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Autore: Rizzle    24/06/2011    2 recensioni
Il candido punto di vista di una figlia su suo padre
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dad N.d.T.: questa volta è toccato a Dad di Rizzle, un'autrice australiana piuttosto famosa e prolifica che in passato ha scritto anche sotto il nome di Neuri. Potete trovare la versione originale su Fanfiction.net e Skyhawke. Esiste anche un sequel/prequel (leggendo si capisce perchè) che è ancora incompiuto, Tempting the fates.
Per chi sta seguendo Uncoffined sono già a metà del quinto capitolo, quindi nel giro di pochi giorni dovrebbe essere pronto.
Buona lettura,
LuxLucis

Dad

 

Mio padre è un po’ strano.

Okay, è molto strano, ma gli voglio un gran bene e penso sia divertente che le mie amiche – che hanno innalzato la ‘risatina di gruppo’ ad una forma d’arte – si ammutoliscano del tutto quando mi viene a prendere alla stazione dei treni alla fine dell’anno.

Non si sente volare una mosca.

A dire la verità la mia migliore amica, Sarah-Anne Weasley, ha rovistato in vecchi ritagli di giornale che suo padre aveva conservato durante gli anni per vedere com’era mio papà ai tempi della scuola.

L’opinione generale è stata che mia padre era, ed è tutt’ora, davvero notevole.

Lo so da quando avevo, ehm, circa sei anni, penso. Fin dal giorno in cui, dalla panetteria del villaggio, la signora Mullins era passata per consegnarci il nostro cestino del pane settimanale e aveva lasciato cadere per terra due baguette e una dozzina di panini di segale quando papà aveva aperto la porta vestito solo con i pantaloni del pigiama e con la testa piena di capelli scompigliati.

All’epoca non avevo capito dove fosse il problema. Per me, era Papà. E’ biondo, certo. Un sacco di persone sono bionde. E’ alto. E quindi? Ha gli occhi di un colore strano ed era abbastanza forte da mettermi sulle sue spalle con un braccio solo.

Non mi era venuto in mente che se si fa un passo indietro e si mettono insieme tutte queste cose, ti viene fuori l’essere-un-bel-tipo. E’ mio papà e io semplicemente non lo vedo in quella luce.

Povero Papi. Quella sera a cena si è mangiato il suo pane e non ho sentito una sola parola di lamentela mentre lo guardavo togliere la polvere e Dio solo sa cos’altro dal suo pane imburrato.

Non gli assomiglio molto, nonostante siamo come due gocce d’acqua. Questo non vuol dire che sono brutta. Tutt’altro. Mi è stato detto da varie fonti che ho quel tipo di bellezza che cresce con il tempo.

“Come le muffe” ha detto William Merrit-Zabini durante il nostro secondo anno, ma solo perché ho strappato lo scadente biglietto di San Valentino che mi aveva dato.

Ho ereditato il colore degli occhi di mio padre, che è una bella cosa, ma in un certo senso non è lo stesso. Papà ha tutta una storia dietro ai suoi occhi; non sono solo color argento, sono color argento e in più tragedia.

Se avete visto quel tipo di colore, vi sarete accorti che vi fa smettere di fare quello che state facendo per guardare un po’ più a lungo, fino a che venite scoperti a fissare oppure vi ricordate di conoscere le buone maniere.

Papà dice che i suoi occhi sono così a causa di quello che ha visto e che ha fatto e che devo solo ringraziare la mia buona stella che i miei, di occhi, siano senza passato. Queste affermazioni sono seguite di solito da un lunghissimo sermone che comincia con ‘ai miei tempi’.

Sono dell’opinione che nessuno sotto i quaranta dovrebbe mai cominciare una frase con quelle tre parole, ma si sa com’è mio papà. E’ testardo. Mi ci vuole un certo impegno per non alzare gli occhi al cielo quando è in uno di quei momenti, ma gli voglio davvero bene e non può fare niente di sbagliato.

I Malfoy non hanno poca storia alle loro spalle, lasciatemelo dire. Non si arriva alla mia età senza rendersi conto di questo. Ricevo due tipi di occhiate quando qualcuno mi chiede il nome e io rispondo che termina con Malfoy: le persone mi guardano dall’alto in basso, diventano nervose oppure se sono molto, molto maleducate cominciano ad elencare nomi.

Nomi di persone morte, suppongo; morte a causa di mio padre.

Sono la migliore della mia classe in storia della magia e so tutto sulla guerra. So che entrambi gli schieramenti hanno fatto cose atroci, ma il passato è passato.

Conserviamo quello di cui abbiamo bisogno, impariamo dai nostri errori e andiamo avanti. È il mio motto. Mi rendo conto che è più difficile per la generazione prima della mia accettarlo e adattarsi, ma non è veramente un mio problema, o no?

Credo sia un’altra cosa che devo a mio papà, la mia abilità nel fregarmene di quello che gli altri pensano. Ovviamente questo gli si addice, dato che è un dannato eremita che non esce quasi mai da casa sua. Io, d’altro canto, sono una normale ragazza sedicenne, con degli amici, una gran quantità di ammiratori, un pony di nome Dapples e lunghi capelli castani che stanno benissimo raccolti.

Ho delle necessità sociali e Papà deve seriamente capire che questa sua reclusione autoimposta dal resto della comunità non è salutare per sua figlia adolescente.

Ci sto lavorando, comunque. Non c’è mai stato un problema che non siamo stati in grado di risolvere quando ci mettiamo insieme. Questo l’ho ereditato da mia mamma.

Mia mamma è morta quando avevo circa tre anni. Papà in nessuna circostanza parlerà mai di lei, l’argomento è taboo. Far menzione del suo nome porta ad una malcelata depressione che può essere guarita solo con delle moine o con dolci davvero molto buoni.

Mio papà adora i dolci e sono molto golosa anch’io. Il soprannome che mi dava quando ero più piccola era ‘Pasticcino’, a quanto pare mamma di solito mi chiamava così.

Gli ho proibito di chiamarmi con quel nome in pubblico, l’ha fatto solamente una volta ma l’ho perdonato perché c’era presente solo Zio Piton.

E tutto il mondo sa che quel tipo è in grado di mantenere un segreto.

A Papà fanno piacere le visite di Zio Piton (che tra l’altro mi porta sempre dei libri fantastici), ma quando va via si butta un po’ giù di morale. Ogni tanto, quando mio padre torna stanco da una giornata di duro lavoro dopo aver guadagnato un altro trilione di galeoni da aggiungere alla mia eredità, lo sorprendo salire per le scale  in camera sua con lo sguardo perso nei ricordi. Apparentemente Papà non si intristisce o piange, non si arrabbia nemmeno, il che è incredibile visto che so essere molto, molto perseverante.

No davvero, non c’è niente che io possa fare per farlo uscire dai gangheri, ho smesso di provarci.

Non mi credete?

C’è stata una volta in cui io e Sarah-Anne avevamo deciso di essere abbastanza grandi per tentare una Smaterializzazione non autorizzata, nonostante avessimo quattordici anni e la nostra unica fonte di informazioni pratiche sull’incantesimo fosse quello che avevamo ricavato dai libri e da Saffron Godfreys del settimo anno che, come abbiamo scoperto più tardi, era stata bocciata all’esame per otto volte.

Ho quasi rischiato di morire. Di fatto, io e Sarah-Anne ci siamo trovate in un campo di granturco a tre miglia da Hogwarts senza un paio di braccia (io) e sei dita dei piedi (Sarah-Anne). Suo padre non era molto contento. Ha persino avuto da dire con mio papà, ma non che questo sia qualcosa fuori dal normale.

Quindi Papi mi è venuto a recuperare al San Mungo, freddo come il ghiaccio. Si è informato del perché e del percome delle mie braccia mancanti e quando sono state riattaccate dai Medimaghi senza intoppi mi ha riportato a casa senza una parola.

Mi ha detto una sola cosa nel tragitto di ritorno, comunque.

“Tua madre sarebbe stata molto delusa.”

È stato tremendo. Mi sono sentita un essere umano orribile per averlo fatto angosciare tanto da parlare di lei. Ma comunque, tecnicamente, non era ancora arrabbiato, il che costituisce tutto il punto della faccenda.

Vedete? L’avevo detto che era strano.

Non mi ricordo molto di mia mamma, mi ricordo più della sua presenza che del suo viso, la sensazione di lei che mi tiene stretta tra le braccia o che mi sussurra, cose di questo genere. Ovviamente so bene che era un’eroina di guerra, una buona amica di Harry ‘Idiota Quattrocchi’ Potter (il soprannome di mio papà per lui, non il mio) e il fatto che lei e papà si odiavano a morte. Non si potevano vedere, nel modo più assoluto.

Vi state probabilmente chiedendo da dove io venga fuori. Come hanno fanno due persone che si sono lanciati addosso maledizioni, coltelli, insulti e attrezzature scolastiche ad andare d’accordo abbastanza a lungo per mettere al mondo un bambino?

È una domanda a cui nemmeno mio papà credo sappia rispondere.

Ho sentito che una volta mia mamma lo ha addirittura schiaffeggiato, anche se penso che questo sia più una leggenda che la verità. Dovrò chiederlo a Sarah-Anne. Suo padre, Ronald, è un po’ tonto, ma sa un sacco di cose.

Non  si sono mai sposati, i miei genitori, ma ho la sensazione che Papà fosse sul punto di chiederglielo quando mia mamma è morta improvvisamente. Sarebbe stato un matrimonio davvero movimentato! Avrebbero dovuto pagare un premio di assicurazione spropositato per tutte le suppellettili della loro casa.

Ho cercato in lungo e in largo per il maniero le prove che Papà aveva comprato un anello di fidanzamento, ma non sono riuscita a trovare niente. Il nostro ri-acquisito elfo domestico, Dobby, non dirà niente in qualsiasi caso.  Gli è stato fatto  giurare di mantenere il segreto, stupida creatura.

Nell’aspetto ho preso da mia mamma.

Ho gli stessi ricci capelli castani, lo stesso mento, la stessa tonalità di pelle e la stessa struttura fisica. Sono abbastanza contenta di non essere pallida come mio papà, mi piace stare al sole e non mi va l’idea di carbonizzarmi ogni volta che vado in giro per negozi a prendermi una gazzosa.

Comunque il suo pallore, a Papà, dona; è come uno di quei personaggi gotici, tragici e romantici di cui si legge nei romanzi Babbani dell’800, uno di quelli che si struggono in manieri monumentali e diventano scontrosi e pronti al duello dopo qualche brandy.

Non direi però che Papà sia romantico, è un completo pesce morto quando si tratta di donne. Penso che Mamma lo abbia rovinato per tutte le altre. Ha avuto solo una ‘amica’ che è venuto a trovarlo in tutti gli anni in cui sono stata al mondo e Dio, quella era un troll fatto e finito.

Si chiamava Parkinson; quel giorno è sbucata fuori dalla porta, con l’aria da smorfiosa e continuando a blaterare su destino, fidanzamenti rotti, predestinazione e altre stupidaggini simili. Avevo dodici anni al tempo e credo che Papà si sentisse solo. Non ero ancora interessata ai ragazzi e quell’estate passavo la maggior parte del mio tempo leggendo in biblioteca o nello studio di Papà. Mio padre entrava, mi arruffava i capelli e certe volte mi guardava come se gli avessero appena tirato un pugno nello stomaco.

Sapevo di assomigliare a mia mamma, ma credo che sia diventato evidente solo quell’anno.

Avremmo potuto semplicemente parlarne. Merlino solo sa se sono una chiacchierona. Alla mia madrina, Millicent Bulstrode, piace scherzare dicendo che sono nata nel bel mezzo di una frase.

Ma no. Papà apparentemente aveva deciso in autonomia che il solo modo per sistemare quello che lo stava preoccupando era fare una chiamata di piacere a quella Parkinson.

È durata tre giorni. L’opportuna brevità della sua visita è stata di sicuro aiutata dal mio continuo far parola di bellezza, intelligenza, coraggio e fama della mia defunta madre per non meno di sessanta volte, o giù di lì, nel corso di quegli allucinanti tre giorni.

Io e Dobby ci siamo messi a ballare nell’atrio quando ha chiuso finalmente la porta dietro di sé.

È stata colpa di un Mangiamorte, l’uccisione di mia mamma. Non si sente molto spesso quel nome al giorno d’oggi – Mangiamorte – e Papà non dirà mai chi ha fatto partire l’incantesimo. So che Harry Potter era lì il giorno in cui è morta, ma c’è qualcosa che mi trattiene dal chiedergli di raccontarmi tutto. Credo sia il rispetto per mio papà.

Ora che ci penso, glielo ricorderò la prossima volta che mi accusa di non averne per niente.

Per caso ho detto che Harry ‘Idiota Quattrocchi’ Potter è il mio padrino? Papà non era d’accordo fin dall’inizio, ma a quanto pare mia mamma lo ha costretto.

Al contrario della maggior parte della popolazione magica, non sono particolarmente colpita da Potter. Immagino sia un’altra cosa che ho ereditato da mio padre, una sorprendente capacità di trovare irritante il mio padrino.

È un tipo a posto, suppongo, ma tutta la manfrina del salvatore del mondo magico diventa davvero tediosa dopo un po’ di tempo. L’unica cosa da dire su Potter è che ha un figlio maggiore proprio carino. È imparentato con la famiglia Weasley, il che può essere una lama a doppio taglio per quanto riguarda l’aspetto.

Il ragazzo si chiama Gabriel James, ha diciotto anni, i capelli neri e occhi color nocciola che luccicano quando ride; di gran lunga più sveglio di suo papà, per di più, cosa che, francamente, non credo sia così difficile da raggiungere. Deve probabilmente l’intelligenza a sua mamma, la zia di Sarah-Anne, Ginny.

Siamo un gruppo con parentele piuttosto ingarbugliate, non è vero? Non è così strano quando si pensa a quanto poco numerosa sia la popolazione magica.

Dico spesso a Papi che sarebbe una buona idea se come minimo tentassimo di andare d’accordo con tutti gli altri; sapete, in caso succedesse qualcosa ad uno di noi due e avessimo bisogno di aiuto. Questo però è come convincere uno gnomo del giardino dei Weasley a mollare una patata rubata.

Papà di solito risponde con “andare d’accordo è sempre stato sopravvalutato” oppure “se tutti i maghi fossero destinati ad essere amici, Dio avrebbe fatto Potter meno imbecille”.

Penso che Papi sia isterico alle volte. È davvero molto divertente, non credo che cerchi coscientemente di essere divertente, lo è e basta.

Abbiamo questa cosa la prima domenica di ogni vacanza estiva, quando scegliamo una pozione difficile e proviamo a farla a casa. Fa meraviglie per i miei voti in Pozioni, ma cosa più importante, cementa il rapporto padre-figlia. Posso dire ‘Elisir della morte vivente’ e Papà inarcherà solamente un sopracciglio e farà in modo che arrivi tutto il necessario.

Non viene fatta nessuna domanda. Nessuna pozione è troppo pericolosa.

Mi sa che dovrei aggiungere anche ‘impossibile da sconvolgere’, insieme a ‘impossibile da far arrabbiare’ alla lista delle stranezze di mio padre.

È assolutamente geniale, ovviamente; in Pozioni ha preso il secondo voto più alto in tutto il secolo, secondo solo a mia mamma.

La scorsa domenica di Pozioni credo di aver quasi fatto venire un infarto al mio caro vecchio papà quando gli ho chiesto di preparare una semplice pozione contraccettiva.

È stata una mossa tattica e calcolata da parte mia.

Ho provato a discutere per anni su uccellini e api, anche solo per scherzare. Ha fatto in modo di svicolare ogni volta.

Sono state Sarah-Anne, una delle sue cugine più grandi, Sabine (figlia di Fleur Delacour, donna meravigliosa, cervello di un’ameba) e una versione tridimensionale del Kamasutra che mi hanno resa chiara tutta la faccenda quando avevo dieci anni e nove mesi.

“Non hai bisogno di sapere come si prepara,” mio padre mi ha detto.

Col cavolo che non ne avevo bisogno. Gabe Potter era attraente a sufficienza e non sarebbe rimasto single a vita. Dovevo introdurre l’argomento di uscire con i ragazzi prima o poi. Avevo sedici anni, per Merlino. Era ora che avessimo quella conversazione.

Solo per mettere le cose in chiaro, ovviamente.

E lo abbiamo fatto, appunto. Ci sono volute circa quattro ore e Dobby è stato mandato nelle cucine per sei ricambi di the freddo.

Il the è diuretico; me ne sono resa conto, quel giorno.

Così abbiamo fatto il Grande Discorso sul Sesso.

“Solo per tua conoscenza personale” Papà ha ammonito. E perché ha detto che non c’è niente di più inutile della conoscenza,  solo conoscenza inutile-in-questo-momento.

Avrei dovuto sapere che Papà non sarebbe arrossito o che non avrebbe balbettato o che comunque non avrebbe fatto tutte quelle cose che fa il papà di Sarah-Anne quando porta dei ragazzi alla tavola sempre affollatissima dei Weasley.

Mio padre ha finito di parlare dichiarando fermamente che avrebbe fatto fuori qualsiasi ragazzo che avesse osato trattarmi male. Ho dovuto prenderlo sul serio ed annuire solennemente quando richiesto: mio papà non fa minacce a vuoto, soprattutto per quanto riguarda l’omicidio.

Ho sperato, per il bene di Gabe, che non si rivelasse un completo idiota quando mi fossi decisa a chiedergli di uscire.

Ho un coprifuoco – dieci di sera, non vi sembra assurdo? Un minuto in ritardo e Papà ha minacciato di dedurlo dal mio accompagnatore in dita.

Se andrà bene con Gabe, allora credo che la prossima grande chiacchierata che dovremo fare sarà sull’amore. Non so come ma credo che sarà molto più dura, perché costringerò mio padre a parlare di mia madre.

Ormai è ora, ma questo discorso lo faremo un altro giorno.

N.d.T./2: per leggere la recensione alla storia si può cliccare sull'immagine sotto:

accioDHR!

 

 

 

 

 

 

   
 
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