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Autore: Fiore Blu    23/06/2011    10 recensioni
C'era una luna mezza piena quella notte.
Tremavo,ma non per il freddo.
Poi lo sentii arrivare. Lentamente.
Quando uscì dalla boscaglia,finalmente riuscii a vederlo in volto.
Quel volto.
Tanto familiare,quanto sconosciuto.
Non mi stancavo mai di guardarlo.
La pelle diafana alla luce della luna sembrava fatta d'argento.
Gli occhi turbati, ma sempre profondi,bellissimi.
Era inumanamente stupendo come al solito e anche se sapevo ciò che era realmente, ogni volta, ogni singola volta, la vista delle sue ali era un regalo di cui gli ero profondamente grata.
Si fermò a pochi centimetri da me.
Mi guardava come se sapesse ciò che stavo per dirgli.
Poi parlò.
- volevi vedermi? Sono qui- lo disse in modo freddo come al solito ma gli tremava la voce.
- io ...- non mi uscivano le parole. Ma io dovevo pronunciarle per liberarlo da quella specie di maledizione che lo perseguitava. Dovevo liberarlo da me stessa.
- ... non voglio più essere un peso per te, voglio ...-
mi posò due dita sulle labbra impedendomi di finire.
Poi in silenzio mi baciò,avvolgendo i nostri corpi con le sue ali morbide e argentee.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Quando vidi nell’oscurità un essere totalmente vestito di nero, comprese le ali di cui anch’esso era munito, capii che era di quello che avevo paura. 
Sorrideva beffardo, maligno, lanciando occhiate di sfida al mio protettore: l’angelo dalle ali bianche.
Quest’ultimo stava eretto, fiero, e scrutava il nemico con freddezza e prudenza al tempo stesso.
Io sentivo le ginocchia cedermi per la paura.
-Lei è mia- disse il demone a gran voce, sfidando senza pietà l’angelo bianco che mi stava d’avanti.
Il mio protettore non rispose. Era concentrato e attento. Era preoccupato.
Il terrore mi scorreva nelle vene. 
Il viso del demone era coperto da orrende cicatrici violacee che deformavano i suoi lineamenti fino a renderlo brutalmente orrendo, spaventoso.
Era totalmente calvo e dalle orecchie a punta pendevano degli ingombranti ciondoli neri.
Intanto l’oscura creatura avanzava verso di noi. Ad ogni passo dalle sue ali cadeva della polvere nera , simile a fuliggine. Eppure una volta  caduta al suolo brillava al chiaro di luna.
L’angelo che mi proteggeva si fece più teso e attento.
-Vediamo se ti sei arrugginito … - disse malignamente il demone tirando fuori da dietro il suo mantello una balestra  carica e pericolosa.
L’angelo bianco mi scrutò con la coda dell’occhio.
Aveva uno sguardo a dir poco terrorizzato. Ma non era preoccupato per se stesso, ma per me.
I suoi occhi palleggiavano dal mostro che gli stava davanti, a me.
Stava cercando un modo per salvarmi.
Lui voleva salvarmi.
Spalancò le ali bianche e lucenti alla luce della luna.
A quel movimento una polvere argentea si depositò sul suolo.
-Combattiamo alla pari. Senza umani nei paraggi. Io e te. Da soli- parlò deciso e fiero. Come un re che comanda il suo esercito. Fiero,sicuro,composto.
- Scordatelo- disse il mostro aprendo anch’egli le ali con uno scatto e disseminando polvere nera intorno a se. –Credimi, meglio se lasci perdere. Tanto lei verrà con me. Rassegnati.
Si abbandonò ad una losca risata, - I giorni di questa ragazza sono finiti -  disse maligno e a quel punto mi sentii mancare.
-Va all’inferno- sbottò l’angelo bianco lasciando da parte le buone maniere. Nella sua voce, ira e freddezza.
- Ma io vengo  proprio da lì! … - rise beffardo e stavolta avanzò di più passi. Era pericolosamente vicino.                                                 – … e tu verrai con me- si librò in volo impugnando la balestra che puntò contro il mio protettore.
Ad un tratto il mio cuore sobbalzò.
Ora avevo più paura di prima. 
Le ginocchia cedettero, e finii sulla sabbia, in ginocchio con le mani sul petto che cercavano di attutire il batticuore.
Avevo paura di quel mostro, avevo paura che mi facesse del male, avevo il terrore che potesse fare del male al mio coraggioso protettore alato. 
Si, io che non credevo negli angeli, avevo paura.
Per l’angelo bianco.
Quest’ultimo si stagliò verso il cielo scuro della sera con un balzo, prima che il demone potesse scagliarmi addosso una delle sue frecce.
 
 
 
 
Era ormai da una settimana che facevo lo stesso identico sogno. 
Sempre uguale.
Non riuscivo mai a capire come andasse a finire. Mi svegliavo sempre lì, in quel punto.
Col cuore in gola per la paura che potesse succedere qualcosa all’angelo.
Era incredibile come le mie convinzioni venissero cancellate.
Un sogno, sempre lo stesso da più di una settimana, aveva sconvolto la mia razionalità.
Strano.
 
La vita che mi circondava e che guardavo da sempre con indifferenza e diffidenza, cominciava a colorarsi di strane sensazioni.
Sentivo le mie certezze sprofondare, annullarsi ,vacillare.
Cosa mi stava succedendo?
Perché mi sentivo strana?
Perché ero confusa?
Continuavo a ripetermi che prima o poi avrei sognato qualcos’altro, ma ogni notte ero immersa in quella strana, incredibile, paurosa sera, in cui due esseri, i quali fino a poco tempo fa credevo leggendari, si muovevano e parlavano davanti ai miei occhi.
Nel mio sogno.
Quella mattina, l’ennesima mattina in cui mi ero svegliata col batticuore, me la presi comoda.
Andai in bagno a fare la doccia, poi sistemai i libri nella cartella e feci colazione con i cereali e il latte caldo.
Arrivata a scuola, mi sedetti come sempre accanto a Matilde.
Ascoltai le lezioni dei prof con apatia, finché finalmente arrivò il momento della pausa pranzo.
Camminavo lungo il corridoio dell’accademia.
La scuola a quell’ora era deserta perché tutti erano alla mensa.
Ero arrivata alle scale che portavano al piano terra quando … 
- Seira! Non vieni a pranzo con noi?- mi voltai di scatto quasi spaventata perché non mi aspettavo che Matilde fosse lì.
Voltandomi verso di lei, il mio piede trovò il vuoto. 
Feci appena in tempo a vedere l’espressione di Matilde che da terrorizzata diventava sbalordita.
Poi capii.
Infatti, invece di cadere giù per le scale rompendomi l’osso del collo, mi fermai di botto grazie alla presa di due mani sicure che mi avevano afferrata dalle spalle evitandomi una caduta.
Appena ripresi l’equilibrio e misi i piedi ben piantati a terra, mi voltai di scatto mentre dicevo:
- Mi scusi tanto, … grazie per … - poi mi resi conto che ad afferrarmi era stato Shèid Winter.
Ed io che poco prima ero finita tra le sue braccia non potei fare a meno di arrossire per l’imbarazzo.
Sheid Winter era un nuovo studente.
Era il misterioso ragazzo arrivato in città un mese e mezzo fa,di cui nessuno sapeva nulla.
Era di lui che parlavano in continuazione  Matilde e Sara.
Il loro chiacchiericcio era durato per sei settimane.
Sei lunghe settimane in cui ero stata costretta a rifugiarmi in bagno.
Ma non potevo stare in bagno per cinque ore al giorno, quindi … ogni tanto ero costretta a sorbirmele.
Come avevo constatato, era davvero un bellissimo ragazzo.
Inumanamente bello.
Si, di umano la sua bellezza non aveva nulla.
La pelle candida, gli occhi profondi come due zaffiri intrisi di viola … ebbi una specie di dejà vu .
Poi mi ripresi.
Continuando a studiarlo, mi accorsi che era molto alto ed elegante.
La divisa scolastica gli stava da dio.
Eppure …
Sapevo  che tutte le ragazze dell’istituto avevano provato ad avvicinarlo, ma lui non si avvicinava a nessuno e non avvicinava nessuno.
Sapevo che per l’opinione pubblica era  “orrendamente bello” e roba simile.
Sapevo anche che era freddo e distaccato con tutti.
Sapevo che stava sempre  per conto suo, quindi poco a poco le ragazze avevano perso interesse.
“Non ci degna di uno sguardo”, “Sta sempre isolato e snobba tutti”, “Chi si crede di essere?” … questo dicevano, quasi indignate.
Lo compativo poverino, chissà che tristezza.
Chiunque avrebbe capito che era diventato popolare solo per il suo aspetto fisico favoloso.
Nessuno aveva capito quanto era  deprimente essere giudicati solo per l’aspetto.
Nessuno aveva provato a conoscerlo veramente, ad entrare nel suo cuore come amica,amico o ragazza.
Chissà come doveva sentirsi lui che di sicuro aveva capito di non contare nulla sul lato sociale.
Era come una scultura senza volto, di cui non puoi capirne l’essenza, l’utilità, i sentimenti, il carattere, il significato.
Era come fosse incompleto, visto per metà. 
- Scusa,mi dispiace – dissi imbarazzata.
Lui non batté ciglio. Mi fissò dritto negli occhi.
Il mio cuore cominciò ad accelerare il battito.
Poi, vedendo che l’atmosfera cominciava ad appesantirsi disse con voce monocorde:
- Sta’ più attenta la prossima volta – sembrava totalmente disinteressato. Freddo. Seccato dalla situazione.
Perché si comportava così?
- Grazie – sussurrai, ma lui si era  già voltato cominciando a scendere le scale in maniera lenta ed elegante.
Sentivo il cuore tornare a battere normalmente. 
Feci un respiro profondo quando lo vidi sparire.
“wow” pensai, e non era da me.
- Pronto Seira?!- Matilde mi fece tornare in me.
- Scusami, ero …
- Tranquilla, sarebbe impossibile non rimanere imbambolati – per fortuna che la sua pazza curiosità non ebbe il sopravvento. Forse aveva capito che ero in imbarazzo.
- Già, cosa volevi?
- Vieni a pranzo con me e Sara?
- No, scusatemi. Oggi torno direttamente a casa. 
- Come vuoi. Ci rifaremo un’altra volta.
- Contaci – la salutai con un bacio e scesi velocemente le scale, stando attenta a non cascare di nuovo.
Non c’era sempre Sheid Winter ad evitarti cadute.
 
Era sabato, perciò non mi preoccupai dei compiti , che erano sempre di meno grazie all’arrivo delle vacanze estive.
Non mi preoccupai neanche di tornare a casa per avvisare che ero uscita prima da scuola.
 
Tanto non  c’era mai nessuno. 
I miei genitori adottivi erano sempre in giro per lavoro, e per fortuna mi reputavano abbastanza matura da cavarmela da sola senza  una tata.
Gli ero grata per questo. Almeno potevo fare ciò che volevo senza essere spiata e controllata.
Però, mi sentivo spesso molto, molto sola.
I miei genitori tornavano spesso a trovarmi, ma restavano qualche giorno per poi ripartire.
 
Quel pomeriggio decisi di andare sulla spiaggia.
Uscii di casa sul tardi, dopo aver pranzato alla grande, aver fatto un pisolino e letto qualche pagina di un vecchio libro.
Percorsi il sentiero del bosco che portava alla spiaggia.
Il mio quartiere era uno dei più belli della città.
Le casette a schiera, bianco splendente con le ringhiere rosso fuoco, davano le spalle ad un bosco verdeggiante, dove per lo più si trovavano faggi e querce.
La stagione calda lo aveva colorato di fiori multicolori che facevano capolino tra i cespugli e in alcune radure brulle che si trovavano qua e là.
Camminando per il piccolo sentiero che passava attraverso il bosco, arrivati quasi a metà, si poteva scorgere la famosa e bellissima villa Winter, che apparteneva appunto alla famiglia di Sheid Winter.
Nei pressi della villa si sentiva il gorgoglio di un piccolo fiume del quale non conoscevo la sorgente,
Il sentiero andava di pari passo con il fiume che sfociava nel mare.
La vista del fiume, cristallino che divideva il bosco in parti, rendeva il paesaggio sublime.
Era come se il mare e il bosco si mischiassero.
Le due sponde del fiume erano collegate da un piccolo ponte in legno che padroneggiava sulla spiaggia.
Quel ponte era l’unica testimonianza di operato umano, perché quel luogo era stupendo e incontaminato.
Il mio preferito in assoluto.
Arrivata alla spiaggia, mi soffermai a guardare il ponte, che ormai aveva assunto una colorazione verdognola a causa delle alghe depositate dal mare durante le mareggiate.
Spaziai con lo sguardo, notando che il mare era calmo, cristallino, bagnato dolcemente dalla luce arancione di un sole che stava per tramontare all’orizzonte.
A breve avrei visto la luna.
Poi come un flash back, mi ritornò in mente il sogno.
Ormai ero abituata a trasalire ogni volta che il volto dell’angelo bianco mi stravolgeva la mente.
Mi costava ammetterlo, ma ero abituata anche a sognarlo.
Quello a cui non mi ero affatto abituata era il fatto che non sapevo mai se ci saremo salvati.
Una fastidiosa ansia mi prese lo stomaco.
Anche quella notte l’avrei rivisto e sarei stata preoccupata e impaurita.
Come potevo fare per evitare … che … ?
Evitare?
EVITARE;EVITARE;EVITARE …
Ma certo!
Se non volevo sognarlo non dovevo sognarlo.
Perché non ci avevo pensato prima?
Se non volevo più sognare quell’angelo, se non volevo più avere paura di perderlo, allora bastava non sognarlo.
DOVEVO EVITARLO.
Si, stavo scappando dal problema. Non lo stavo affrontando.
Ma … io non volevo affezionarmi a qualcosa di irreale. A qualcosa che sognavo e basta.
Lui non esisteva.
Dovevo rendermene conto. Non potevo aggrapparmi ad un sogno.
Guardai con malinconia il mare, decisa a seguire la mia scelta.
Mi sentii ancora più triste quando pensai che presto quella distesa d’acqua cristallina si sarebbe popolata e colorata di tuffi, risate, ombrelloni e aquiloni.
Il mare non sarebbe più stato veramente mio.
Guardavo attonita lo sciabordio delle onde.
Il colore dell’acqua si faceva sempre più scuro.
Le ombre cominciavano ad avanzare lente e imminenti.
La luna presto mi avrebbe illuminato il viso.
Mi sedetti sulla sabbia calda e morbida, mi abbracciai le ginocchia e lasciai che il vento della sera mi accarezzasse i capelli neri e lunghi.
Aspettavo la luna mentre, ignara di quello che sarebbe successo a breve, mi cullai rilassandomi al suono delle onde.
 
 
 
 
 
 
 
 
-------------------------ANGOLO DELL’AUTRICE-------------------------------
 
Salve a tutti voi amici miei.
Spero tanto che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto =3
È proprio brutto dover abbandonare le proprie convinzioni per causa maggiore.
Un sogno poi … :( povera Seira.
Comunque grazie ai preziosi consigli dei recensori FLY89 e YUUKI B ho migliorato, o almeno cercato di migliorare, la schermata e la scrittura.
Comunque passiamo ai ringraziamenti …
Ringrazio …
FLY 89: sono molto contenta della tua recensione.
Mi hai spiegato in modo chiaro ciò che hai notato di sbagliato. Ti ringrazio di cuore per i consigli : )
Spero che continuerai a seguirmi  : )
YUUKI B: grazie per il tuo sostegno e i tuoi consigli.
Mi riempie il cuore di gioia saperti dalla mia parte amica mia. :)
GLAMEC: grazie alle tue dolci parole trovo sempre un motivo per non sentirmi sola.
Sei dolce e sensibile e ciò mi fa capire che sei sincera e onesta.
Grazie tante amica mia.
ILGOTICOKANAME: con il tuo modo ironico riesco sempre a trovare il lato positivo delle cose.
Però guarda che sono un tipo  suscettibile. Potrei arrabbiarmi :P scherzo. Grazie per il sostegno.
VERUSKA1992:  grazie per l’incoraggiamento. Sei davvero carina. :)
MADKIKKY: grazie per i complimenti.
Continua a seguirmi :)
 
 
 
 
Poi … per ultimi ma non meno importanti, ringrazio …
DAGUSIA123 che ha aggiunto la mia storia tra le preferite.
DEBBYDARKNESS , FLY89 , JOSSI , MADKIKKY che mi hanno aggiunto tra le seguite.
GLAMEC E ILGOTICOKANAME che mi hanno aggiunto fra gli autori preferiti.
ELI_ che ha ricordato la mia storia.
SCUSATE SE HO SCORDATO QUALCUNO. NON L’HO FATTO CERTO PER CATTIVERIA.
 Grazie amici miei.
Senza il vostro sostegno questa storia non potrà continuare, perché è come se ad un cantante mancasse il pubblico.
Siete un elemento indispensabile.
Non abbandonatemi e continuate a seguirmi.
 
P.S. sono ansiosa di conoscere gente nuova.
Non siate timidi.
Contattatemi o recensite.
Grazie di cuore.
Bacini.
 
Iloveworld.
  
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