Alexander Johnathan Smith, per gli amici Alex e per i
colleghi AJ, poteva sembrare un comunissimo ragazzo egocentrico,
spavaldo,
presuntuoso e pieno di sé, e forse per alcuni lo era anche,
ma a lui non
importava del parere degli altri, ragionava sempre con la propria testa
e
considerava il verbo altrui spesso opinabile; indubbiamente bellissimo
e
pienamente cosciente di esserlo, nonché punto di forza per
il lavoro che aveva
deciso di svolgere: il modello.
Un viso perfetto dai tratti neoclassici, uomo e Dio, uno sguardo capace
di far
sciogliere la più convinta e rigida delle puritane,
facendole provare bassi
istinti e caldi languori, un sorriso da far librare in volteggi e in
picchiate
il cuore, un sorriso raro, difficile da vedere, perché lo
mascherava sempre con
quel ghigno felino e malizioso, arrogante e terribilmente sensuale.
I capelli color pece e piume di corvo erano steli d'erba
spettinati dal vento, la pelle liscia e perfetta era marmo, levigato e
scolpito, le labbra erano petali succosi, ciliegia e amarena, il suo
corpo
plasmato e modellato da mani divine, altipiani e pianure di superba
bellezza e
perfezione assoluta.
Di
certo, non era il semplice ragazzo, banale e comune, uno di quelli che
guardi e prosegui oltre, perché Alex era capace di
ammutolire al suo passaggio,
di fulminare come una scossa elettrica e di stendere come un pugno ben
assestato. Era di una bellezza disarmante, che accecava, colpiva e
devastava
nel profondo. Semplicemente.
Ma
Alex non era solo bellezza accecante, era molto di più:
un ragazzo che coglieva gli attimi che la vita gli riservava, che
viveva
intensamente ogni singolo istante e non
perdeva tempo a cercare od aspettare qualcosa, amante dell'adrenalina e
delle
emozioni viveva ogni momento come se fosse unico ed ultimo.
Non era uno di quelli che camminava su una linea retta o in bilico sul
precipizio, in attesa di scegliere se lanciarsi o meno; l'attesa,
secondo lui,
era insensata e inutile, fermarsi ed aspettare un qualcosa, non era
vivere, era
un non vivere, soprattutto quando si aspettava senza avere l'effettiva
certezza
che prima o poi questo qualcosa sarebbe arrivato, e se poi non fosse
arrivato,
sarebbe stato solamente tempo sprecato, non vissuto, buttato e basta.
Occasioni
perse.
Aspettare, secondo Alex, era sinonimo di ansia e turbamento, domande e
pensieri
senza risposte, così aveva deciso che avrebbe preso strade,
aperto porte, colto
gli imprevisti ad ogni curva, via o portone o semaforo che avrebbe
incontrato,
quegli imprevisti che le persone in attesa di qualcosa non avrebbero
mai
scorto, non perché stupide, ma semplicemente
perché troppo occupate a sperare,
ad aspettare e ad incrociare dita, perdendosi quello che, in modo
uguale o
diverso, avrebbe potuto dare felicità ed emozioni.
L'amore,
però, non sapeva nemmeno come e cosa fosse, non
perché non ci credeva, ma semplicemente perché
non l'aveva mai provato, non era
mai stato coinvolto in turbinii di sentimenti regalategli da una
persona,
nessuna aveva mai sconvolto la sua quotidianità, nessuna gli aveva permesso di compiere
delle pazzie e nessuna gli aveva
mai fatto provare
l'aggrovigliamento delle viscere o fatto pulsare il cuore talmente
forte da
sembrare gli stesse per esplodere.
Per lui non c'erano mai stati volteggi sinfonici del cuore o farfalle
nello
stomaco, ma semplici emozioni di passioni di puro godimento,
essenzialità delle
carni e piacere lussurioso del corpo, notti consumate nei respiri
affannosi di
camere d'albergo o abitazioni.
Istinto e sesso e orgasmo.
Peccato e goduria delle carni. Appagamento.
Amici pochi ma buoni e nemmeno loro lo conoscevano fino in fondo.
Era come un libro pieno di pagine e parole, poteva essere sfogliato e letto, ma compreso da pochi, perché la sue essenza era scritta tra le righe, dove la maggior parte della gente non sapeva guardare o semplicemente comprendere; vedevano e ammiravano la copertina, l'impaginazione, il carattere e la trama. Superficialità.
Caparbio e forte, metteva passione e professionalità in tutto quello che faceva, dava sempre il meglio di sé e, se poteva, cercava di superarsi di volta in volta, pignolo e preciso in tutto, ordinato e impeccabile.
Si potevano dire molte cose su Alexander Smith, e nella
maggior parte erano azzeccate, ma in pochi, anzi, solo una persona
poteva dire
che dietro a tutto quell'Io, gigante
e narcisista, si nascondesse un ragazzo dal cuore d'oro, che
raccoglieva in sé millemila
colori, come un delicatissimo
e splendente Swarovski, con sfaccettature sempre diverse e
più belle di quelle
che avesse mai mostrato. Ma come tutte le cose, per comprenderle e
capirle,
bisogna osservarle sotto luce diversa, non basta osservare un
bellissimo
cristallo appoggiato su una mensola, bisogna prenderlo in mano,
spostarsi alla
finestra e ammirarlo attentamente alla luce del sole per capirne la
consistenza, vederne i colori, il taglio e le facce.
Così, nessuno avrebbe mai pensato che dentro Alex si potesse
nascondere un mondo inesplorato, un mondo stupendo, fatto di piccoli
gesti,
sorrisi ed emozioni.
Alexander Johnathan Smith se solo si riusciva a guardare oltre allo
splendore,
oltre all'apparenza e oltre all'eccitazione, al liquefarsi degli
istinti, che
immancabilmente colpivano chi incrociava la sua persona o
più semplicemente il
suo sguardo, era un semplice essere umano, bello come un Dio, certo, ma
imperfetto come un semplice uomo, con le sue particolarità,
fisime comprese, i
suoi pregi e i suoi difetti, che lo rendevano, nella sua imperfezione
umana, un
ragazzo da amare. Semplicemente.
Angolino Autrice: La presentazione di Alex è stata scritta per il contest "Nice to meet you". Dovevo presentare un personaggio originale in 1500 parole, credo di averlo fatto con 1020. Ho scelto Alex, oltre al fatto che è stato il personaggio da voi più votato nel sondaggio su FB, perché è particolare e mi piace tantissimo :P Che ne pensate? Vi è piaciuto? Rivedete Alex com'è nell'Amore è come il vento?
Grazie per aver letto. A presto ;)