rigido, scende lentamente dal piedistallo, si avvicina alla ragazza e china il capo intento a darle un piccolo bacio. Prima che le loro labbra si tocchino, il ritmo cessa bruscamente e tutta la scenografia clericale sparisce in una nuvola di fumo.

     Tikal sbatte un paio di volte le palpebre e si guarda intorno, rincontrando la tranquilla serenità di Angel Island. Il suo pensiero rivolto a Chaos si è improvvisamente trasformato in una movimentata canzone gospel senza che lei ne sapesse il motivo. Leggermente spaventata e più perplessa di quanto avrebbe ritenuto possibile, l’echidna si guarda intorno, sperando di vedere materializzarsi come per magia una spiegazione convincente o almeno plausibile. Non vedendo niente di tutto questo, decide che la decisione più saggia sarebbe stata aspettare il ritorno di Knuckles, anche se non può fare a meno di chiedersi a quante altre stranezze avrebbe dovuto assistere in quella giornata.

     - Dimmi, Scheggia! Hai bisogno di una vacanza? - domanda Sonic, sorridendo, ancora con un ghigno stampato in volto per la scenetta vista poco prima.

     Tails gli rivolge uno sguardo enigmatico. Si trovano ancora in casa del volpino, tutti seduti attorno al tavolo della cucina, ad eccezione di Sonic appoggiato al muro, decisi a scoprire l’origine di quegli inquietanti fenomeni musicali.

     - Perché questa domanda? -

     - Non era forse quello che stavi cantando con la tua bella chitarra da flamenco? - replica il riccio blu, con le labbra vibranti per il tentativo di trattenere una risata.

     - Ti prego, cerca di essere serio! - ribatte il volpino, arrossendo lievemente - Dobbiamo cercare di capire che cosa sta causando questi strani fenomeni, prima che la situazione degeneri! -

     - Degeneri? - ripete Sydia con tono soave - Non mi sembra che un paio di canzoni e di balletti possano fare danno, no? -

     - Non è neanche normale che di punto in bianco le persone credano di essere le stelle di un musical! - esclama Amy - Eravamo venute qui per chiedere a Tails una spiegazione, quando all’improvviso ci siamo ritrovate a ballare e a cantare! -

     - Credi che non stia succedendo solo a noi? - domanda Sonic incuriosito.

     - Mi sembra ovvio che non hai visto il balletto e la canzone sull’ecologia dei netturbini stamattina mentre raccoglievano la spazzatura! -

     - Questo spiegherebbe anche la coreografia e la tirata sul mangiare sano del fattorino che mi ha portato la pizza ieri sera! - commenta Tails stranito.

     Sonic scoppia nuovamente a ridere, ma si scusa immediatamente quando i suoi amici gli lanciano un’occhiata velenosa.

     - Bé, qualunque cosa sia sappiamo che almeno da ieri sera sta dilagando! - puntualizza Amy.

     - Già, non guasterebbe però sapere di cosa si tratta con esattezza! - replica sconfortato il volpino.

     - Niente che conosco è in grado di materializzare dal nulla ballerini, vestiti, musica e coreografie di quel tipo! - dice Sydia pensierosa.

     - Io trovo tutto questo molto divertente, vero, Cheese? - squittisce la coniglietta, con il suo Chao a farle da eco.

    - Se lo dici tu! - interviene Sonic - A me fa venire i brividi l’idea di mettermi a cantare all’improvviso quello che sto rimuginando in segreto nella mia zucca e ballarci persino sopra! -

     - Rimuginando hai detto? -

     Il riccio blu scambia loro un’occhiata un po’ stupita.

     - Sì, non ve ne siete accorti anche voi? Credo che il tema delle nostre canzoni sia quello che stiamo pensando o su cui stiamo riflettendo al momento! -

     - In effetti avrebbe senso! - commenta Amy - Quando io, Cream e Sydia ci siamo messe a cantare in palestra volevo far capire a Katrina che deve pretendere di più dal suo ragazzo! Ed è quello di cui parlava la nostra canzone! -

     - Ed io prima che arrivaste voi ragazze - dice Tails a sua volta - Stavo pensando che avrei voluto andare lontano in un bel posto caldo a riposarmi un po’! -

     - Bingo! - esclama Sonic strizzando loro l’occhio e sentendosi molto intelligente per la sua deduzione.

     - E tu cosa hai cantato, tesoro? - urla Amy con gli occhi luccicanti, in preda ad un improvviso attacco di romanticismo - Una canzone d’amore per me? -

     - Ehm… se ti interessa saperlo… ho cantato qualcosa su… su… come poter correre più veloce! Ecco, sì! -

     Sonic deglutisce, sperando che la riccia rosa si beva la menzogna. Non vuole certo scoprire come reagirebbe alla notizia che ha cantato di una certa Billie Jean e della possibilità di avere un figlio con lei.

     - Peccato! - replica lei con il broncio - Non mi dispiacerebbe affatto se mi dedicassi una serenata! -

     - Allora cosa proponete di fare al riguardo? - chiede Tails - Come affrontiamo la situazione? -

     - E se fosse solo un fenomeno passeggero? - propone Cream - Forse si risolverà tutto da solo con un po’ di tempo! -

     - In fondo un po’ di musica non ha mai fatto male a nessuno! - conclude Sydia rassicurante.

     - A nessuno forse no, ma a me di certo non giova! - esclama Sonic cocciuto - Non per essere la voce fuori dal coro, ma non mi va assolutamente di spiattellare tutto quello che ho in testa al primo che passa saltellando in un tutù rosa! -

     - Non avrai mica qualcosa da nascondere, tesoro? - gli rimbecca Amy sospettosa.

     - E poi, diciamoci la verità! - continua il riccio, facendo finta di non aver sentito - Se questo raptus musicale colpisce proprio tutti, come reagireste se a ballare e a cantare ci vedeste Eggman? O, tremo al solo pensiero, Shadow? -


     Nel frattempo…

     La testa di Shadow the hedgehog va su e giù, seguendo il ritmo della chitarra elettrica che sta suonando. Ad ogni battito, si protrae sempre più avanti, facendo oscillare con sé la sua lunga chioma riccia. I suoi occhi sono chiusi, è fin troppo concentrato sugli accordi del suo strumento e della sua potente melodia rock.

     “Back in the back
     Of a Cadillac, number one with a bullet, I’m a power pack
     Yes, I’m in a bang with a gang
     They’ve got to catch me if they want me to hang”

     Il giubbotto nero che indossa non si riuscirebbe a distinguere dalla sua pelle scura se non fosse per le borchie di metallo che lo ricoprono per la lunghezza delle maniche e della cerniera. Shadow tiene il tempo battendo il piede sul palco nero e lucido. Lo sfondo dietro di lui riporta la scritta bianca in caratteri cubitali “BACK IN BLACK”.

     “Cause I’m back on the track and I’m beatin’ the flack
     Nobody’s gonna get me on another rap
     So look at me now, I’m just makin’ my play
     Don’t try to push your luck, just get out of my way”

     Sullo zigomo destro sfoggia in bella vista un cerotto. La sua chioma è così folta che, ogni volta che oscilla il capo, alcuni capelli gli finiscono davanti agli occhi, ma lui non se ne cura fintantoché ha il suo microfono appeso all’asta e la sua chitarra. E’ parzialmente consapevole che se si fosse visto in quel momento si sarebbe preso a pugni da solo.

     “Yes, I’m back, yes, I’m back, yes, I’m back
     back in black, yes, I’m back in black”

     Quando gli accordi di chitarra spariscono lentamente, il suo inusuale abbigliamento viene anch’esso meno e Shadow si ritrova nel silenzio totale con solo lo stupore di quello che ha fatto a fargli compagnia. Sente il volto avvamparsi di calore e si dà da solo uno schiaffo per essere arrossito. Dopo essersi alzato ed essersi assicurato che nessuno lo stesse guardando, torna sui suoi passi, facendo finta di niente. Ringrazia di non aver cantato niente di più… compromettente, altrimenti sarebbe stato costretto a gettarsi giù da un dirupo!

     - Ehm… quello che hai detto è abbastanza convincente! - approva Tails, tormentato dalla visione di uno Shadow in versione ballerino da tip tap - A questo punto, potrei andare a controllare gli strumenti in officina per vedere se ci possono fornire qualche indizio! -

     I cinque si alzano insieme e percorrono la familiare strada che li separa dall’officina di Tails. Quest’ultimo e Sonic camminano con lentezza e circospezione, come se temessero che una bomba dovesse scoppiare da un momento all’altro. Qualcosa dice ad Amy che i due sono spaventati all’idea di mettersi di nuovo a cantare, ma lei sa, come anche Cream e Sydia, che la situazione non può essere poi così male. Volente o nolente, sarebbe riuscita a strappare al suo riccio blu preferito una serenata d’amore.


     - Per vedere la signorina Rouge c’è bisogno di un appuntamento! - esclama ansante il petulante gatto grigio.

     - Non per me! E adesso smamma! - replica furioso Knuckles, facendosi strada tra i corridoi del piano superiore di Club Rouge e seguito a ruota da un fastidioso assistente.

     - Protesto, signore! - incalza il felino - Non può piombare qui di colpo e pretendere di ricevere la signorina! Così mi costringe a chiamare la sicurezza! -

     Infastidito da quella presenza ostile che gli ronza attorno come una mosca, l’echidna accelera il passo, per niente intimorito dalle minacce ricevute. Arriva di fronte alla doppia porta della sala privata della ladra pipistrello e la spalanca senza ritegno, facendo inorridire l’assistente. Rouge è all’interno, comodamente sdraiata su un divano foderato di rosso e intenta a leggere una rivista con aria trasognata. Alza lo sguardo non appena il trambusto esplode nella sua stanza e si rimette in posizione verticale.

     - Chiedo scusa, signorina! - dice il felino, mortificato - Ho tentato di fermarlo, ma non ha voluto sentire ragioni! -

     - Non importa, Weasley! - replica la ragazza agitando piano la mano - Le maniere del signor Knuckles lasciano sempre molto a desiderare! Puoi tornare ai tuoi doveri, grazie! -

     Ancora un po’ risentito, il factotum lascia la stanza in punta di piedi, non prima di aver fatto un leggero inchino. Rimasta da sola con il guardiano, Rouge comincia a giocherellare con lui come suo solito.

     - Allora, Knucky! A che cosa devo questa irruzione frenetica nelle mie stanze? -

     - Non cominciare a fare la finta tonta come da copione! - sbraita di rimando lui - Ti avverto che questa è l’ultima volta che sono indulgente con te! Tenta un’altra volta di depredare la mia isola e ti giuro che… -

     - Frena, frena, fermo, aspetta! Quando, come e cosa avrei tentato di fare? -

     - Quello che cerchi di fare sempre! Non userò ancora il guanto di velluto con te se gironzolerai ancora attorno ad Angel Island -

     - Per tua norma e informazione sono secoli che non ho in testa la tua stupida isola galleggiante! Se vuoi cercare un pretesto per venire a trovarmi, inventati qualcosa di meglio! -

     - Venire a trovarti? Di cosa diamine blateri? Mi vuoi far credere che non hai mandato tu Nack the weasel e i suoi cialtroni di fiducia su Angel Island? -

     - Nack the weasel lo conosco a malapena! E se proprio avessi voluto andare a caccia di smeraldi giganti mi sarei mossa di persona, come faccio sempre! -

     In effetti, Knuckles non ricordava una sola occasione in cui Rouge avesse mandato qualcun altro a fare le sue veci di ladra. E quanto aveva detto riguardo a Nack non era tanto inverosimile, dato che la donnola non era esattamente il tipo da avere una ragazza come suo boss. Se poi ci aggiungeva che non aveva fatto menzione dei minerali che i delinquenti stavano rubando, ma solo del Master Emerald…

     - Comunque questo non prova un bel niente! - continua l’echidna, allentando un po’ la presa ma deciso a non ammettere un suo potenziale sbaglio.

     - Prova solo il fatto che sei un’irrecuperabile testa di rapa! - sbotta Rouge accalorandosi - Ogni volta che c’è qualcosa che non va sul tuo pezzo di terra volante vieni sempre a dare la colpa a me! Sei un bambino capriccioso che vuole scaricare la rabbia per forza su qualcuno! -

     - Se tu non fossi così attaccata al denaro non saresti sempre il mio primo pensiero quando qualcuno tenta di fare il colpo grosso su Angel Island! Si può sapere perché sei così morbosamente avida? -

     Rouge gli sorride di rimando con fare malizioso.

     - Non lo sai che alle ragazze piacciono le cose costose? -

     Nella stanza esplode senza preavviso un allegro motivetto dance a base di pianoforte, ritmato e in qualche modo cantilenante. Delle trombe invisibili innalzano i toni della musica, introducendo con il loro suono la parte cantata che di lì a poco sarebbe arrivata. Nella frazione di secondo in cui Knuckles chiude gli occhi e li riapre, la ragazza pipistrello si ritrova con un lungo abito da sera sgargiante, rosa, svolazzante e privo di spalline, una collana di diamanti luminosa e dei guanti in tinta unita al vestito. Alle sue spalle c’è una piccola scalinata scarlatta davanti ad una scenografia rossa brillante. Knuckles è improvvisamente colto dalla voglia di fuggire a gambe levate, mentre Rouge da fiato alla sua ugola.


     “Some boys kiss me, some boys hug me
     I think they’re ok
     if they don’t give me proper credit
     I just walk away”

     Alcuni ballerini in giacca e cilindro spuntano come funghi, reggendo tra le mani dei grandi cuori rossi di cartone e agitandoli alle spalle di una divertita Rouge. La ragazza si passa un dito tra le labbra con sguardo malizioso e continua la sua canzone ritmata.

     “They can beg and they can plead
     but they can’t see the light, that’s right
     ‘cause the boy with the cold hard cash
     is always Mister Right”

     Sfregando i polpastrelli tra di loro in un equivocabile gesto indicante il denaro, si fa prendere ai fianchi da due damerini e sollevare in aria come una diva dei musical, per poi ritoccare terra con delicatezza ed eseguire piroette e volteggi, ondeggiando la gonna rosa.

     “Some boys romance, some boys slow dance
     that’s all right with me
     if they can’t raise my interest then I have to let them be”

     Rouge risale la breve scaletta e si piazza pretenziosa sulla pedana. I damerini si mettono in fila e quando la ragazza scende e passa loro accanto la ricoprono di regali costosi ad ogni suo passo. Da una vaporosa pelliccia bianca, a dei bracciali di diamanti, ad anelli d’oro. Rouge accarezza delicatamente il pelo del suo soprabito e ammira nel contempo lo splendore dei suoi gioielli.

     “Some boys try and some boys lie
     but I don’t let them play, no way
     only boys that save their pennies
     make my rainy days”

     Una pioggia di banconote cade a profusione dal soffitto e Rouge danza nel vortice di denaro, ondeggiando lentamente le spalle in un passo di danza armonioso. Mentre i soldi continuano a diluviare su di lei, i ballerini si mettono di nuovo in fila e la ragazza li accarezza con una mano uno dopo l’altro, e in successione aprono le loro giacche mostrando una serie di splendenti orecchini appesi al tessuto.

     “Cause we are living in a material world
     and I am a material girl
     you know that we are living in a material world
     and I am a material girl”

     I damerini fanno un allegro girotondo attorno a Rouge, la diva e star dello spettacolo, facendo tintinnare le paia di orecchini che tenevano in serbo per lei. La ragazza alza le mani al cielo ed emette un ultimo lungo acuto prima che la musica dance cessi di colpo e gli effetti scintillanti scompaiano rapidamente in successione così come, sfortunatamente per lei, anche tutti i costosi doni ricevuti dal suo corpo di ballo.

     Il pipistrello si guarda intorno, incredula su quello che è appena accaduto, tastandosi i polsi e il collo come per cercare di riavere i gioielli che poco prima sfoggiava con orgoglio. Il suo sguardo incrocia quello di Knuckles, il quale non avrebbe saputo esprimere meglio il suo sbigottimento se non con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.

     - Ok, questo fa decisamente paura! - commenta lui.


     - Spero che Tails non faccia saltare tutto in aria! - mormora Amy preoccupata mentre passeggia sul vialetto di casa Prower.

     Sonic sogghigna e le dà una pacca giocosa sulla schiena.

     - Tranquilla! Il massimo che può accadere è che tiri fuori il banjo e si scateni in una quadriglia! -

     - Molto spiritoso, tesoro! - replica la riccia rosa dandogli corda.

     I due si erano concessi una breve passeggiata nell’attesa che Tails studiasse il modo più rapido per capire la causa dell’epidemia musicale. La proposta era stata naturalmente avanzata da Amy, ansiosa di trascorrere un po’ di tempo con il suo compagno prima che sfuggisse ancora alla sua portata. Sonic, dal canto suo, aveva tentato in tutti i modi di mostrarsi entusiasta, cercando di soprassedere sul fatto che avrebbero dovuto spostarsi alla velocità di una tartaruga.

     - In ogni caso - continua lei prendendo per le spalle Sonic e fissandolo con bramosia - Quando avremo trovato la soluzione a tutto questo stai pur certo che non sistemeremo le cose finché non mi avrai dedicato una canzone! -

     Sonic comincia a sudare freddo, rendendosi conto che c’è il rischio di ridicolizzarsi senza poter far nulla per controllarsi. Si gratta l’orecchio con falsa noncuranza e ride nervosamente.

     - Che bisogno c’è di una canzone, Amy? Potrebbe venire fuori una cosa talmente noiosa da far crollare anche le pareti! -

     - Una serenata non è noiosa! - replica la riccia offesa - E poi me lo devi! Se per vederti devo aspettare sempre che finisci le tue corse in giro per il mondo, almeno al tuo ritorno mi farebbe piacere ricevere qualcosa di romantico! -

     - Ehm… pensavo fossimo d’accordo su questo punto! Tu hai accettato il mio modo di vivere e io ho accettato la tua… ehm… scarsa delicatezza! -

     - Vuoi insinuare che sono rozza? - gli ringhia contro la ragazza con una mezza intenzione di mettere mano al martello.

     - Ehm… noooooo! Ma cosa hai capito! -

     Sonic non sa davvero che pesci prendere e comincia a sentire già i dolori da martellata anticipati.

     - Volevo solo dire che… ehm… la pazienza non è tra le tue virtù! -

     La risposta sembra soddisfare Amy, dato che il suo istinto battagliero si placa per lasciare spazio ad un’espressione imbronciata.

     - Non è colpa mia! Divento nervosa quando non sei con me! Se riuscissi a stare fermo per più di cinque minuti, forse… -

     - Impossibile! Sono fatto così e così mi piace essere! -

     Era inevitabile a quel punto che un altro brano prendesse vita grazie ad un’orchestra di accompagnamento invisibile. Un ritmo di chitarra inframmezzato in stile country riempie l’aria con rapidità sconcertante. Sonic sa di essere il diretto interessato quando perde ogni abilità motoria e si lascia trasportare dalle note. La sua testa china sfoggia un cappello da cowboy marroncino, abbinato alla sua camicia a quadrettoni annodata in vita, ai jeans e agli stivali con la punta rinforzata e gli speroni.


     “Don’t tell me to stop
     tell the rain not to drop
     tell the wind not to blow
     ‘cause you said so”

     Il riccio blu si trova su di una strada asfaltata dispersa nel deserto. Cammina lentamente con lo sguardo basso e le mani nelle tasche, dando colpi rapidi di ginocchio ad ogni interruzione della chitarra.

     “Tell the sun not to shine
     not to get up this time, no, no
     let it fall by the way
     but don’t leave me where I lay down”

     La sua lenta marcia non si interrompe neanche quando un camion che sfreccia velocemente sulla strada gli passa ad un centimetro di distanza, alzando una folata di vento che gli fa volare via il cappello.

     “Tell the leaves not to turn
     but don’t ever tell me I’ll learn, no, no
     take the black off a crow
     but don’t tell me I have to go”

     Sonic si inginocchia sul manto sabbioso del deserto mentre un forte vento gli scompiglia gli aculei. Prende una manciata di sabbia e terriccio e, alzando le braccia, la lascia cadere come una pioggia sulla sua faccia e sulla sua camicia.

     “Tell the bed not to lay
     like the open mouth of a grave, yeah
     not to stare up at me
     like a calf down on its knees”

     Un piccolo gruppo di cowboy appare alle spalle di Sonic. Facendo schioccare le loro fruste, sgambettano a tempo con la musica esibendosi in una semplice coreografia di gambe e piedi. Anche il riccio blu vi partecipa, tenendosi la cintura a forma di aquila con le mani, ammantato nella sua giacca di pelle appena apparsa a coprire la camicia.

     “Don’t you ever tell me love isn’t true
     it’s just something that we do
     tell me everything I’m not but
     don’t ever tell me to stop”

     Dal centro del gruppo di ballerini spunta un massiccio toro meccanico. Sonic ci salta sopra con un agile balzo e lo cavalca tenendolo per le corna. I suoi movimenti flessuosi ma potenti non riescono a fargli perdere l’equilibrio neanche una volta.

     “Please don’t
     please don’t
     please don’t tell me to stop
     don’t you ever
     don’t you ever
     don’t ever tell me to stop”

    Il brusco arresto della musica prende alla sprovvista Sonic, tanto che si ritrova a cadere comicamente quando il toro sparisce in una nuvola di fumo. Lo scenario desertico si dissolve come al solito, tornando ad essere il familiare vialetto della casa di Tails.

     - Non stavi niente male con quel completino, tesoro! - lo schernisce Amy con un sorriso beffardo.

     Il riccio blu si rimette in piedi e si batte le mani sui calzoncini impolverati.

     - Tutto sommato era una bella canzone, dai! - replica Sonic, grato per non essersi esibito in qualcosa che avesse fatto perdere la staffe ad Amy.

     - Anche se il messaggio mi sembrava fin troppo una paternale! Tu non vuoi che ti dica di fermarti, ma come posso riuscirci quando sento la tua mancanza e ti vorrei accanto? -

     - Bé, forse dovresti imparare a… ehm… mollare un po’ l’osso! -

     - Mollare un po’ l’osso? -

     Il modo in cui Amy ha ripetuto quelle parole fa scorrere un brivido freddo lungo la schiena di Sonic. La sua scarsa capacità di trovare le parole giuste aveva colpito di nuovo nel punto sbagliato. La ragazza si pianta di fronte a Sonic, con le braccia ai fianchi e un’aria tra le più combattive del suo repertorio. Curioso come il riccio blu tema più le reazioni di lei che affrontare un intero esercito di robot armati fino ai denti.

     - Stammi bene a sentire, signor Sonic! Ho passato troppo tempo a cercare di conquistarti per poterti poi lasciare andare così facilmente! Per quanto tu possa girovagare per il mondo e sfuggirmi dalle braccia, ora che so che anche tu provi qualcosa per me, riuscirò sempre a riprenderti! -

     Delle percussioni elettroniche e un ritmo incalzante di batteria esplodono all’improvviso nelle orecchie di Amy. Dovrebbe essere disorientata da tutto quello, ma non lo è. Se era vero che l’epidemia musicale metteva su spartito ogni suo pensiero, sapeva che avrebbe cantato qualcosa che avrebbe mostrato a Sonic tutta la sua determinazione a mantenere vivo il loro rapporto. La voce di un coro le giunge chiara e forte alle sue spalle.


     “Say you won't leave me no more
     I'll take you back again
     No more excuses no, no
     'Cause I've heard them all before
     A hundred times or more”

     Amy balla in maniera scatenata, lasciandosi trascinare dalla musica. Indossa un abbigliamento decisamente succinto per i suoi standard, cioè dei pantaloncini bianco panna e un top azzurro ricoperto di brillantini che la fanno sembrare una stella luccicante.

     “I'll forgive and forget
     If you say you'll never go
     'Cause its true what they say
     It's better the devil you know”

     La voce della riccia rosa è forte e squillante, la sua determinazione e la sua fierezza lo sono altrettanto. Alle sue spalle si innalzano colonne di fuoco incandescenti. Le fiamme sembrano danzare al ritmo della sua canzone e si increspano come acqua quando Amy muove le mani con grazia.

     “I'll be here every day
     Waiting for your love to show
     Yes it's true what they say
     It's better the devil you know”

     Il fuoco si trasforma in una serie di alti e imponenti specchi. La loro cornice possiede un velo di colore blu intenso che si increspa ad ogni alito di vento, come ad invitare Amy a tuffarsi senza esitare nel vetro. Il riflesso di Amy le sorride con fare malizioso. I suoi occhi emanano una luce combattiva. Il coro abbassa il tono della canzone, portandola verso il termine. Uno dei veli avvolge completamente Amy, nascondendola alla vista.

     Una nuova canzone rimbomba nell’aria, introdotta da una serie di suoni acuti e ascendenti. Lo scenario di prima si è trasformato in un palco nero e lucido. Amy è chinata con il capo sullo schienale di una sedia. I suoi capelli sono diventati all’improvviso neri come l’inchiostro e il suo abbigliamento si è trasformato in un bustino scuro, completo di calze a rete e lunghi guanti di seta.


     “I see you on the street and you walk on by
     You make me wanna hang my head down and cry
     If you gave me half a chance you'd see
     My desire burning inside of me
     But you choose to look the other way”

     Il suo sguardo è posato su uno sconcertato Sonic, mentre si alza dalla sedia, posa i suoi tacchi sul palco e comincia a muoversi delicatamente ad ogni nota che viene suonata. Sullo sfondo dai tendaggi blu elettrico si scorgono delle piccole cabine in cui tanti ammiratori guardano con aria rapita l’esibizione di Amy.

     “I think that you're afraid to look in my eyes
     You look a little sad boy, I wonder why
     I follow you around but you can't see
     You're too wrapped up in yourself to notice
     So you choose to look the other way
     Well, I've got something to say”

     Amy mima con la mano una pistola che fa fuoco in direzione di Sonic. La canzone è inequivocabilmente rivolta a lui, sebbene gli ammiratori sul fondo del palco acclamano la stella dello spettacolo con applausi e fischi maliziosi.

     “Don't try to run I can keep up with you
     Nothing can stop me from trying, you've got to
     Open your heart to me, baby
     I hold the lock and you hold the key
     Open your heart to me, darlin'
     I'll give you love if you, you turn the key”

     Spalle, braccia, mani, gambe, ogni parte del corpo di Amy si fa trascinare dalla musica, sfruttando il ritmo per esibirsi in una danza sensuale. La sua voce raggiunge picchi di elevata intensità che mai Sonic avrebbe immaginato possibile. Se non fosse stato consapevole della natura quasi magica di ciò che stava succedendo, forse si sarebbe lasciato andare al richiamo della ragazza.

     Amy si riscuote in fretta dall’inspiegabile fenomeno, proprio nel momento in cui lo scenario si dissolve sotto i suoi occhi sbalorditi, tornando ad essere semplicemente il vialetto di casa Prower. Anche se non si è sentita per niente a suo agio in quelle vesti provocanti, Amy tenta di mostrarsi comunque sicura di sé e altezzosa, in modo da non far ignorare a Sonic il messaggio di quelle canzoni.

     - Le cose si stanno mettendo male! - commenta il riccio blu, palesemente terrorizzato - Le canzoni stanno aumentando sempre di più! Cos’altro dobbiamo aspettarci adesso? -

     Come in risposta alla sua spaventata domanda, un coro di trombe prorompe dall’interno della casa di Tails. Una voce maschile altisonante ripete alcune parole a ripetizione. Dalla porta d’ingresso, Tails, Cream e Sydia spuntano all’improvviso, marciando in fila indiana a tempo con il ritmo. Il loro abbigliamento verde mimetico li fa sembrare dei cadetti di un’accademia militare che si muovono ordinatamente agli ordini del loro superiore… in questo caso, la musica.


     “Desperately seeking someone willing to travel
     You're lost in conversation and useless at Scrabble
     Happiness will never last
     Darkness comes to kick your ass”

     I cinque involontari attori si ritrovano in uno spazio ampio e sgombro, con delle luci sfavillanti che proiettano infuocati bagliori tutto intorno a loro. Sonic è a capo dell’esercito di ballerini, con indosso un completo di giacca e pantaloni bianchi gessati, con tanto di camicia viola. Impugna un bastone con il quale si esibisce in complicate movenze di danza.

     “We're sold on vanity but that's so see through (see through)
     Take your body to the floor, your disco needs you
     From Soho to Singapore, from the mainland to the shore”

     Ad intonare la seconda strofa è Tails. La sua divisa è variopinta e sgargiante negli incroci di sfumature di rosso e di blu. Sulla testa porta un cappello lungo e di forma cilindrica con una nappa dorata appesa di lato. L’imbracatura che ha intorno al corpo serve a reggere un piccolo tamburo, le cui bacchette non sembrano tanto servire a suonarlo quanto a fungere da bastoni in stile majorette.

     “So lets dance through all our fears
     War is over for a bit, the whole world should be moving to your heart
     You're a lonely heart
     Your disco, your disco, your disco needs you!”

     Le stelle dello spettacolo si posizionano l’uno dietro all’altro, in ordine di altezza. Con movimenti lenti e meccanici sollevano le braccia, tenendo ancora in pugno le bacchette, in modo da formare una figura di arti multipli nell’aria. Il coro di voci è perfettamente sincronizzato e cristallino, i toni si alzano sempre di più fino al gran finale e all’ultima nota.

     Quando la strana magia è scomparsa, i cinque ragazzi si guardano negli occhi, completamente esausti e spaesati.

     - Va bene! - sbotta Sonic - Chi di voi ha pensato che la discoteca aveva bisogno di noi? -

     - Signore e signori, bambini e marmocchi, ragazze e ragazzi, so cosa state pensando! Cosa mai starà succedendo nel nostro pianetino piccino piccino? Chi è il responsabile della dilagante epidemia musicale che ci fa schioppettare le scarpette da tip tap sulla pista da ballo? Nient’altro che moi, il genio del ghigno e dell’estro, della burla il maestro, attuale boss dei Ring Leaders, l’inossidabile, imperturbabile, indissolubile, eccetera eccetera, monsieur Trick! -

     La iena ridens parla apparentemente da sola nella sala principale, ora deserta, del suo palazzo. Assieme ai suoi inseparabili cilindro e bastone, volteggia da un lato all’altro della stanza come su di un palcoscenico in cui lui è l’attrazione principale. Terminata un’ultima piroetta, si lancia con eleganza su di una poltrona rossa foderata di chintz e vi sprofonda comodamente.

     - Tutta Mobius ride e canta insieme a me, ora che ogni piccoletto, dal più pacchiano al più elegante, dal più peloso al più calvo, dal più cupo al più splendente, ha stampata sul visetto una bella faccia felice! Benvenuti a Mobius, il mio negozio di caramelle! -


     “Tarzan and Jane were swingin' on a vine
     Candyman, candyman
     Sippin' from a bottle of vodka double wine
     Sweet, sugar, candyman”

     La iena è protagonista di una scenetta molto particolare, di cui non è per niente sorpreso. Si trova al bancone di un bar, in abbigliamento da marinaio, con tanto di cappellino circolare bianco. Lui fornisce con la sua voce solo i bassi, ma la maggior parte dell’allegra melodia jazz è fornita dalle tre coriste sullo sfondo.

     “I met him out for dinner on a Friday night
     He really got me working up an appetite
     He had tattoos up and down his arm
     There's nothing more dangerous than a boy with charm
     He's a one stop shop, makes my panties drop
     He's a sweet talkin' sugar-coated candyman
     A sweet talkin' sugar-coated candyman”

     Mentre Mr. Trick sorseggia con una cannuccia un frappé con ciliegina, delle avvenenti fanciulle bionde si siedono accanto e lui e cominciano a giocare maliziosamente con i suoi capelli. In tutta risposta, felice come una pasqua, salta agilmente sul bancone e comincia a lanciare caramelle a destra e a manca.

     “He took me to the Spider Club on Hollywood & Vine
     We drank champagne and we danced all night
     We shook the paparazzi for a big surprise
     We dance through the night, who needs tomorrow tonight?
     He's a one stop shop, makes my cherry pop
     He's a sweet talkin' sugar-coated candyman
     A sweet talkin sugar-coated candyman”

     Le coriste continuano ad elogiare la dolcezza del protagonista della coreografia, mentre il diretto interessato esibisce i suoi muscoli flettendo le braccia, come un perfetto marinaio che si rispetti. Una delle ragazze gli lancia un barattolo di spinaci, dal quale, una volta aperto, spuntano dei serpenti di gomma. La coreografia termina in uno schiocco di dita, lasciando tempo a Mr. Trick per saltare in avanti sul bancone e finire lungo e sdraiato con un pugno a reggere la testa e un sorriso smagliante. Per lui c’è solo una parola che può riassumere tutto quello…

     - BADABUM! -

FINE PRIMO ATTO

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Colonna sonora:
- “Billie Jean” di Michael Jackson - Thriller (1982)
- “Express Yourself” di Madonna - Like A Prayer (1989)
- “Beat It” di Michael Jackson - Thriller (1982)
- “La Isla Bonita” di Madonna - True Blue (1986)
- “California Gurls” di Katy Perry & Snoop Dogg - Teenage Dream (2010)
- “Gypsy” di Shakira - She Wolf (2009)
- “Like A Prayer” di Madonna - Like A Prayer (1989)
- “Back In Black” di ACDC - Back In Black (1980), Cover di Shakira (2003)
- “Material Girl” di Madonna - Like A Virgin (1984)
- “Don’t Tell Me” di Madonna - Music (2000)
- “Better The Devil You Know” di Kylie Minogue - Rhythm Of Love (1990), Live (2006)
- “Open Your Heart” di Madonna - True Blue (1986)
- “Your Disco Needs You” di Kylie Minogue - Light Years (2000)
- “Candyman” di Christina Aguilera - Back To Basics (2006)

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Knuckster