***Angolino del cambia-colore***
Oddio, che strano scrivere all’inizio? Non trovate? Nel
senso, se ci siete abituati ok, ma provate a mettervi nei panni di uno che *le
indicano spazientiti l’orologio* Oh, giusto, poche divagazioni, molta sostanza.
Sarò breve *risate di sottofondo*
-Il tu a cui si riferisce il narratore è Sherlock
-Quella che parla all’inizio è Harry
- Questa storia partecipa allo Sherlockfest (“Andate e
procreate!”)
Restart
[Un nome per ricominciare.]
«Non
c’è da preoccuparsi, davvero.»
È stata una strana ricetta…
«Si
rimetterà in fretta, ne sono sicura.»
10% di fortuna.
«Dopotutto
è sopravvissuto all’Afghanistan, no?»
Perché per sfuggire a una bomba –una trappola, una stupidissima trappola- made in Moriarty ce ne vuole.
«E—e
di esplosioni ne ha vissute parecchie, quindi…»
20% di destrezza.
«Come…
come hai visto, i suoi riflessi da soldato non si sono mai addormentati.»
Senza il suo sangue freddo, non ci sarebbe stato molto da
riflettere, se non davanti a una tomba.
«Lui
è e rimane un soldato, non… non si arrenderà.»
15% di forza di volontà concentrata.
«Lui
si sveglierà, lui si vuole svegliare.
Se non fosse stato una zucca dura, non sarebbe mai arrivato così lontano.»
Senza sarebbe già stato a fare compagnia a quella
patologa innamorata di te, al piano di sotto.
«E…
e poi non sentirti in colpa, capito? Lui non l’avrebbe mai, mai fatto se tu… per lui… non fossi
così…»
5% di piacere.
«Me
l’ha detto. Cioè, se l’è lasciato scappare una volta, di sfuggita, “Riuscirò a
fregarlo, riuscirò a farglielo capire” anche se non mi ha mai detto cosa.»
Perché anche quando ti aveva salvato da te stesso
quella volta, aveva sorriso. Ti aveva guardato e aveva sorriso –con gli occhi.
«E…
e poi è meglio così, non trovi? Se fosse cosciente della situazione
soffrirebbe…»
50% di dolore.
«Non
so se lo sai, cioè sicuramente lo sai ma magari non ricordi, che il cervello
quando proviamo un dolore insostenibile, si spegne, bum. E John soffriva troppo così… ha spento tutto. Il mio
fratellino è sempre stato molto, molto furbo.»
Troppo. Troppo da sopportare.
Troppo anche in quella stanza, dove la sorella del tuo
coinquilino parlava a vanvera, piangendo a testa alta e a schiena dritta.
Piangeva senza asciugarsi le guance, né il naso
gocciolante.
Non aveva paura, lei era un uomo vero.
E tu invece lo fissavi e basta.
Fissavi quel letto bianco e colui che ospitava.
Esattamente come lo fissi ora nel suo letto di Baker
Street.
Lo fai tutte le notti, da quando si è svegliato.
Da quando si è svegliato e ti ha chiesto il tuo nome, per
poi ridere di quanto fosse strano.
E tu non fai altro.
Ogni notte lo fissi e lo controlli.
Ma niente.
Non ha più incubi.
Ha dimenticato persino l’Afghanistan.
E ora dorme sereno.
Apatico.
E tu fissi il suo volto.
Quello stesso che un tempo leggevi con la soddisfazione
sciolta sulle labbra.
E che ora è impenetrabile, vuoto.
Il tuo libro preferito ha le pagine bianche.
E tu dopo questa osservazione, ti alzi ed esci.
Dopo questa osservazione che fai tutte le sere da una
settimana a questa parte, scappi.
No, non scappi. Sarebbe inutile.
Inutile come fissare per giorni interi le pagine bianche
di una storia dimenticata, cancellata.
No, non hai paura. Solo gli uomini hanno paura.
E tu non lo sei.
E vai in salotto, a mente accesa.
Sempre, sempre, perennemente accesa.
Non puoi più giocare a nascondino con i tuoi pensieri tra
quelle pagine tanto ricche.
E così stai lì, neanche Lestrade può distrarti.
«Cosa?
E lo strambo non l’ha ancora scaricato?»
Stupidi.
Stupido te a credere in uno
stupido me.
«Yahmm… ehy…»
Stupido, stupido, stupido
me.
«Sei sveglio anche tu.»
Ovvio, palesemente ovvio.
«Bhe, se non ti dispiace ti faccio compagnia. Sai, mi
sveglio sempre a quest’ora…»
Ma cos— Le tre.
Sono le tre.
«È come se qualcosa mi richiamasse… qualcosa che quando
mi sveglio non c’è, ma dovrebbe…»
No, no.
Razionalizziamo: dobbiamo
escludere l’impossibile.
Ma cosa è impossibile?
«Sai, non so se te l’ho mai detto, cioè non so se te l’ho
detto prima di… ehm, hai capito. Quello che intendevo è che… sai, mia mamma
quando ero piccolo mi cantava sempre delle ninnananne… non che io pretenda che
tu mi canti qualcosa! Ovvio! Solo che… avevo visto il violino e avevo pensato…»
Non registrare a livello
emotivo.
Non trarre conclusioni
affrettate.
Non fare supposizioni senza dati.
Non—
«… che tu potessi suonare per me.»
Gli
occhi si spalancano leggermente.
Un sorriso illumina il volto.
E un pennello cade sulle pagine bianche.
100% ragioni per ricordare il nome.
«Certo,
John.»
~E
fu un lento scivolare.
***Angolino del cambia-colore***
Se non mi avete odiato leggendola mi odierete adesso,
perché SI’ adesso vengono le mie note infernali, che fanno (mala) concorrenza a
quelle di Roxe xD
Anche perché questa volta sono doppie. All’inizio e alla
fine xDDD
Inizio subito col dire che “10% di fortuna, 20% di
destrezza, 15% di forza di volontà concentrata, 5% di piacere, 50% di dolore,
100% di ragioni per ricordare il nome” è la traduzione di una strofa della canzone Remember the name, cantata
dai Linkin Park. Quindi niente di mio.
La cosa più interessante
(almeno per me) è il layout un po’ particolare di questa storia.
1)All’inizio vediamo le parole
di Harry al centro e i pensieri di Sherlock a lato. Perché?
La visione che volevo dare era
questa: la mente di Sherlock mette in primo piano le parole che capta all’esterno,
quindi al centro, ed elabora dei pensieri, delle note, su queste. Un po’ come
prendere appunti sul libro. Al centro c’è l’originale, a lato le tue
considerazioni.
2)Pooooi, dopo le parole di
Harry, che in verità sono solo un ricordo, si passa al presente, con Sherl che
si fa le pippe mentali guardando John dormire (altro che Edward Cullen tzè!) e
finalmente qui si capisce qualcosa. La bomba è esplosa e Johnny-boy ha perso la
memoria, o almeno gli avvenimenti più recenti della sua vita, tanto che
Sherlock per lui è solo un nome strano.
3)Ecco, qui vorrei soffermarmi
perché Sherlock lo salta mentalmente, ma per il semplice fatto che il cervello
evita le faccende dolorose. Perché essere considerato strambo, strano, è
normale per lui, ma essere definito tale da John…
4)«Cosa? E lo
strambo non l’ha ancora scaricato?» queste sono le parole di Donovan che
alla notizia di ciò che è accaduto a John. Ovviamente Sherlock non avrebbe
dovuto sentirle, ma sappiamo bene che compare sempre nei momenti meno
opportuni.
5) Cambio di layout, di nuovo *i lettori la guardano
spazientiti*. Or dunque, qui come avete notato al centro ci sono i pensieri di
Sherl, e a lato le parole di John, che sono reali, non un mero ricordo.
Il grassetto sui ricordi c’è perché Sherlock è concentrato sui suoi arzigogoli
mentali, e le parole di Watson, fanno solo da sfondo, fino a che Watson non gli
chiede di suonare per lui. A quel punto tutto si mescola. Il punto focale torna
centrale e la scena è in toto, come se i pensieri di Sherl si fossero
riallacciati al mondo reale, come se John fosse tornato nel mondo di Sherl.
6) «Certo, John.»
il nome in corsivo non è a caso. Vi
siete resi conto che per tutta la durata della shot non è stato fatto un solo
singolo nome? Harry viene chiamata sorella, John coinquilino o fratellino,
Molly patologa. Le uniche cose che hanno un nome sono i luoghi, come Baker
Street, perché sono gli unici punti fissi, immutabili e affidabili che Sherlock
nella sua mente ha.
Il nome di John viene fatto solo alla fine perché proprio in quel momento John
torna John, nella testa di Sherlock.
Non era altro che il suo ex coinquilino, non era il suo John, non era quello che
gli andava a fare la spesa sbuffando, ma sorrideva quando lo vedeva mangiare. Però quando si sveglia alle tre di notte perché
“svegliato da qualcosa che dovrebbe esserci ma in verità non c’è” Sherlock
incomincia ad avere una piccola speranza, ma le speranze non sono dati certi,
le speranze sono sentimenti labili, fin troppo umani, e lui cerca di
sopprimerle.
Ma alla fine, come sempre quando si parla di John, il cervello rallenta,
andando a ritmo del cuore e la speranza cresce. John si riprenderà? Sherlock
non lo sa, sa solo che farà l’impossibile perché ciò accada, o lo riconquisterà
di nuovo. Di certo non se lo lascerà sfuggire perché quello è John.
Basta, vi ho già detto fin troppo. Ovviamente c’è la
piccola citazione canonica, che a nessuno è sfuggita quindi non sto a scriverla,
e altre mille cose, ma vi ho tediato abbastanza per oggi, che ne dite?