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Autore: Daisy Potter    08/03/2006    12 recensioni
Sana, Akito e i loro amici partono per una gita di una settimana. Cosa succederà?! Leggete e recensite ^_^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti

Ciao a tutti! Prima di iniziare, ecco una legenda per chi non conoscesse i nomi giapponesi (sorry, MandyJJ, hai ragione!!J):

Akito = Heric

Aya = Alicya

Tsuyoshi = Terence

Fuka = Funny

Gomi = George

Hisae = Margharet

 

Capitolo 2.

 

Il museo di antichità è il luogo più noioso che abbiano mai visitato i ragazzi. Si aggirano tra le bacheche come zombie, con lo sguardo perso dietro alle fantasticherie rivolte all’imminente serata senza i professori, non prestando minimamente attenzione a questi ultimi e alla guida, che sarebbe più soddisfatta parlando ad uno dei reperti, ma che imperterrita continua a narrare le vicende legate a quei pezzi d’antiquariato esposti.

“Ragazzi che noia!” esclama Akito senza paura di farsi sentire dai professori, sbadigliando vistosamente.

Sana ha subito in mano il martelletto rosso e lo picchia sulla testa del giovane.

“Stai attento!” lo ammonisce. “Devi imparare a seguire le lezioni!”

Akito si lamenta, massaggiandosi la tempia colpita: “Ma se non stai ascoltando nemmeno tu!”

Sana rimane per un attimo incapace di ribattere, e Akito sfodera un ghigno di soddisfazione, irritandola.

“Almeno io faccio finta! Non come te, che sbadigli in faccia ai professori!”

Akito incassa il colpo, mentre alle loro spalle Hisae, Fuka, Aya, Tsuyoshi e Gomi si guardano sconsolati.

“Così non va …” bisbiglia Fuka, osservandoli litigare per l‘ennesima volta. “Non la smettono mai!”

“Eh sì … sono proprio un caso disperato!” sospira Tsuyoshi scuotendo la testa.

“Di cosa state parlando?” chiedono all’unisono Sana e Akito voltandosi contemporaneamente verso i loro amici.

“Niente, niente …”

La visita prosegue, occupando gran parte del pomeriggio. Quando tornano all’albergo, è ormai già il tramonto. Salgono ognuno nella propria camera a riposarsi, prima di godersi le ore di libertà che i professori hanno promesso. Sana  propone alle sue amiche di andare in un locale.

“Ho cercato su Internet l’altro giorno e ho visto che ce n’é uno a un isolato da qui. Perché non ci diamo un’occhiata?”

“Ok, tanto ci hanno detto che possiamo fare quello che volgiamo fino a mezzanotte, comprese le uscite nei pub!” acconsente Fuka. Così le ragazze iniziano a prepararsi. Quando escono, raggiungono i ragazzi che le aspettavano all’ingresso dell’albergo.

Akito, sentendole arrivare, si volta, pronto a lanciare una battutina sul loro ritardo, ma rimane a bocca aperta alla vista di Sana: indossa una corta minigonna nera e un giubbottino di jeans che copre una maglietta aderente, ed ha un leggero trucco che rende il suo viso ancora più bello. La ragazza gli si avvicina ancheggiando scherzosa sui tacchi a spillo.

“Allora, chi è che boccheggia, stavolta?” gli dice con un sorriso posandogli una mano sul mento e richiudendogli la bocca, prima di porsi alla testa del gruppo insieme alle sue amiche. Lui, ancora incantato dalla sua bellezza, non riesce a ribattere, e si limita ad arrossire prima di seguire gli altri.

Giungono in un pub non molto grande, ma piuttosto carino. Si siedono tutti ad un tavolino ed ordinano da bere, dopodichè le ragazze iniziano a chiacchierare, mentre i maschi si lanciano in sfide del genere “chi riesce a bere più alcolici in tutta la serata”. Il vincitore è Akito, che con gli occhi lucidi, dopo i cinque bicchieri che si è scolato, decide di andare in bagno a rinfrescarsi. Pochi secondi dopo, anche Sana si alza dal tavolo diretta verso il bagno, con l’intenzione di aggiustarsi il trucco.

Allora i loro amici si guardano per qualche istante.

“Pensate anche voi quello che penso io?” chiede Hisae, con gli occhi che brillano di una strana luce.

“Penso di sì, tu cosa pensi?” dice Gomi.

“Io penso che è la nostra occasione!”

“Già … chiudiamoli dentro!” esclamano tutti insieme. Così si alzano e si dirigono tutti verso il bagno. Cercando di non farsi vedere, si mettono dietro alla porta e guardano dentro.

Sana è davanti allo specchio con la matita per gli occhi in mano, mentre affianco a lei c’è Akito, che si rinfresca il viso.

“Possibile che dovete fare sempre questi giochi idioti, voi maschi?” sta commentando lei, mentre cerca di disegnare una linea dritta con la matita al suo occhio sinistro. “Guardati, sei ubriaco!”

Akito solleva il viso dalle mani bagnate lanciandole un’occhiataccia.

“Primo: non sono ubriaco!” esclama. “Secondo: meglio i nostri 'giochi idioti' che i vostri infiniti e assurdi pettegolezzi!”

Sana si infuria: “Sembrate solo dei bambini piccoli!” lo insulta.

“E voi delle gallinelle!” ribatte lui.

“Che cosa?!” Sana diventa paonazza dalla rabbia e continua ad insultarlo, mentre lui fa lo stesso.

“Ora basta …” sussurra Hisae. Dando un cenno d’intesa ai suoi amici, chiude delicatamente la porta e cercando di fare meno rumore possibile fa scattare la serratura.

“Bene, ora non li faremo uscire per un bel po’ …” e soddisfatti se ne tornano al tavolo.

Intanto, dentro il bagno …

“Oca!” grida Akito.

“Serpe!” ribatte Sana.

“Sei solo una bambina viziata!”

“Ora basta, mi hai stancata! Io me ne torno di là!” e detto questo, la ragazza va verso la porta del bagno e fa per aprirla, ma la maniglia non funziona.

“Allora? Non sei nemmeno capace di aprire una porta?!” la deride lui. Sana si volta scocciata.

“La vuoi piantare?! È bloccata! Prova tu, se credi di essere tanto bravo!”

“D’accordo!” risponde con aria strafottente il ragazzo, e si avvicina alla porta. Poi, senza troppa gentilezza, spinge Sana da una parte e prova a girare la maniglia. La porta non si apre. Prova un altro paio di volte, ma senza esito.

“Allora, genio?”chiede Sana con aria divertita.

“Allora siamo bloccati qui dentro.” sentenzia lui arrendendosi.

“Mando un messaggio a Fuka, così dicono ai gestori del locale di venirci ad aprire.” e dicendo così, la ragazza estrae dalla borsetta il cellulare.

“No, non ci credo …” dice guardando il display. Akito la guarda interrogativo.

“Non c’è campo!” esclama incredula. Il ragazzo tira fuori il proprio telefonino, e si accorge che Sana ha ragione.

“Bene, vuol dire che staremo chiusi qui dentro finché non si accorgeranno che non torniamo! Ed è colpa tua!”

“Che cosa?! Mia?!” Sana sgrana gli occhi.

“Chi è che è entrato per ultimo?!” le dice lui.

“Mica l’ho bloccata io, la porta, no?! Figurati se volevo stare chiusa qui dentro con te!”

“Lo stesso vale per me!”

“Bene!” esclama lei.

“Bene!” ribatte lui, dopodichè si danno le spalle.

Tengono il broncio per un po’, poi Sana non resiste più e decide di parlare.

“Senti, già che siamo chiusi qui insieme, non mi sembra il caso di stuzzicarci, o non ne usciremo vivi …” dice, sedendosi per terra vicino ai lavandini. Akito rimane ancora per un attimo in silenzio, poi anche lui cede e si siede accanto a lei.

“Hai ragione” concorda, poi un silenzio imbarazzato cade tra di loro.

Ad un certo punto Akito, colto da un improvviso mal di testa dovuto all‘alcool che ha bevuto, si porta una mano al viso, premendosela sulla fronte.

Che hai? chiede Sana sporgendosi verso di lui un po preoccupata. Akito solleva lo sguardo, incrociando il suo a pochi centimetri di distanza.

Niente, un po di mal di testa

Io te lho detto che fate dei giochi idioti commenta lei, ma gli sorride.

Dai, vieni qua aggiunge facendogli cenno di poggiarsi sulle sue gambe. Akito la guarda per un istante, poi si sdraia e posa la testa sulle sue gambe. Sana inizia ad accarezzargli i capelli.

Sai, mi ricorda qualcosa …” gli dice dopo un po’, continuando a giocare con uno dei suoi ciuffi biondi ribelli. Il ragazzo non dice nulla, ma chiude gli occhi e rivive quel momento di quasi sei anni prima, quando Sana aveva finto di essere sua madre al gazebo del parco. Insieme alla ragazza, ripensa al loro complicato, ma profondo rapporto, a ciò che hanno passato insieme, al magico legame che li ha sempre uniti, nonostante quelli che, dopotutto, erano solo falsi litigi, che nascondevano la loro intesa.

Perché sei sempre così gentile con me? le chiede improvvisamente. Perché ti prendi sempre cura di me? Ho un carattere insopportabile. Nessuno si è mai preoccupato di come mi sento, di ciò che provo, perché tu sì? Dopo questo breve sfogo tace per un attimo, attendendo una risposta, che arriva prontamente:

Forse perché in te ho visto solo un ragazzino che aveva bisogno di qualcuno su cui poter contare, qualcuno con cui potersi confidare. Ho visto in te un ragazzo solo, smarrito, in cerca di una guida, in cerca di un amico vero e ho deciso di prendere quel posto. Tu non hai un carattere insopportabile, semplicemente non sei in grado di esprimere ciò che provi e hai bisogno di qualcuno che riesca a capirti in ogni momento, ed è ciò che provo a fare io, perché non lo so, semplicemente sento che hai bisogno di qualcuno.

Akito apre gli occhi e si alza, fissando il suo sguardo profondo in quello di lei.

E tu non hai bisogno di nessuno?

Sana ricambia lo sguardo.

No finché ci sei tu …”

Finalmente è riuscita a dirglielo. Le è venuto spontaneo, nonostante lo abbia tenuto dentro di sé fino ad ora. Forse è stato il suo sguardo a catturarla e farle rivelare ciò che prova.

Continuano a guardarsi negli occhi, quelli innocenti di lei rapiti da quelli profondi e spavaldi di lui. Sono vicinissimi, i loro visi quasi si sfiorano. Il ragazzo non può fare a meno di ripensare a quanto lei sia bella. Sana, intanto, ripensa al fisico perfetto di lui.

Sei troppo vicina …” mormora Akito. Potrei …” le sue parole si perdono tra i loro respiri, che sembrano fondersi. Le loro labbra, che quasi si sfiorano, fremono, nel desiderio di incontrarsi. Akito non riesce più a trattenersi, attratto dal lucidalabbra fruttato di lei. Sana decide di ascoltare ciò che le suggerisce il cuore e di lasciarsi catturare dalla bocca dolce di lui. Insieme si avvicinano ancora di più, eliminando quella già breve distanza che li separava, chiudendo gli occhi e interrompendo quel legame di sguardi, per crearne uno di labbra. Si scambiano quel bacio desiderato da entrambi, voluto da sempre, sognato ogni volta. Si staccano per un istante, guardandosi di nuovo negli occhi.

Ti avevo avvertita …” le sussurra il ragazzo. Sana socchiude gli occhi.

Lo so …”

Ancora non sazi, si baciano di nuovo, più a lungo. Una mano del ragazzo si posa sul fianco di Sana, mentre lei porta la sua al viso di lui.

Allimprovviso, però, un rumore li distrae. Entrambi si voltano di scatto verso la porta: qualcuno si sta avvicinando.

Devono essere i nostri amici! ipotizza Sana. Akito la guarda.

Che cosa facciamo? le chiede, riferendosi a loro due. Sana ci pensa un attimo, poi gli risponde:
Io unidea ce lavrei …”

Uno sguardo, e i due si capiscono immediatamente. Con un cenno dintesa, si dividono e si girano dandosi le spalle e assumendo unaria imbronciata.

Appena in tempo, perché proprio in quel momento la serratura scatta e la porta si apre.

Ragazzi! Che fine avevate fatto? chiede Hisae con falsa aria innocente. Intanto, dietro di lei, gli altri guardano con aria interrogativa i due amici che si danno le spalle. Che non abbia funzionato? iniziano a chiedersi.

Akito si alza di scatto e si avvia verso la porta.

Finalmente! esclama. Questa imbranata aveva bloccato la porta! e fa un gesto stizzito verso Sana, che si alza a sua volta e gli grida contro:

Ancora?! Ma la vuoi finire?! Ti ho detto che non è colpa mia se siamo rimasti chiusi dentro!

Certo, come no!ribatte lui, trattenendo a stento le risate. Ora possiamo tornare all’albergo?

Sana, trattenendosi anche lei per miracolo, continua la commedia: Ecco, è meglio, così mi allontano da te! Non ti sopporto più! ed esce in fretta dal bagno, seguita dal ragazzo. I loro amici rimangono per un attimo davanti alla porta, a bocca aperta.

Non posso crederci ancora che litigano?! esclama Aya incredula.

Ragazzi, sono degli ossi duri! commenta Tsuyoshi. Con un sospiro, si avviano dietro ai due amici, che intanto cercano di non guardarsi negli occhi, certi che se lo facessero scoppierebbero a ridere rivelando lo scherzo che hanno voluto giocare agli altri nascondendo ciò che è successo.

 

 

 

 

 

  
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