Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: elenelessar    09/03/2006    4 recensioni
Si alzò, e si avvicinò a lui. “Cos’è questo tono con cui mi aggredisci nella mia casa? Non vi ho forse accolto qui, senza sapere nulla di voi, solo per aiutarvi? Vi ho forse chiesto qualcosa? – la sua voce era calma ma fredda come una lama, e dai suoi occhi non traspariva alcun sentimento – non aspettavo certo alcuna ricompensa per avervi aiutato, ma questa che mi mostri è davvero una ben strana riconoscenza!” Aragorn fece un passo indietro, confuso. Sapeva di essere stato scortese, ma ugualmente aveva bisogno di sapere la verità. Nella situazione in cui erano, sentiva di non potersi fidare di nessuno. “Ti chiedo perdono, le mie parole sono state di certo troppo dure. Ma ugualmente ho bisogno che tu risponda alla mia domanda. Ti prego di credermi se ti dico che devo guardarmi da ogni ombra.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Menel si allontanò dalla finestra, cercando di non fare il minimo rumore. La paura le faceva sentire ogni suono amplificato, e rimase immobile ad ascoltare, poggiata al muro.
Gli orchi che si erano raccolti sotto l’albero dovevano appartenere a razze diverse, poiché parlavano tra loro in Ovestron.
Nonostante l’accento gutturale e le parole strascicate, Menel riuscì a capire che stavano cercando qualcosa. Parlavano di tracce, dovevano averne trovate molte che portavano fino a casa sua ed ora sembravano piuttosto seccati dal fatto di non aver trovato nulla.
“Qui non c’è niente!” grugnì uno dei due che si erano avvicinati all’albero. Il capo si avvicinò, urlando imprecazioni e insulti, mischiando la propria lingua a quella corrente.
“Salite su, allora! A costo di tagliare l’albero o di scavarci sotto, dovete scoprire perché tutte queste tracce portano qui!”
Menel rimase per un istante pietrificata dal terrore. Due orchi stavano salendo sull’albero.
Per quanto la casa fosse praticamente invisibile da terra, una volta in cima se la sarebbero trovata di fronte.
Si guardò attorno. Accanto al letto c’erano i suoi stivali. Li infilò, ringraziando i Valar di essere stata troppo stanca per metterli a posto la sera prima.
Gli orchi, sbuffando ed imprecando, erano già arrivati a metà del tronco, non vi era tempo per fare altro che uscire dalla casa e cercare di scappare.
Corse in cucina, e da lì uscì nella veranda. Per fortuna era stato nuvoloso per tutto il giorno, e la luna era coperta. Un alito di vento freddo le mosse la veste e le portò alle narici l’odore nauseabondo degli orchetti. Avrebbe voluto piangere, ma non era il momento per farlo...
L’albero che ospitava la sua casa era stato scelto anche perché era strettamente circondato da altri alberi dalla folta chioma. Essi aiutavano la piccola casa grigia a rendersi invisibile. Uno di questi, in particolare, aveva alcuni grandi rami che si spingevano fino alle pareti.
Menel salì su uno dei rami, e tenendosi attaccata con braccia e gambe, cominciò a scivolarvi sopra. La veste da notte le risalì fino alla vita, lasciandole le gambe scoperte.
Pregò i Valar che gli orchetti non alzassero lo sguardo proprio in quel momento.
Non voleva neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere se l’avessero catturata. Lentamente, non senza graffiarsi in più punti, arrivò sull’altro albero, nel punto in cui molti rami grossi partivano dal tronco. Si rannicchiò contro di essi, ansimando. I due orchetti erano ormai arrivati alla casa, e non appena l’ebbero vista si abbandonarono ad urla e risate, cominciando a chiamare i compagni.
Era il momento. Se voleva provare a scappare, doveva farlo intanto che la loro attenzione era presa dalla casa e dal suo contenuto.
Cominciò a scivolare verso un ramo più basso, ma la lunga veste da notte la intralciava, e così bianca com’era, la rendeva troppo visibile. Nervosamente se la annodò in vita, e riprese a scendere.
Buona parte degli orchi era ora salita sull’albero e solo pochi erano rimasti a terra. Per fortuna, però, non guardavano in direzione della fanciulla, attirati dal clamore provocato dai compagni, che stavano rovistando per tutta la casa, litigandosi le cose preziose che vi avevano trovato, e sporgendosi ogni tanto dalle finestre per gettare giù qualcosa.
Arrivò a terra, mentre un silenzioso grido di rabbia le rimbombava dentro. Lentamente, restando il più possibile acquattata a terra, cominciò a muoversi tra i cespugli, allontanandosi.
Il cuore le batteva così forte che a tratti le sembrava di perdere conoscenza, ed insieme si sentiva estremamente lucida, ed ogni suo senso era teso al massimo, come quelli di un animale braccato in una battuta di caccia.
Dopo qualche minuto, nel quale gli orchetti avevano scempiato il più possibile la piccola casa, rompendo e lordando ogni cosa, furono richiamati a terra da uno di quelli rimasti giù.
Infarcendo il discorso di ogni volgarità ed insulto, quello che sembrava essere il capo riuscì a riunire in poco tempo i suoi uomini.
“Allora? – li apostrofò quando li ebbe davanti a sè – c’era qualcuno?”
Fecero segno di non con la testa, tenendo le lunghe braccia dinoccolate lungo il corpo e restando a capo chino.
“Però... – cominciò uno grattandosi una gamba – c’era cenere ancora calda, perciò deve essere vuota da poco...”
il capo gli si avvicinò, e gli sferrò un poderoso colpo, gettandolo a terra.
“Ah sì?! C’erano ceneri calde, e quindi chi stava in quella dannata casa non sarà andato lontano, giusto? Però voi, brutti idioti, siete rimasti lì a fare le vostre cose e a divertirvi, per vedere se nel frattempo riusciva a scappare, no?! – urlò scoprendo i denti – avanti, sparpagliatevi e trovatemelo, o vi farò pentire della vostra festicciola lassù!”

Menel era riuscita ad allontanarsi di qualche decina di passi, ma il discorso dell’orchetto le era giunto alle orecchie ben chiaro.
Non poteva più strisciare a quel modo, doveva alzarsi e correre via, anche a rischio di essere vista!
Si gettò tra gli alberi, cercando di correre più forte che poteva, sforzandosi di non farsi prendere alle gambe dalla paura. Dietro a sé sentiva le voci ed i passi degli orchi che, sfogando la rabbia per il rimprovero ricevuto, rompevano e strappavano ogni cosa fosse sul loro cammino, imprecando a gran voce.
Menel correva…non sentiva il freddo, né i graffi che rami e cespugli le stavano provocando. Correva e basta. Era già caduta due o tre volte, per una radice o per un pendio troppo scosceso, ma quasi non se ne era accorta.
La sua mente, i suoi sensi, i suoi muscoli sentivano solo due cose: la strada davanti a sé, e gli orchi dietro…

Aragorn si fermò. Si chinò a terra, leggendo nel terreno segni che per altri non avrebbero significato nulla. Era note fonda, e da qualche ora erano in cammino, cercando di raggiungere lo squadrone di orchi che aveva catturato Merry e Pipino.
Dietro a Lui erano legolas e Gimli, immobili.
Il ramingo sorrise nervosamente “Siamo sulle loro tracce, a meno di un giorno di cammino. Possiamo prenderli”
“Bene…” rispose Legolas ansimando, e si lasciò cadere a sedere. Il ramingo gli si avvicinò preoccupato. “Non credevo che avrei mai visto un elfo provato in questo modo dalla strada…come ti senti?”
Legolas fece segno di no con la testa, mentre il suo respiro tornava normale. “Sto bene, ho solo bisogno di riposare qualche minuto.”
“E questo non dispiace neanche a me – borbottò Gimli sedendosi poco più in là, incrociando le braccia sul petto e chiudendo gli occhi –chiamatemi quando sarete pronti…”
Legolas guardò il cielo notturno. Le stelle erano velate da qualche nuvola leggera, ed un vento freddo e umido soffiava a tratti. A pochi passi da sé poteva vedere Aragorn.
Era salito in un punto rialzato del terreno, ed osservava la vallata davanti a sé. Teneva una mano sull’elsa di Anduril, ed il suo mantello era sollevato a tratti dal vento.
La sua figura scura si stagliava fiera e forte contro il cielo, ma Legolas conosceva troppo bene l’amico, per non vedere la segreta sofferenza che piegava le sue spalle.
Era certo che non fosse la preoccupazione per la strada da percorrere ad indurire lo guado di Aragorn, ma la tagliente sensazione di aver fallito nella missione ricevuta.
Sapeva anche che cercare di parlargli non avrebbe portato a nulla. Non in quel momento, almeno. Si ripromise di stargli vicino, e di tenerlo d’occhio...

Menel cadde a terra, per l’ennesima volta. Rimase un istante così, in ginocchio, poggiata sulle mani. I lunghi capelli bruni le ricadevano avanti, ed il petto si sollevava e ricadeva velocemente, coperto solo dalla veste bianca, strappata ormai in più punti.
Sentì che qualcosa le stava bagnando il viso. Si portò una mano alle labbra, e si accorse che il naso le stava sanguinando copiosamente. Forse nel cadere aveva battuto la testa, o forse correndo in quel modo, l’aria fredda e lo sforzo le avevano ferito le narici...in ogni caso doveva fermare in qualche modo l’emorragia, che già le aveva macchiato di rosso la camicia all’altezza del petto.
Si sollevò, tenendo la testa leggermente reclinata all’indietro e tamponandosi il naso con la stoffa della manica.
Rimase un istante in ascolto, mentre il cuore cominciava finalmente a battere più lentamente. Silenzio. Non un rumore, non una voce...se erano ancora sulle sue tracce, in ogni caso era riuscita a lasciarli indietro.
Si guardò attorno, cercando di capire dove si trovasse.
Conosceva quella zona, era a pochi passi dal corso del fiume. Doveva cercare di nascondersi, in modo da poter riprendere un po’ fiato. Ma per non essere trovata, doveva smettere di lasciare tutte quelle impronte.
Cominciò a camminare cercando di toccare solo ciò su cui non poteva lasciare segni. Metteva i piedi sulle radici, sui sassi più grandi, sui punti in cui il muschio formava uno spesso tappeto...percorse così un lungo tratto, ma si rese conto di essere esausta.
Aveva bisogno di trovare un nascondiglio entro poco, non ce la faceva più...ma dove?
Cercò di ricordare se in quella zona ci fosse una grotta, o qualcosa del genere, e ad un tratto si rese conto di trovarsi poco lontano dal luogo in cui aveva incontrato la compagnia per la prima volta.
Raccolse le ultime forze, e scese giù verso la piccola spiaggia. Finalmente si trovò davanti all’albero le cui radici avevano offerto riparo agli otto compagni quella notte.
Tutto era ancora come allora.
Prese un lembo della propria veste e strappò dal fondo una striscia di stoffa. La bagnò nell’acqua del fiume, poi entrò nel piccolo rifugio.
Si rannicchiò in un angolo, usando la benda per bagnarsi i polsi e le tempie. In quel momento non aveva altro per cercare di fermare il sangue che continuava a scenderle giù dalle narici….gettò la testa all’indietro, e chiuse gli occhi, tenendo il naso tamponato con la stoffa.
Mentre sentiva il sapore ferroso del sangue scenderle nella gola, rimase in ascolto. Non sentiva più né passi né voci, e pensò che probabilmente dovevano essersi raccolti di nuovo sotto il suo albero. Non faticava ad immaginare cosa potessero aver fatto per sfogare la rabbia di non averla catturata.
Pensò alla sua povera casa, violata e distrutta da quelle bestie…tutto ciò che possedeva, che aveva raccolto, tutti i piccoli oggetti a cui teneva…i suoi ricordi, i doni ricevuti, le preziose pergamene su cui aveva studiato...
Una rabbia fortissima la prese pensando che tutto questo era caduto nelle mani di quelle creature…ed insieme si sentì terribilmente sola e debole...come se distruggendo tutto ciò che di più caro aveva, avessero quasi annullato lei e la sua vita.
Si rannicchiò ancora più stretta, nascondendo il viso tra le ginocchia, e grossi singhiozzi presero a scuoterla, rompendo il silenzio nero che si era posato sul bosco e sul fiume...


vi ho depresso? spero tanto di no...

kessachan: eh già, l'hanno proprio trovata... ma almeno è riuscita a scappare, no?

Jenny, anche questo capitolo ti ha messo i brividi? ^__________^ grazie mille per i complimenti, come sempre!

alla prossima!!!
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: elenelessar