La Dura Verità: LA COSA PIU' IMPORTANTE!

Per fortuna non era nulla di grave e irreparabile, almeno questo era quello che dicevano i dottori, non si era pronunciati, non davanti a noi. L'unica cosa che sapevamo era che doveva rimanere in ospedale ancora un giorno sotto sorveglianza e poi sarebbe dovuta rimanere a riposo, a casa.

Mi avvicinai a Finn e gli presi la mano, ora che aveva parlato con i dottori sembrava più tranquillo, si era preso un bello spavento e ora aveva bisogno di me! Gli appoggiai una mano sulla spalla mentre lo invitavo a sedersi nella sala d'aspetto intanto che aspettavamo di poter entrare nella stanza di Carol. Guardai Noah con la coda dell'occhio, era appoggiato al muro, in piedi e chissà cosa stava pensando, avrei voluto avvicinarmi a lui, dirgli che non era colpa sua, stringergli la mano e abbracciarlo, ma non potevo. Finn ora aveva bisogno di me, di noi, la sua ragazza e il suo migliore amico, gli si sarebbe spezzato il cuore se avesse saputo. Avevo fatto i salti mortali per stare con Finn e ora mi accorgevo che lui non era il ragazzo che amavo veramente; perché ora che avevo capito che volevo lasciarlo e che volevo stare con Noah doveva succedere tutto questo? Perché proprio ora mi sentivo in obbligo di stare con lui?

Il dottore uscì dalla stanza, dicendoci che potevamo entrare a trovarla. Io e Finn entrammo nella stanza e Noah dietro di noi, Carol era sveglia e ci sorrise, sembrava molto provata per l'incidente e per tutte le analisi, ma tutto sommato sembrava stare bene! Finn si sedette sulla sedia affianco al suo letto e le prese la mano, io rimasi dietro alla sedia affianco a Puck. Carol sorrise di nuovo e strinse la mano a Finn: << Ciao! >> esclamò con un filo di voce. << Come stai? >> chiese Finn avvicinando ancora di più la sedia al letto, lei cercò di sistemare il cuscino dietro di sé e disse: << Bene, va tutto bene! Non preoccuparti, sono ancora intatta, la tua vecchia ha la pellaccia dura, ci vuole più di questo per metterla fuori combattimento! >>. Ascoltavo in silenzio la loro conversazione e appoggiai una mano sullo schienale della sedia, senza accorgermi che Noah aveva già appoggiato la sua. Al contatto con la sua mano rabbrividii e la spostai leggermente, io e Puck dovevamo parlare, capire cosa dovevamo fare e cos'era la cosa più importante.