Non passò una settimana
che tra Heineken e i ragazzi che aveva conosciuto a scuola si era formata una
confidenziale amicizia e avevano formato un bel gruppo: C’erano lei, le gemelle
Williams, Jim, Sean, Jesse e John, Morgan Phirs… (CRASH! Oh, no, si è rotto il
porta CD!), vabbè, M.P, e Michelle.
Era proprio con
quest’ultima che Heineken stava chiacchierando nei corridoi durante
l’intervallo:
- … quindi non
andavi spesso a scuola…?- disse Michelle senza smettere di fissare la pioggia
al di fuori della finestra.
- si, non mi
piaceva molto. –
- e ti sembra un
buon motivo per smettere di frequentarla?-
- non c’era molta
gente che si facesse i fatti miei, quindi passavo inosservata. -
- mh…- Michelle
accennò un sorriso a bocca chiusa e la guardò.
- a scuola si va…-
- lo so -
- Penso che noi
due andremo molto d’accordo, Heineken. –
- Anch’io. –
Michelle sembrava
una persona così dolce, così simpatica, così gentile… e anche il suo look era
il sogno di tutte le mamme: semplice e non aggressivo. Com’era possibile non
diventarle amica? Ti andava a genio anche se eravate due persone completamente
diverse. Michelle era quella che si definisce un angelo.
- …comunque anche
questa scuola non sarà il massimo per te. Fa schifo, compresa l’ignoranza dei
professori e la fessaggine degli studenti: una massa di poveri sfigati…-
- A proposito,
che mi dici di M.P? –
La compagna la
guardò con un’espressione interrogativa.
- No, perché non
l’ ho conosciuta bene, l’ ho vista poco…- disse Heineken quasi in tono di
scusa. Michelle tornò a fissare la pioggia. Spiegò:
- è sempre sola,
i compagni la evitano proprio perché è una che porta jella. Vive in una casa
mobile con solo la madre che serve gli hamburger al drive- in. Prima aveva
anche il padre, che lavorava in una fabbrica dove riciclavano canottiere usate.
Ora è ricercato da qualche parte nel Michigan per aver venduto false azioni su
una azienda siderurgica inesistente. E in più adesso credo che Morgan si faccia
di crack. –
- ma Nicole e
Sarah mi hanno detto che fa parte della cricca…-
- Oh, si… ma se
non c’era Jim ad avvicinarsela col cavolo che ce la prendevamo! In tutta
confidenza, credo che Jim abbia una cotta per lei-
Heineken sorrise
e Michelle fece lo stesso.
Suonò la campana.
Prima che tutte e due potessero tornare nelle proprie classi Heineken venne
fermata dall’altra.
- ah, Heineken…-
-Si? –
- stasera, dopo
la scuola, ti andrebbe di venire con me a casa mia? Così stiamo un po’
insieme…-
- Ah, ok, per me
va benissimo!-
- Ci vediamo
all’uscita. –
- va bene –
Alla settima ora
Heineken era al settimo cielo. E non solo perché la professoressa di inglese si
era assopita sulla cattedra e ora tutti facevano i comodi loro. Bensì perché
era la prima volta che una ragazza la invitava a casa sua. Quando suonò la
campana corse fuori dove si incontrò con Michelle.
- era ora! Ma
quanto ci hai messo?-
- oh, alcuni miei
compagni dovevano risvegliare la professoressa e hanno insistito perché vedessi
lo spettacolo. –
- scommetto che è
stato Jim…-
- esatto. –
- Guarda, la ci
sono Jesse, John e Sean! Facciamo la strada insieme a loro?-
Prima che
Heineken potesse rispondere, la ragazza si era già avventata sui tre e gli
aveva chiesto di accompagnarle da lei. I ragazzi accettarono.
- e allora vi
conoscete già, eh?- disse John strada facendo.
- non spaventarti
quando vedrai la casa di Michelle. – aggiunse Jesse scherzando.
- ah, perché,
cosa avrebbe di brutto la mia casa?- disse la ragazza.
- no, no, niente
di particolare, ma è enorme, c’è il rischio di perdersi. –
- non è ENORME, è
una villa normale!-
- Apparteneva
alla antica e nobile stirpe dei Volkova. – disse Sean.
- Volkova? – fece
eco Heineken.
- Michelle è
russa, non lo sapevi?-
- Solo mia madre-
disse Michelle rivolgendosi ad Heineken. Sembrava seccata per la rivelazione
delle sue origini.
- Michelle Ludmilla
Marja Anastasia Volkova, per la precisione. Questo è il suo nome per intero. –
Disse John guardando negli occhi Michelle, come per sfidarla.
Questa sbiancò.
- Il padre era
americano, ma i suoi hanno divorziato e ora lei ha preso il cognome della madre
e lei, la madre e i fratelli vivono nell’enorme caseggiato della nonna…-
- se vuoi
rivelare anche la mia taglia di mutandine fai con comodo, John! – rispose
Michelle stizzita. – ecco siamo arrivate. - disse ad Heineken indicando una
strada asfaltata che terminava con una
villa abbastanza imponente. – Abbiamo camminato un bel po’, eh?-
- abbastanza…-
rispose Heineken.
- ok, ragazzi,
voi potete andare, eh?- si rivolse Michelle ai tre.
- ma come, non ci
inviti ad entrare?- chiese Sean accigliato.
- magari un’altra
volta, eh? Ciaoo! – e corse nella strada trascinando Heineken per una mano.
Dopo un po’
smisero di correre. Arrivarono in un modesto giardino, con tanti alberi che
facevano una piacevole ombra. Michele le fece vedere anche il retro della casa.
Dietro questa vi era una specie di lago. (dovrei dire “laghetto artificiale”,
ma siccome era molto grande lo chiamo direttamente “lago”. N.d.R). Strano che a New York ci fosse un’abitazione
del genere, ma ad Heineken piacque parecchio.
- carino...-
disse Heineken sarcasticamente guardando il lago illuminato a tratti dalla luce
che filtrava da una fila di abeti.
- lo costruì mio
nonno, quand’era ancora vivo. Ora lo usiamo come piscina. Beh, questa è casa
mia. –
Michelle indicò
l’imponente villa. Per essere grande era grande: dovevano essere almeno tre
piani e, per quanto riguardava l’esterno, beh, si capiva subito che apparteneva
a gente ricca.
Michelle entrò
dall’ingresso sul retro seguita da Heineken. Salutò con un bacio sulla guancia
la nonna, che era seduta in cucina, e la madre che lavava i piatti.
Quest’ultima si girò. Era davvero una bella donna: alta, capelli biondi, lunghi
e lisci; due occhi blu che sembravano due laghi gemelli illuminati dalla luna,
labbra rosse e carnose; pelle bianca. La donna salutò con cortesia la figlia e
Heineken.
- Michelle, hai
portato un’amica? –
- Si… lei è
Heineken. –
- Piacere. –
disse Heineken.
- Piacere tutto
mio. – rispose la donna dall’alto del suo metro e ottanta.
Invece la nonna
disse qualcosa che doveva essere in russo.
- ha detto che
hai occhi molto belli, in russo. – spiegò la madre di Michelle.
- grazie. –
rispose Heineken guardando la nonna.
- Ok, ora noi
andiamo in camera mia. – disse Michelle alla madre.
Mentre salirono
le scale, Michelle disse all’amica:- che palle mia madre. È sempre in mezzo tra
me e le mie amiche, non sai quanto la odio. Comunque è vero: i tuoi occhi non
sono male. –
- grazie. –
rispose Heineken guardando l’altra.
- ooh, e non dire
“grazie” per ogni complimento che ti si fa…! -
Entrarono nella
camera di Michelle. Era grandissima, fornita di cabina armadio e bagno in
camera. Il balcone forniva di una vista panoramica sul giardino davanti. Il
pavimento era in legno, come le pareti. Aveva un letto enorme e pieno di
peluche. Una libreria chilometrica e uno stereo che assomigliava di più a un
computer della NASA, pieno di manopole, pulsanti e tasti.
- Carina, la tua
camera…- disse Heineken sedendosi sul letto.
- Si, è più o
meno come la definisce mia madre. –
- perché ce l’
hai tanto con tua madre? – chiese Heineken pigramente, facendosi cadere di
schiena sul letto.
- Da come ti
comporti sembra che la odi anche tu…-
- Ma chi, tua
madre? –
- Ma no, idiota,
la tua!-
- Io? Forse, ma
ho ben altri motivi…-
- E quali
sarebbero? –
- Non importa… -
- ah, no, ho
fatto una domanda stupida, scusami. –
- Perché?- Chiese
Heineken.
- Tu vivi coi
tuoi zii. –
Ma come diavolo
faceva a saperlo?
- E tu questo
come lo sai?-
- Prima che
arrivassi tu la professoressa di biologia, che condividiamo, ha detto che
sarebbe arrivata una nuova studentessa e ci ha fatto la tua descrizione.
- E cos’altro vi
ha detto? Come faceva a sapere queste cose su di me?-
- vorrei dirti
che è pettegola, ma non credo che sia il motivo giusto alla tua domanda.
Comunque ci ha detto che vivevi coi tuoi zii, che avevi quindici anni, che
venivi da fuori New York…-
- ah, ok. –
- Heineken, tu mi
sembri una tipa tosta, sai? –
Heineken la
guardò con incomprensione. Tipa tosta?
-… forse è un
altro motivo per cui mi sei piaciuta e ho pensato che saremmo state ottime
amiche. –
- ah, per me è
ok, se pensi così… - disse Heineken ridendo.
- Che puttana!-
disse l’altra ridendo lo stesso. Cominciò a prenderla a cuscinate.
Passarono il
pomeriggio a chiacchierare, fare a cuscinate, dire scemenze e ridere, come di
solito si fa tra amiche.
Ad un certo punto
la madre di Michelle entrò in camera con un telefono in mano
- Heineken, per te. –
- per te? E chi
ti cerca? – chiese Michelle. Heineken prese il telefono. Riconobbe subito la
voce isterica e profonda dello zio: - Heineken, porca sozza! Ho telefonato a
tutti i tuoi caz… pita di compagni del tuo istituto prima di trovarti! Vieni
subito qui! Tua zia è isterica!-
Heineken era
stupita di ricevere una telefonata dello zio, che, normalmente non si curava di
lei, come del resto, faceva il resto della famiglia.
- veramente il
più isterico mi sembri tu…- rispose.
- Non fare la
cretina con me, ragazzina! Ho il nervoso a novanta!-
- Si, l’avevo
vagamente intuito…-
- TORNA SUBITO
A CASA! Anzi, no, ti vengo a prendere io con la macchina! Dimmi dove abitano
quei Vikova, Vlakova, Verrukova o come accidenti si chiamano quei bifolchi!-
Heineken diede
l’indirizzo e chiuse la comunicazione. - Mio zio sta venendo a prendermi. –
disse rivolgendosi a Michelle.
- Oh, no, che
rottura! Sono appena le sei! E per di più sta per tornare mia sorella…-
- perché, dov’è?-
- da mio padre,
all’ambasciata russa. Si sta trovando un lavoretto sfruttando le conoscenze di
mio padre. Quando finisce di lavorare torna qui. –
- ok, ora
parliamo di te. Tuo padre lavora all’ambasciata davvero?-
- ma no, per
scherzo! Certo che lavora li davvero…-
- Prima John ha
detto che non hai solo una sorella…-
- quel cretino ha
ragione: ho anche un fratello in Russia da mia zia, perché non sopportava
l’idea di vivere con i genitori divorziati e ho anche un fratello di solo un
anno più grande di me che oggi è uscito e torna stasera. –
- Ok, nomi?-
- Mia sorella
Olga, mio fratello che sta in Russia Vladimir
e l’altro Aidan. –
- quest’ ultimo
nome inglese…-
- già, come me. –
- E tua madre e
tua nonna?-
- nonna Alla e
mamma Nadja. –
Ci fu un momento
di silenzio. Heineken rifletteva su un particolare curioso su Michelle…
- Già, quelle
mentecatte di mia madre e mia nonna!… pensa che… -
- Ferma un
attimo…- disse Heineken.
Michelle la
guardò con un espressione interrogativa dipinta in viso.
- sei un po’
diversa da come ti vedo a scuola… sei… differente, ecco. - continuò Heineken.
Michelle fece un
sorriso malizioso: - sei proprio una tipa tosta, Heineken…-
In quel momento
arrivò lo zio, il signor Anderson per prenderla. Heineken poté vederlo dalla
finestra della camera della amica mentre tutto agitato, sbraitava contro la
signora Volkova. Quest’ultima rispondeva con imbarazzo e faceva espressioni di
evidente sconcerto.
- ehm, io vado…
ci vediamo domani a scuola, allora? – disse Heineken.
- Un attimo.
Senti, domani se vuoi puoi tornare. Che ne so, rimani a dormire. Così…-
- Mi piacerebbe.
Dipende da cosa è successo a casa mia. –
- Così, andiamo a
scuola insieme…- sorrise l’altra. Poi fece una risatina sguaiata.
- Ok. –
- Alle sei a
casa, allora. –
- Ti do risposta
domani a scuola. –
- Ciao -
- ciao –
Heineken scese
giù. Trovò lo zio più rosso del solito e con gli occhi spalancati.
- Finalmente, era
ora! Ma cosa ci stavi a fare tutto questo tempo su, eh? E poi qui che ci fai?!! –
- Ma si può
sapere che è successo? –
- Sali in
macchina! SCHNELL! –
- Arrivederci,
signora. – disse Heineken rivolgendosi alla madre di Michelle.
- A-
arrivederci…- rispose questa, evidente espressione shockata in viso.
- Hai
parcheggiato fin qui? Dentro il giardino?!- disse Heineken allo zio appena
salita nella macchina parcheggiata sul prato.
- EH; non è mica
colpa mia se questi incivili abitano vicino al circolo polare artico!- abbaiò
lo zio, riferendosi ala lontananza della casa di Michelle dalla loro.
Dopo circa cinque
minuti di macchina Heineken chiese nella maniera più pacata possibile allo zio
: - Allora, perché tutta questa agitazione? –
- Non lo so. –
rispose il signor Anderson. Poi aggiunse a voce bassa: - Tua zia ha ricevuto
una telefonata sospetta e ora… è nervosa!-
- Tutto questo
solo perché tua moglie è nervosa?- disse Heineken.
- Si! Si è messa
a buttare fuori dalla finestra piatti e stoviglie, a gridare, imprecare e…
urlare il tuo nome. –
- il mio nome? –
fece eco Heineken, stupita.
- Si. Ma non
chiedermi altro, non so proprio niente. Ho sentito che strillava il tuo nome e…
sono venuto a prenderti. Ma prima di trovarti ce ne è voluto… !-
Ci fu qualche
attimo di silenzio, poi Heineken disse sarcasticamente : - magari era il
comitato di adozione di Providence…-
Il signor
Anderson andò fuori strada.
- Non nominare
più quello che hai nominato, ragazzina! Mi vuoi rovinare?! - urlò lo zio.
Heineken girò la
testa verso il finestrino e sorrise.
- Quei
succhiasangue non li devi neanche citare, Heineken! Se si accorgono… cioè, no,
insomma… eh, basta! NON LI NOMINARE PIU!- Disse il signor Anderson rimettendo
in moto.
Proseguirono in
silenzio finché non arrivarono a casa. Arrivati, Heineken trovò la zia in
piedi, poggiata alla credenza, fumando una sigaretta; con tutti i piatti rotti
sparsi per terra e Chelsea e Ben dall’altra parte della stanza, guardando la
madre con orrore. ( o forse era solo stupore?)
- Ah, sei
tornata…- disse la zia a bassa voce.
- Si… Ok, zia,
ora si può sapere cosa è successo? Chi ha telefonato?-
- Non lo puoi
sapere, Heineken. – disse la zia, immobile come una salma.
- So che mi
riguarda. Cos’è successo?-
La zia rimase
ferma senza parlare.
- Dimmelo, zia. –
- No. –
- Lo devo sapere!
-
- Vai a letto,
Heineken. –
- No, ho il
diritto di saperlo. Non mi puoi dire di andare a letto ogni volta che…-
- HAI SENTITO TUA
ZIA E ORA FILA A LETTO, SUBITO!-