Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Fairy Black    07/03/2006    1 recensioni
ciao a tutti!! tengo a precisare che questa non una classica fic tinta di rosa dove regnano sovrane ragazzine timide con problemi di ragazzi, amicizie, segreti, piccole bugie e, soprattutto, una super-mega-iper-migliore amica del cuore alla quale dire tutto, compreso il codice fiscale.E anche se forse qualche componente fra quelle citate probabilmente non mancherà veniamo alla storia: insomma, è la storia di una ragazzina, più o meno della stessa età dell’autrice della fic, che è al di sopra di tutto ciò ed ha altri problemi a cui pensare: come l’averle attribuito senza che lei facesse nulla di male un nome non proprio convenzionale… oppure una famiglia adottiva che non si può proprio definire “famiglia vera e calorosa” ; oppure ancora, se vogliamo, la cattiva reputazione da parte di tutto il vicinato e, il brusco trasferimento in un’altra città che, come vedrete, le cambierà la vita. Tutte cose che manderebbero in analisi per vent’anni consecutivi chiunque, ma lei no. Il motivo?...leggere per sapere!!ihihihi!! >_< e recensire!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Non passò una settimana che tra Heineken e i ragazzi che aveva conosciuto a scuola si era formata una confidenziale amicizia e avevano formato un bel gruppo: C’erano lei, le gemelle Williams, Jim, Sean, Jesse e John, Morgan Phirs… (CRASH! Oh, no, si è rotto il porta CD!), vabbè, M.P, e Michelle.

Era proprio con quest’ultima che Heineken stava chiacchierando nei corridoi durante l’intervallo:

- … quindi non andavi spesso a scuola…?- disse Michelle senza smettere di fissare la pioggia al di fuori della finestra.

- si, non mi piaceva molto. –

- e ti sembra un buon motivo per smettere di frequentarla?-

- non c’era molta gente che si facesse i fatti miei, quindi passavo inosservata. -

- mh…- Michelle accennò un sorriso a bocca chiusa e la guardò.

-  a scuola si va…-

- lo so -

- Penso che noi due andremo molto d’accordo, Heineken. –

- Anch’io. –

Michelle sembrava una persona così dolce, così simpatica, così gentile… e anche il suo look era il sogno di tutte le mamme: semplice e non aggressivo. Com’era possibile non diventarle amica? Ti andava a genio anche se eravate due persone completamente diverse. Michelle era quella che si definisce un angelo.

- …comunque anche questa scuola non sarà il massimo per te. Fa schifo, compresa l’ignoranza dei professori e la fessaggine degli studenti: una massa di poveri sfigati…-

- A proposito, che mi dici di M.P? –

La compagna la guardò con un’espressione interrogativa.

- No, perché non l’ ho conosciuta bene, l’ ho vista poco…- disse Heineken quasi in tono di scusa. Michelle tornò a fissare la pioggia. Spiegò:

- è sempre sola, i compagni la evitano proprio perché è una che porta jella. Vive in una casa mobile con solo la madre che serve gli hamburger al drive- in. Prima aveva anche il padre, che lavorava in una fabbrica dove riciclavano canottiere usate. Ora è ricercato da qualche parte nel Michigan per aver venduto false azioni su una azienda siderurgica inesistente. E in più adesso credo che Morgan si faccia di crack. 

- ma Nicole e Sarah mi hanno detto che fa parte della cricca…-

- Oh, si… ma se non c’era Jim ad avvicinarsela col cavolo che ce la prendevamo! In tutta confidenza, credo che Jim abbia una cotta per lei-

Heineken sorrise e Michelle fece lo stesso.

Suonò la campana. Prima che tutte e due potessero tornare nelle proprie classi Heineken venne fermata dall’altra.

- ah, Heineken…-

-Si? –

- stasera, dopo la scuola, ti andrebbe di venire con me a casa mia? Così stiamo un po’ insieme…-

- Ah, ok, per me va benissimo!-

- Ci vediamo all’uscita. –

- va bene –

 

Alla settima ora Heineken era al settimo cielo. E non solo perché la professoressa di inglese si era assopita sulla cattedra e ora tutti facevano i comodi loro. Bensì perché era la prima volta che una ragazza la invitava a casa sua. Quando suonò la campana corse fuori dove si incontrò con Michelle.

- era ora! Ma quanto ci hai messo?-

- oh, alcuni miei compagni dovevano risvegliare la professoressa e hanno insistito perché vedessi lo spettacolo. –

- scommetto che è stato Jim…-

- esatto. –

- Guarda, la ci sono Jesse, John e Sean! Facciamo la strada insieme a loro?-

Prima che Heineken potesse rispondere, la ragazza si era già avventata sui tre e gli aveva chiesto di accompagnarle da lei. I ragazzi accettarono.

- e allora vi conoscete già, eh?- disse John strada facendo.

- non spaventarti quando vedrai la casa di Michelle. – aggiunse Jesse scherzando.

- ah, perché, cosa avrebbe di brutto la mia casa?- disse la ragazza.

- no, no, niente di particolare, ma è enorme, c’è il rischio di perdersi. –

- non è ENORME, è una villa normale!-

- Apparteneva alla antica e nobile stirpe dei Volkova. – disse Sean.

- Volkova? – fece eco Heineken.

- Michelle è russa, non lo sapevi?-

- Solo mia madre- disse Michelle rivolgendosi ad Heineken. Sembrava seccata per la rivelazione delle sue origini.

- Michelle Ludmilla Marja Anastasia Volkova, per la precisione. Questo è il suo nome per intero. – Disse John guardando negli occhi Michelle, come per sfidarla.

Questa sbiancò.

- Il padre era americano, ma i suoi hanno divorziato e ora lei ha preso il cognome della madre e lei, la madre e i fratelli vivono nell’enorme caseggiato della nonna…-

- se vuoi rivelare anche la mia taglia di mutandine fai con comodo, John! – rispose Michelle stizzita. – ecco siamo arrivate. - disse ad Heineken indicando una strada  asfaltata che terminava con una villa abbastanza imponente. – Abbiamo camminato un bel po’, eh?-

- abbastanza…- rispose Heineken.

- ok, ragazzi, voi potete andare, eh?- si rivolse Michelle ai tre.

- ma come, non ci inviti ad entrare?- chiese Sean accigliato.

- magari un’altra volta, eh? Ciaoo! – e corse nella strada trascinando Heineken per una mano.

Dopo un po’ smisero di correre. Arrivarono in un modesto giardino, con tanti alberi che facevano una piacevole ombra. Michele le fece vedere anche il retro della casa. Dietro questa vi era una specie di lago. (dovrei dire “laghetto artificiale”, ma siccome era molto grande lo chiamo direttamente “lago”. N.d.R). Strano che a New York ci fosse un’abitazione del genere, ma ad Heineken piacque parecchio.

- carino...- disse Heineken sarcasticamente guardando il lago illuminato a tratti dalla luce che filtrava da una fila di abeti.

- lo costruì mio nonno, quand’era ancora vivo. Ora lo usiamo come piscina. Beh, questa è casa mia. –

Michelle indicò l’imponente villa. Per essere grande era grande: dovevano essere almeno tre piani e, per quanto riguardava l’esterno, beh, si capiva subito che apparteneva a gente ricca.

Michelle entrò dall’ingresso sul retro seguita da Heineken. Salutò con un bacio sulla guancia la nonna, che era seduta in cucina, e la madre che lavava i piatti. Quest’ultima si girò. Era davvero una bella donna: alta, capelli biondi, lunghi e lisci; due occhi blu che sembravano due laghi gemelli illuminati dalla luna, labbra rosse e carnose; pelle bianca. La donna salutò con cortesia la figlia e Heineken.

- Michelle, hai portato un’amica? –

- Si… lei è Heineken. –

- Piacere. – disse Heineken.

- Piacere tutto mio. – rispose la donna dall’alto del suo metro e ottanta.

Invece la nonna disse qualcosa che doveva essere in russo.

- ha detto che hai occhi molto belli, in russo. – spiegò la madre di Michelle.

- grazie. – rispose Heineken guardando la nonna.

- Ok, ora noi andiamo in camera mia. – disse Michelle alla madre.

Mentre salirono le scale, Michelle disse all’amica:- che palle mia madre. È sempre in mezzo tra me e le mie amiche, non sai quanto la odio. Comunque è vero: i tuoi occhi non sono male. –

- grazie. – rispose Heineken guardando l’altra.

- ooh, e non dire “grazie” per ogni complimento che ti si fa…! -

Entrarono nella camera di Michelle. Era grandissima, fornita di cabina armadio e bagno in camera. Il balcone forniva di una vista panoramica sul giardino davanti. Il pavimento era in legno, come le pareti. Aveva un letto enorme e pieno di peluche. Una libreria chilometrica e uno stereo che assomigliava di più a un computer della NASA, pieno di manopole, pulsanti e  tasti.

- Carina, la tua camera…- disse Heineken sedendosi sul letto.

- Si, è più o meno come la definisce mia madre. –

- perché ce l’ hai tanto con tua madre? – chiese Heineken pigramente, facendosi cadere di schiena sul letto.

- Da come ti comporti sembra che la odi anche tu…-

- Ma chi, tua madre? –

- Ma no, idiota, la tua!-

- Io? Forse, ma ho ben altri motivi…-

- E quali sarebbero? –

- Non importa… -

- ah, no, ho fatto una domanda stupida, scusami. –

- Perché?- Chiese Heineken.

- Tu vivi coi tuoi zii. –

Ma come diavolo faceva a saperlo?

- E tu questo come lo sai?-

- Prima che arrivassi tu la professoressa di biologia, che condividiamo, ha detto che sarebbe arrivata una nuova studentessa e ci ha fatto la tua descrizione.

- E cos’altro vi ha detto? Come faceva a sapere queste cose su di me?-

- vorrei dirti che è pettegola, ma non credo che sia il motivo giusto alla tua domanda. Comunque ci ha detto che vivevi coi tuoi zii, che avevi quindici anni, che venivi da fuori New York…-

- ah, ok. –

- Heineken, tu mi sembri una tipa tosta, sai? –

Heineken la guardò con incomprensione. Tipa tosta?

-… forse è un altro motivo per cui mi sei piaciuta e ho pensato che saremmo state ottime amiche. –

- ah, per me è ok, se pensi così… - disse Heineken ridendo.

- Che puttana!- disse l’altra ridendo lo stesso. Cominciò a prenderla a cuscinate.

Passarono il pomeriggio a chiacchierare, fare a cuscinate, dire scemenze e ridere, come di solito si fa tra amiche.

Ad un certo punto la madre di Michelle entrò in camera con un telefono in mano

- Heineken, per te. –

- per te? E chi ti cerca? – chiese Michelle. Heineken prese il telefono. Riconobbe subito la voce isterica e profonda dello zio: - Heineken, porca sozza! Ho telefonato a tutti i tuoi caz… pita di compagni del tuo istituto prima di trovarti! Vieni subito qui! Tua zia è isterica!-

Heineken era stupita di ricevere una telefonata dello zio, che, normalmente non si curava di lei, come del resto, faceva il resto della famiglia.

- veramente il più isterico mi sembri tu…- rispose.

- Non fare la cretina con me, ragazzina! Ho il nervoso a novanta!-

- Si, l’avevo vagamente intuito…-

- TORNA SUBITO A CASA! Anzi, no, ti vengo a prendere io con la macchina! Dimmi dove abitano quei Vikova, Vlakova, Verrukova o come accidenti si chiamano quei bifolchi!-

Heineken diede l’indirizzo e chiuse la comunicazione. - Mio zio sta venendo a prendermi. – disse rivolgendosi a Michelle.

- Oh, no, che rottura! Sono appena le sei! E per di più sta per tornare mia sorella…-

- perché, dov’è?-

- da mio padre, all’ambasciata russa. Si sta trovando un lavoretto sfruttando le conoscenze di mio padre. Quando finisce di lavorare torna qui. –

- ok, ora parliamo di te. Tuo padre lavora all’ambasciata davvero?-

- ma no, per scherzo! Certo che lavora li davvero…-

- Prima John ha detto che non hai solo una sorella…-

- quel cretino ha ragione: ho anche un fratello in Russia da mia zia, perché non sopportava l’idea di vivere con i genitori divorziati e ho anche un fratello di solo un anno più grande di me che oggi è uscito e torna stasera. –

- Ok, nomi?-

- Mia sorella Olga, mio fratello che sta in Russia Vladimir  e l’altro Aidan. –

- quest’ ultimo nome inglese…-

- già, come me. –

- E tua madre e tua nonna?-

- nonna Alla e mamma Nadja. –

Ci fu un momento di silenzio. Heineken rifletteva su un particolare curioso su Michelle…

- Già, quelle mentecatte di mia madre e mia nonna!… pensa che… -

- Ferma un attimo…-  disse Heineken.

Michelle la guardò con un espressione interrogativa dipinta in viso.

- sei un po’ diversa da come ti vedo a scuola… sei… differente, ecco. - continuò Heineken.

Michelle fece un sorriso malizioso: - sei proprio una tipa tosta, Heineken…-

In quel momento arrivò lo zio, il signor Anderson per prenderla. Heineken poté vederlo dalla finestra della camera della amica mentre tutto agitato, sbraitava contro la signora Volkova. Quest’ultima rispondeva con imbarazzo e faceva espressioni di evidente sconcerto.

- ehm, io vado… ci vediamo domani a scuola, allora? – disse Heineken.

- Un attimo. Senti, domani se vuoi puoi tornare. Che ne so, rimani a dormire. Così…-

- Mi piacerebbe. Dipende da cosa è successo a casa mia. –

- Così, andiamo a scuola insieme…- sorrise l’altra. Poi fece una risatina sguaiata.

- Ok. –

- Alle sei a casa, allora. –

- Ti do risposta domani a scuola. –

-  Ciao -

- ciao –

Heineken scese giù. Trovò lo zio più rosso del solito e con gli occhi spalancati.

- Finalmente, era ora! Ma cosa ci stavi a fare tutto questo tempo su, eh?  E poi qui che ci fai?!! –

- Ma si può sapere che è successo? –

- Sali in macchina! SCHNELL! –

- Arrivederci, signora. – disse Heineken rivolgendosi alla madre di Michelle.

- A- arrivederci…- rispose questa, evidente espressione shockata in viso.

- Hai parcheggiato fin qui? Dentro il giardino?!- disse Heineken allo zio appena salita nella macchina parcheggiata sul prato.

- EH; non è mica colpa mia se questi incivili abitano vicino al circolo polare artico!- abbaiò lo zio, riferendosi ala lontananza della casa di Michelle dalla loro.

Dopo circa cinque minuti di macchina Heineken chiese nella maniera più pacata possibile allo zio : - Allora, perché tutta questa agitazione? –

- Non lo so. – rispose il signor Anderson. Poi aggiunse a voce bassa: - Tua zia ha ricevuto una telefonata sospetta e ora… è nervosa!-

- Tutto questo solo perché tua moglie è nervosa?- disse Heineken.

- Si! Si è messa a buttare fuori dalla finestra piatti e stoviglie, a gridare, imprecare e… urlare il tuo nome. –

- il mio nome? – fece eco Heineken, stupita.

- Si. Ma non chiedermi altro, non so proprio niente. Ho sentito che strillava il tuo nome e… sono venuto a prenderti. Ma prima di trovarti ce ne è voluto… !-

Ci fu qualche attimo di silenzio, poi Heineken disse sarcasticamente : - magari era il comitato di adozione di Providence…-

Il signor Anderson andò fuori strada.

- Non nominare più quello che hai nominato, ragazzina! Mi vuoi rovinare?! - urlò lo zio.

Heineken girò la testa verso il finestrino e sorrise.

- Quei succhiasangue non li devi neanche citare, Heineken! Se si accorgono… cioè, no, insomma… eh, basta! NON LI NOMINARE PIU!- Disse il signor Anderson rimettendo in moto.

Proseguirono in silenzio finché non arrivarono a casa. Arrivati, Heineken trovò la zia in piedi, poggiata alla credenza, fumando una sigaretta; con tutti i piatti rotti sparsi per terra e Chelsea e Ben dall’altra parte della stanza, guardando la madre con orrore. ( o forse era solo stupore?)

- Ah, sei tornata…- disse la zia a bassa voce.

- Si… Ok, zia, ora si può sapere cosa è successo? Chi ha telefonato?-

- Non lo puoi sapere, Heineken. – disse la zia, immobile come una salma.

- So che mi riguarda. Cos’è  successo?-

La zia rimase ferma senza parlare.

- Dimmelo, zia. –

- No. –

- Lo devo sapere! -

- Vai a letto, Heineken. –

- No, ho il diritto di saperlo. Non mi puoi dire di andare a letto ogni volta che…-

- HAI SENTITO TUA ZIA E ORA FILA A LETTO, SUBITO!-

PER INFORMARVI SCHNELL è UNA MARCA DI BIRRA!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Fairy Black