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Autore: nini superga    21/06/2011    8 recensioni
“Mi faceva male pensare, eppure ricapitolai la situazione: Giulia era stata rapita dagli Uruk- hai di Saruman assieme a Merry e Pipino, i Valar sanno per quale scopo; Frodo e Sam aveva attraversato il Fiume e avevano deciso di andare a Mordor da soli, senza alcun aiuto, contando solo su se stessi, passando per il nord; noi eravamo quanto restava della Compagnia: Gandalf e Jadis ci avevano abbandonato a Moria, concludendo i loro giorni su Arda prima del tempo; Aragorn , Legolas e Gimli erano partiti all’inseguimento degli Uruk-hai, il compito di salvare mia sorella e gli Hobbit era loro, mentre io ero rimasta da sola con Boromir, ancora in stato di incoscienza a causa dello scontro con gli orchi di Saruman. Aveva rischiato la vita per proteggere i suoi compagni, infischiandosene delle frecce che lo trafiggevano e gli dilaniavano le carni, e ora ne pagava le conseguenze. Anche io scontavo le mie scelte: mi ero messa contro Boromir per impedirgli di prendere l’Anello a Frodo. “
si prospetta una storia interessante, che dite? mi raccomando, o lettori: recensite e criticate, qui c'è bisogno di consiglio! mi scuso di già per i vari errori :) vostra, Nini Superga.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Gioielli di Anna.'
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I Gioielli: Riconciliazione

Un nuovo inizio

 

 

I raggi di sole che si riflettevano sull’acqua mi bruciavano gli occhi, facendomi dolere la testa, eppure continuavo a guardarli; il rombo delle cascate di Rauros era così tonante da sovrastare qualsiasi altro rumore, compreso quello della mia testa. Pensieri sconnessi si aggrovigliavano, spezzoni di frasi e  ricordi si attorcigliavano gli uni con gli altri, rendendo il nesso logico impossibile. “ Sapevo che avrebbe fatto male. “ Mi dissi, socchiudendo gli occhi. Un pesce increspò l’acqua e il raggio si mosse con delicatezza. Distolsi lo sguardo e lo posai sul viso contratto dalla sofferenza di lui “ Lo sapevo, eppure ho deciso di affrontarlo. Sono stupida o coraggiosa? “ Oppressa da quel pensiero, mi alzai e andai vicino alla riva.

Mi faceva male pensare, eppure ricapitolai la situazione: Giulia era stata rapita dagli Uruk- hai di Saruman assieme a Merry e Pipino, i Valar sanno per quale scopo; Frodo e Sam aveva attraversato il Fiume e avevano deciso di andare a Mordor da soli, senza alcun aiuto, contando solo su se stessi, passando per il nord; noi eravamo quanto restava della Compagnia: Gandalf e Jadis ci avevano abbandonato a Moria, concludendo i loro giorni su Arda prima del tempo; Aragorn , Legolas e Gimli erano partiti all’inseguimento degli Uruk-hai, il compito di salvare mia sorella e gli Hobbit era loro, mentre io ero rimasta da sola con Boromir, ancora in stato di incoscienza a causa dello scontro con gli orchi di Saruman. Aveva rischiato la vita per proteggere i suoi compagni, infischiandosene delle frecce che lo trafiggevano e gli dilaniavano le carni, e ora ne pagava le conseguenze.

Anche io scontavo le mie scelte: mi ero messa contro Boromir per impedirgli di prendere l’Anello a Frodo. L’avevo fatto non per mia gloria personale, non per martirizzarmi: desideravo solo proteggere l’amore della mia vita dalla dannazione, dall’infamia di essere ricordato come colui che rubò l’Anello, colui che tradì un amico per la sete di potere e gloria, colui che aveva ceduto... Il taglio nella guancia mi diede una fitta, e gli occhi si fecero lucidi per il dolore. Sentivo ancora i suoi colpi, il pugno che mi aveva sferrato e che mi aveva rovinato zigomo e guancia, le dita che mi stringevano il collo… ne avevo prese tante, e i segni erano ancora ben visibili, eppure ciò che mi struggeva di più non era il dolore fisico.

Mi voltai a guardarlo, disteso fra le foglie, il mio bagaglio come cuscino. Lo guardai, e ripensai a come era quando ancora non era avvelenato, quando ancora era il mio Capitano e il mio cuore. Voleva chiedermi in sposa, Boromir, eppure mi aveva combattuto come si fa con un nemico, rischiando di ammazzarmi e riuscendoci quasi, se Giulia non fosse intervenuta. E ora lei, l’unica che poteva aiutarmi a sanare le ferite, era lontana da me, mente e corpo.

Boromir gemette e sospirò, la mascella contratta dal dolore. La febbre era scesa nel corso della notte, ma era ancora così pallido... Sarebbe sopravvissuto, ma quando avrebbe avuto le forze per camminare? Quanti giorni sarebbero passati prima che potessimo recuperare la distanza fra noi e gli altri? Le domande mi facevano pensare, e i pensieri mi facevano dolere il capo alla stregua dei ricordi.

 

Alba. Solo qualche ora prima. Appena svegli.

<< L’ho sentita. >> Sussurrai ad Aragorn, mentre gli altri si svegliavano << E’ viva. >>

Legolas mi fu subito addosso << Come sta? Sta bene? È ferita? >> “ Digli di calmarsi. “ La voce di Giulia suonava così lontana “ E comunque, anche se stessi male, mica ve lo direi. “

<< Dice di star bene. >> Bisbigliai, guardando di soppiatto Boromir. tornai a fissare Aragorn << Dovete assolutamente partire. >>Sentenziai.

<< E come facciamo a portarci dietro il peso morto di Boromir? >> Sbottò Gimli, controllando il filo dell’ascia << Ci intralcerebbe. Dobbiamo aspettare che si risvegli. >>

Feci una smorfia. Doveva essere un sorriso, ma avevo il viso indolenzito. << E chi ha detto che dovete portarvelo appresso? >>

<< Non vorrai mica restare qui con lui! >> Esclamò Aragorn, distogliendo la sua attenzione dal bagaglio << No, non te lo permetterò, non dopo… >>

<< I segni passeranno, Aragorn, e anche la rabbia e la paura. >> Conclusi senza mezzi termini, continuando a fissarlo << Boromir non si sveglierà prima di oggi pomeriggio, se le mie previsioni sono corrette, ma quel pallore non mi piace affatto. Potrebbe dormire addirittura sino a domani mattina, Aragorn! Se non partite ora, quelli arrivano a Isengard con tutto il bagaglio: mia sorella e gli Hobbit devono- essere- salvati! >>

Legolas diede una scrollata alla spalla del ramingo, impaziente << Ha ragione, Aragorn! >> Asserì << Se non partiamo adesso, non riusciremo più a recuperare terreno. >> << E gli orchi corrono assai veloci. >> Commentò Gimli con aria mesta << La ragazza ha ragione. >> Mi guardò dritta negli occhi << Figliola, ti dirò che nemmeno io sono tranquillo nel lasciarti da sola con Boromir ma, se davvero ami tua sorella e i tuoi amici, devi darci la tua benedizione. >>

<< E l’avete, Gimli, mia e di tutti i Valar: andate, riportatemi Giulia  e Merry e Pipino. Sono certa che il resto si aggiusterà… >> Aragorn continuava a guardarmi con aria truce e scontenta. << Non avete il lusso di aspettare Boromir, e lo sai bene. >> Gli dissi << Cosa vuoi fare, preferisci salvare tre vite da un destino in certo, o attendere che un uomo- che sopravvivrà- si risvegli, concedendoti una giornata di riposo? >>

La risposta era già pronta nel suo cuore, eppure Aragorn figlio di Arathon era contrariato << Cosa pensi di fare, una volta che si sarà svegliato? >>

Mi strinsi nelle spalle << Credo che vi seguiremo. Molto probabilmente, Boromir sarà abbastanza in forze per camminare solo domani mattina, quindi avremo ancora più distacco… lasciate tracce. Credo che Boromir le saprà distinguere, no? >>

Legolas ridacchiò, nervoso << Se continueremo a ritardare, non avremo nemmeno il tempo di ricoprirle, le nostre tracce! >>

Il Ramingo ignorò l’Elfo. Si avvicinò e mi prese per i polsi << Sei certa di quello che fai? >> Mi sussurrò << Non devi per forza restare. >>

L’idea mi attraversò come un fulmine: abbandonare Boromir? << Sarebbe l’errore più grande della mia vita. >> Dissi a caldo << Io e lui…abbiamo solo bisogno di parlare. >>

Aragorn mi  frugò l’anima con gli occhi, cercando di capire. << Sei così giovane, eppure così coraggiosa… >> Mormorò, scivolando via, verso il suo bagaglio, silenzioso. Gli altri rimasero a guardarlo, Leoglas che si torceva una treccia dorata. Quando non ce la fece più, dato che Aragorn non parlava, sbottò in maniera poco signorile << E allora? >>

Aragorn issò lo zaino in spalla e mi fissò con gli occhi di ghiaccio << E allora partiamo. >>

 

 

“ Stupida o coraggiosa? “ Mi chiesi nuovamente, intingendo la mano nell’acqua fresca per tamponarmi il labbro gonfio “ Se ero partita con un sacco di buoni propositi, coraggiosa come Jadis, adesso mi sento sola e sperduta come una pecora… “ Mille paura mi attanagliavano: e se gli altri fossero stati catturati? E se fossero già morti, o fatti schiavi, o seviziati e torturati? E se non fossero arrivati alla fine della loro missione, che fine avrebbero fatto i tre prigionieri? Che destino li attendeva? Se anche solo una di quelle paure si fosse avverata, io sarei stata sola al mondo, accoppiata a un malato di cui avevo paura. Perché si, nonostante il mio coraggio, i miei sforzi per levarmela di dosso, io avevo paura di Boromir. Sentivo le viscere torcersi quando stringeva la mano a pugno, preso dalla sofferenza; quello stesso pugno che aveva sferrato a me, la sua futura sposa. “ Sapeva almeno chi ero, durante il massacro? “ Si, lo sapeva: mi aveva intimato di spostarmi dalla sua traiettoria, mentre io gridavo a Frodo di dileguarsi- già, Frodo… chissà se anche lui era caduto nelle mani del Nemico, se il mio sacrificio era stato vano. Sicuramente non era con Giulia, e già questa era una consolazione. Vagava per gli Emin Muil, Sam a fargli da spalla e a dargli forza. Chissà se ce l’avrebbero fatta. Scossi il capo, sconsolata “ Troppe domande. E nessuna risposta. >>

Boromir mugolò ancora, perso nel suo sonno agitato. Ma quello fu un mugolio diverso. Tesi l’orecchio: invocava…chi? Mi avvicinai, accovacciandomi accanto a lui. Emise qualche suono articolato, prima di bisbigliare << Madre… >>

Mi stupii: un uomo grande e grosso come lui, nel momento del bisogno, invocava la madre! Mi fece sorridere il cuore e, per poco, vinsi la paura.  

<< Non c’è. >> Gli sussurrai, sfiorandogli lo zigomo fresco << La tua mamma non è qui. >>

Mai mi sarei aspettata di vederlo aprire gli occhi. Li schiuse come si schiude un fiore, con delicatezza, e per un attimo sembrò non capire dove si trovasse. Il mio stomaco si contrasse dall’emozione. << Boromir? >> Lo chiami piano, e lui si voltò. Mi guardò con aria perplessa, gli occhi ancora offuscati << Soldato…io… >>

“ Non mi riconosce. “ Constatai, sentendomi gelare “ Non mi… “

Calde lacrime mi rotolarono lungo il viso. Lui si schiarì la gola << Soldato…per i vivi…non si può piangere. >> Tacque, chiudendo di nuovo gli occhi << Dammi del vino. >>

Singhiozzai forte << Non ce n’è. >> Lui mugugnò qualcosa, per poi tornare tranquillo. Di riaddormentò, ma stavolta il pallore sparì, e  una lieve sfumatura rosa si impossessò del suo viso. Intinsi un fazzoletto nell’acqua del fiume e gli umettai le labbra. Sembrò apprezzare molto, e ne chiese ancora. Borbottò a lungo, chiamò persone e fece domande a cui non sapevo rispondere, ma in nessuna di esse io venni menzionata. Che si fosse scordato di me? Come avrebbe reagito trovando accanto a se una ragazzina di cui non ricordava l’esistenza, dal volto tumefatto e decisamente incapace di fare qualsiasi cosa? Come?

Un forte singhiozzo mi sfuggì dalle labbra, straziandomi il petto: quanto mi sentivo coraggiosa, in quel momento? Perché avevo lasciato andare via gli altri? Perché non ero rimasta a Gran Burrone, con Arwen, o direttamente a Isengard? Perché?

Piansi a lungo, tutte le lacrime che avevo le disseminai su quella riva dell’Anduin, vicino a Rauros, e le piansi per l’ombra dell’uomo che amavo, per me stessa e per il mondo ingiusto che mi aveva incastrata in quella situazione senza vie d’uscita. Mi sentivo come sepolta… o era solo il peso dell’acqua che mi aveva trascinato sul fondo della disperazione? Sarei dovuta risalire, prima o poi… ma quando, esattamente?

Una mano mi sfiorò il polso, facendomi trasalire. Mi sfregai gli occhi arrossati dal pianto e lo guardai: Boromir mi fissava, impietrito, terreo come se avesse visto un fantasma. Un nuovo singhiozzò mi ruppe il petto, nonostante cercassi di tranquillizzarmi. Stavolta non stava sognando, il mio capitano era sveglissimo, e mi fissava dritto in viso- anzi, no: mi fissava il collo. Improvvisamente intimidita, vergognandomi di quei segni, li coprii con la mano, abbassando lo sguardo.

Nessuno dei due disse niente per lungo tempo. La mattina e il primo pomeriggio scivolarono via, lenti e lunghissimi, senza che fra noi ci fosse anche solo una parola, o un gesto.

L’unico suono che disturbava il gorgoglio dell’acqua, lo stormire delle foglie, era il pianto della colpa di Boromir.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D.I.F. ( cioè Dulcis In Fundo ): stimabili lettori, torno da voi con sommo piacere e tremenda fatica. Questa nuova storia sarà dannatamente complicata e terribilmente difficile da scrivere, me lo sento dal prufundis… ma, che dire, mi sembra più che giusto dare un seguito alla storia che ho più amato, con cui sono entrata in conflitto un sacco di volte e da cui comunque sono uscita arricchita- come d’altro canto spero sia successo anche a voi, o lettori.

Per scazzo mio non ho avuto la bontà di rispondere alle ultime recensioni, ed è una cosa di cui mi vergogno tantissimo: voi dedicate il vostro tempo a me, smacchinate su cosa scrivere, su cosa commentare, cosa dire, cosa non dire…e io? Non vi rispondo. Me tapina! Sono proprio una c ******a!!

Ma anche questa è una parte di me… chi non è un po’ cojomber inside?

Ma tornando al chappi…cosa ne dite? Siete convinti/e ? io mi sono impegnata un cifron, ed è stata davvero difficile, ma dovevo farlo. Il mio corpo lo richiedeva. Credo che scriverò con più lentezza, almeno questi primi chappi, sia per la densità della storia, sia per i sette esami che devo dare fra un paio di settimane ò_ò ma almeno dopo ho il mare…e fino a marzo gli esami li mando allegramente a fanchiurlo!

Quindi, signori, questo è un nuovo inizio. Sono ovviamente gradite recensioni, critiche e saluti, nonché semplici wow…alzerebbero un sacco l’autostima e renderebbero la storia sicuramente più rapida e spedita! Ma fate voi, o lettori: io sono alla vostra mercé!

Nini.  

  
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