Tutto
stava per cambiare irrimediabilmente.
Darren lo sentiva. Non che quella mattina fosse stata diversa dalle
altre. Era
tutto straordinariamente ordinario, si sorprese a pensare. Eppure,
tutto era
cambiato così in fretta.
Sospirando, mosse un paio di passi
in direzione della
cucina, trascinando le ciabatte consumate e troppo grandi per lui sul
parquet
scuro che rivestiva il pavimento di casa sua. Quel parquet che aveva
scelto da
solo, in modo accurato, portando avanti una strenua battaglia per
convincere i
suoi familiari e amici – ma in particolar modo sua madre- che
quel particolare
parquet sarebbe stato perfetto per la sua nuova casa.
Dalla porta color cremisi della cucina,
socchiusa, proveniva un leggero spiraglio di luce, e un familiare aroma
di
caffè. Aggrottando le sopracciglia, affrettò il
passo, senza però smettere di
trascinare i piedi in un modo che, constatò sorridendo,
avrebbe irritato più di
una persona di sua conoscenza. E, anche se ne ignorava il motivo, era
quasi
sicuro che una di quelle persone, in quel momento, si trovasse nella
sua
cucina.
Quel profumo, lo aveva avvertito
altre volte, ma mai a
casa sua. Sospirò ancora, pensando che a Mia non era mai
venuto in mente,
nemmeno una volta, di preparare la colazione per lui. Eppure, lo
sapeva, le
sarebbero mancate, almeno un po’, le ore passate con lei.
Infondo le voleva
bene. A suo tempo, l’aveva amata. Ma le cose erano cambiate,
e davvero non
aveva tempo per soffrire la sua lontananza. L’abitudine
a volte è l’unica cosa che ci costringe a
mantenere le cose come stanno. E’ la
paura di cambiare che ci frena.
Stringendo un po’ gli
occhi a causa della troppa luce,
spinse la porta della cucina verso l’interno della stanza, e,
ancora prima
della sua figura, la voce del ragazzo si diffuse in tutto il corpo di
Darren,
riscaldandolo.
Dando le spalle alla porta,
avvolto dai suoi immancabili
jeans stretti, fin troppo stretti,
e
una t-shirt che, si rese conto Darren, non apparteneva a lui,
decisamente
allegro e intento a cucinare chissà cosa, Chris Colfer
cantava.
Darren non riuscì a
trattenere un tenero sorriso, mentre
tentava di avvicinarsi all’altro senza fare troppo rumore. L’avrebbe spaventato
a morte, ne era sicuro.
-..but I set fire to
the rain, watch it pour as
I touched your face.. let
it burn while
I cry, ‘cause I heard it screaming at your name, your name.. Un altro passo,
e sei morto, DC.-
Darren
s’immobilizzò, sorpreso, a un paio di metri di
distanza dall’altro. Poi sorrise.
Possibile che, con lui, nessuno scherzo andasse mai a buon
fine? Sbuffò,
fingendosi seccato.
-Come hai fatto?-
Esclamò, fissando
la schiena dell’altro ragazzo,
scuotendo la testa.
-Sai quanto mi da fastidio
sentirti trascinare quelle
assurde ciabatte. Non
riesco proprio a
capire perché ti piacciano tanto.- Esclamò
l’altro, ridacchiando, senza
voltarsi. Darren sorrise amabilmente, avvicinandosi alle spalle
dell’altro e
stringendole piano.
- Me le hai regalate tu.-
Sussurrò, scoppiando a ridere
subito dopo, e allontanandosi piano, per andare a sedersi al tavolo
lì di
fronte.
Chris, alzando gli occhi al cielo,
si voltò nella sua
direzione, un sorriso compiaciuto stampato in volto, proprio mentre
Darren si
abbandonava su una delle quattro sedie che attorniavano il tavolino.
Chris era il suo migliore amico,
non poteva non
accorgersene: in quel periodo, Darren sembrava aver perso almeno la
metà della
sua solita energia, che, anche così, rimaneva comunque
abbastanza per un comune
mortale. Ma lui, come anche tutti gli altri colleghi del
ventiquattrenne, si
era accorto che qualcosa non andava, e, più degli altri, se
n’era preoccupato.
Sospirò, ripensando al messaggio che l’altro gli
aveva inviato la sera prima.
Messaggio che, ovviamente, aveva spiegato ogni cosa.
A Darren non piaceva dover
rappresentare un peso per gli
altri, in particolare se gli altri erano le persone che lo amavano e lo
adoravano. Per cui,
cercava di essere
sempre solare, in ogni occasione, e, per la maggior parte delle volte,
funzionava. Tutti lo adoravano perché non sembrava avere mai
alcun problema.
Lui amava risolvere i problemi, possibilmente quelli degli altri, con
un bel
sorriso. Non gli piaceva affatto, invece, pensare di doverne essere la
fonte.
Disperarsi non era proprio nel suo stile. Così, anche in
quel momento, provato
e stanco come si era sentito veramente poche volte nella sua vita, si
sforzò di
sorridere.
Ma Chris lo conosceva fin troppo
bene per non sapere
quello che Darren provava, e, da bravo osservatore, gli
bastò un’occhiata per
capire che, si, aveva fatto benissimo a presentarsi a casa sua, quella
mattina.
Io e Mia ci
siamo lasciati.
Chris si avvicinò al
suo migliore amico, passandogli una
mano tra i riccioli scuri mentre lo superava, per poi abbassarsi, in
cerca di
qualcosa di imprecisato all’interno della cassettiera a cui
Darren dava le
spalle.
-Dove diamine hai messo le tazze?
Le sto cercando da
quando mi sono svegliato.- Esclamò, seccato, mentre un
perplesso Darren lo
fissava, chiedendosi cosa intendesse il ragazzo.
-Da quando
ti
sei svegliato?- Ripeté, cercando di dare un senso a quelle
parole.
-Già. Hai idea di
quanto sia passato? Almeno due ore, ricciolino
del mio cuore. E dopo un
sonno per niente tranquillo, aggiungerei.. mai pensato di far
aggiustare le
molle del divano? Non mi hanno praticamente fatto chiudere occhio.-
Esclamò,
sbuffando irritato, mentre l’altro si grattava la testa, con
aria confusa.
Anche se non riuscì a evitarsi di sorridere
all’appellativo con cui l’aveva
chiamato Chris. Non era riuscito a capire se si fosse trattato del suo
solito
sarcasmo, o se lo avesse detto senza rendersene conto, ma
quell’affermazione lo
rese felice, fin troppo, per uno che aveva rotto con la sua ragazza
più o meno
dodici ore prima.
- CC, le tazze sono nella
lavastoviglie. Ma quando sei
arrivato?- Disse,
mentre l’altro,
battendosi una mano sulla fronte, si rialzava, diretto verso la
lavastoviglie,
aprendola con uno scatto.
-Ah-Ah! Vi ho trovate, alla fine,
mascalzone! La
lavastoviglie.. Proprio
non so come ho
fatto a non pensarci. Bah.. – Prese un paio di tazze, poi
richiuse lo
sportello, e ne tese una al ricciolo, che
l’afferrò. Poi, mentre continuava a
parlare, in modo talmente animato che Darren non volle interromperlo,
posizionò
di fronte all’amico tutto l’occorrente per fare
colazione, e si sedette al suo
fianco. - Quando mi è arrivato il tuo messaggio, ieri sera, ho annullato
l’incontro che avevo
programmato. David Letterman
potrà
avermi un altro giorno.. Visto che non rispondevi, sono salito sulla
macchina e
sono venuto a trovarti, per vedere se andava tutto bene. Ma quando sono
arrivato dormivi come un angioletto, e non ho voluto svegliarti. Ero
stanco,
era quasi l’una di notte e non mi andava di guidare fino a
casa, tanto oggi
sarei tornato comunque per parlarti, così mi sono preparato
un letto
improvvisato in salotto, ti ho fregato una maglietta, e per farmi
perdonare ti
ho preparato la colazione. E te l’avrei portata a letto,
svegliandoti con
l’aroma del caffè che ti piace tanto, se tu non ti
fossi alzato.. o se avessi
trovato prima quelle dannate tazze. Possibile che tu non riesca nemmeno
a
mettere in ordine un paio di piatti?!- Terminò, sbuffando. Darren
corrucciò la fronte, incredulo.
Davvero Chris aveva fatto tutto questo per
lui? Sorrise, stringendo la sua tazza di caffè tra le mani.
-Vorresti dirmi che ti sei fatto
due ore di macchina da
solo e di notte solo perché non ti ho risposto al telefono?- Boccheggiò,
incapace di tenere la bocca
chiusa a causa dello stupore, della preoccupazione e, soprattutto,
della gioia.
-Tre e mezzo, per la precisione. Ero già
arrivato agli studi da un pezzo. Probabilmente
per colpa della mia
registrazione mancata slitteranno la programmazione di una settimana.
– Chris
gli sorrise. Chissà come, quel ragazzo creava in Darren un
miliardo di
sensazioni contrastanti, eppure magnifiche.
-Tu sei pazzo, Christopher.
Avrebbe potuto succedere
qualsiasi cosa, e ti avrei avuto sulla coscienza per tutta la vita.- Chris sorrise. Sapeva bene
che Darren usava
il suo nome per intero solo quando era arrabbiato o preoccupato. Era
così più o
meno per tutti, in
realtà. Ma a lui
piaceva da morire sentire quella calda voce scandire ognuna delle
undici lettere
che componevano il suo nome. Magari stava ammattendo del tutto, ma
quando lo
faceva, lui si sentiva molto, molto più vicino
all’altro ragazzo, come se
pronunciare l’intero nome fosse stato un modo per sfiorare
più a fondo l’animo
di Chris.
-Prima di tutto guido meglio di
te.. e poi avevo bisogno
di capire il tuo stato d’animo. Pensavo già al
peggio, tipo che ti fossi
impiccato in bagno o roba simile. E invece eccoti qui a fare il
coglione come
sempre.- Scosse la testa, contrariato, mentre avvicinava per
l’ennesima volta
la tazza fumante alle labbra.
Il ragazzo ricciolo si
rabbuiò un po’. In effetti, si
ritrovò a pensare, la sera prima non era stata molto
allegra. Ma per motivi che
Chris Colfer non avrebbe mai potuto immaginare.
Tuttavia, i suoi occhi azzurri
percorsero furtivi il viso
di Darren, in cerca dell’imminente crollo emotivo che
avveniva, prima o poi,
dopo la fine di ogni relazione. Si aspettava davvero qualcosa di
catastrofico,
dato che il ragazzo al suo fianco aveva dentro di se’
più o meno il triplo
dell’energia di un normale uragano. Dopo ventun anni passati
a consolare amiche
e amici dopo ogni genere di rottura con ex di vario tipo, poteva dire
di avere
esperienza in quel campo. E l’esperienza gli aveva insegnato
che una vitalità
maggiore, in genere, corrisponde a un’ostentazione del dolore
a dir poco
disastrosa. E, oltre ad aiutare il suo amico, di cui era
disgraziatamente e
perdutamente innamorato da un pezzo,
avrebbe decisamente salvato i nervi di più o
meno tutte le persone che
Darren-La-Furia avrebbe incontrato nel suo cammino quel giorno.
Ma, mentre si chiedeva dove fosse
quella furia che si era
aspettato, si rese conto che nei suoi calcoli non aveva tenuto conto
dell’indole giocosa, amorevole e comprensiva di Darren. Non aveva tenuto conto del
fatto che Darren
non amava parlare di se stesso, ma si nascondeva dietro a quella
maschera che
tutti amavano tanto, e che proprio lui era riuscito a sradicare di
tanto in
tanto, innamorandosi della fantastica persona che c’era
dietro.
Chris si fece serio, e
prese la mano di
Darren tra le sue. L’altro, sorpreso, cercò il suo
sguardo. Quegli occhi
azzurri erano capaci di ipnotizzarlo più di quanto fosse
lecito, e se n’era
accorto da parecchio. Così tanto che era impossibile farlo
passare per una
sciocchezza, così tanto, che ormai era diventata una
routine.
Ogni volta che si perdeva in
quegli occhi, specialmente
negli ultimi tempi, tutto quello che era veniva messo in discussione. Lui non era più
il Darren che tutti
conoscevano. Lui era solo un ragazzo profondamente innamorato di un fantastico
ventunenne di nome
Christopher Colfer.
-DC, sei sicuro di star bene? Ti
conosco. Sai che a me
puoi dire ogni cosa.- Sussurrò Chris, stringendo piano la
mano di Darren. Quel
contatto era così caldo e piacevole, che il ricciolo si
lasciò trasportare per
alcuni secondi, nella
profondità di quel
gesto. Poi sorrise, mordendosi un labbro, e stringendo a sua volta,
mentre i
suoi occhi scavavano nei profondi pozzi azzurri di Chris, in cerca di
chissà
che cosa.
Darren non voleva che
l’altro si preoccupasse per lui. Ma
non poteva dirgli la verità. Almeno, non tutta.
-Sto bene, credo. –
Sospirò, mentre l’altro piegava
leggermente la testa verso sinistra, con fare confuso.
-Non è vero. Puoi
mentire a tutti, ma non a me. Stai male
da mesi, Darren, me ne sono accorto. E non ti nascondo che mi ha fatto
male
vederti soffrire e non poter fare niente. Sfogati, ti prego. Con me
puoi
farlo.- Mormorò, avvicinandosi un po’ a Darren,
che deglutì, colto di sorpresa.
Erano dannatamente vicini. Si chiese se era l’unico da
avvertire tutta quella
tensione. Chiuse gli occhi per alcuni secondi, chiedendosi se non si
stesse
immaginando tutto. Ma, quando li riaprì, Chris era ancora a
un paio di
centimetri da lui. Cercò di concentrarsi sui suoi occhi, ma
non poteva
impedirsi di lanciare occhiate furtive alle sue labbra. Quanto le aveva
bramate, in quei giorni!
-Io.. è vero. E devi
perdonarmi Chris, perché mi sono
sentito un bugiardo, nei tuoi confronti, e, soprattutto nei confronti
di Mia.-
Chris corrucciò la fronte. Perdonarlo?
-Non capisco.-
Sussurrò, quando Darren si interruppe, e
osservò l’altro mordersi il labbro, nervoso come
non lo aveva mai visto. Posò
una delle sue mani sul ginocchio dell’altro, per tentare di
tranquillizzarlo.
Darren, a quel contatto, s’irrigidì. Non era
sicuro di riuscire a nascondere
ancora quello che
provava.
E, in quel momento,
l’unica cosa a cui riusciva a pensare
erano quelle dannatissime labbra.
Non gli importava più
di creare un casino sul set, non
gli interessava la sua carriera e il pensiero dei fan. Voleva solo
stare bene,
voleva essere sincero, voleva amare Chris.
Aveva avuto paura di rovinare la
loro amicizia.
Ma, in quel momento,
capì che era già compromessa da un
pezzo.
-Io..
mi sono
innamorato, Chris.- Esclamò, la voce rotta.
Non sapeva perché si sentiva così
male. Forse, semplicemente, tutte le
cose che aveva provato e
che lui aveva
accuratamente nascosto, erano scoppiate al suo interno, e stavano
finalmente
uscendo.
Nello stesso istante, Chris
avvertì qualcosa spezzarsi,
all’altezza del cuore. Deglutendo, si allontanò di
qualche millimetro.
-E’ per questo, allora.
E’ per questo che tu e Mia avete
rotto? – Aveva un assurdo vuoto all’altezza dello
stomaco. Possibile che
facesse così male, saperlo innamorato? Non aveva mai sentito
il bisogno di
piangere a causa della sua relazione con Mia. Ma la aveva odiata,
veramente
tanto.
-Per
me è stato
difficile capire. Ci ho messo molto, troppo . Ma dopo tutto questo
tempo, sono
sicuro di quello che provo. Lei lo sospettava da un paio di settimane.
Ieri
sera, a cena, è scoppiata una.. discussione, su questa
persona. E io non ce
l’ho più fatta. Le ho detto tutto.. e lei ha
capito. E’ una ragazza
straordinaria, infondo. Ma non si può scegliere chi amare..-
Posò la mano
libera su quella che Chris aveva poggiato sul suo ginocchio,
inspirando.
-La conosco?- chiese Chris,
cercando di trattenersi dallo
scappare via. Era sempre così, con lui.
Darren ridacchiò.
-Io non ho mai detto che si tratta
di una ragazza.-
OH, MIO
DIO. Chris
non era molto sicuro di aver capito bene. Darren era etero. O forse..
no?
-Mi stai prendendo in giro. Tu sei
etero, e non dovrei
essere io a ricordartelo.- Proprio non riusciva a tenere la bocca
chiusa. Lo
stupore gli giocava brutti scherzi.
- Sono serissimo.- Darren si
avvicinò ancora un po’ a
Chris. Le loro labbra quasi si sfioravano. Stavano per perdere il
controllo.
Era inevitabile.
Chris stava per svenire. O,
almeno, così credeva. Non
stava succedendo davvero. Non era possibile.
-Quella persona sono io.-
Mormorò, e le loro labbra si
sfiorarono appena mentre formulava quelle parole, mentre una delle
lacrime che
aveva trattenuto fino a quel momento sfuggiva al suo controllo,
percorrendo
solitaria il suo viso. Non era una domanda. Lo sguardo di Darren diceva tutto quello che
aveva bisogno di
sapere. Ma, prima che le loro labbra potessero sfiorarsi di nuovo,
qualcosa li
fece sobbalzare entrambi.
-E’.. è il
mio telefono.- Sussurrò il ricciolo, chiudendo
gli occhi, mentre inspirava profondamente. Il profumo di Chris lo
inondò. Sofisticato
ma intenso, un mix di fiori esotici e tabacco, che lo mandava in estasi
ogni
volta. Chris era ovunque, più che mai.
-Dovresti rispondere.-
Bisbigliò l’altro, avvicinando le
sue labbra al suo orecchio sinistro. Poi gli strinse la mano un
po’ più forte,
ed entrambi si alzarono.
Darren trascinò Chris
in camera, senza riuscire a
smettere di sorridere. Sentiva il suo stomaco fare i salti mortali,
contorcersi, arrivando a fargli il solletico dall’interno. Ma
era sopportabile.
Era addirittura piacevole. Si sentiva un quattordicenne alle prese con
la sua
prima cotta, ma questo, al momento, non importava.
Proprio mentre varcavano la soglia
della camera da
letto, il telefono
smise di squillare.
-Ops.- Esclamò Chris,
con tono malizioso. –Qualcosa mi
dice che non siamo arrivati in tempo..- Poi, le sue labbra si
incresparono in
un sorriso, e, con un calcio, si chiuse la porta alle spalle.
-Mi sono innamorato di un maniaco
sessuale?- Chiese
Darren con un ghigno. Chris si morse il labbro.
-Può darsi.- Con uno
scatto, Darren raggiunse l’altro, bloccandolo
sulla porta. I volti di nuovo,
incredibilmente vicini. Ma, una volta arrivato alle labbra,
indugiò ancora.
-E il maniaco sessuale
è innamorato di me?- Sussurrò, con
voce roca. Non aveva mai avuto così tanta voglia di
qualcuno, ma doveva essere
certo che per Chris non sarebbe stato solo divertimento.
-Dannatamente. Perdutamente
innamorato di te.- Fiatò
Chris, cercando gli occhi di Darren, e sorridendo.
Non riusciva a credere che tutto
quello che aveva sognato
per mesi stesse succedendo sul serio.
Darren si lasciò
sfuggire una risata leggera, prima di
perdere completamente ogni singola briciola di lucidità, e
perdersi nel bacio
più intenso della sua vita.
-E allora, stuprami, Christopher
Colfer.-