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Autore: _rainbow_    20/06/2011    37 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno ragazze.
Come avrete capito è proprio un periodaccio per me.
Intanto mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare le note sulla mia pagina autrice che indicavano quando avrei aggiornato la storia.
Sarà che venerdì 17 si è rivelata proprio una data infausta, protraendo la sua influenza negativa anche nel week-end per me: il mio collegamente internet ha avuto seri problemi.
Il lavoro, poi, con i problemi che ci sono stati ultimamente, sta assorbendo parecchio delle mie energie. Quelle che mi rimangono quando arrivo a casa, finisce di esaurirle la mia piccolina! XD!
Così, a volte, davvero ho la voglia di scrivere, ma non la forza per farlo!
Comunque, l'insieme delle cose mi induce a chiedervi di avere pazienza, e di accontentarvi per qualche tempo di un solo aggiornamento a settimana.
Posterò un nuovo capitolo tutti i giovedì .
E passo al capitolo di oggi: inizia con un flashback di Bella e prosegue con un passaggio che so già molte di voi commenteranno imbracciando i forconi! XD!
Era un pò che li tenevate risposti, ho pensato di farvi togliere un pò di polvere! XD!
Scherzi a parte, sapete che i vostri commenti mi fanno un piacere immenso, specie in questi momenti dove il mio umore è sempre un pò ballerino. Mi ricollego alla decisione di voler postare una volta a settimana, anche per dirvi sinceramente che così avrò più tempo per poter parlare con voi. E' un aspetto che ultimamente ho un pò trascurato sempre per mancanza di tempo, e che mi sono trovata a rimpiangere fortemente.

Mi diverto, mi sfogo, mi confronto con voi, non voglio davvero rinunciarci.
A questo punto, vi avrò seriamente stufato con tutte le mie chiacchiere.
Perciò, vi lascio decisamente alla lettura del capitolo, sperando possiate trovarlo piacevole.
Un bacio.
Roberta




Compiere gli anni il tredici di settembre sembrava quasi una beffa, dal momento che coincideva quasi sempre con l'inizio dell'anno scolastico.
Da quando ero arrivata al St. Marie, però, questa associazione non valeva più: le lezioni iniziavano a fine settembre, dal momento che terminavano a metà luglio.
Il primo anno lo avevo trascorso da sola e ne ero stata più che contenta, non volevo l'attenzione di nessuno sconosciuto. I miei tredici anni, invece, li avevo festeggiati con Kelly, che per l'occasione aveva fatto venire sua madre, facendomi ottenere il permesso di potermi recare con loro a Zurigo per un intero week-end.
I miei quattordici anni, mi vedevano di nuovo solitaria: Kelly doveva partecipare al matrimonio della sorella minore di suo padre, nonostante fosse già il terzo, e si trovava così ancora in America.
Altri studenti erano già rientrati dalle vacanze, ma nessuno con cui volessi condividere quella ricorrenza.
D'altronde avevo già stabilito un programma di tutto rispetto: poltrire a letto almeno fino all'ora di pranzo, poi recarmi in mensa per mangiucchiare qualcosa, infine rifugiarmi nel parco con la mia preziosa copia di Romeo e Giulietta. Lo avevo letto solo qualche mese prima e me ne ero innamorata subito.
Stavo già attuando la prima parte del programma, ossia poltrire a letto, quando il cellulare aveva preso a suonare. Sicura che fosse Kelly, sempre incasinata col fuso orario, avevo risposto senza nemmeno guardare il display.
- Se aspettavi ancora un pò a chiamare, mi facevi gli auguri per i miei quindici anni...
- Veramente a quest'ora non eri ancora nata, sono sicuro perchè l'ho visto sul tuo certificato di nascita, quindi tecnicamente sono in anticipo in realtà.
Mi ero sollevata di scatto, completamente presa in contropiede.
- Edward! Ciao... scusa... pensavo fosse la mia amica Kelly... fa sempre confusione con il fuso orario.
Lo avevo sentito fare una mezza risata, qualcosa che potevo tranquillamente catalogare come "evento raro".
- Non c'è problema... comunque, tanti auguri, Isabella.
Ero arrossita, quasi mi avesse potuto vedere in quel momento con indosso quel pigiama corto e l'espressione sorpresa.
Auguri di persona, anzichè riportati dalla sua segreteria come l'anno precedente... stava forse per finire il mondo?
- Bè, grazie... per averci pensato, e anche in anticipo...
Non ero riuscita ad evitare un tono leggermente ironico. I nostri rapporti erano perlopiù una serie di comunicazioni necessarie e non particolarmente calorose e spontanee.
Anzi, rimanevano quasi sempre su argomenti assolutamente neutri: il mio andamento scolastico, la nostra rispettiva salute, il tempo, eventuali mie necessità extra.
- Veramente avevo anche in mente di farti un regalo... ma adesso, mi rendo conto che forse non sarebbe poi così gradito.
Non aveva assunto proprio quel tono distaccato che aveva il potere di rendermi l'umore cupo nei giorni successivi sino a che non riuscivo a smaltire l'averlo visto o sentito così freddo con me, però aveva perso un pò dell'iniziale slancio con cui mi aveva parlato.
Un pò mi era dispiaciuto, forse aveva avuto intenzioni davvero diverse questa volta.
- Bè, questo dovrei giudicarlo io, no?
Avevo provato a recuperare terreno, per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
- Okay. Allora ti aspetto davanti all'ingresso.
- Scusa? Ma... cioè... sei qui?  Al St. Marie?
- Sì. Sono arrivato dieci minuti fa direttamente dall'aereoporto. Non ti ho detto nulla prima, perchè fino all'ultimo non sapevo se ce l'avrei fatta o meno. Avevo degli impegni a Londra nei giorni scorsi...
Non era venuto in Europa espressamente per me... però si era comunque fermato per il mio compleanno! Non ero riuscita a trattenere un moto di gioia: era lì, per me... ed aveva anche un regalo!
- Dammi cinque minuti, mi preparo e arrivo...
- Ecco, parte del regalo prevede l'uso del costume da bagno... e abbigliamento comodo. Magari anche di una felpa un pò pesante...
Costume da bagno? La cosa mi aveva lasciata perplessa, però decisamente anche incuriosita. Era la prima volta che mi sentivo così leggera con lui. Di solito, quel tipo di sensazione, era legata alla mia amica Kelly: lei aveva il potere di rendermi spensierata.
- Va bene. Lo tengo presente. Mi sbrigo e arrivo.
Mentre parlavo, avevo già preso a darmi da fare per prepararmi. Forse nel timore che quell' Edward così insolito potesse svanire.
- Fai pure con calma... non c'è fretta.
- Okay. A dopo.
Avevo chiuso la comunicazione, sbrigandomi lo stesso. Mi ero infilata il costume intero che usavo per le lezioni di nuoto perchè mi aveva sfiorato l'idea di prendere in prestito uno dei due pezzi di Kelly, ma decisamente l'avevo scartata quasi subito: non mi sarei sentita a mio agio.
Da qualche mese a questa parte, la realtà era che avevo iniziato a percepire in maniera diversa il mio corpo, di conseguenza anche la visione che potevano averne gli altri mi metteva in agitazione.
Sopra avevo infilato un paio di pantaloncini e una camicetta leggera. Mi ero raccolta i capelli in una pratica coda e avevo preso una felpa, seguendo l'indicazione di Edward. Delle comode scarpe da tennis avevano completato il mio abbigliamento.
Poi mi ero precipitata fuori dalla stanza, lungo il corridoio, giù per le scale, travolgendo quasi l'inserviente che le stava lavando, scusandomi con lui ma senza fermarmi veramente.
Una strana fretta mi aveva invaso, spingendomi quasi ad attraversare il parco di corsa per raggiungere l'ingresso. Sapevo che non avevo bisogno di avvisare nessuno, Edward doveva aver già informato la segreteria della mia uscita data la sua presenza.
Quando ero stata in prossimità del grande cancello, mi ero imposta un'andatura normale. Così avevo avuto tutto il tempo di osservare la macchina scura che mi attendeva.
Solo in quel momento, infatti, mi era passato per la testa che magari non saremmo stati soli: solo un mese prima avevo visto dei servizi fotografici su un suo presunto flirt con una fotomodella australiana.
Il solo pensiero aveva sgonfiato tutto il mio buonumore. Sarebbe stato estremamente imbarazzante: già io e lui non avevamo questo gran rapporto, se poi ci fosse stata di mezzo anche una sconosciuta, non avrei saputo superare la mia timidezza. Quasi subito, però, la portiera dal lato guida si era aperta ed Edward era sceso per venirmi incontro. Nonostante avesse indossato camicia, cravatta e pantaloni eleganti, mi era sembrato... diverso. Forse perchè per la prima volta mi era apparso disteso, sorridente.
- Ciao.
- Ciao.
Eravamo rimasti un attimo in sospeso, come se non avessimo saputo bene che fare. Poi era stato lui a rompere il ghiaccio.
- Buon compleanno.
Mi aveva letteralmente scioccato: aveva accompagnato l'augurio con un bacio sulla guancia. Mi ero sentita arrossire in maniera inequivocabile.
- Grazie.
Mi aveva sorriso, spiazzandomi ancora di più: sembrava davvero contento di essere stato lì con me.
- L'abbigliamento, va bene così?
Mi era venuto spontaneo chiederglielo, perchè comunque lui era elegante come sempre.
- Perfetto. Anch'io ho un cambio in macchina.
Mi ero sentita nuovamente un pò in imbarazzo.
- Direi che possiamo andare. Abbiamo un piccolo viaggio da compiere prima di arrivare a destinazione.
Si era avvicinato alla macchina, spalancando lo sportello dal lato passeggero ed invitandomi a salire.
Lo avevo fatto con il cuore che mi batteva all'impazzata, perchè improvvisamente ero diventata cosciente del fatto che per la prima volta avrei trascorso del tempo in sua compagnia.


Era stata una giornata perfetta.
Edward era stato perfetto: rilassato, sorridente, scherzoso.
Il regalo per il mio compleanno era stato trascorrere del tempo con lui sulla sua barca a vela. Avevamo raggiunto in elicottero il porto di Genova, in Italia, dove aveva fatto arrivare la sua imbarcazione..
Quasi mi era sembrato un altro, mentre in pantaloncini e maglietta, ci eravamo goduti il sole e il calore settembrino di una giornata al mare.
Ad un certo punto non avevo più potuto fare finta di niente, e glielo avevo detto sinceramente, perchè lui fosse improvvisamente così diverso.
La sua risposta era stata chiara anche per me, che all'epoca potevo dire di conoscerlo molto poco.
"Quando sono in mare aperto non esistono più il mio cognome, i miei doveri, i miei affari. Posso essere solo Edward. Edward e basta".
Poi, però, c'era stato il ritorno alla realtà.
La giornata in mare era finita ed eravamo tornati sulla terraferma.
Il tempo che era occorso per ritornare al St. Marie aveva coinciso con il ritorno dell'Edward taciturno, quasi distaccato.
Avevo capito subito che non era bastata quella giornata per cambiare le cose tra di noi. Non era stato un inizio, ma solo una parentesi "strana" in quel nostro rapporto difficile.
Ci eravamo salutati davanti al cancello del mio collegio che era quasi l'una di notte passata.
Non c'era stato nessun bacio sulla guancia, solo una lieve stretta sul braccio.
Non avevo avuto nè il coraggio nè la forza per reagire, domandogli spiegazioni del suo comportamento.
Avevo pensato, dopotutto, che le cose potessero comunque andare meglio di come erano andate sino a quel momento.
Senza immaginare, ovviamente, quanto fossi distante dal sapere che sarebbero invece drasticamente peggiorate negli anni successivi.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Non c'era stato un cielo azzurro ad accoglierla quando era salita in coperta, ma un tempo grigio ed una pioggerellina fine.
Si era avvolta meglio nella felpa troppo grande per lei, assaporando la sensazione di calore e benessere che le trasmetteva.
Il sole, quella mattina, era dentro di lei.
Le era venuto da sorridere all'idea di come apparisse tremendamente "romanzato" quel pensiero.
Forse aveva letto davvero troppe volte i suoi libri preferiti per non arrivare a tradurre con parole simili la sensazione di felicità che provava.
Aveva trascorso una serata meravigliosa con Edward, rilassato e scherzoso come non lo aveva mai visto. Persino il fatto di cenare aprendo delle semplici scatolette era stato  perfetto.
Avevano chiacchierato per tutto il tempo, seduti vicini, ridendo ad ogni più piccolo pretesto, come per esempio infilzare un'oliva e vederla schizzare nel bicchiere dell'altro.
Le chiacchiere avevano seguito il filo di mille discorsi diversi, dal raccontare dei suoi compagni di classe, al sapore che avevano avuto i petali di cioccolato dei fiori che avevano ornato il solarium.
C'era stata davvero la voglia in entrambi di concentrarsi solo su loro due, cullati dal mare, tagliando fuori tutto il resto del mondo.
Tornando al presente, Bella aveva rivolto lo sguardo verso la costa lontana, di cui si intuiva solo il contorno sfocato.
Aveva Edward tutto per sè ancora per quella giornata.
Era tornata a sorridere involontariamente, come sempre accadeva quando pensava a lui.
La serata era scivolata in una notte altrettanto meravigliosa e perfetta. Si erano amati lentamente, assaporando fino in fondo ogni carezza, bacio e sguardo che si erano scambiati.
La dolcezza di Edward, quando l'aveva finalmente posseduta, l'aveva quasi sciolta in lacrime tanto era stata intensa da vivere.
- Un dollaro per i tuoi pensieri.
Silenzioso come lei non riusciva ad essere su quella barca, Edward l'aveva raggiunta, passando le braccia sotto le sue ed infilando anche lui le mani nelle tasche della felpa.
Si era lasciata andare contro il suo corpo solido, mentre una guancia ruvida di barba sfregava contro la sua.
- Per un dollaro ti do solo un indizio...
Aveva ridacchiato, mentre adesso le stava sfregando il collo con il naso.
- Ti sei messa proprio in mente di sfruttare il tuo fidanzato ricco. Per un pensiero completo quanto vuoi, allora?
Era stata lei a ridere, ritrovando la stessa scherzosa complicità della sera prima.
- Facciamo... mille dollari?
- Che cosa! Ma è un furto! Il mio rispetto per il denaro si rifiuta di pagare una somma del genere solo per un pensiero... bisogna che ci sia dell'altro.
Le era venuto ancora più da ridere, un pò per il solletico che aveva preso a farle, un pò perchè aveva capito dove voleva andare a parare.
- I miei pensieri valgano molto, Mr. Cullen. E soprattutto non li concedo così facilmente... come non concedo facilmente nemmeno altro!
Aveva aumentato il solletico, bloccandola nel contempo per non farla fuggire.
- Scommetti che entro cinque minuti mi concedi tutto e gratis?
In realtà non riusciva nemmeno a rispondergli, perchè era impegnata a non morire dal ridere.
- Allora? Scommetti?
- Non... ah... dai... ah... lasciami... parlare...
La lotta che stavano combattendo era impari a livello di forza fisica, ma non morale. Bella aveva iniziato a conoscere i punti deboli di Edward, sfruttandoli a proprio favore.
- Okay. E' giusto. Sentiamo cosa hai da dire.
Si era fermato senza lasciarla andare però. La teneva, adesso, ben stretta a lui, schiena contro torace. E non solo.
Qualcosa nelle zone basse le diceva che era tornato a desiderarla con passione. Ne aveva approfittato subito, fingendo di strusciarsi casualmente per liberarsi.
- Uhm... Sig.na Swan questo si chiama giocare sporco...
Il suo gemito di desiderio era stato sincero sebbene seguito da parole scherzose.
- In amore e in guerra tutto è consentito, Mr. Cullen, non lo sapeva?
Lo aveva fatto di nuovo, ottenendo un nuovo gemito di Edward.
- E noi siamo in guerra o in amore?
Lo aveva in pugno, aveva imparato a capirlo da come la sua voce si arrochiva, come le sue braccia la stringevano più morbidamente, come i suoi occhi iniziavano ad intorbidirsi, il verde da brillante a cupo. Anche se ora non poteva vederli, sapeva che li avrebbe trovati così.
- In guerra!
Ridendo, si era slanciata in avanti liberandosi, sfruttando proprio il suo momento di debolezza. Si era anche voltata, non riuscendo a trattenersi dal fargli una linguaccia.
Aveva incontrato un paio di occhi verdi, cupi e foschi di passione, proprio come li aveva immaginati.
Ma c'era voluto solo un attimo, il vederla così divertita e felice, perchè il suo sguardo mutasse in allegro e limpido.



- Ragazzina impertinente e ribelle. Ti serve assolutamente una lezione che non dimenticherai...
Bella aveva evitato per un soffio di essere afferrata per la felpa, e gridando era scappata lungo la fiancata, inseguita da Edward.
Per quanto grande, di certo la barca su cui erano non le consentiva chissà quali fughe, però ci aveva provato, zigzagando qua e là sulla superficie resa scivolosa dalla pioggia.
Proprio questo aveva messo fine al suo misero tentativo, mandandola lunga distesa. Aveva fatto appena in tempo a voltarsi sulla schiena, che si era ritrovata il suo inseguitore a cavalcioni, lo sguardo un pò preoccupato.
- Ti sei fatta male?
- No. Orgoglio a parte, ovviamente.
Rassicurato sul fatto che non ci fossero danni materiali, nello sguardo di Edward si era accesa una luce maliziosa.
- Mai sfidare chi è più in gamba di te...
Gli aveva tirato un pugno scherzoso in pieno petto, ottenendo di finire prigioniera della sua presa salda sul polso.
- Arrogante e borioso! Proprio un pessimo fidanzato mi sono scelta!
Senza pesarle addosso, la teneva ferma tra le sue gambe, facendo aderire i loro bacini in maniera decisamente provocante.
- Ormai è tardi per lamentarsi. Hai detto che mi volevi così com'ero, pregi e difetti inclusi.
Stavano solo giocando, dal momento che ormai le cose tra loro erano chiare.
- Sì, è vero. Ma cosa credi? Lo faccio per i soldi, no? Perchè accontentarmi dei miei, quando posso avere anche i tuoi?
Le aveva catturato anche l'altro polso nel frattempo, portandoglieli sopra la testa, dal momento che si era chinato su di lei.
Ora i loro visi erano praticamente incollati.
- Avida e senza scrupoli. Chi l'avrebbe mai detto che in realtà eri così?
Era nel caldo nocciola e nel verde intenso dei loro occhi che c'era scritta tutta un'altra verità sul perchè fossero arrivati ad amarsi così profondamente.
- Comunque, alla fine, non ho capito chi ha vinto la scommessa...
Bella glielo aveva chiesto praticamente con le labbra già quasi su quelle di Edward.
- Onestamente, Isabella, adesso ho altro in mente...
La sua risposta, invece, era stata pronunciata con già le labbra schiacciate sulle sue. L'aveva baciata con irruenza, questa volta, dando sfogo a quella passione che si era accumulata con il giocare e stuzzicarsi di poco prima.
Avrebbe voluto avere le mani libere, per poterle affondare nei suoi capelli, ma non sembrava intenzionato a lasciarle andare.
Non che fosse una prigionia dolorosa... anzi, aveva il sapore di una resa incondizionata, quasi un dire "fai di me quello che vuoi".
Le piaceva, a volte, sentirsi totalmente in balia di Edward.
Ad interrompere quel bacio, che stava diventando il preludio di qualcosa da proseguire nella comodità di una delle due cabine, era stato un vibrare deciso tra le loro pance.
Era il cellulare di Edward, quello che aveva abbandonato la sera prima nella tasca della felpa che aveva indossato per uscire in coperta.
- Edward...
- Lascialo suonare...
Avevano parlato entrambi senza staccare le labbra e ne era risultato più un mugugnare indistinto.
Solo che la vibrazione era aumentata di intensità e sembrava intenzionata a continuare all'infinito.
- Magari è importante...
- Non in questo momento...
La risposta le aveva provocato uno sfarfallio nello stomaco, dal momento che era la misura di quanto lei arrivasse prima di ogni cosa.
Dall'altra parte, però, sembravano davvero intenzionati a parlare con lui.
- Ed...
- Sono in vacanza... si rassegneranno.
Era una conversazione difficile da portare avanti, dal  momento che si stavano ancora baciando.
- Non... smette...
- Sì, hai ragione. Dà fastidio.
Le aveva lasciato andare un polso, giusto per introdurre la mano tra loro e cercare l'oggetto che stava recando disturbo. Dopo essere riuscito a scastrarlo dalla tasca, lo aveva gettato lontano, da qualche parte.
- Ecco fatto. Fine... della... seccatura.
Aveva ripreso possesso del suo polso e delle sue labbra, divorandole un'altra volta.
Ma chi lo cercava non aveva desistito, perchè adesso si stava diffondendo anche un trillo insistente. Segno che la chiamata era ancora in corso.
- Ed... mi sa... che... è... veramente importante...
C'era stato un lungo sospiro rilasciato sulle sue labbra, dopodichè con un'imprecazione piuttosto colorita, Edward si era sollevato di scatto.
- Spero davvero che stia per morire chi sta chiamando. E' l'unica spiegazione che posso accettare per questa insistenza...
Si era sollevata a sedere a sua volta, seguendo con lo sguardo il fisico prestante del suo fidanzato coperto solo da un paio di short e da una maglietta.
- Ecco, vediamo chi si becca un bel...
Ma si era interrotto fissando il display, un'espressione combattuta sul viso. Alla fine, aveva risposto.
- Ciao.
Chiunque fosse stato dall'altra parte, non aveva sicuramente potuto equivocare su quanto fosse stato in dubbio se rispondere o meno.
- Non potevo rispondere subito, in realtà.
Ovviamente la sua attenzione era adesso rivolta a capire chi avesse avuto un bisogno impellente di parlare con Edward, che intanto si era leggermente voltato di fianco, mostrandole il profilo concentrato.
- Se non avessi voluto rispondere, non lo avrei fatto e basta. Dovresti conoscermi abbastanza bene...
Era strano il tono con cui stava replicando: non era proprio seccato, ma nemmeno troppo cordiale. Sembrava... combattuto. Proprio come l'espressione prima di decidere se rispondere o no.
- Devi andare avanti ancora per molto, o mi dici il motivo della telefonata?
Bella iniziava a sentire un certo fresco, forse anche perchè non c'era più la presenza di Edward a riscaldarla. Si era alzata in piedi, richiamando la sua attenzione con un cenno della mano. L'aveva guardata, e lei gli aveva fatto capire che tornava di sotto. Oltretutto, non voleva dargli l'impressione che stesse lì ad origliare una conversazione che aveva l'aria di metterlo in difficoltà.
Non aveva dubbi che gliene avrebbe parlato subito dopo, se avesse avuto il bisogno di sfogarsi per qualche motivo.
Stava imparando a capire che c'era un aspetto della vita di Edward che non avrebbe mai potuto condividere al cento per cento: ossia i suoi affari. Poteva parlagliene certo, come aveva fatto con l'affare Vernon, o con quella azienda di yatch, ma sapeva che non lo avrebbe fatto sempre e comunque di condividere tutto ciò che doveva affrontare ogni giorno.
Sinceramente, non lo avrebbe voluto nemmeno lei. Fidarsi di lui, significava anche questo, accettare di non sapere tutto in ogni minimo dettaglio, ma solo di esserci se lui avesse avuto bisogno.
- Capisco.
Quell'unica parola aveva avuto il potere di farla girare nuovamente verso di lui. Lo aveva trovato che la stava fissando seriamente.
- Certo che lo posso fare. Non ho alcun problema. No, non sta dormendo.
Quell'ultima frase faceva chiaramente riferimento a lei. A quel punto aveva desistito dal tornare giù ed era rimasta a fissarlo interrogativamente.
- Un'unica condizione: cerca di non rovinarle la giornata, o mi dimentico di volerti bene.
Si stava avvicinando a lei, adesso.
- Sì, certo... ciao.
Davanti a lei, le aveva teso il cellulare, parlandole prima con gli occhi che a parole.
- E' Jake. Dice che il tuo cellulare non prendeva, così ha provato sul mio. Vorrebbe farti gli auguri... e anche parlarti.
Ora capiva la sua aria combattuta. Jake lo aveva colto di sorpresa.
Come del resto lo era lei, sorpresa. Aveva pensato a lui il giorno prima ed aveva trovato scontata la sua assenza alla festa. Come anche il suo silenzio. A Londra era stato chiarissimo il suo atteggiamento: di lei non ne voleva più sapere. E lei, seppure dispiaciuta per quella fine, aveva compreso la sua rabbia e la sua amarezza.
Ma adesso le voleva parlare, questo le sembrava un segnale positivo. Era arrivato a chiamare persino sul cellulare di Edward, nonostante probabilmente sapesse dove si trovavano grazie a Sam.
Forse era il momento giusto per parlare con lui, si sentiva tranquilla, serena. E poi, nonostante tutto, continuava a nutrire la speranza di poter recuperare il rapporto tra di loro.
Edward si fidava di lei, lo sapeva.
Così aveva preso il cellulare, ritrovandosi a rimanere in coperta, mentre era stato lui a scendere di sotto, lasciandole piena privacy.
Non prima di averle depositato un bacio affettuoso sulle labbra, però.
- Pronto...
- Ciao, Bella. Tanti auguri.
Aveva ritrovato il tono caldo e morbido del Jake che aveva incontrato prima di Londra.
- Ciao... grazie.
- Ho pensato che era una buona occasione per farmi vivo... diciamo che avevo una scusa ufficiale per chiamarti.
Non le era sembrato imbarazzato... solo un pò incerto.
- E senza scusa?
- Forse ci avrei messo solo più tempo.
- Per fare che cosa, esattamente, Jake?
- Per chiederti scusa del mio comportamento. Il fatto che fossi incazzato, non giustifica il modo in cui ti ho trattato.
Sembrava sinceramente dispiaciuto.
- E quindi?
- "Implacabile Bella" potrei chiamarti.
Aveva ritrovato un pò dell'ironia che in lui l'aveva subito conquistata.
- E' che ho paura di sbagliare ancora con te, Jake. Non voglio che...
- No, no, aspetta. Non metterti subito sulla difensiva. Non voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati.
Era un pò confusa, forse perchè lo era lui nel parlare. Sembrava girare intorno a qualcosa che però non voleva cacciare fuori.
- E da dove vuoi ricominciare, allora?
Lo aveva sentito distintamente tirare un respiro profondo.
- Dal fatto che non mi hai mai mentito, anche se non mi avevi detto esplicitamente di essere innamorata. Me lo hai ripetuto ogni volta che ci siamo visti o sentiti, che mi volevi solo come amico.
Aveva calcato molto l'accento su quel "solo".
- Certi, chiamiamoli "fim", me li sono fatti per conto mio. E sono arrivato da solo ad illudermi di poter andare oltre la semplice amicizia.
Le stava ribadendo però qualcosa che la metteva in difficoltà: un sentimento per lei abbastanza profondo da starci male.
- Jake, io...
- No, aspetta ancora. Stavolta fammi finire, ormai so come stanno le cose realmente. Voglio essere sincero: mi piaci ancora, ma ho capito di non avere speranza con te. Non mi prenderò più nessuna libertà, te lo giuro. Avrò un comportamento più che perfetto. 
Sembrava davvero convinto di quello che le stava dicendo. E serio, nessuna traccia di ironia o arroganza.
- Mi sa che le cose tra noi sono un pò complicate, Jake. Forse dovremmo lasciar passare un pò di tempo...
- Sono a New York..
- Sei qui?
- Sì, sono arrivato ieri pomeriggio. Ma ho preferito non venire alla festa, non volevo rivederti senza avere la possibilità prima di chiarire le cose tra noi.
Edward le aveva detto di aver invitato anche lui attraverso Sam. Glielo aveva accennato la sera prima, poi però non si erano spinti oltre con l'argomento, non ne avevano avuto bisogno. Quello che c'era da dire, se lo erano già detti a Londra.
- Perchè vorrei rivederti, Bella. Vorrei sistemare le cose, non voglio essere motivo di tensione per nessuno. Mio cugino ha ragione: sono abbastanza grande da poter gestire i miei sentimenti in maniera meno impulsiva.
Lo aveva sentito sospirare ancora.
- Insomma, proprio perchè mi piaci, non voglio rinunciare alla tua amicizia e alla tua compagnia.
Una parte di lei era propensa a provare, un'altra era più trattenuta.
- Anch'io mi sono trovata bene con te, Jake. Ma non vorrei che...
- Dammi una possibilità. Proviamo a vederci, Bella. Se non funzionerà, se ti sentirai a disagio, faremo passare altro tempo.
- E cosa pensi che potremmo fare insieme, per esempio?
- Magari potrei venire a trovarti a casa e darti il regalo che ti ho preso.
- Mi hai fatto un regalo?
Aveva riso in quel modo che lei trovava così contagioso.
- Direi. Diciotto anni sono importanti. Non vedo l'ora di compierli anch'io ed essere totalmente libero!
Le era venuto da ridere.
- Non mi sembra che tu abbia particolari "ristrettezze" nemmeno adesso... e te lo dice una che non ha avuto vita facile sino adesso...
- A me sembra ancora impossibile, Bella.
La voce di Jake era tornata seria.
- Tu ed Edward. Nemmeno Sam era riuscito a stupirmi tanto, innamorandosi di Emily praticamente nell'istante in cui l'ha vista.
- Si chiama colpo di fulmine, Jake, e succede davvero, non solo nei film.
- E' quello che è successo anche a voi? Prima non c'era nulla e poi c'era tutto?
- No, non proprio. Anzi... anch'io non saprei dirti esattamente cosa è successo.
- Ma ne sei sicura.
- Jake...
- Non sto facendo lo stronzo. Un amico fa questo tipo di discorsi con un'amica. Li ho fatti anche con Emily.
- Forse era meno... complicato con lei.
- Può essere. Ma voglio provare, te l'ho detto.
- Quanto rimani a New York?
- Qualche giorno. Lunedì riprendono le lezioni, Seattle mi aspetta.
- Potresti venire domani, a pranzo. Sempre che ti accontenti di un piatto di pasta e di una bistecca...
- Vanno bene anche dei sandwich...
- Dubiti della mia cucina?
Forse era stata impulsiva con quell'invito, ma voleva dare una chance a quel loro rapporto.
- No. Non vorrei farti fare troppo sbattimento.
- Per una pasta e una bistecca?
- Sai com'è, mi piace mangiare ma non cucinare.
- Che ti piacesse mangiare l'avevo capito! Ho ancora in mente pranzi e cene quando eravamo a Montego Bay...
- Non è che tu sia stata da meno. Di solito le ragazze mangiano appena...
Un suono fastidioso aveva annunciato che il cellulare di Edward si stava scaricando di batteria.
- Jake, il cellulare sta per morire di batteria.
- Inizio a credere che sia il destino delle nostre telefonate.
Si era riferito alla conversazione che c'era stata tra loro quando aveva litigato con Edward ad Isola Corallo.
- Forse sono io che ho un pessimo rapporto con loro.
Si era messo a ridere, facendo ridere anche lei.
- Vorrà dire che proseguiremo la conversazione domani. Va bene se vengo per mezzogiorno?
- Sì, va benissimo. L'unica cosa...
- La stampa. Mi ha detto Sam che praticamente si è accampata fuori casa di Edward. Cercherò un modo per non attirare troppo l'attenzione.
- Veramente volevo dirti che dopo pranzo volevo invitare anche la mia amica Kelly. Domani è l'ultimo giorno di vacanza per lei, poi deve rientrare per forza a Los Angeles. Mi farebbe piacere farvi incontrare.
C'era stato un silenzio strano dall'altra parte.
- E' un appuntamento al buio?
- Prego?
- Sì, qualcosa del tipo "magari da cosa nasce cosa...". Sai come funziona, no? Lei è single, io ho appena ricevuto una mazzata...
Kelly e Jake, insieme? Non l'aveva nemmeno sfiorata l'idea.
- No, Jake. Giuro che non ci avevo pensato.
- Okay. Non mi basta altro, ti credo..
Il cellulare aveva emesso un avviso sonoro più forte.
- Mi sa che sta per cadere la linea. Allora ti aspetto domani, verso mezzogiorno. E per la stampa, non ha importanza. Ora sanno che sei un mio amico, quindi perchè non dovresti venire a trovarmi?
- Giusto. Niente da obiettare. Allora a domani. Ciao.
- Ciao.
Aveva chiuso la comunicazione, rimettendo il cellulare in tasca e dirigendosi sottocoperta.
Ne avrebbe parlato subito con Edward.




XXXXXXXXXXXXXXXX




- Non ci riesco.
- Non ti stai impegnando seriamente.
- Forse se tu la smettessi di sabotare la mia concentrazione...
- Ma se non sto facendo niente.
No, certo.
Aveva fulminato Edward con lo sguardo, mentre scioglieva il garbuglio che avrebbe dovuto essere un nodo marinaio.
Lui di rimando l'aveva fissata con maggiore insistenza, gli occhi verdi sensuali ed ammalianti.
- Sbagli nel primo passaggio. Ti faccio rivedere.
Seduto di fronte a lei, le gambe muscolose poste ai suoi lati, si era avvicinato un altro pò. Così adesso con le ginocchia, dal momento che lei sedeva a gambe incrociate, sfiorava le sue cosce.
- Ribadisco, Edward, che stai sabotando la mia attenzione...
- Ribadisco, Isabella, che sono innocente.
Sì, certo.
 Le aveva sfilato la cima dalle mani, inducendola a fissare le sue che si impegnavano a farle vedere di nuovo come arrotolarla per ottenere il nodo voluto.
Solo che, come prima, lo faceva in un modo che aveva poco del "professionale". Compiva i gesti lentamente, come se stesse accarezzando la corda con le lunghe dita per indurla ad assumere la forma desiderata.
- Vedi? Prima la devi avvolgere due volte così, delicatamente, senza strozzarla.
Manteneva quel tono di voce basso e leggermente roco che la faceva letteralmente impazzire.
- Poi riprendi il capo e lo fai passare dentro il doppio giro, facendo attenzione a non aprirlo troppo...
Cercava di seguire solo ed esclusivamente la spiegazione "tecnica", il problema era quella parte della sua mente che inseguiva invece altre fantasie.
Pensava a quelle dita su di lei, come erano capaci di indurre anche il suo corpo a piegarsi al loro volere. Anche il timbro di voce, era lo stesso che spesso pronunciava parole in grado di farle ribollire il sangue.
- Ripassi ancora una volta da questo anello, stringi leggermente, e il nodo è fatto.
Le aveva rivolto un'occhiata che le aveva fatto venire le gambe molli.
- Riprova.
La lezione durava ormai da un buon venti minuti, cioè da dopo che avevano finito di pranzare e riordinare la cambusa. Era stato Edward a proporle di cimentarsi con qualche nodo marinaio, giusto per vedere come se la cavava.
Però, le era sembrato subito più intenzionato a provocarla, che altro.
- Okay.
Aveva ripreso la corda facendo attenzione a non sfiorargli le mani e iniziando a sciogliere il nodo.
Non voleva dargli altro vantaggio. Era già abbastanza difficile non saltargli addosso senza che ci fossero contatti tra di loro.
- Allora... gli faccio compiere un giro così, poi un altro... senza stringere troppo...
- No, vedi già qui sbagli...
Le aveva fermato le mani, ricoprendole con le sue. Era stata una specie di scossa elettrica a percorrerla, facendola quasi sobbalzare.
- Tutto bene?
Lo sguardo che aveva accompagnato la domanda l'aveva fatta desistere dai suoi tentativi di apprendista marinaio.
- No. Ci rinuncio. Non ho mai avuto un insegnante più scorretto di te...
- Io scorretto?
Era spudoratamente malizioso, e lei adorava questa sua versione così sexy.
Però non poteva soccombere subito, un minimo di dignità doveva pur mantenerla.
- Sì. Dovrò trovarmi un insegnante più serio. Potrei chiedere a Jake, per esempio, di darmi qualche ripetizione.
Non si era affatto scomposto, anzi l'aveva guardata con ancora più malizia.



- Uhm... è solo un ragazzino... non potrà mai eguagliare la mia bravura e la mia esperienza...
Il doppio senso che aveva dato alle sue parole era stato tutt'altro che velato, inducendola a schiaffeggiargli la mano che aveva preso ad accarezzarle una coscia.
- Sempre modesto, vero, Mr. Cullen! E se decidessi di provare se è effettivamente così?
Non aveva tolto la mano dalla sua coscia, anzi aveva spinto la punta delle dita sotto i suoi pantaloncini.
- Potrei scoprire meno esperienza, ma più resistenza!
Provocarlo era diventata una delle sue attività preferite, sapeva che portava sempre a qualcosa di buono.
- Bisogna che prima tu abbia un'idea chiara sulla mia di resistenza.
L'aveva presa alla sprovvista, afferrandola per i fianchi e strattonandola in avanti, per indurla a mettersi a cavalcioni su di lui. L'aveva stretta poi contro di lui, mentre lei gli passava le braccia intorno al collo.
- Non bisogna mai valutare qualcosa senza un'approfondita conoscenza.
Aveva affondato le mani nei suoi capelli, godendo della sensazioni di stringerli e scompigliarli ancora di più. Le piaceva da impazzire quando Edward perdeva l'aspetto del rigoroso uomo d'affari.
Lo trovava ancora più bello con quell'aria un pò ribelle.
- Ma io ho già un'idea abbastanza chiara della tua resistenza.
- Potrei riservarti ancora qualche sorpresa. Altra regola importante: mai scoprire tutte le carte subite con i tuoi avversari.
Era anche maledettamente affascinata dalla sua capacità di rimanere padrone dei suoi pensieri anche mentre le esprimeva tutto il desiderio che provava per lei.
Non aveva resistito, baciarlo era diventato un bisogno impellente. E lui non si era fatto desiderare, anzi aveva immediatamente approfondito il contatto, forzandole le labbra con una spinta decisa della lingua.





XXXXXXXXXXXXXXXX




Il rientro nel piccolo porto aveva segnato la fine di quelle quarantottore magiche.
Non poteva che definirle così, dal momento che le era sembrato di essere davvero finita in uno spazio senza tempo e senza limiti.
Nemmeno la telefonata di Jake era riuscita a rompere quell'atmosfera intima e perfetta che si era creata tra loro. Anzi, forse aveva aggiunto quel pizzico di piccante in più, dal momento che Edward le aveva dimostrato come fosse ormai legata a lui indissolubilmente.
Si completavano a vicenda, traendo entrambi una nuova forza dai sentimenti che provavano l'uno per l'altro.
Le operazioni per ormeggiare la Isabella non avevano richiesto molto tempo, dal momento che lo spazio riservato era piuttosto abbondante. Aveva scoperto che era uno degli yatch club più esclusivi nella zona di Hamptons, tanto che se ne diventava soci solo su invito.
Edward era stato invitato a farne parte già all'età di quattordici anni, dopo aver vinto alcune regate importanti a cui aveva partecipato. Indubbiamente, il fatto che fosse stato un Cullen aveva contribuito a spalancargli le porte del prestigioso club velico.
Le sue barche erano sempre state a riposo lì, pronte ad ospitarlo anche solo per il piacere di dormirci a bordo. Le aveva infatti rivelato che a volte era così che aveva superato lo stress di una giornata particolarmente faticosa, o semplicemente piena di impegni.
Quando era morta sua madre, aveva vissuto addirittura dei mesi interi sulla sua piccola barca a vela, fregandosene di suo padre che non concepiva quel suo allontanamento da casa.
Il mare era veramente fondamentale nella vita di Edward, e lo stava diventando anche per lei.
Era tra le sue onde, infatti, che era nato il loro amore.




 





Ovviamente, adesso che le cose tra Bella ed Edward funzionano mooolto bene, io dovrei scrivere uno svariato numero di capitoli extra rossi.
Invece, per mancanza di tempo, sono indietro con quelli che vi avevo già promesso.
Giuro che recupero, giuro! XD!
Scusatemi davvero, cercherò di fare del mio meglio.
Allora, giovedì mi sa che sapete già cosa aspettarvi... un pranzetto tra Jake e Bella... e poi l'arrivo di Kelly!
Ma ci sarà anche spazio per una sorpresa... che come tale, deve rimanere avvolta nel mistero fino a giovedì! XD!
Per ultimo, vi chiedo davvero di portare pazienza e di non abbondanarmi.
E' anche pensando a voi, oltre al mio personale piacere di scrivere, che non mollo.
Questa storia continua a darmi tanto, spero possa essere così anche per voi.
Un bacione grandissimo.
Robi




















 




 

 


 
 
  
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