Ciao a tutti! Prima di iniziare, ecco una legenda per
chi non conoscesse i nomi giapponesi (sorry, MandyJJ, hai ragione!!J):
Akito = Heric
Aya = Alicya
Tsuyoshi = Terence
Fuka = Funny
Gomi = George
Hisae = Margharet
Capitolo 2.
Il museo di antichità è
il luogo più noioso che abbiano mai visitato i ragazzi. Si aggirano tra le
bacheche come zombie, con lo sguardo perso dietro alle fantasticherie rivolte
all’imminente serata senza i professori, non prestando minimamente attenzione a
questi ultimi e alla guida, che sarebbe più soddisfatta parlando ad uno dei
reperti, ma che imperterrita continua a narrare le vicende legate a quei pezzi
d’antiquariato esposti.
“Ragazzi che noia!”
esclama Akito senza paura di farsi sentire dai professori, sbadigliando
vistosamente.
“Stai attento!” lo
ammonisce. “Devi imparare a seguire le lezioni!”
Akito si lamenta,
massaggiandosi la tempia colpita: “Ma se non stai ascoltando nemmeno tu!”
“Almeno io faccio
finta! Non come te, che sbadigli in faccia ai professori!”
Akito incassa il colpo,
mentre alle loro spalle Hisae, Fuka, Aya, Tsuyoshi e Gomi si guardano
sconsolati.
“Così non va …”
bisbiglia Fuka, osservandoli litigare per l‘ennesima
“Eh sì … sono proprio
un caso disperato!” sospira Tsuyoshi scuotendo la testa.
“Di cosa state parlando?”
chiedono all’unisono
“Niente, niente …”
La visita prosegue,
occupando gran parte
“Ho cercato su Internet
l’altro giorno e ho visto che ce n’é uno a un isolato da qui. Perché non ci
diamo un’occhiata?”
“Ok, tanto ci hanno
detto che possiamo fare quello che volgiamo fino a mezzanotte, comprese le
uscite nei pub!” acconsente Fuka. Così le ragazze iniziano a prepararsi. Quando
escono, raggiungono i ragazzi che le aspettavano all’ingresso dell’albergo.
Akito, sentendole
arrivare, si volta, pronto a lanciare una battutina sul loro ritardo, ma rimane
a bocca aperta alla vista di
“Allora, chi è che
boccheggia, stavolta?” gli dice con un sorriso posandogli una mano sul mento e
richiudendogli la bocca, prima di porsi alla testa
Giungono in un pub non
molto grande, ma piuttosto carino. Si siedono tutti ad un tavolino ed ordinano
da bere, dopodichè le ragazze iniziano a chiacchierare, mentre i maschi si
lanciano in sfide
Allora i loro amici si
guardano per qualche istante.
“Pensate anche voi
quello che penso io?” chiede Hisae, con gli occhi che brillano di una strana
luce.
“Penso di sì, tu cosa
pensi?” dice Gomi.
“Io penso che è la
nostra occasione!”
“Già … chiudiamoli
dentro!” esclamano tutti insieme. Così si alzano e si dirigono tutti verso il
bagno. Cercando di non farsi vedere, si mettono dietro alla porta e guardano
dentro.
“Possibile che dovete
fare sempre questi giochi idioti, voi maschi?” sta commentando lei, mentre
cerca di disegnare una linea dritta con la matita al suo occhio sinistro. “Guardati,
sei ubriaco!”
Akito solleva il viso
dalle mani bagnate lanciandole un’occhiataccia.
“Primo: non sono
ubriaco!” esclama. “Secondo: meglio i nostri 'giochi
idioti' che i vostri infiniti e assurdi
pettegolezzi!”
“E voi delle
gallinelle!” ribatte lui.
“Che cosa?!”
“Ora basta …” sussurra
Hisae. Dando un cenno d’intesa ai suoi amici, chiude delicatamente la porta e
cercando di fare meno rumore possibile fa scattare la serratura.
“Bene, ora non li
faremo uscire per un bel po’ …” e soddisfatti se ne tornano al tavolo.
Intanto, dentro il
bagno …
“Oca!” grida Akito.
“Serpe!” ribatte Sana.
“Sei solo una bambina
viziata!”
“Ora basta, mi hai
stancata! Io me ne torno di là!” e detto questo, la ragazza va verso la porta
del bagno e fa per aprirla, ma la maniglia non funziona.
“Allora? Non sei
nemmeno capace di aprire una porta?!” la deride lui.
“La vuoi piantare?! È
bloccata! Prova tu, se credi di essere tanto bravo!”
“D’accordo!” risponde
con aria strafottente il ragazzo, e si avvicina alla porta. Poi, senza troppa
gentilezza, spinge
“Allora, genio?”chiede
“Allora siamo bloccati
qui dentro.” sentenzia lui arrendendosi.
“Mando un messaggio a
Fuka, così dicono ai gestori
“No, non ci credo …”
dice guardando il display. Akito la guarda interrogativo.
“Non c’è campo!”
esclama incredula. Il ragazzo tira fuori il proprio telefonino, e si accorge
che
“Bene, vuol dire che
staremo chiusi qui dentro finché non si accorgeranno che non torniamo! Ed è
colpa tua!”
“Che cosa?! Mia?!” Sana
sgrana gli occhi.
“Chi è che è entrato
per ultimo?!” le dice lui.
“Mica l’ho bloccata io,
la porta, no?! Figurati se volevo stare chiusa qui dentro con te!”
“Lo stesso vale per me!”
“Bene!” esclama lei.
“Bene!” ribatte lui,
dopodichè si danno le spalle.
Tengono il broncio per
un po’, poi Sana non resiste più e decide di parlare.
“Senti, già che siamo
chiusi qui insieme, non mi sembra il caso di stuzzicarci, o non ne usciremo
vivi …” dice, sedendosi per terra vicino ai lavandini. Akito rimane ancora per
un attimo in silenzio, poi anche lui cede e si siede accanto a lei.
“Hai ragione” concorda,
poi un silenzio imbarazzato cade tra di loro.
Ad un certo punto
Akito, colto da un improvviso mal di testa dovuto all‘alcool che ha bevuto, si
porta una mano al viso, premendosela sulla fronte.
“Che hai?”
chiede Sana sporgendosi verso di lui un po’ preoccupata. Akito solleva lo
sguardo, incrociando il suo a pochi centimetri di distanza.
“Niente, un po’ di
mal di testa”
“Io te l’ho
detto che fate dei giochi idioti” commenta lei, ma gli sorride.
“Dai, vieni qua”
aggiunge facendogli cenno di poggiarsi sulle sue gambe. Akito la guarda per un
istante, poi si sdraia e posa la testa sulle sue gambe. Sana inizia ad
accarezzargli i capelli.
“Sai, mi ricorda qualcosa …” gli
dice dopo un po’, continuando a giocare con uno dei suoi ciuffi biondi ribelli.
Il ragazzo non dice nulla, ma chiude gli occhi e rivive quel momento di quasi
sei anni prima, quando Sana aveva finto di essere sua madre al gazebo del
parco. Insieme alla ragazza, ripensa al loro complicato, ma profondo rapporto,
a ciò che hanno passato insieme, al magico legame che li ha sempre uniti,
nonostante quelli che, dopotutto, erano solo falsi litigi, che nascondevano la
loro intesa.
“Perché sei sempre così gentile
con me?” le chiede improvvisamente. “Perché ti prendi sempre cura
di me? Ho un carattere insopportabile. Nessuno si è mai preoccupato di come mi
sento, di ciò che
“Forse perché in te ho visto
solo un ragazzino che aveva bisogno di qualcuno su cui poter contare, qualcuno
con cui potersi confidare. Ho visto in te un ragazzo solo, smarrito, in cerca
di una guida, in cerca di un amico vero … e ho deciso di prendere quel
posto. Tu non hai un carattere insopportabile, semplicemente non sei in grado
di esprimere ciò che provi e hai bisogno di qualcuno che riesca a capirti in
ogni momento, ed è ciò che
Akito apre gli occhi e
si alza, fissando il suo sguardo profondo in quello di lei.
“E tu … non
hai bisogno di nessuno?”
“No … finché
ci sei tu …”
Finalmente è riuscita a
dirglielo. Le è venuto spontaneo, nonostante lo abbia tenuto dentro di sé fino
ad ora. Forse è stato il suo sguardo a catturarla e farle rivelare ciò che
prova.
Continuano a guardarsi
negli occhi, quelli innocenti di lei rapiti da quelli profondi e spavaldi di
lui. Sono vicinissimi, i loro visi quasi si sfiorano. Il ragazzo non può fare a
meno di ripensare a quanto lei sia bella. Sana, intanto, ripensa al fisico
perfetto di lui.
“Sei troppo vicina …”
mormora Akito. “Potrei …” le sue parole si perdono tra i loro respiri, che sembrano fondersi. Le
loro labbra, che quasi si sfiorano, fremono, nel desiderio di incontrarsi.
Akito non riesce più a trattenersi, attratto dal lucidalabbra fruttato di lei.
Sana decide di ascoltare ciò che le suggerisce il cuore e di lasciarsi
catturare dalla bocca dolce di lui. Insieme si avvicinano ancora di più,
eliminando quella già breve distanza che li separava, chiudendo gli occhi e
interrompendo quel legame di sguardi, per crearne uno di labbra. Si scambiano
quel bacio desiderato da entrambi, voluto da sempre, sognato ogni volta. Si
staccano per un istante, guardandosi di nuovo negli occhi.
“Ti avevo avvertita …” le
sussurra il ragazzo. Sana socchiude gli occhi.
“Lo so …”
Ancora non sazi, si
baciano di nuovo, più a lungo. Una mano del ragazzo si posa sul fianco di Sana,
mentre lei porta la sua al viso di lui.
All’improvviso,
però, un rumore li distrae. Entrambi si voltano di scatto verso la porta:
qualcuno si sta avvicinando.
“Devono essere i nostri amici!”
ipotizza Sana. Akito la guarda.
“Che cosa facciamo?” le
chiede, riferendosi a loro due. Sana ci pensa un attimo, poi gli risponde:
“Io un’idea ce l’avrei …”
Uno sguardo, e i due si
capiscono immediatamente. Con un cenno d’intesa, si dividono e si
girano dandosi le spalle e assumendo un’aria imbronciata.
Appena in tempo, perché
proprio in quel momento la serratura scatta e la porta si apre.
“Ragazzi! Che fine avevate
fatto?” chiede Hisae con falsa aria innocente. Intanto, dietro di lei, gli
altri guardano con aria interrogativa i due amici che si danno le spalle. Che
non abbia funzionato? iniziano a chiedersi.
Akito si alza di scatto
e si avvia verso la porta.
“Finalmente!”
esclama. “Questa imbranata aveva bloccato la porta!” e fa un gesto stizzito verso
Sana, che si alza a sua volta e gli grida contro:
“Ancora?! Ma la vuoi finire?!
Ti ho detto che non è colpa mia se siamo rimasti chiusi dentro!”
“Certo, come no!”ribatte
lui, trattenendo a stento le risate. “Ora possiamo tornare all’albergo?”
Sana, trattenendosi
anche lei per miracolo, continua la commedia: “Ecco, è meglio, così mi
allontano da te! Non ti sopporto più!” ed esce in fretta dal bagno,
seguita dal ragazzo. I loro amici rimangono per un attimo davanti alla porta, a
bocca aperta.
“Non posso crederci …
ancora che litigano?!” esclama Aya incredula.
“Ragazzi, sono degli ossi duri!”
commenta Tsuyoshi. Con un sospiro, si avviano dietro ai due amici, che intanto
cercano di non guardarsi negli occhi, certi che se lo facessero scoppierebbero
a ridere rivelando lo scherzo che hanno voluto giocare agli altri nascondendo
ciò che è successo.