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Autore: NiNieL82    24/06/2011    3 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Prima di cominciare voglio fare una piccola precisazione.

In questo preciso momento della storia, Edith Norton è una donna confusa, che è stata ferita dal padre di sua figlia, lo stesso uomo che voleva sposarla. È una donna che si è trovata davanti al mondo dorato del cinema, con i suoi canoni squinternati. E per quanto Edith sia forte, ha resistito mentalmente a questo ambiente, ma la sua storia è andata in frantumi.

Jude non è un rovina famiglie. Voglio salvare la sua immagine nella mia ff. Per quanto il MIO Jude -e non quello reale che non ho, purtroppo aggiungo, il piacere di conoscere- è entrato di prepotenza nella vita di Edith sconvolgendola, stava a lei e lei soltanto non cadere nella tentazione.

Non voglio fare la sessista o la maschilista. Penso che Orlando -il MIO Orlando dato che anche lui, purtroppo ripeto, non ho il piacere di conoscerlo- essendo uomo potesse cadere più facilmente nella tentazione. Edith, da donna, nonostante anche noi abbiamo i nostri bisogni, avrebbe potuto controllare i suoi impulsi e mandare a cagher il bel Law.

Dopo questa piccola parentesi, è d'obbligo ricordarvi che sia Orlando che Edith sono testardi, almeno quelli della mia storia! E che non amano tornare per primi sui propri passi.

Dopo questo ringrazio chiaretta per la recensione e Klood per le notizie su Orlando dal mondo reale. E Brianne per i consigli per superare la crisi da pagina bianca.

Un bacio a tutti. E spero che sia una buona lettura.




Capitolo 48: La vita non è come 'Sex And The City' (corsi e ricorsi storici o semplici scherzi del destino?)


Edith entrò ticchettando nella redazione di Vanity. Beveva il suo tè guardando delle carte che aveva portato da casa.

Laura appena la vide si avvicinò e sorridendo le disse:

Ordini?”

No. Pezzi da rivedere prima che ci piova addosso un mare di quella che Ella chiamerebbe pupù!” rispose lei consegnando alcune delle carte già lette a Laura e dicendo: “Queste consegnale al grafico. Sono corrette. Per le altre dovrai aspettare quando saranno rilette!” e guardando le buste in mano a Laura, aggiunse. “Posta?”

Come sempre. Non ho ancora guardato chi ti ama. Ma non credo che troverai tracce di antrace nelle buste. Quei giorni sono passati!” rispose con finta nostalgia Laura consegnandole le buste.

E li rimpiango, dato che si vendevano giornali a palate!” replicò Edith aprendo la porta del suo ufficio e mettendosi a sedere dentro.

Guardò la posta. La smistò con interesse. Fino a che non trovò due buste interessanti. Entrambe venivano dall'America. La prima dallo stato di New York. La seconda da Los Angeles, California.

Aprì quella di Los Angeles. Dall'aspetto le sembrava una partecipazione. La carta, infatti, dentro era rigida. Edith la rigirò tra le dita, con il cuore che le batteva a tonfi sordi. E non per l'emozione.

Chiuse gli occhi prima di leggere quello che era stato inciso sulla carta con un bel carattere.

E sorrise sollevata quando, riaprendoli lesse i nomi dei due fortunati:

Charlie Inge e Ayko Tetsuma annunciano le loro nozze che avverranno a Los Angeles il giorno 18 Aprile 2009...” lesse Edith sorridendo.

Si sentiva spesso con Ayko e lei le aveva perfino confessato di aver deciso di cedere alla corte di Charlie e di uscirci assieme. E lo facevano assiduamente da un paio di mesi, ma Edith non si poté non sentir sollevata da questa notizia. Era felice per Ayko, prima di tutto. E anche per Charlie e la sua perseveranza che lo aveva portato ad ottenere quello che voleva. Ma non era quello che l'aveva fatta sentire molto più leggera. La partecipazione arrivava da Los Angeles. E in quel periodo, assieme a Miranda, Orlando stava a Los Angeles. Per tutto il tempo che aveva preceduto la lettura dell'invito, Edith aveva temuto che fosse di Orlando. E vedere che non era lui lo sposo felice la rese decisamente e ingiustamente euforica.

Schiacciò il tasto del telefono, quello rosso per parlare con la segretaria e disse:

Tea. Sono Edith. Potresti chiamare l'Interflora. Mi serve che mi spediscano, immediatamente, un enorme mazzo di rose rosse ad Ayko Tetsuma, Down Town, Los Angeles!”

Sarà fatto Miss Norton!” rispose ossequiosa Tea.

E nel bigliettino facci scrivere: complimenti puttana. Ce l'hai fatta prima di me!” continuò Edith.

Miss Norton è sicura?” chiese confusa Tea.

. Scrivi questo...” e chiuse la chiamata attaccando la seconda busta.

Era diversa, formale, ma non come l'invito alle nozze dei suoi due amici. Aprì e lesse. E quasi le prese un colpo. Era il proprietario di Vanity US.

Incredula lesse la lettera più volte a voce alta.

Miss Norton...

Certo lei non mi conosce, anche se ci siamo sentiti già una volta in occasione della mia proposta di farla entrare nella nostra scuderia qualche anno fa. L'ho sempre ammirata. Davvero. È una giornalista di talento e una scrittrice di successo, per giunta.

Ho saputo che da ormai due anni è a capo della redazione di Vanity UK. Un grossissimo impegno, di cui, sono certo, lei è all'altezza.

Dopo vari avvicendamenti, però, nella mia redazione di Vanity US, a New York, sono rimasto senza un direttore. O meglio. Il direttore c'è, solo che alla fine di Ottobre, proprio il giorno di Halloween, lascerà la scrivania per dare posto ad un nuovo.

Ho rimuginato su vari nomi. E non ne ho mai trovato uno che mi andasse a genio. Ho quindi pensato a lei. E quale modo per chiederle di diventare lei il capo della mia redazione di New York, se non quello di impugnare una penna e scriverle una lettera.

Spero che la mia proposta cartacea possa avere un seguito anche nella Grande Mela. Allego alla busta, infatti, due biglietti andata e ritorno per New York e ho anche pensato ad un soggiorno di una settimana allo Sheraton. Si ragiona meglio sotto le lenzuola di un cinque stelle di alta classe. Attendo una sua risposta. Il mio biglietto da visita e nella busta, assieme ai biglietti.

La ringrazio per la sua gentilissima attenzione.

Spero di aver presto sue notizie e nel frattempo le porgo i miei più sentiti saluti.

David Lewis.

Edith rilesse ancora e ancora la lettera. Poi prendendo il telefono, disse:

Fammi un favore. Chiama alla redazione della BBC. Chiedi di Rachel Brown e dille che è questione di vita o di morte. E fai lo stesso con Jen Carlyle al 'The Guardian'. Fai presto, mi raccomando... Tea è importante che tu lo faccia, per me!” e senza aspettare risposta, rilesse la lettera.

'Dopo vari avvicendamenti, però, nella mia redazione di Vanity US, a New York, sono rimasto senza un direttore... Ho rimuginato su vari nomi... Ho quindi pensato a lei... chiederle di diventare lei il capo della mia redazione di New York...'

Cazzo!” esclamò piano, portando una mano alla bocca.

Aveva sempre amato New York. Sempre. Era la città del suo telefilm preferito, 'Sex And The City' e per di più una delle città americane che sentiva più simili a Londra. E quindi a casa.

Era sempre stata una turista però, mai una vera new yorker. Aveva sempre preferito tenere l'appellativo di Londoner. Ma quella...

Quella era una proposta di lavoro a New York. Una proposta per cambiare aria, lasciare la città dove aveva vissuto la sua vita e i suoi amori più travagliati, Orlando incluso. Significava prendere Ella, informare Orlando che si sarebbero trasferite. E forse anche Jude. Scoprendo poi che lui non sarebbe stato del gruppo, ma avrebbe continuato a vivere a Londra, a Primerose Hill, con la sua ex moglie e i suoi tre figli.

Guardò la foto che aveva sulla scrivania. Era una foto bella, con Ella e i figli di Jude, più loro due naturalmente.

In un attimo si rese conto che non doveva dirlo solo a Jude, che sarebbe partita. Lo doveva dire anche ai suoi tre figli.

Stava pensando questo, tenendo in una mano la foto, nell'altra la lettera, quando il cellulare squillò. Era Rachel.

Pronto!” disse Edith rispondendo.

Norton. Fai che quello che mi devi dire sia davvero importante, perché, se non lo fosse, sappi che vengo fino alla redazione di Vanity Fair e ti alzo a calci nel culo. Perché sai, ti vorrei ricordare che sto lavorando. Non passo il tempo a tiranneggiare come fai tu!”

Ho appena ricevuto una lettera da New York. Me l'ha mandata David Lewis. Mi ha chiesto se volevo diventare il nuovo direttore di Vanity Fair...”

Ma tu sei già il direttore di Vanity, che dici?”

Vanity US. Non Vanity UK!”

Rachel rimase un attimo in silenzio. Poi, seria, disse:

Dì a Jen di andare a pranzo al solito posto. Mi prendo un'ora libera da lavoro. E sappi che mi dovrai dire tutto. E quando dico tutto, voglio che tu mi racconti ogni singola cosa...”


Ma è la città di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda!” esclamò Rachel buttando giù un sorso di vino rosso.

Edith e Jen risero.

Ma Edith sapeva che Rachel stava sdrammatizzando solo per non far capire che l'idea di vedere Edith partire per New York la terrorizzava.

Il problema non è il fatto che ti mancherà Londra!” disse Jen mangiando una forchettata del suo pollo alle verdure. “Il problema è come lo dirai a Jude!”

Edith guardò il suo bicchiere di vino. Quello si che era un problema. Rachel la osservò per un attimo e replicò:

Il bietolone chiamerà la Miller per farsi consolare, vedrai!”

Edith sollevò la testa sbalordita ed esclamò:

Ma a te non piaceva Jude Law?”

Mi piaceva fino a che non ha distrutto la vita perfetta della mia amica che si stava per sposare con un uomo che l'amava follemente e con cui ha messo al mondo la mia bellissima nipotina Ella Isabel Bloom!” rispose Rachel attaccando il suo roast-beef.

Edith sorrise e tornò a far girare piano il suo bicchiere. Poi, quasi come se non fosse seduta al tavolo in quel momento, disse:

Non mi importa di ferire Jude. Le cose tra di noi, dopo il battesimo di Kevin, non stanno andando per niente bene. Il problema è che lui è troppo geloso di Orlando. E per quanto gli abbia spiegato in mille modi che ha vinto lui e che non deve avere paura... Lui continua a pensare il contrario... E questo sta diventando avvilente. Sia per me che per lui!”

Jen poggiò la forchetta e pulendosi con il tovagliolo chiese:

State pensando di lasciarvi?”

Edith fece uno sbuffo, che somigliava parecchio ad una risata sarcastica e, senza smettere di guardare l'ombra del vino rosso riflessa sul tavolo, rispose:

La fai facile tu. Lasciarsi per noi due significa doverlo dire anche ai figli di lui. All'inizio è stato difficile. Nemmeno volevo che lo sapessero che io e Jude stavamo assieme. Pensavo che non avrebbero reagito bene. Poi le cose sono migliorate. E loro sono diventati parte della mia vita...”

Non son tuoi figli. Li puoi vedere comunque quando vuoi!” puntualizzò Rachel, guardandola sospettosa.

Non sarebbe lo stesso. So che soffrirebbero per questo. E non voglio che lo facciano per colpa mia...” ribatté Edith.

Jen le poggiò una mano sulla spalla e accarezzandola disse:

Edith! È un gesto meraviglioso da parte tua!”

Sono solo una marea di stronzate!” intervenne Rachel sbattendo il suo tovagliolo sul tavolo.

Jen si voltò e guardandola, scandalizzata, disse:

Rachel!”

Vuoi che mi metta a darle le pacche sulle spalle e fare come fai tu. Scusa Jen, ma non ce la faccio. E non so nemmeno come puoi farlo tu. Non ti rendi conto che si sta nascondendo dietro un dito per evitare il suo vero problema? Che dice di non voler ferire i figli del suo compagno per aver la scusa di non lasciarlo?” sbottò Rachel.

Edith la guardava con gli occhi sbarrati, incapace di ribattere. Lo fece di nuovo Jen per lei.

Edith sta pensando che quei bambini hanno già visto il padre separarsi dalla madre. E quando si sono affezionati alla Miller quei due si sono lasciati. Ti sembra che questo non voglia dire evitare a qualcuno sofferenze?”

Lei non vuole lasciare Jude. E sai perché? Perché dovrebbe ammettere a se stessa e ad Orlando che ha fallito la relazione per cui ha mandato al monte la sua relazione più importante: quella con il padre della figlia. Quella con l'uomo che ha lasciato un anno fa. Ma che ama ancora!”

Edith scosse la testa e infuriata rispose:

Tu lo sai che non è vero. Io amo Jude. È solo che...” e si bloccò.

Cosa poteva dire. Rachel aveva ragione. Aveva paura di ammettere perfino a se stessa la verità. Lasciare Jude significava ammettere che aveva mandato tutto a puttane per nulla. Solo per un fuoco fatuo. E che ora era troppo tardi per recuperare.

Stava per rispondere ma Rachel si alzò e disse:

Sai che ti dico. Vai a New York. Lascia Jude e vai a New York. Non rimanere qua per lui. E nemmeno per i suoi figli. Parti a New York per lasciarti alle spalle tutti i tuoi errori, ma non avere nessun rimpianto, quelli fanno male. Fallo per non soffrire in futuro per colpa di una scelta sbagliata. E per dimenticarti sia Orlando che Jude e ricominciare da zero. Parti soprattutto perché non ha più senso rimanere qua. E tu lo sai meglio di me! Ed ora scusate, ma dopo il parto la mia vescica non è più la stessa. E nemmeno più la mia capacità di tenermi dentro le cose. Mi spiace. Ma te lo dovevo dire. Ed ora.. Vado in bagno!” e si allontanò silenziosa.

Edith chinò la testa. Sentiva che Jen la stava guardando. Ma non voleva ricambiare lo sguardo dell'amica.

Loro l'aveva avvisata. Le avevano detto che forse non doveva lasciare Orlando per Jude. Ma lei aveva fatto di testa sua, come sempre nella sua vita. Ed ora aveva tra le mani l'occasione della sua vita e il catorcio di una relazione che ogni donna avrebbe sognato, ma che per lei era diventata la brutta copia di un incubo.


Edith rincasò. Era passata una settimana da quando aveva letto la lettera e ancora non aveva avuto il coraggio di dire a Jude della proposta.

Quella sera, dopo essere stata dai genitori, Edith teneva Ella in braccio che dormiva tranquilla.

Piccola. Lo so che hai un anno e mezzo e che stai crescendo sana e forte. Ma sappi che la mamma non ce la fa più a portarti in braccio. Sai camminare, per come ti viene, ma lo sai fare... Penso che sia ora che tu metta in atto le tue doti e che le mostri al mondo!” e poggiò le chiavi sul mobiletto vicino all'entrata.

Sentì un rumore in salotto e guardando verso la direzione, chiese:

Jude? Sei tu?”

L'uomo sorrise e fece capolino dall'ingresso del salotto. Sembrava strano. O per lo meno, sorrideva, ma il sorriso non si estendeva a tutto il viso.

Edith mise la bambina nel port enfant che tenevano nel salotto e guardando preoccupata il compagno chiese:

Ehy. Ti vedo strano. Che succede?”

Jude scosse la testa in un sempre meno convincente sorriso. E accarezzandole una guancia, baciandola, rispose:

Mi sei mancata. Ecco tutto!”

Edith aggrottò la fronte e guardandolo sospettosa, disse:

Sei proprio sicuro che non ci sia nulla?”

Jude sbuffò e sollevando la testa per poi riabbassarla, disse:

Sono certo. Voglio solo stare un po' con la donna che amo!” e la baciò con passione.

Edith sorrise e staccandosi dolcemente, sussurrò:

Metto Ella a dormire e sono tua!”

Jude annuì e la guardò allontanarsi verso le scale.

Ci volle poco per vederla tornare. Gli sorrideva maliziosa. Si avvicinò a lui e baciandolo, gli disse:

Allora? Ti vuoi rimangiare tutto?”

Jude rispose al bacio e prendendola in braccio, la portò su in camera.

La spogliò velocemente, quasi con violenza. Edith lo faceva fare, sussurrando di tanto in tanto un piccolo 'piano', sorridendo e socchiudendo gli occhi ogni volta che lui la baciava.

Fecero l'amore. E fu bellissimo. Un rapporto bello. Di quelli che si definiscono esperienze trascendentali. E una volta finito, mentre la guardava stando nudo assieme a lei nel letto, accarezzandole la schiena, le disse:

Da quando siamo partiti in Madagascar, quest'estate, non stavamo così bene e tranquilli a letto!”

I pro e i contro di avere una figlia di quasi due anni!” rispose Edith schioccandogli un tenero bacio sulle labbra, per poi, mordergli quello inferiore dolcemente e aggiungere: “Ho una fame da lupo. Vado in cucina a prendere qualche cosa e la porto qua...” e alzandosi, mettendo la camicia del compagno scese in cucina.

Quando accese la luce ci mise qualche secondo ad abituarsi. Poi guardò attorno e cercò del pane. Sul tavolo c'erano i copioni di Jude poggiati, tra l'altro, sul vassoio che le serviva.

Sorridendo tolse il vassoio da sotto e quasi tutto cadde per terra.

Merda!”esclamò lei chinandosi a raccogliere tutto.

Stava sistemando i fogli e li stava rimettendo sul tavolo, quando dai fogli cadde una rivista.

Aggrottando la fronte la prese, stupita di trovare una rivista gossip tra le carte di Jude. Non pensava di certo che fosse uno che leggeva quel tipo di cose.

Guardò la copertina e vide una foto di lei e Jude tagliata a metà e sotto la didascalia diceva:

CRISI!” rise ma notò che sotto la loro foto c'era quella di una donna. Sorrideva nella foto e il piccolo sotto pancia diceva:

Aspetto un bambino da Jude Law. Ma non sono una nuova Violet Nelson!”

Per un attimo la vista di Edith si annebbiò.

Non aveva capito bene, forse doveva leggere dentro e rendersi conto che era tutta una stupidaggine.

Aprì il giornale e cercò l'articolo in questione.

Girava talmente veloce che quasi strappava le pagine che non stropicciava, superando veloce tutte le cose che non le interessavano.

Poi lo vide.

MI CHIAMO SAMANTHA E SONO LA MADRE DEL FIGLIO DI JUDE LAW. MA NON CHIAMATEMI VIOLET NELSON!

Edith portò una mano alla gola, sentendola chiusa e quindi rendendo impossibile il normale passaggio dell'aria.

Quasi cercando conferma, quasi si volesse fare male, continuò a leggere, cercando qualche cosa che le dicesse che le cose che stava leggendo non erano vere.

Samantha Burke è una fotomodella. Bella. Un po' come Miranda Kerr. Segno che a Edith Norton questa categoria non porta per niente fortuna.

A quanto pare, infatti, come è successo un anno fa con Orlando Bloom, ex compagno della Norton, anche Jude non è stato attento. E una sera, dopo essersi divertito un po' con gli amici ha conosciuto la conturbante Samantha e ha bissato la terribile esperienza già vissuta dalla giornalista. E proprio con una fotomodella, come l'attuale fidanzata di Orlando Bloom, ex compagno della giornalista, che lei ha lasciato dopo aver cominciato la relazione con Jude Law.

Per rendere il tutto più veritiero la Burke dice di aver avuto una storia parallela con l'attore, mostrando regali che si sono scambiati durante i loro incontri.

-Avvenivano sempre quando Jude stava molto male. Diceva di amarmi e di aver deciso di lasciare la Norton appena avrebbe avuto il coraggio. Ma quel momento non è arrivato mai. Lei riusciva a tenerlo in pugno. E forse, a lui, piaceva stare con due piedi in una staffa.-

A quanto pare le cose però non sono andate bene per l'attore. Infatti, come Orlando Bloom l'anno scorso, Samantha ha ammesso di essere rimasta incinta.

-Non è stata una cosa voluta. Ho scoperto di aspettare il bambino e ho cercato di avvisare Jude. Ma lui sembra non essere più interessato a incontrarmi- spiega con amarezza la modella.

I suoi occhi si riempiono di lacrime amare. E cercandosi di riprendere, aggiunge:

-Non lo vuole ammettere nemmeno a stesso, ma lui non ama più Edith Norton. La loro è una storia finita. Lei non vuole un altro figlio, o per lo meno non lo vuole da Jude. E questo ha sempre fatto sospettare, sia a lui che a me, che lei fosse ancora innamorata del suo ex compagno. Forse, dopo questo, le cose per lui cambieranno e finalmente sarà un po' più felice!-

Edith sentì il cuore esplodere di dolore nel petto.

Le dita divennero molli e la testa cominciò a girare. Il giornale cadde per terra, con un tonfo che sembrò lontano mille miglia. Poi, ovattata, sentì la voce di Jude chiedere:

Edith. Che succede? Ti sei persa?”

Jude apparve nell'uscio di cucina con un sorriso. Quando vide il giornale per terra, guardando prima Edith e poi la rivista, il suo viso dell'uomo si rabbuiò. E serio disse:

Non è come quello che sembra!”

Non è come sembra?” ripeté Edith.

Si. L'ho scoperto anche io con quella stupida intervista. Io l'ho vista una sola sera, quella del battesimo di Kevin, quando abbiamo litigato...” si giustificò Jude, avvicinandosi.

Edith non lo vide avvicinarsi. Pensò ad Orlando, nella camera di un albergo ai Caraibi, che piangeva seduto nel letto ammettendo il suo errore, dicendo di essere pronto a pagare ogni prezzo pur di averla accanto.

'Edith... Ho sbagliato. Non dovevo andare a letto con Violet. Picchiami. Gridami contro. Ma non mi lasciare. Non potrei sopportare l'idea di perderti!'

Davvero. Non ti sto mentendo...”

La voce e le mani di Jude che cercava le sue la riportarono al presente. Ed Edith si accorse che quel dolore era differente da quello passato. Che quella volta era quasi arresa a questa evenienza. Ma più forte per affrontarla.

Edith ritrasse le mani che Jude cercò di prenderle. E con le lacrime agli occhi, disse:

Potevi parlare con me, invece di andare a letto con la prima fotomodella che ti capitava a tiro!”

Jude scosse la testa e si difese di nuovo:

Ero ubriaco quella sera. Non sono nemmeno tornato a casa. Ero talmente fuori che mi sono addormentato a casa sua. E quando mi sono svegliato e mi sono reso conto dell'enorme cazzata che ho fatto... Sono venuto qua!”

E mi hai trattato come una pezza da scarpe!” disse Edith con gli occhi umidi.

Si sentiva di nuovo svuotata, nonostante tutto, ma più preparata a quel dolore. Non voleva mostrarsi debole come quando la sua storia con Orlando era finita. Non l'avrebbero piegata.

Io ero fuori di me per la storia di Orlando. Cerca di capirmi!”

IO DEVO CAPIRE!” sbottò Edith, bloccandosi quando Jude le fece cenno di abbassare la voce, guardandosi intorno come se potesse sbucare da un momento all'altro un paparazzo pronti a fotografarli mentre litigavano. E sibilando Edith continuò: “Io devo capire? Tu non hai pensato a che effetti poteva avere su di me che tu facessi lo stesso errore del mio ex compagno? Hai pensato a che male mi potesse fare sapere quello che mi hai fatto? Perché invece di ragionare con il cavallo dei pantaloni non hai usato il cervello?”

Ero ubriaco!” replicò esasperato Jude.

E questa non è una scusa per andare a letto con qualcuno che nemmeno conosci. E per di più senza protezione. Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Di quanto sei stato irrispettoso nei miei confronti? Chissà che cosa potevi prenderti da quella e trasmetterla a me. E te ne sei fregato. Come se niente fosse hai fatto sesso con una incontrata in un bar per caso e l'hai messa incinta e sei tornato da me facendomi sentire in colpa perché ti ho chiamato Orlando per sbaglio. Ma che cosa sei? Che razza di uomo sei? La sai una cosa? Mi fai schifo. E me ne fai più di Orlando. Almeno lui era sicura di aver fatto sesso protetto, anche se non era disposto a metterci la mano sul fuoco... E infatti quella non era incinta... Ma tu... Per la seconda volta ci sei caduto. Dopo esserti fatto scoprire da Sienna con la tua babysitter, hai messo incinta la prima modella che ti è capitata a tiro. Sei un uomo triste Jude. Un uomo tristissimo!”

Edith. Non prendere decisioni affrettate!” cercò di bloccarla Jude prendendola per un polso. Ma Edith staccandosi dalla sua presa con uno strattone, ridusse gli occhi a due fessure e rispose:

Io le prendo le decisioni affrettate e sai che ti dico, Law. Sono stufa di sentirmi il dito puntato contro, di sentirmi sotto esame ogni volta che il padre di mia figlia oscura la nostra soglia. Sono stufa di sentirmi una che ha tradito quando quello che lo ha fatto sei tu. Tu soltanto. Mi chiedi di non prendere decisioni affrettate. Ma io la mia decisione l'ho presa quando ho visto quella rivista e tu la sai, Jude...”

Edith, ti ho detto che non ero in me, ero ubriaco!” tentò di giustificarsi Jude cercando di abbracciarla.

Edith si staccò da lui e gridò:

LASCIAMI! MI FAI SCHIFO!”

Ti prego. Non gridare!” implorò Jude.

NON GRIDARE? MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE MI STAI CHIEDENDO? TI RENDI CONTO? DI FAR FINTA DI NULLA! E IO PROPRIO NON POSSO. NON POSSO STARE CON TE SE PENSO A QUELLO CHE MI HAI FATTO. NON POSSO...”replicò Edith trattenendo con uno sforzo stoico le lacrime che sembravano pronte a scendere da un momento all'altro.

Aveva detto che si sentiva forte. Che non doveva piangere. Non quella volta. E non lo avrebbe fatto.

Jude l'abbracciò mentre lei cercava di allontanarsi.

Ti prego! Non buttiamo via tutto!”

Edith si staccò da lui, scompigliando i capelli, permettendo che le coprissero la visuale.

Io non sto buttando via tutto. Quello che ha buttato via tutto sei tu. E tu soltanto!” e allontanandosi aggiunse: “Domani te ne andrai. Non ti voglio più vedere Jude!” e senza dire altro lasciò la cucina e Jude che la guardava disperato sparire sulle scale senza nemmeno saltarlo per l'ultima volta.


Aveva pianto a lungo. Ma non era dolore come quando aveva scoperto di Violet e Orlando. Quella volta perdeva di più del compagno. Perdeva il suo futuro marito, il padre di sua figlia, l'uomo con cui era sicura che avrebbe costruito una famiglia. Il suo migliore amico. Con Jude, per paura, non aveva mai affrontato dei discorsi importanti. E per quanto si conoscessero, non erano mai stati veramente amici. Tra loro era iniziata come una cosa di sesso, il desiderio di una fan di poter stare con il suo attore preferito, da parte sua. Jude, forse, provava piacere nella sua compagnia. O semplicemente nel portarsela a letto, visto come erano andate le cose.

Si sentiva male perché aveva buttato via la sua storia con Orlando per stare con un uomo che al primo scoglio aveva gettato la spugna e l'aveva tradita con una donna concupiscente che si era offerta nuda e cruda a lui.

Sollevò la testa del cuscino e guardò verso la culla di Ella. La luce che bagnava la camera era quella argentea dell'alba. Era stata una donna fortunata almeno in quell'aspetto. Jael a quell'ora, a detta di Jen, era già sveglio, urlando come un pazzo, nonostante avesse quasi tre anni. Ella, invece, dormiva tranquilla fino alle otto, quando arrivava l'ora di andare dai nonni.

Con la faccia gonfia per colpa del pianto di rabbia, Edith si alzò dal letto e si guardò allo specchio della camera della bambina. Era lo spettro di se stessa.

Sospirò e con passo lento si avvicinò al bagno, scalza. Accese la luce dello specchio e aprendo l'acqua fredda si sciacquò il viso, per svegliarsi e per farlo tornare normale dopo la notte di lacrime.

Si sollevò con la faccia ancora bagnata, ma più fresca, senza più tracce del mascara colato dalla sera prima. Asciugò il viso con cura, tamponandolo delicatamente. Passò poi la crema e scese in cucina.

Fu allora che passò davanti alla camera. Il letto era sconvolto, come lo aveva lasciato la sera prima. Jude non c'era. L'armadio dove stavano i suoi vestiti era vuoto.

Sentì come se un pugno d'acciaio si chiudesse sulle sue viscere, strizzandole e facendola piangere e soffrire.

Scese nel salotto e prese il cellulare. Cercò nella rubrica un numero. Scorse veloce premendo ripetutamente il pollice nel tasto centrale, poi, inviò la chiamata.

Attese qualche secondo, nella speranza che il suo interlocutore capisse.

E quando rispose, disse:

Orlando, scusa l'ora. So che sei a Londra. E io ho bisogno di te. Potresti tenere Ella oggi e domani... Ti spiego quando sarai qua... Ok? Grazie!” e chiudendo la chiamata si chiese se chiedere al suo ex compagno di andare a casa sua quella mattina, fosse la scelta migliore.


Ella stava dormicchiando nel suo port enfant. La borsa con i cambi e il biberon era lì vicino.

Edith camminava avanti e indietro, nervosa. Sentiva la rabbia di quei giorni crescere dentro di lei e aveva paura che la potesse travolgere e fare qualche cosa di insensato.

Aveva paura di farsi del male e se non voleva che questo accadesse doveva chiamare Rachel e uscire con lei, Jen e Jessy. La cura migliore quando una storia finisce lasciandoti addosso un senso di rabbia opprimente, o di dolore profondo, è quella di chiamare le tue amiche e concederti una serata tranquilla assieme a loro.

Edith era più che certa che Rachel la conoscesse meglio di chiunque altro, persino di Emma e di Eloise. Solo lei l'avrebbe capita. E solo lei avrebbe saputo che cosa doveva fare per tirarla su.

Stava pensando a questo, quando il campanello suonò, facendola sobbalzare.

Portando una mano sui capelli e spostandoli un po' indietro, a grandi passi si avvicinò alla porta. E quando l'aprì, si maledì.

Dietro stava Orlando, preoccupato, che guardò dentro la casa, verso Ella per vedere come stava.

Ma è successo qualche cosa alla bambina?” chiese mettendole le mani sulle spalle. “Credevo che Jude fosse a Londra con te!”

Sentire il nome di Jude pronunciato da Orlando fece crollare Edith. E portando le mani alla bocca si mise a piangere come una fontana. Cosa che fece preoccupare ulteriormente Orlando che, entrando e chiudendo la porta alle sue spalle, cercando di guardare Edith negli occhi, disse:

Piccola dimmi che cosa è successo? Hai litigato con Jude? Se vuoi ci parlo e gliele canto per bene a quello!” e sorrise facendo fare lo stesso ad Edith, nonostante stesse continuando a piangere come una fontana.

Possibile che bastasse così poco a loro due per riuscire a parlare di nuovo come se nulla fosse successo? Possibile che quello che era successo tra di loro al battesimo di Kevin fosse dimenticato?

Scuotendo la testa Edith replicò:

Non hai letto i giornali?”

Orlando scosse la testa in segno di diniego ed Edith, poggiando il dorso della mano per evitare di far sì che un singhiozzo si sentisse troppo forte, continuò:

Mi ha tradito. Con una modella. E indovina... Non è nemmeno originale. L'ha messa incinta!”

Orlando sbarrò gli occhi. Quasi non ci credeva. Jude era caduto come un allocco nel suo stesso errore. Come lui era stato a letto con una donna che aveva spifferato a tutti di essere incinta di lui. E senza capire nemmeno lui il motivo, accarezzò il viso di Edith e con un sorriso disse:

Magari è come la storia di Violet. Magari non è figlio di Jude!”

Non sapeva perché lo stava dicendo. Era arrivato il momento di dire ad Edith che aveva sbagliato, che non doveva lasciarlo per un uomo che aveva tradito ogni donna importante con cui era stato.

Sapeva solo che non voleva farle del male. Che voleva tranquillizzarla e non farla più piangere come stava facendo.

Edith lo guardò fisso negli occhi. Sembrava quasi terrorizzata. Orlando sorrise e le accarezzo una guancia, cercando di rassicurarla. Lei piegò la testa dove Orlando aveva la mano. E sussurrò:

Ho sbagliato tutto OB. Non dovevo lasciarti per lui. Ho sbagliato tutto e ho perso tutto!” e con gli occhi pieni di lacrime, lentamente cominciò ad avvicinarsi ad Orlando.

Lui la guardò, sconvolto. Era bella e terribilmente vulnerabile. La guardava e voleva scappare. Non voleva tradire Miranda, che non meritava un simile gesto. Ma Edith...

Edith era tutto quello che aveva desiderato più o meno consciamente per quasi tre anni. Edith era stata la prima donna che aveva davvero voluto sposare. La prima donna che lo aveva reso padre. La prima che gli aveva detto che le cose avevano mille colori e non solo il bianco e il nero. E che gli aveva insegnato che nella vita non sempre bisogna scendere a compromessi.

Voleva scappare, ma il peso di tutti quei ricordi lo tenne incollato dov'era, con il fiato che cominciava a farsi corto e il cuore che pulsava talmente forte che sembrava quasi rimbombasse nelle orecchie.

Deglutì e sussurrò, con la voce leggermente incrinata:

Edith... Non possiamo farlo!”

Per la prima volta si rese conto che la sua testa diceva una cosa, ma il suo corpo non rispondeva e rimaneva inchiodato lì, fermo, pronto a farsi travolgere dagli eventi.

Edith sorrise. Un sorriso velato, ma che illuminava il viso e la rendeva ancora più bella.

Orlando non lo sapeva. Ma anche Edith aveva paura. Nonostante questo non riusciva a bloccasi. Le sue labbra sfiorarono quelle di Orlando e poi fu lui a baciarla.

E fu beato oblio.


Quello che successe dopo, avvenne con una successione così rapida che Edith si chiese spesso se i vestiti avessero deciso di schizzar via da soli e lasciarli liberi di amarsi come non facevano più da tanto, troppo tempo ormai.

Fu bello. Lungo ed intenso. E quando finì, accarezzandosi il viso a vicenda si addormentarono. O per lo meno, lei si addormentò. E al suo risveglio, appagata e felice, quando cercò Orlando non lo trovò. E nemmeno Ella. Era andato via. Era tornato da Miranda.

Come aveva fatto con Violet un anno prima; come stava facendo con lei in quel momento.

Di colpo, nuda, guardandosi intorno nel salotto deserto, dove i suoi vestiti erano macchie di colore sparse sul pavimento, Edith si rese conto di quello che era successo. E si sentì peggio di quando aveva scoperto che Jude la tradiva. Orlando l'aveva usata. Si era divertito con lei e poi l'aveva lasciata. Sedotta e abbandonata, per usare un cliché dei tempi lontani.

La frustrazione crebbe a dismisura. Un'ora prima poteva essere più che sicura di toccare il paradiso, di poter pensare che tutto era possibile e che lei e Orlando avevano diritto ad una seconda chance. Che Jude era stato un capriccio e che, quindi, era inutile soffrire per lui. Ora, dopo un'ora si rendeva conto che non era così. E che quello che aveva fatto l'aveva lasciata ancora più vuota di prima.

Si guardò intorno, quasi chiedendosi che cos'altro poteva succederle quel giorno. Cercò di organizzarsi mentalmente. E lo fece.

Prese il cellulare e chiamò Laura, avvisandola che quel giorno avrebbe dovuto sostituirla e che lei le avrebbe dato tutte le direttive per fare quello che doveva fare.

Laura non fece domande e di questo, Edith, le fu immensamente grata.

Poi, veloce, componendolo, senza cercarlo nella rubrica compose un altro numero. Attese qualche secondo e poi sentì una voce dall'altro capo. Era quella allegra di Rachel.

Pronto Edith, tesoro! Cosa succede?”

Edith tirò un lungo respiro e disse tutto d'un fiato:

Lo so che hai letto i giornali e che stai facendo finta di nulla. Ho lasciato Jude. E ho chiamato Orlando questa mattina per prendere Ella, dato che sto di schifo. Il problema è un altro. Quando Orlando è venuto qua, abbiamo parlato e abbiamo fatto l'amore quasi subito. E questo mi ha distrutto ancora di più. So che dirai che è tutta colpa mia. Ma tu lo sai che quello di cui ho bisogno ora è solo avere una vera amica al mio fianco. Posso contare su di te?”

Rachel rimase qualche secondo in silenzio, poi disse:

Vengo subito. Tranquilla!”


Rachel camminava avanti e indietro scuotendo la testa, mentre Edith, nel divano, con un fazzoletto premuto sulla bocca, piangeva a singhiozzi che crescevano di volta in volta.

Lo sai che non posso lasciarti da sola in queste condizioni. Potresti fare una pazzia. Ma dico io. Tutti tu li devi trovare gli uomini bastardi? Quello che ti tradisce con quella mezza attrice che va a dire di essere rimasta incinta e poi non era vero. L'altro che prende la prima modella che gli capita a tiro e se la porta a letto e la mette incinta! Uno tutto casa e chiesa sarebbe chiedere troppo? Magari fidanzarti con un muratore, che ha meno grilli per la testa di una star di Hollywood? E se vuoi salire un po' di più, puoi prenderti un architetto come ho fatto io. Ha i suoi vantaggi sai? Potresti farti disegnare la casa dei tuoi sogni e costruirtela...”

Edith si mise a ridere, tra le lacrime, per l'ultima esternazione dell'amica. Rachel si bloccò e lasciando le braccia lunghe sul corpo, sorridendo, continuò:

Io non riderei se fossi in te. Lo sai che dico sul serio. Io sono sposata con un architetto e devo dire che è un uomo meraviglioso. Senza grilli per la testa e senza le mutande calde...”

Il tuo primo marito non era un attore!” disse Edith scossa ancora dal riso.

Rachel stava per ribattere, ma rimase con la bocca aperta, senza emettere un solo suono. Poi tornando a camminare, disse:

Diciamo che forse è meglio che il prossimo uomo te lo presento io. Magari un collega di John. Ce ne sono di molto carini. E ti dico che mi sembrano davvero degli ottimi partiti. Ti devi sposare Edith Norton. Si sono sposati tutti quelli del nostro gruppo. A parte tua sorella, ma quella ha una storia con il suo commercialista e a quanto pare...”

Ho chiuso con gli uomini! Non voglio più stare con nessuno... Mi hanno solo ferito. Non sono pronta a mettere il mio cuore in mano a qualcuno che potrebbe prendere e ridurlo di nuovo in mille pezzi...” rispose Edith diventando seria tutto a un tratto.

Rachel la guardò. Si rese conto che quella non era una situazione che poteva prendere alla leggera. Si mise a sedere nel divano e guardando Edith, poggiando il gomito alla spalliera del divano e la testa al palmo della mano, mormorò:

Piccola. Lo sai... Nessuno può rimanere da solo per sempre. Avrai bisogno di qualcuno un giorno o l'altro. Non trovi che sia assurdo dire che non vuoi più saperne di uomini?”

Quello che ho passato per gli uomini in questi ultimi tempi mi basta per i prossimi cinquant'anni...” replicò Edith ripiegando il fazzolettino piuttosto maltratto.

Lo so che ne hai passate tante. Ma devi anche ammettere che molte delle cose che ci succedono sono solo il frutto delle nostre scelte e delle nostre azioni, giuste o sbagliate che siano. E le cose che sono successe dall'ultimo Natale a questo ne sono la prova. Un anno fa stavi lasciando Orlando per Jude. Quest'anno stai lasciando Jude perché ti ha tradito...” stava ragionando Rachel quando Edith la bloccò e sprezzante domandò:

Pensi che sia il mio karma che mi sta punendo per quello che ho fatto l'anno scorso? E allora digli, al mio karma, che mi ha fatto pagare abbastanza in questo ultimo anno. E che vorrei che mi lasciasse un po' in pace. Non tutte le donne riescono a conquistare il loro idolo e accorgersi di essere ancora innamorate del proprio ex che prima di conoscere nemmeno sapevano che esistesse!”

Rachel sbarrò gli occhi. Da quando si era lasciata con Orlando, Edith, non aveva più ammesso di amarlo. Sentirglielo dire era quindi una piccola sorpresa per Rachel, anche se lo sapeva.

E accarezzando il capo chinato di Edith, sorridendo con la sua solita dolcezza materna, disse:

Lo sai. Anche lui ti ama. Anche se ha paura di ammetterlo e di soffrire di nuovo come ha sofferto negli ultimi mesi, prima di incontrare la bellissima -e fece un tono di voce quasi infastidito dicendo quel complimento- Miranda che è tanto dolce e tanto topa...”

Edith rise di nuovo e indicandosi chiese:

E io non lo sono tanto dolce e tanto topa?”

Sul dolce ho le mie riserve. Sul topa... Cara. Tu lo sai che sei una bellissima panterona!” e risero assieme. Tornando seria, però, Rachel disse: “Scherzi a parte. Anche lui ha sofferto. E prima di Miranda stava molto male. Ma sono certa, da quello che dice John, che è innamorato perso di te. E lo sarà per sempre”

Edith si alzò e passando il fazzolettino sdrucito sotto il naso replicò:

Talmente innamorato che è venuto a letto con me e se n'è andato mentre dormivo. Non diciamo delle stupidaggini più grandi di noi... Orlando non mi ama più...”

Glielo hai mai chiesto?” chiese Rachel guardandola con dolcezza.

Edith la fissò per qualche secondo, poi, chinando la testa, la scosse in segno di diniego.

Ecco... Hai visto! Non lo sai nemmeno...” continuò Rachel. “Perché non provi a lottare per riprenderti il padre di tua figlia. Uno dei pochi uomini, a parte tuo padre e tuo fratello, che hai amato veramente...”

Edith guardò la stanza, sollevando la testa. E voltandosi lentamente verso l'amica, le chiese:

Mi hai detto che non mi volevi lasciare da sola. Ti da fastidio se oggi sto da te? John incluso, sia chiaro!”

Rachel sorrise e rispose:

Stavo pensando come avrei fatto a stare qui con Kevin da allattare e Charlotte da lavare dopo la scuola...” e sollevandosi, tendendo le mani ad Edith, aggiunse: “A John non dai nessun fastidio. E lo sai. Quello che è successo tra te e Orlando di certo non ha intaccato la vostra amicizia... E anche se fosse... Sai che è mio marito. E che fa tutto quello che gli dico. E quindi, se gli dico che gli devi piacere, gli piacerai...”

Le due si guardarono in silenzio per un attimo lunghissimo e poi scoppiarono a ridere.

Il bello di avere una migliore amica è quello di sapere che, sempre, sarà la tua spalla per piangere e il tuo supporto per ridere di cuore.

Anche quando non ne hai voglia.



Sapete una cosa. Miranda non mi piace!”

Edith fece la sua confessione seduta sul pavimento del salotto della sua casa. La stessa che aveva affittato con Jude e in cui aveva passato gli ultimi dodici mesi e che, non meno del giorno prima, era stata il teatro della sua rottura con lo stesso Jude e della passione consumata sul pavimento con il suo ex compagno, Orlando.

Ma come!? Io adoro Miranda” intervenne scandalizzata Jen mangiando una cucchiaiata di gelato alla fragola.

Tutte risero ed Edith, sollevando il sopracciglio, con il cucchiaio pieno di burro d'arachidi ancora in bocca rispose:

Forse perché Fred non sta con una fotomodella che si chiama così?”

Se Fred stesse con una fotomodella, non credo che starebbe sotto il mio stesso tetto, non trovi?” rise Jen facendo ridere anche le amiche.

Rachel si sdraiò sul parquet e sospirando disse:

Sapete cosa è stato bello di questa serata?”

Tutte rimasero in silenzio, guardandola interessate. E Rachel, sorridendo, guardando il soffitto, continuò: “Il poter vedere 'Sex And The City' senza pubblicità e per più di un'ora... Amo quel film!”

Le altre annuirono con degli applausi, tranne Edith che infilando per l'ennesima volta il cucchiaio nel barattolino di burro d'arachidi, disse:

Sei pessima. Ed io che credevo che fossi felice del fatto che ci fossimo anche noi con te e che non succedeva da davvero tanto un avvenimento simile!”

Rachel le fece la linguaccia e replicò senza guardare Edith, mostrando interesse solo al soffitto bianco:

Sapete che penso che infondo non sia poi tanto male. A parte stasera che siamo andate a vedere quel capolavoro di film... Però...” e si sollevò guardandole tutte. “Dovremmo farlo più spesso. Non trovate?”

Edith fu l'unica a non rispondere nel coro festoso di sì. Rimase in silenzio e quando tutte tornarono a mangiare, disse:

Oggi ho rivisto molto di Carrie, in me. Ho capito tutto il suo dolore, la sua ansia...”

Di botto si rese conto di avere gli occhi di Emma, Rachel, Jen e Jessy puntati addosso. Sollevando le sopracciglia, aggiunse:

Cioè... So che la vita non è 'Sex And The City'. Che nessuna di noi è Charlotte...?

A parte il marito pelato, credo che Charlotte sia il mio personaggio.” disse Jen sollevando un braccio.

Io voglio essere Samantha!” intervenne sorridendo maliziosa Emma.

Ehy! Volevo essere io Samantha!” si lamentò Rachel dandole un piccolo buffetto sul braccio.

Siamo cinque e tutte e due avete il diritto di essere Samantha. Quindi nel nostro gruppo ci sono due Samantha... A sto punto... Io sono Miranda ed Edith... Carrie...”sentenziò Jessy.

Tutte annuirono entusiaste. Ma Edith pensava. Pensava che, come Carrie, aveva un vecchio abito da sposa mai messo in un armadio, che muffiva. Un Vera Wang autentico, pagato fior fior di quattrini per un matrimonio che non si tenne mai.

Sollevò la testa e guardò le sue amiche.

'Dovremmo farlo più spesso. Non trovate?'

Edith sospirò e disse:

Aiutatemi a distruggere il mio abito da sposa...”

Tutte tacquero. E si voltarono a guardarla.

Il tuo che?” chiese Emma sconcertata, cercando di capire se quello che aveva detto la sorella era la stessa frase che lei aveva immagazzinato.

Il mio abito da sposa!” ribadì Edith. “Sono stufa di vederlo nel mio armadio. Mi fa troppo male. Ho deciso. Non l'ho messo una volta. Non lo metterò più...”

Tutte rimasero in silenzio, allibite.

Fu Rachel a dire:

Quel Vera Wang che hai comprato con me quando ti volevi sposare con Orlando?”

Edith annuì. Ci fu di nuovo un attimo di silenzio.

Io non partecipo alla distruzione di un Vera Wang autentico. Mi spiace. È un insulto all'alta sartoria della sposa...” disse Jen alzandosi.

Pensa che almeno tu te lo sei potuto permettere un Vera Wang originale. Io nemmeno quello...”disse Jessy che quasi non voleva credere a quello che aveva detto la cognata.

Emma invece guardò la sorella, che non stava ricambiando il suo sguardo, e sorridendo disse:

Io ci sto. Distruggiamolo se questo ti fa felice!”

Edith si voltò e ricambiò, stavolta, lo sguardo della sorella. E raggiante, disse:

Io vado in giardino. Chi mi vuole seguire...”

Di li a poco, con il suo abito bianco tra le mani, Edith ed Emma, aiutate da una poco convinta Rachel sotto gli sguardi pieni di biasimo di Jen e Jessy, con la carbonella, bruciarono il vestito da sposa di Edith. Fu liberatorio, per la giornalista, guardare le fiamme che salivano leggere, consumando la tela bianca dell'abito.

Sembrava quasi che tutto quello che aveva rappresentato quell'abito, la gioia prima, il dolore di rivederlo ogni volta che apriva l'armadio poi, stessero bruciando con quelle fiamme.

E che quelle stesse fiamme stessero illuminando l'angolo più recondito della sua testa.

Dopo quel gesto, rimaneva solo una cosa da fare.

E quello sarebbe stato il giusto trampolino per spiccare un grosso salto verso l'ignoto. Ignoto che rappresentava l'inizio di una nuova vita.


Edith stava seduta al tavolo della cioccolateria. Era la stessa dove andava spesso con Jude.

Ella stava ancora con il padre e lei, al tavolo vicino alla finestra, giocherellava pensierosa con la sua posata d'argento.

Stava aspettando qualcuno, qualcuno che fino a quel momento aveva ritenuto importante, ma che visti gli ultimi avvenimenti, necessitava di una spiegazione più che giusta.

Stava guardando il suo riflesso allargato nel dorso del cucchiaio quando sentì:

Se pensi di comprarci con la cioccolata stavolta, ti sbagli!”

Si voltò e sorrise. Davanti a lei c'era Rafferty, il primo figlio di Jude.

Edith abbracciò il ragazzo che ricambiò con calore. E mettendosi a sedere con i fratellini, disse:

La mamma è rimasta con il papà. Ci ha accompagnati e basta. Ti saluta...”

Edith sorrise e aiutando Rudy a sedere chiese:

Quanto sapete?”

Rafferty giocherellò con il suo tovagliolo e rispose:

Abbastanza. Ho letto quello che stava scritto nei giornali. È strano sapere che stai per avere un fratellino o una sorellina da una donna che non sai nemmeno chi sia... Ma la cosa più strana è saperlo da un giornale e non da tuo padre!”

Edith annuì. Quello che era successo a lei, rispecchiava in pieno la situazione dei tre figli di Jude che al contrario di quanto aveva potuto fare lei, invece, non si potevano liberare di quella nuova ed indesiderata sorpresa, di cui avrebbero volentieri fatto a meno.

Chinò la testa e sistemando il tovagliolo, disse:

Vi ho voluti qua per questo. Tra me e vostro padre le cose non sono andate come volevo. Ed io sono entrata un po' di forza nella vostra vita. E voi mi avete fatto un grande regalo, accettandomi come vostra amica. Quello che voglio dire è che, anche se tra vostro padre e me è finita... Io per voi ci sarò sempre... E...”

Rafferty sorrise e scuotendo la testa rispose:

Lo sappiamo Edith. Non c'è bisogno che tu lo dica!”

Edith guardò grata quel piccolo ometto biondo di dodici anni seduto vicino a lei. Era stato difficile farsi voler bene da lui. Ma ora che c'era riuscita, sapeva che non se ne sarebbe mai pentita.

Io ho fame!” gridò Rudy.

Anche io!” disse Iris.

Edith rise, riscuotendosi dai suoi pensieri. E sorridendo, chiamò il cameriere.

Come quando c'era Jude. Come quando lei era felice.


Rientrò a casa e accarezzò la testa di Posh che miagolava affamata.

Ignorandola apertamente, si avvicinò al cassettino del piccolo comodino dove poggiava il telefono stile anni trenta, di tinta nera.

Prese un fogliettino e lesse un numero che, alzando la cornetta, digitando i numeri che leggeva ad uno ad uno, compose sul rumoroso dischetto.

Posh, sempre più grassa da quando era stata sterilizzata, cominciò a fare le fusa, ma Edith la ignorò allontanandola innervosita.

Attese qualche secondo, poi, qualcuno rispose:

David Lewis. Con chi parlo?”

Signor Lewis. Sono Edith Norton!” replicò Edith dall'altro capo.

Norton. Ma che piacere. A che devo l'onore?” chiese la voce troppo festosa di David.

Edith sospirò. Ci volle tutto il coraggio per rispondere a quella domanda e, quando lo fece, disse:

In merito alla sua proposta di lavoro a New York. Volevo dirle che accetto. Sempre che il posto sia ancora disponibile!”




   
 
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