Conversazione
n.4
Il
tabacco l’avevo finito da un pezzo, ma avevo un bisogno
assoluto di fumare. Mi
costrinsi a frugare fra le cose di Giulia, e trovai un pacchetto ancora
intatto
di sigarette del suo mondo. Lo scartai
e
sfilai una sigaretta, andando ad accovacciarmi vicino a Boromir,
facendo
attenzione a non incontrare il suo sguardo. Si era svegliato, e se ne
stava
ancora disteso a terra, il mantello dono di Galadriel steso sul corpo a
mò di coperta.
Accesi la sigaretta perfettamente dritta e aspirai una boccata,
sentendo il
taglio nella guancia bruciarmi forte: non era il massimo fumare nelle
mie
condizioni, ma ne avevo bisogno per affrontare la situazione. Avrei
voluto
anche una pinta di birra, anche due, per tirarmi su di morale, ma
quella era
davvero irreperibile: mi sarei dovuta accontentare delle sigarette
forti di
Giulia.
“
Fumala anche per me. “ Giunse la voce di lei, lontana. Ogni
tanto Giulia diceva
qualche frase, ma nulla di più: la distanza era tanta e lei
era troppo
indebolita per sostenere una conversazione telepatica. Ma non mi
interessava:
finchè parlava, era viva e, finchè era viva,
c’era la speranza di rivederla. “
Vedrai, arriveranno presto. “ La rassicurai, guardando il
fumo salire in
spirali grigiastre. “ Arriveranno presto. “ Ma lei
già non mi sentiva. Aspirai
un’altra boccata e la lasciai uscire dalle narici piano, come
se fossi un drago
sputafuoco. Se fossi stata davvero un drago, avrei afferrato Boromir
con
delicatezza e l’avrei portato lontano da li, a casa, presso
le amorevoli cure
di Matilde, a guarire nel corpo e nello spirito. L’avrei
lasciato parlare con
suo fratello, avrei lasciato che Faramir lo purgasse da tutto il suo
dolore e
dalla sua rabbia, per poi farlo tornare a me come era un tempo:
l’uomo forte e
deciso, cocciuto e buono, d’onore e rispetto.
L’uomo di cui mi ero innamorata.
Sarebbe mai tornato?
Quello
che giaceva accanto a me era un’ombra di Boromir: debole e
ferito, sembrava la
metà di com’era solo il giorno prima, mentre
combattevamo; i begli occhi grigi
erano arrossati dal pianto, le labbra erano rosse a causa dei morsi che
egli
stesso vi aveva dato, per imporsi di non gemere
dall’angoscia. Chi era costui?
In un gesto d’intimità, gli scostai una ciocca dal
viso e gliela posi dietro
l’orecchio, accarezzandogli piano la fronte. Lui
seguì il mio gesto, ma non
riuscì a guardarmi negli occhi: si vergognava per come mi
aveva ridotto?
Fattibile.
<<
Avrai sete. >> Gli dissi finalmente, superando la
barriera del silenzio
<< E anche fame. Mangia qualcosa. >> Teneva
la testa dritta, lo
sguardo vagava in un punto lontano, sul fiume, o anche oltre, perso nei
meandri
del passato. Non mi rispose.
Con
un sospiro, mi alzai e andai alle barche: c’erano ancora
delle scorte di lembas,
quelle di Merry e Pipino, oltre che i loro bagagli. Vi frugai dentro
finchè non
trovai quello che cercavo: lembas ancora intatto e carne di cervo
essiccata.
Tornata a sedermi, il profumo del Pan di Via inebriò
l’aria. Ne presi un
boccone e lo assaporai, un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ne staccai
un
boccone e lo porsi a Boromir << E’ uguale a
quello che abbiamo mangiato a
Lothlorien, non è nemmeno stantio! >>
Esclamai, cercando di apparire
normale. Glielo misi proprio sotto gli occhi << Non lo
vuoi? Preferisci
la carne? >> Anche allora, nessuna risposta, solo due
grossi lacrimoni a
rigargli le guance. Mi sentii morire dentro: aveva pianto per
così tanto…
<< Oh no, amore, no… >> Gli
sussurrai, poggiando il lembas e la
stecca di carne sulle sue ginocchia << Perché
piangi? Tu non… >>
<<
Tu non dovresti essere qui. >> La voce rotta, gli occhi
ridotte a due
fessure scintillanti. Boromir mi stava parlando, mi stava guardando, e
non
guardava i miei occhi, ma il mio collo. << Io
non dovrei essere qui. >>
<<
Tu stai benissimo dove stai. >> Risposi seccamente,
frenando l’impulso di
coprirmi il collo << E guai se te lo sento ripetere.
>>
Gli
occhi grigi si posarono sui miei, occhi carichi di sofferenza
<< Io… io
credevo di a-averti… >> Un forte singhiozzo
gli squassò il petto. Rimasi
sgomenta : l’avevo visto piangere, tempo fa, e la causa ero
stata sempre io, ma
il pianto di allora fu straziante e angosciato, come se davvero fossi
morta… E
invece no. << E invece no. >> Gli risposi
con fierezza, sfiorandomi
le labbra rotte << E invece sono ancora qui.
>>
Lui
tirò su col naso e tacque per un po’.
<< Dove sono gli altri. >>
<<
Inseguono gli Uruk-hai che hanno rapito Giulia e Merry e Pipino.
>>
<<
Poteva restare Aragorn al tuo posto… >>
<<
Non penso proprio. >> “ Sto diventando
burbera… “ Pensai con un sospiro,
accendendomi un’altra sigaretta. << Fammi fare
un tiro. >> Ordinò
Boromir. Gliela cedetti e me ne accesi un’altra.
Fece
una boccata, due. Chiuse gli occhi << E…
>> Iniziò piano,
tentennante.
<<
E cosa. >>
<<
… E Frodo? >> Con quale difficoltà
gli uscirono quelle parole, con quale
sforzo le pronunciò! “ Mio coraggioso
Capitano… “ << E’ andato.
>>
Risposi, asciutta, staccando un morso di carne essiccata con malagrazia.
<<
Andato? >> Boromir era come interdetto.
<<
A Mordor. >>
Tacque.
La sigaretta si consumava piano fra le sue dita, la cenere andava
accumulandosi
sul mantello impiegato come coperta, ma non parlava. Era seduto, ora, e
sul
torace nudo splendevano le fasciature bianche, leggermente chiazzate di
sangue.
Guardava fisso davanti a sé, e non parlava.
<<
Boromir… >> Dovevo dirglielo. Non sarei
riuscita ad attendere un minuto
di più << … Non eri tu.
>> L’avevo detto per rincuorare entrambi,
ma io lo credevo davvero? Mentre combattevamo, Boromir mi aveva fissata
e mi
aveva parlato, riconoscendomi come Anna, la sua donna… o
forse no? << Non
eri tu. >> Dissi ancora, per rafforzare il concetto.
<<
Dici? >> Un sorriso sghembo comparve sul suo viso. Scosse
la cenere della
sigaretta quasi finita e aspirò gli ultimi tiri
<< Tutti abbiamo la
nostra parte di oscurità, ma io ne ho più di
altri. >>
<<
Non è vero. >> Quanto disperatamente cercavo
di attaccarmi alla mia
bugia?
<<
Hai visto il buio della mia anima. >> Proseguì
lui, imperterrito <<
La belva che si annida dentro di me, quello che cela il mio spirito.
Ebbene,
che effetto ha avuto su di te? Più di uno, immagino.
>> Di scatto, mi
prese il viso e lo girò verso di se. Il movimento brusco mi
fece sussultare.
Negli occhi grigi, vidi un lampo di tristezza << Eccone
uno: hai paura di
me. >>
<<
No. >> La voce mi ingannò, un leggero tremito.
Mi
scostò una ciocca di capelli dalla guancia sana
<< Vedi? Non credi
nemmeno tu in quello che dici. Io… ho ricordi confusi di
quanto è successo.
Ricordo… >> Si bloccò.
Il
suo tocco era leggero. << Cosa ricordi? >>
<<
Ricordo di aver preso Frodo. Di essere stato sbattuto a
terra… >> Mi
fissò il collo << Da te, e poi vedo te, le mie
mani che… >> Lasciò
andare la presa << Valar, cosa ho fatto…
>>
<<
Se fossi stato tu, ti ricorderesti. >> Argomentai.
“ Ti ricorderesti le
parole, le lame che si incrociano. Ricorderesti i pugni sferrati.
“ Diceva una
piccola speranza nel mio cuore. “ Se non ricordi, non eri tu.
“
Si
passò una mano sugli occhi << Ma ricordo
quando ho cercato di strozzarti,
di… >> Non uscì altro dalle sue
labbra << E’ stata Giulia, vero?
>>
Annuii
piano, fissando la corrente del fiume << Già.
>>
<<
Nemmeno lei ho saputo proteggere. >> Sussurrò
piano. << Che razza
di uomo sono diventato? Ho tradito gli amici, te, ho infranto una
promessa… non
sono più degno di essere chiamato uomo! >>
<<
E invece ti sei dimostrato proprio per quello che sei, Boromir.
>> Gli
posai una mano sul capo << Sei solamente
un uomo, e gli uomini hanno debolezze. >>
<<
Il Ramingo non ne ha. >> Ribadì secco.
Ridacchiai: ecco la vecchia
disputa, un’ombra dell’uomo che amai.
Tentai
di sorridergli << Come no… e’ solo
più bravo di te a nasconderle.
>> Gli accarezzai i capelli << E comunque,
se vuoi saperlo, io amo
l’imperfezione. >>
<<
Quest’imperfezione ha rischiato di ucciderti. >>
<<
Ma non l’ha fatto. >>
Boromir
tacque per un attimo, poi lo disse << Avevo…
intenzione di chiedere la
tua mano, Anna. >>
Abbassai
lo sguardo: eccola li, la mia debolezza. Non ebbi il cuore di dirgli
che già lo
sapevo, che avevo sentito tutto nei boschi di Lorien, quando lui
l’aveva detto
ad Aragorn figlio di Arathon, suo futuro Re. Non sapendo che dire,
tacqui.
<<
Volevo sposarti, ma il destino ha scelto diversamente. >>
Lo
fissai: mi fissava a sua volta, i suoi occhi erano pozze di sofferenza
allo
stato puro, carichi di dolore.
<<
Che significa? >> Chiesi, con un fil di voce.
<<
Che non posso più farti una domanda simile. >>
<<
E perché? >>
Chinò
il capo << Perché tu non mi ami
più, vero? >>
Proprio
in quel momento, una vampata di calore mi attraversò le
viscere: lo amavo. Lo
amavo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta me
stessa…ma in quel
momento non potei far altro che tacere. E smettere di fissarlo.
<<
Devi darmi tempo, Boromir. >> Mi torsi le mani,
attorcigliandole sotto le
cosce.
<<
Per cosa? >>
<<
Per ritrovarti. >> Guardai la corrente del fiume
<< Per ritrovarci.
>> Alla cieca, cercai la sua mano e la trovai, grande e
callosa come
sempre. Gliela strinsi forte e lui ricambiò, instaurando il
primo ponte della
riconciliazione.
In
silenzio, ci riposammo fino al tramonto. Poi, mangiammo qualcosa e
smistammo i
bagagli: avremmo portato con noi solo lo stretto necessario. Il resto,
andava
nascosto sulle barche. << Aragorn dice di aver lasciato
tracce per noi.
>>
Boromir
tirò da solo le barche in secca. Con un mugolio, si
tastò il torace sotto la
tunica <<
Non ne dubitavo.
>> Tirò fuori le dita sporche di sangue
<< Merda… >>
Gli
volai accanto << Ti si è riaperta la ferita,
vero? >> Lui annuì. Gli
diedi una scappellotto, cosa che lui non si aspettava <<
Ti avevo detto
di aspettare a tirare in secca le barche, stupido! >> Lo
rimproverai,
severa. Lui mi guardò, serissimo, per sorridere piano
<< Hai ragione,
sono stato stupido. >>
Mi
stupii: una volta non l’avrebbe mai ammesso, e
adesso…
Andai
a occuparmi di nuovo dei bagagli. << Credi che abbiano
percorso grandi
distanze? >> Gli chiesi dopo qualche tempo.
<<
Certo che si. >>
Mi
torsi le mani, nervosa << Come faremo a recuperare
terreno, Boromir? sono
troppo lontani, e tu ancora debole… >>
Mi
guardò con un sopracciglio inarcato << Ne ho
abbastanza dei tuoi debole e
debole: sono Boromir di Gondor, figlio di Denethor, e sono Capitano
della torre
Bianca. E non sono debole!
>>
<<
Come se i titoli valessero qualcosa! >> Proruppi,
divertita.
<<
E’ la fama a precedermi.
>> Boromir
fece un sorriso smagliante << Nessuno ha mai dato a me del malatino…
>>
Gli
lanciai addosso il bagaglio, molto più alleggerito di come
era prima,
centrandolo in pieno. << E allora partiamo, mio capitano.
>> Lo
affiancai, sogghignando << Abbiamo già
sprecato abbastanza fiato.
>>
D.I.F.-E’
con grande piacere che ritorno a voi, stimabili lettori. Dato che gli
esami
sono stati posticipati al 5 luglio, mandando allegramente a fanchiurlo
lo studio,
io continuo nella mia opera, supportata dall’affetto dei miei
cari e dalle
vostre stupende recensioni Angie_Mars; Cordelia89 ( mi spieghi come hai
fatto a
mettere il draghetto?? ); elepaddy85 e l’immancabile
ragazzapsicolabile91…
grazie fes J
Mi
raccomando, vi aspetto numerosi.
Pace
e ammore,
Nini.