Non mi lasciare qui. Non me lo portare via.
Guardai fuori. La fitta pioggia e l'oscurità della notte mi impedivano di vedere.
Sentii un altro colpo alla pancia.
''Piccolo, non ora.'' Dissi, passando velocemente le dita sulla pelle, per mantenerlo tranquillo.
Aprii la finestra e mi sporsi, per cercare di distinguere un qualcosa o, forse, un qualcuno.
Dopo pochi minuti busso la porta, di sotto. Scesi le scale correndo, tenendomi il pancione con le mani. Ma, davanti a quella porta di legno di castagno, mi bloccai.
C'era lui dietro a quella porta? C'era.. Nathan?
Sentivo il respiro farsi pesante. Il cuore sembrava voler uscire dal mio corpo. E poi c'era il piccolo che scalciava. Sentiva forse il padre?
''Nath?''
''Si..''
La voce era leggermente diversa da come la ricordavo. Era.. stanca.
Tolsi il gancetto che teneva la porta chiusa e non feci in tempo ad aprirla che il suo profumo mi invase, mi azzerò i sensi.
Era lui. Era davvero lui. Il momento che ormai attendevo da sei mesi era arrivato.
Solo una parola uscì dalle mie labbra: ''Amore.''
Mi stringeva. Forte. Ma non mi faceva male.
Non riuscii a trattenere le lacrime.
''Sono qui. Qui con te. Con..Voi.''
Dopo l'ultima parola mi lasciò andare. Teneva i pugni chiusi ora.
''Allora lo sai. Guarda, è il nostro bambino. E' nostro'' Dissi, abbassando la testa per indicare il pancione.
''Già..''.
Mi aspettavo felicità. Mi aspettavo gioia. Mi aspettavo sorpresa. Ma quello che vedevo in lui non era nulla di tutto ciò. In lui c'era soltanto rabbia. Il modo in cui evitava il mio sguardo. Il modo in cui stringeva le dita contro il palmo. Perchè?
''Amore che c'è?''
''Nulla..''
''Dimmi che c'è.''
''E' da un po' che lo so..''
Non mi guardava. Fissava il pavimento bianco. E io continuavo a non capire.
''Perchè allora non sei tornato subito?''
''Pensavo che ci avresti pensato tu. Pensavo avresti capito e te ne saresti liberata. Pensavo..Abortissi fin da subito.''
Abortire? Ma che stava dicendo. Sentivo le ginocchia farsi pesanti e le mie mani stringevano forte la pancia.
''E' il nostro piccolo. Perchè mai avrei dovuto abortire? E' l'unica cosa che mi lega a te!''
''E solo un bambino!''
Solo. Aveva aggiunto l'aggettivo solo alla parola bambino. Come aveva potuto? Un'altro calcio più forte. Ci stava ascoltando, capiva ciò che provavo. E sentiva che il suo papà era li.
''Non è solo un bambino! Come puoi essere così crudele? Ti vuole bene! Ascolta!''
Gli presi una mano e l'appoggiai dove in quel momento il piccolo scalciava.
Il volto di Nath si fece più pallido e i suoi occhi finalmente incontrarono i miei.
''Lo senti?''
''Si, lo sento. E fra tre mesi lo porto via, con me.''
''Cosa cosa cosa? Vuol dire che non rimarrai qui? Mi lascerai di nuovo da sola?''
''Si. E poterò con me questo.. Bambino.''
''No! Non lo porterai via da me! Non lo farai!''
''Devo..''
''Devo? Hai usato questa parola troppe volte. Tu non devi. Tu vuoi soltanto.''
''NO!''
''A no? E qual'è la spiegazione questa volta? Sam ha forse fatto un'incantesimo a questa casa e il piccolo non può vivere più qua?''
''No, Sam questa volta non c'entra. Ma.. Il bambino viene con me.''
''No!''
''Si. Viene con me.''
La testa mi girava. Non mi sarei potuta opporre a lui. Sapevo che non l'avrei potuto fare.
Ma come potevo vivere sia senza di lui che senza il nostro bambino. Non poteva portarmelo via. Non potevo andarsene.
La vista mi si appannò. Avevo davanti agli occhi soltanto puntini luccicanti. Le gambe mi cedettero e scivolai come latte sul pavimento.
Lui non poteva.