4- Hot
chocolate talks
Gennaio.
Un
altro
mese di freddo. Forse più di tutti gli altri.
E
neve.
Era
diventata ancora più gelida del solito.
Qualcuno
tentava di acchiappare i fiocchi con la lingua, quando tornavano a
cadere.
Per
toccarla
però era meglio indossare i guanti.
***
Le
mani avevano smesso di prudergli
ogniqualvolta quel famiglio malefico gli compariva davanti.
Quello
che sentiva era solo dolore.
Puro e autentico dolore che avrebbe reso felice qualsiasi adolescente
medio con
piccoli problemi comportamentali.
Sbattè
la fronte contro il block
notes, lasciandosi cadere sul tavolino della Mensa deserta.
Era
distrutto.
Nemmeno
ore di riunione per la
'definizione dettagliata e adeguamento agli standard interscolastici'
del
Regolamento lo avevano mai sfiancato in quel modo. Neanche le nottate
di studio
fino all'alba per prepararsi ai compiti in classe delle materie che
vantavano
il maggior numero di tomi da mandare a memoria.
Insomma,
mai nella sua scarsa vita
di studente medio si era sentito così a pezzi per ogni
singolo osso, muscolo o
qualsiasi altra cosa che componesse il suo corpo.
"Esagerato"
sentì la testa
venirgli schiacciata da quelle zampette odiose, mentre una sedia si
spostava a
poca distanza da lui "Yukidama adora i cadaveri, se non gli dai segno
di
vita inizierà ad assaggiarti"
Mosse
un dito.
"Ho
portato della cioccolata
calda, ne vuoi un po'?" il profumo gli fece alzare il capo,
aggrappandosi
disperatamente al bicchiere: se proprio doveva morire nel dolore
fisico, era
giusto che lo facesse con qualcosa di caldo nello stomaco. Ormai aveva
perso
ogni misero briciolo di dignità.
"Questo
Garden è sempre così
silenzioso..."
Aveva
girato gli occhi attorno,
continuando a ingollare la sua cioccolata: "Sono le dieci passate della
sera..." ringraziò Hyne per quel calore che aveva iniziato a
spandersi
dentro di lui "...Ed è inverno. Ma non è male"
"...Tu
non hai idea di quello
che c'è a Galbadia. Sembra davvero un tomba..."
"Sono
seri, a Galbadia. E' così
che dorebbe essere un'Accademia Milit-"
"...Balamb
invece è un grosso
campeggio con vista mare"
Posò
il bicchiere, ignorando il
fatto che la bestia ci avesse tuffato il naso e avesse iniziato a
ripulirlo:
"Sei stata proprio in tutti i Garden che esistono al mondo..."
Non
avevano mai parlato molto di
quello che aveva letto del suo curriculum. In primo luogo
perchè non ne vedeva
alcuna utilità dato che se ne sarebbe andata da
lì a poco; in secondo luogo lui
ne era ancora profondamente terrorizzato. E aggiungendo a questo un
Gunblade e
un gatto non poteva che starsene con la bocca chiusa, continuando a
seguire i
suoi allenamenti in mezzo alla neve, nel cuore della notte o nel
più ovvio
Centro di Addestramento.
"...Però
non sei una persona
cattiva" borbottò, forse per l'effetto combinato della
cioccolata e del
sonno. Di solito, tutti gli studenti in trasferimento appartenevano
alla
peggior categoria di teppisti del Garden di provenienza. E i suoi
occhiali
avevano personalmente sperimentato la cosa.
"Adoro
questa tua passione per
specificare tutto quello che ti capita davanti... Allora non sono una
Strega
così crudele!"
"...Sei
davvero una
Strega?"
Aveva
smesso di vergognarsi per le
sue domande fuori luogo e senza senso. Lei pareva divertirsi un mondo a
rispondergli a qualsiasi cosa, dalla più elementare
differenza tra cartuccia e
proiettile alla spiegazione dettagliata della generazione dei Nobodies.
Si
fece seria, abbassando
improvvisamente la voce: "Non ci devono più essere segreti,
è giusto che
tu sappia la verità" sospirò
grave "Io sono l'ultima Ancient
in grado di salvare il Gaia e richiamare l'Eone Finale prima che i
Cristalli
vengano distrutti dal malvagio Garland..."
Rimase
a guardarla a bocca
spalancata.
"...Naturalmente
sto
scherzando" si fissò le dita "...Vestiti a parte..."
Annuì,
esattamente
come aveva pensato fin dal primo momento in cui l'aveva vista:
"Perchè di
nero?"
"Ho
una mia
filosofia" aveva sorriso giocherellando con la coda del gatto,
impegnato a
sistemarsi le sue zampine schifose "Punto primo: sono in lutto per
l'umanità. Punto secondo: è sempre attuale. Punto
terzo: anche se lo sporchi,
sul nero le macchie si vedono meno"
"...Lutto?"
"Suona
bene e devo
averlo letto da qualche parte. Basta solo guardare un po' il mondo:
dopo la
minaccia della Compressione-degli-Orologi e del
Gran-Mal-di-Testa-Apocalittico
avrebbe dovuto concludersi tutto con petali e violini, invece i Garden
sono
ancora in piena attività" tamburellò con le
unghie sul tavolo "I guai
dell'umanità sono davvero utili a fare la
felicità del nostro fondo cassa"
Non
era del tutto un
ragionamento errato. Nella Seed non c'era nulla di romantico o
avventuroso fin
dal giorno in cui era stata fondata.
Gli
era stato ben
spiegato da alcuni del Comitato, presi da uno dei loro deliri
filosofici sul perchè
il Grande Capo del Disciplinare di Balamb improvvisamente fosse andato
di matto
correndo a Galbadia per mettersi da parte della Strega.
Aveva
capito tutto e per
realizzare la sua vena romantica se ne era andato. Questa era stata la
spiegazione più logica.
"...E'
un modo di
essere utili al mondo. Male o Bene che sia per noi non fa molta
differenza:
l'importante è che i clienti paghino, no?"
Non
aveva mai pensato
troppo dettagliatamente a tutti i risvolti del diventare -un giorno
ancora
piuttosto lontano- Seed. Per ora gli bastava vivere al Garden, seguire
il
Comitato. E aspettare la primavera del nuovo anno, per potersi
finalmente
liberare di lei.
Come
un po' tutti
avevano fatto fino ad allora.
"Tu
appartieni alla
schiera degli abbandonati, dei soli o dei depressi cronici con
preoccupanti
manie di autodistruzione?"
"...Cosa?"
Si
era puntata un dito
al naso: "Abbandonata. Storia triste e lacrimevole" poi lo aveva
indicato "E tu?"
La
sua vita non era
interessante. Perchè fosse entrato al Garden era una delle
domande che
nonostante adolescenza incalzante non si era mai posto.
Semplicemente,
pareva
non esserci altro posto al mondo.
Ovunque
attorno a lui,
c'era sempre stata la neve.
"Dovresti
provare gli
altri Garden. Almeno quello di Balamb: c'è il mare, il sole,
la spiaggia... Io
soffro il caldo, ma è davvero un posticino carino!"
"...L'esame
Seed si
tiene lì. Ci andrò quando mi
diplomerò..." si era stiracchiato cercando di
trattenere uno sbadiglio
"Mi
piace quando
pensi al futuro!"
Alzò
un sopracciglio,
senza sembrare troppo scocciato per tutti gli apprezzamenti gratuiti
che faceva
piovere su di lui: "E' solo la procedura..."
"Stavo
iniziando a
dimenticarmi come ti chiami" lo aveva preso in giro "...Kikkun"
Era
arrossito. E gli
occhiali avevano lentamente iniziato a fondersi sulla sua faccia.
"Smetteranno
di
soprannominarti così non appena diventerai un po'
più forte... Grazie a me,
naturalmente"
Aveva
cercato più volte
di spiegarle con tutta la delicatezza possibile che a lui non importava
di
diventare 'un po' più forte'. Tantomeno scendere sul campo
di battaglia a
sporcarsi di sangue come tutti gli altri. Voleva restare col suo
block-notes,
annotando e facendo rapporto dei disastri che il resto
dell'umanità avrebbe
compiuto davanti ai suoi occhi.
Sul
foglio, anche il più
feroce sterminio aveva qualcosa di esteticamente apprezzabile.
Carta
e inchiostro
avevano infatti quella meravigliosa qualità di rendere tutto
meno disordinato.
Righe, punteggiatura, caratteri regolari.
Lo
stesso valeva per le
sigle con cui il mondo andava sempre a riempirsi la bocca.
Persino
per descrivere
in maniera semplice e precisa il lavoro della Seed ne era stata
inventata una,
in Esthariano.
"Te
l'ho detto che
in quella materia avevo un diciotto stiracchiato e dato per grazia e
intercessione di Hyne..." aveva alzato gli occhi al cielo, facendo una
smorfia.
Per
una volta voleva
essere lui a saper qualcosa di più. Decise di non mollare:
"Sono le 3K:
kitanai, kitsui, kiken"
Kitanai.
Sporco.
Kitsui.
Faticoso.
Kiken.
Pericoloso.
Il
lavoro che nessun
uomo di quel mondo retto e giusto avrebbe voluto fare.
Perchè si aveva una
famiglia, degli amici e carinerie di questo genere.
Un
Seed non aveva nulla
di tutto questo.
Per
la maggior parte di
loro non esisteva un passato a cui legarsi. Era stato cancellato. O
dimenticato.
"Sei
un po'
individioso, eh? Anch'io. Ma non per questo odio le famigliole felici
che vanno
al parco a fare pic-nic nel weekend. Anzi, le adoro" lo aveva
interrotto,
mentre gli occhi le si illuminavano "Per questo vorrei fare di tutto
perchè possano continuare a mangiare i loro cestini del
pranzo senza
proccuparsi troppo. Non lo sapranno mai che sono stata io a renderli
felici, ma
a me non importa. Se prima non c'è stato nessuno a prendersi
cura di me, non
significa che farò lo stesso!"
La
guardò abbracciare la
palla di pelo con trasporto, strappandogli un miagolio poco entusiasta:
"Ci dovresti provare, è bellissimo sentire tutto questo
caldino sulle ginocchia!"
glielo aveva messo davanti, dondolandolo per la collottola "Tentaci!"
"...No,
grazie..."
Aveva
ridacchiato,
liberando il gatto: "Sei davvero pessimista"
"Realista"
ribattè seccato, allontanando un poco la sedia
"Temo
che un
discorso su amicizia e fratellanza non avrebbe alcun effetto su di
te..."
"Esattamente"
"La
parola
'altruismo' non ti dice nulla, giusto?"
"Non
si diventa
Seed per 'altruismo'..." aveva sospirato "Lo si diventa. Niente
altro"
Era
rimasta a guardarlo
mentre la bocca le si piegava verso il basso: "...Che tristezza che mi
fai, Kikkun. Saresti capace di far morire uno zombie"
Non
rispose, lasciandosi
di nuovo cadere sul tavolo. L'effetto della cioccolata stava lentamente
svanendo e gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.
"Vado
a prendere
del latte... Vuoi qualcosa anche tu?"
Aveva
scosso il capo
senza staccarsi dai foglietti. Voleva solo poter dormire senza famigli
malefici
sul suo stomaco.
Sentì
i suoi passi
allontanarsi nella Mensa deserta.
Finalmente
un po' di
silenzio. E ancora quel caldino che gli scaldava le punte delle dita.
Le
era debitore di una
cioccolata.
Avrebbe
dovuto
segnarselo, in un angolino del block notes.
*Asterisco
dell'autrice:
Un paio di
precisazioni su alcune cose che compaiono in questo capitolo.
1)
"Vesto di nero
perchè sono in lutto per l'umanità". Ringrazio il
signor Baudelaire (quel
tizio alcolizzato e strafatto che ha scritto "I Fiori del Male") e
InkSpinster per l'idea. Probabilmente all'inizio era un'idea serissima,
ora
quelli così si chiamano Emo. La civilità continua
a evolversi, se non erro...
2) "Kitanai. Kitsui. Kiken". E' l'appellativo non ufficiale che viene dato in Giappone alle Forze di Autodifesa (Japanese Self Defence Forces-JSDF). In Giappone non hanno troppa simpatia per tutto quello che non indossa una divisa che non sia scolastica o da ufficio. Dopo due bombe atomiche penso molti la penserebbero così, no? (per info più dettagliate, vi rimando al forum)
E grazie a OrAnGe MaSk (se le maiuscole sono sbagliate è questione di stile XD) per aver commentato fin qui. Dopo che su EFP i tre tizi di cui sopra non se li calcolava nessuno *hug*