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Autore: devilrose1982    21/06/2011    1 recensioni
Myles Kennedy, Alter Bridge, Slash
Una fan fiction inventata su Myles Kennedy e una mogliettina "in fuga".
Riuscirà il nostro eroe a convincerla a tornare a casa?
"So I'm coming home
Lost on a road I don't belong
I rest my soul I'm so alone
Far from the streets I call my own
I'm coming home"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Cammini con le ossa rotte
Se pensi di essere stata dimenticata
Possa questa canzone guidarti a casa"




L’autista la lasciò all’ingresso del suo hotel, Leinie aveva ancora la testa in confusione, mischiati in essa i suoni della voce di Myles al concerto e i pianti disperati del bambino.
Non aveva senso in quel momento pensarci ancora, non voleva pensarci ancora o sarebbe impazzita sicuramente, ora era solo stanca e l’unico suo desiderio era di riuscire a dormire, ma prima doveva scrollarsi di dosso i fantasmi di quella giornata infernale.
Appena salita in camera riempì la vasca da bagno fregandosene che fosse notte fonda, si immerse completamente nell’acqua bollente aspirando i profumi del suo bagnoschiuma preferito, affondò la testa nella schiuma e poi sparì sott’acqua, ci rimase fin quando non si sentì soffocare, fu un gesto istintivo, in un lampo di lucidità il suo istinto di sopravvivenza prevalse, in realtà non le interessava granchè, non dopo quella sera, sarebbe morta fregandosene di tutto il resto. Perlomeno avrebbe smesso di stare male e di maledirsi per tutti i casini che aveva combinato.
La verità è che si sentiva sola.
Le uniche due persone che amava incondizionatamente e di cui le interessava veramente non erano con lei in quel momento e soprattutto Myles non le aveva lasciato grandi speranze; si era mostrato più gentile con lei quella sera, ma in cuor suo sapeva che si era trattato solo di una facciata per non fare scenate di fronte al bambino, quando infatti Christian aveva iniziato a piangere reclamando la mamma Myles era stato fermo, non aveva risposto ma era rimasto in silenzio aspettando che il piccolo si calmasse.
Le scappò una risata, ma la sua era una risata amara, dopo la telefonata strana del mattino, dopo lo sguardo che si erano lanciati al concerto in fondo al suo cuore c’aveva sperato, aveva sperato che Myles le chiedesse di seguirli, si era illusa che come ogni volta, come dopo ogni concerto, lui avrebbe preso in braccio Christian ormai addormentato, avrebbe baciato lei, l’altra sua piccolina e stringendola a se sarebbero tornati indietro insieme, persi e felici com’erano sempre stati.
Stupida, pensò tra se.
Ma come hai fatto a distruggere tutto?
Affondò di nuovo con la testa nell’acqua, sotto la schiuma, ancora una volta fino quasi a farsi mancare il respiro, ancora più stupida pensò.
Che senso aveva ora provare a farla finita?
Cos’avrebbe risolto?
Sperava forse che Myles sarebbe arrivato a salvarla, magari al galoppo su un bel cavallo bianco come nelle favole? O ancora peggio sperava di vederlo piangere al suo funerale? Perché era ovvio, se fosse rimasta ancora così senza respirare non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Certo che Myles avrebbe pianto al suo funerale, era buono lui, non come lei che aveva mandato tutto a puttane per una sciocchezza.
Riemerse dall’acqua col respiro affannato e il cuore in gola, uscì dalla vasca infilandosi l’accappatoio candido e andò a poggiarsi sul letto, senza neanche cambiarsi, con i capelli fradici.
Gli occhi ormai erano diventati pesanti e la testa continuava a rimbombare sempre più forte.
Pensò all’altra questione che c’era in sospeso, la madre di Myles era nella stanza accanto, era arrivata lì insieme a lei e a Christian, non sapeva nulla di quello che i due sposini stavano passando, Leinie aveva rischiato di tirare fuori tutto in un momento di sfogo ma non appena aveva capito che la donna era del tutto all’oscuro dell’intera vicenda anche lei aveva taciuto, non le aveva detto che si erano lasciati, l’avrebbe saputo poi a tempo debito, a cose concluse, il problema si sarebbe semmai posto la mattina dopo, quando avrebbe visto lei da sola, senza Myles e senza Christian; cosa avrebbe pensato?
In quel momento la suocera era l’ultimo dei suoi pensieri, ma era certa che se Myles non aveva avuto le palle di raccontarle tutto un motivo doveva pur esserci.
Leinie abbandonò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi piombando subito in un sonno profondo, fu un sonno pesante e, per fortuna, senza sogni, senza incubi, uno stato di sonno molto più simile a un coma, non aveva capito neanche da quanto tempo stesse dormendo ma i colpi alla porta l’avevano fatta svegliare di soprassalto, non aveva la minima voglia di andare ad aprire, vedeva filtrare dalla finestra la luce ormai forte del giorno e quella luca così intensa la disturbava terribilmente, avrebbe voluto restare a letto tutto il giorno, isolata dal resto del mondo.
Nascose la testa sotto al cuscino per evitare la luce e i rumori che venivano da fuori, aveva ancora gli occhi chiusi e non riusciva a capire se fosse veramente sveglia o se stesse ancora dormendo, magari sognando, se qualcuno stava davvero bussando alla porta o se si trattava solo della sua immaginazione, forse erano solamente rumori provenienti dall’esterno.
No, nessuna immaginazione e nessun rumore che veniva da fuori, solo scocciatori che rischiavano di far crollare la porta per la tanta irruenza nel bussare.
Si trascinò stanca fino alla porta, ancora mezza addormentata, incurante di avere ancora addosso l’accappatoio bagnato dalla sera prima.
“Buongiorno” l’accolse una voce fin troppo sveglia e squillante vista l’ora, giusto, ma che ore erano?
“Che ore sono?” biascicò Leinie ancora tra il sonno e la veglia
“Mezzogiorno”
Chissà i suoi uomini da quanto tempo erano svegli pensò lei.
“Come facevi a sapere dov’ero?”
“Me l’hai detto tu”
“Non è vero, io non ti ho detto niente”
“Si invece, solo che non te lo ricordi, ti dispiace che sia qui?”
“No”
“Ok, vestiti, andiamo”
“Ma io mi sono appena svegliata” brontolò
“Leinie!”
“Cosa c’è?” protestò lei barcollando di nuovo verso il letto “Ho bisogno di dormire ancora un po’”
“Non puoi rimanere a letto tutto il giorno”
“Perché no?”
“Perché dobbiamo uscire, prendi le tue cose”
La ragazza si alzò in piedi, si diede uno sguardo intorno passando in rassegna quello che si era portata dietro, si decise di togliersi l’accappatoio umido che si era tenuta addosso tutta la notte ma si bloccò, indugiò un attimo fissando la figura che la stava ancora aspettando sulla porta
“Allora? Sbrigati”
Non era entrato, se ne stava ancora lì fermo sulla porta, un po’ divertito, un po’ spazientito “Leinie, avanti, ci stanno aspettando”
“Esci o voltati, devo cambiarmi”
“Stai scherzando vero?”
La sua espressione si fece ancora più curiosa guardando lei, Leinie raccolse al volo qualcosa da mettersi addosso e andò a chiudersi in bagno.
Cercò di essere pronta nel minor tempo possibile, si era comunque preparata con cura, aveva anche indossato uno dei suoi completini intimi preferiti, uno da grandi occasioni, quelli che di solito usava per far capitolare suo marito, come se qualcuno dovesse vedere quello che indossava sotto…
In pochi minuti fu pronta anche se con un immenso punto interrogativo in testa.
“Eccomi. Pronta. Possiamo uscire” disse spingendolo fuori dalla porta
“Ehi calma, non hai capito, prendi tutte le tue cose, dobbiamo ripartire”
Non sapeva se era pronta a ripartire con tutte le questioni che aveva in sospeso, aveva fatto tutto d’impulso fino a quel momento e ripartire subito non lo aveva messo in conto, ci aveva sperato è vero, ma non era sicura di farlo subito senza essere riuscita a chiarirsi.
La sua indecisione era palpabile, Leinie era tornata indietro a prendere le valigie, stava sistemando le ultime cose quando si bloccò di colpo, irrigidendosi non appena percepì una presenza alle sue spalle, non aveva neanche sentito la porta richiudersi.
Sentì il respiro di lui sul collo, cercò di controllare i suoi movimenti, il suo respiro, ma era agitata e non voleva darlo a vedere, non si voltò volutamente altrimenti, ne era sicura, non sarebbe riuscita a controllarsi.
Il suo profumo irrorava l’aria rendendola inebriante.
Sentì piano piano che lui continuava ad avvicinarsi sempre di più, i loro corpi erano pericolosamente vicini, sentiva chiaramente i battiti del suo cuore rimbombare nella stanza e sentì la sua mano sfiorarla mentre l’aiutava a riporre in valigia le ultime cose, Leinie si morse un labbro nel vano tentativo di controllarsi, perché lui continuava a torturarla così?
“Non mi hai ancora detto buongiorno” le disse all’orecchio con un filo di voce, quella stessa voce che trovava irresistibile, le fece venire i brividi.
Prese tempo nella sicuramente vana speranza di riprendersi da quell’attimo di smarrimento dovuto alla sua pericolosa vicinanza.
Non rispose.
Chiuse la valigia trascinandola verso la porta con in testa una grandissima confusione, aveva ignorato la sua voce dolce e maliziosa, la sua pericolosa vicinanza, il suo respiro addosso e la piacevole sensazione che sentiva ogni volta che lui si avvicinava a lei e la sfiorava, solo 24 ore prima l’aveva visto con un’altra e lui l’aveva scacciata in malo modo, la sera prima erano entrambi rimasti scossi dal comportamento del figlio e ora lui si presentava alla sua porta scherzando come se nulla fosse successo.



"Noi siamo i disillusi
vogliamo di più
prima che ogni aspirazione cada a terra"




Come un flash di ricordò di colpo di tutto, era stata lei la mattina prima ad avergli detto che era in hotel con sua madre e che quella stessa mattina le avrebbe dovuto restituire firmate le carte per il divorzio.
Che scema era stata, per un momento, quando l’aveva sentito allegro e si era avvicinato a lei aveva quasi sperato che le cose fossero cambiate, che si fossero sistemate come per miracolo, che lui fosse andato lì solo per lei.
Si ricordò anche che la madre di Myles sarebbe subito ripartita dopo averlo salutato dopo il concerto e che l’intera band stava ripartendo, ecco dove sarebbero andati, lei a casa e lui sarebbe ripartito per l’ultima settimana di tour.
Per l’ennesima volta si era illusa facendosi mille castelli in aria per aver letto tra le righe qualcosa che in realtà non c’era mai stato.
“Buongiorno” disse secca, il suo tono era cambiato, si era raffreddato all’improvviso, Myles lo notò ma non disse niente.
“Dimenticavo, ecco qui quello che volevi” aggiunse tirando fuori dalla borsa i documenti che aveva firmato.




"I dannati hanno smesso di credere
I maledetti non possono più sognare
Quindi tieni duro per la tua vita
Perché solo chi è forte sopravvive."

   
 
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