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Autore: AmeliaHud    21/06/2011    1 recensioni
Ff sui Guns n' Roses (formazione dell'anno 1985: Axl, Slash, Izzy, Duff e Steven). Due ragazze sbucano a Seattle, costrette a cambiare scuola. Cosa succederà quando conosceranno i ragazzi? Storia ancora da completare ;) Spero vi piaccia il primo capitolo! :) Recensite
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Ei Pip, dov’è Slash? L’hai visto?” bisbigliò Alison con gli occhi socchiusi e la vista annebbiata, rivolgendosi all’amica occupata a versarsi l’ennesimo bicchiere di vodka. “Eh? Ali non ti sento!” ridacchiò Piper mentre tentava di bere dal bicchiere senza sporcarsi. “Ho detto: dov’è Slash?” ripeté Alison irritata. Stava cominciando a preoccuparsi, era nervosa e non riusciva a capire bene quello che le stava accadendo intorno. Vedeva Izzy in lontananza steso su un divanetto, i pantaloni abbassati alle ginocchia, una bella ragazza seduta accanto a lui e qualche bottiglia di birra sparsa qua e là. Sul giradischi, un vinile dei Van Halen ormai terminato da un pezzo, decine e decine di bottiglie di alcolici sparse e rotte sul pavimento. Ragazzi nudi e ubriachi dappertutto: sui tavoli e sotto, nei balconi intenti a fumarsi qualche spinello, nelle camere da letto e nei bagni accasciati sul lavandino. Senza aspettare la risposta dell’amica, Alison girovagò per la casa di Sharona al buio, in cerca di Slash. Si accese una sigaretta, bevve altri cinque bicchieri di Jack come fossero acqua e si diresse verso la prima camera da letto che vide. Batté contro la porta nel tentativo di aprirla, e ridacchiando ruzzolò a terra. Tentò di risollevarsi aggrappandosi alla maniglia, e quando ci riuscì iniziò a lanciarsi contro di essa. Di colpo si aprì. Alison precipitò sul pavimento lamentandosi, si rigirò un paio di volte e rimase a fissare il soffitto bianco. Almeno finchè dei gemiti non arrivarono alle sue orecchie. “Mmh, chi diavolo c’è qui?” rise la bionda voltandosi verso il letto, stropicciandosi gli occhi per vedere meglio. “Ei, bionda… Esci di qui!” le urlò una voce femminile. Alison fece leva sulle ginocchia e si rialzò lentamente barcollando e fissando il letto. “Mya, che ci fai qui? Ahahah, e quello scimmione chi è?” rise confusa la ragazza quando si accorse che Mya non era sola sotto le lenzuola. “Ti ha detto di sparire, idiota!” rispose il ragazzo sotto le lenzuola. “S…Slash?” sospirò confusa Alison, aggrappandosi ad un mobiletto basso per tentare di rialzarsi. Guardò con gli occhi sbarrati quella sagoma che si muoveva furiosa sul letto, con i suoi capelli folti e ricci ovunque. Mosse qualche passo indietro e sparì fuori da quella maledetta stanza. Sbucò nel corridoio e oltrepassò tutte le bottiglie sparse per terra, si accese un’altra sigaretta e si catapultò nel bagno. Barcollò verso la tazza del water facendosi spazio tra quelli che sembravano Steven e Duff e ci si gettò sopra vomitandoci dentro tutto ciò che aveva bevuto o mangiato nelle ore precedenti. Avrebbe voluto vomitare anche l’anima, la rabbia, le lacrime represse e tutta la delusione che in quel momento, però, ancora non percepiva. Era troppo fuori di sé per farlo. E allora perché non dilungare quei momenti di confusione per un altro po’? Non ci pensò due volte. Si voltò rapida verso i due ragazzi che la osservavano senza espressione sul volto, con una siringa in mano ancora mezza piena. Raccolse il laccio emostatico dal pavimento sporco e bagnato, sfilò la siringa dalle mani di Duff e si sedette a terra incrociando le gambe e sgranando gli occhi. “Ei, dolcezza che diamine fai?” bisbigliò il biondo facendo cadere la testa indietro, contro il muro e facendo girare vorticosamente gli occhi per poi puntarli nuovamente verso Ali. “Lasciami stare, come cazzo si usa questa cosa?” urlò la ragazza stringendo i denti e battendo ripetutamente la testa contro il muro, non accorgendosi del forte dolore che faceva capolino. Muoveva la mano con in pugno la siringa rabbiosamente, dirigendola verso l’altro braccio. Si bucò a vuoto diverse volte, finchè non riuscì ad iniettarsi quel liquido nelle vene. Lo sentì scorrere lungo il braccio. Fissò Axl e Duff accanto a lei, la guardavano divertiti. Sorrise. Fissò, poi, il soffitto bianco, di un bianco fastidioso e caotico. Si accasciò a terra lentamente, strisciando con la schiena contro il muro. Gli occhi sbarrati, la faccia pallida e le gambe improvvisamente tremanti. “Cosa c’è ora?” sussurrò piano, rivolta a chissà cosa o chi. Una lacrima, solo una, le rigò le guance contratte, sul viso dall’espressione persa. Alison sapeva bene di non poter tornare indietro. Non voleva nemmeno farlo. C’era così tanta rabbia in lei. Così tanta delusione. C’era voglia di autodistruzione. Tutta in un corpo così piccolo. Udiva passi confusi lungo il corridoio poco distante dal pavimento gelido su cui giaceva. Non le importava cosa accadeva fuori, aveva visto troppo. No, in quel momento nulla importava, perché nulla c’era davvero. Sfilò l’ago della siringa dal suo braccio, slacciò lentamente il laccio e li gettò a terra, lontani da lei. Sapeva che quelli avrebbero potuto rappresentare la fine, una svolta, una rivoluzione in lei. Ma quale delle tre cose avrebbe preso piede?
  
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