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Autore: Reghina    22/06/2011    6 recensioni
"[...]Sanji sbuffò una nuvoletta di fumo, un braccio incrociato dietro la testa e un sorriso lieve nell'osservare il suo Capitano seduto a gambe incrociate ai piedi del letto, con i soli pantaloni.
Gesticolando ampiamente, Rufy gli stava raccontando qualcosa che il cuoco non stava minimamente ascoltando.[...]"
SanjixRufy.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza era in penombra, le tende dell'oblò tirate impedivano alla luce di filtrare in maniera eccessiva.
Il letto era praticamente l'unica cosa visibile della cabina, ma effettivamente non che ci fosse troppo altro da vedere, era spoglio come luogo.
Sanji sbuffò una nuvoletta di fumo, un braccio incrociato dietro la testa e un sorriso lieve nell'osservare il suo Capitano seduto a gambe incrociate ai piedi del letto, con i soli pantaloni.
Gesticolando ampiamente, Rufy gli stava raccontando qualcosa che il cuoco non stava minimamente ascoltando.
Ma infondo non era così importante.
Si divertiva nel vedere il più piccolo così entusiasta, preso completamente da ciò che faceva o diceva.
Cosa Rufy stesse effettivamente raccontando non era poi troppo importante.
Infondo qualsiasi cosa fosse, il giovane Capitano aveva già deciso che era a quel modo.
Qualsiasi parere sarebbe stato bellamente ignorato.
Perciò tanto valeva godersi la sigaretta, la penombra, il caldo delle coperte e quella serenità che Rufy trasmetteva.
Un senso di benessere, di sicurezza, quasi un faro nel bel mezzo di una terribile tempesta.
Nami era colei che li guidava per mare, indicando quando stavano per incrociare un tratto burrascoso o uno privo di vento, ma il modo in cui li guidava Rufy era tutt'altro.
Senza di lui semplicemente non sarebbero mai stati insieme.
Nulla di tutto quello avrebbe avuto senso, in mancanza del giovane.
E non solo perché era il loro Capitano.
“A cosa pensi, Sanji?”.
Il cuoco aveva alzato un attimo lo sguardo, rimasto incantato dalla cenere della sigaretta mentre si perdeva nei suoi pensieri, e aveva visto un capetto moro proprio ad un palmo dal suo.
“Pensavo a quanto tu sia dannatamente insistente” sbuffò, osservando divertito il minore gonfiare le guance stizzito.
“Che ho fatto?” si lamentò Rufy, imbronciato.
Sanji spense la sigaretta sul posacenere lì accanto, poggiato al comodino.
Mise una mano dietro il collo del minore e baciò a fior di labbra quella smorfia così dannatamente adorabile che rendeva il Capitano simile ad un bambino a cui hanno negato una caramella.
“Fai sempre troppe domande, Capitano”.
Rufy guardò il più grande poco convinto – ne aveva fatta una, di domanda, e non aveva neanche ottenuto risposta. Ma poco importava. Avrebbe chiesto a Nami o Zoro. Anche se la prima gli avrebbe ringhiato contro e lo spadaccino avrebbe borbottato un 'Se l'ha detto il cuocastro, sicuramente è una cavolata'. Non sarebbero stati decisamente molto d'aiuto.
Sanji rise appena, riuscendo perfettamente ad immaginare cosa il ragazzo stesse pensando.
Non era difficile capire Rufy, infondo.
Almeno non di solito.
E quando lo diventava, allora bastava solo fidarsi ed obbedire.
Come gettarsi nel vuoto, ma alla fine, si trovava sempre un comodo materasso.
“Che hai da ridere?” chiese curioso il minore, già dimentico del quesito precedente “Hai visto qualcosa di divertente?” domandò, buttandosi addosso al cuoco, muovendosi come cercasse chissà quale tesoro lì nei dintorni “Dove? Dove? Dove?”.
Sanji si ritrovò praticamente schiacciato da quella furia vivente che era Rufy.
“Ehi, fermo!” si lamentò, rischiando l'annegamento nelle coperte o peggio.
Afferrò il Capitano per le spalle, bloccandolo “Sei un cretino” ringhiò.
“Ma volevo vedere cosa c'era di divertente!” si lamentò il giovinetto, dondolando le gambe.
Era steso sul cuoco, le spalle tra le sue mani, il viso corrucciato in una smorfia infantile in contrasto con quella leggermente seccata del maggiore.
Questi, osservandolo, non poté che alzare gli occhi al cielo, baciando di nuovo quelle labbra.
Rufy non capì bene l'improvviso cambiamento, ma un bacio era sempre un bacio, e andava ricambiato.
Almeno così aveva detto Sanji, dalla prima volta che le loro labbra si erano incontrate.
Quindi ci fu stato un bacio, e poi due, e poi altri dieci.
Solo sfioramenti di labbra dolci, di visi vicini, come bambini timidi che non hanno mai preso in considerazione l'idea ci possa essere altro che quel toccarsi di bocche.
Non danno né chiedono altro, sorridendosi solo un attimo nel silenzio.
Fu un secondo, niente di più.
Poi Rufy sorrise, a trentadue denti, illuminando la stanza più di qualsiasi sole “Sanji! Ho fame!” esclamò, alzandosi veloce, prendendo a saltellare come una piccola tenerissima scimmia pestifera.
Il cuoco sbuffò, alzandosi e accendendosi una sigaretta “Tu hai sempre fame, idiota” sbuffò.
“Sanjiiiii!!! Ho fameeee!!! Cucina, cucina, cucina!” cominciò a ripetere, andando verso la porta, sorridendo come non l'avesse sentito.
L'interpellato sbuffò ancora una nuvoletta di fumo, ma poi sorrise “Agli ordini, Capitano”.
E poi basta, l'intimità era finita, la tranquillità non c'era mai stata.
Ma pur di vedere Rufy sorridere, era perfetto così.
   
 
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