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Autore: xenascully    26/06/2011    2 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Tony era appoggiato alla parete dell’ascensore, gli occhi fissi su un punto del pavimento davanti a lui. Il suo cellulare prese a squillare improvvisamente e lui lo tirò immediatamente fuori dalla tasca. “DiNozzo.” Rispose.

“Tony, Abby ha trovato qualcosa.” Risuonò la voce di McGee dall’altra parte della linea.

“Arrivo.” Replicò Tony, poi terminò la chiamata, cacciandosi in tasca il cellulare prima di premere il tasto corretto per andare al laboratorio di Abby. Fu in quel momento che realizzò di non aver premuto nessun tasto fino a quel momento…

*~.~*

“È stato un azzardo.” Spiegò Abby quando Tony arrivò nel laboratorio. “Ma ho fatto alcuni test su un capello che ho trovato nella parte interna del colletto della giacca. Avrebbe potuto appartenere al guidatore che abbiamo giù in obitorio, ma è venuto fuori che non è così.” Premette qualche tasto sulla sua tastiera e fece apparire un’immagine sul monitor. “Ti presento William McWithey.” Lesse lei. “Venticinque anni, ottantuno chili, alto un metro e ottanta. Nato e cresciuto a Blackburn, nel Missouri.”

Tony fissò intensamente lo schermo, e McGee cominciò a dirgli tutto quello che aveva trovato su di lui. “Cinque anni fa è stato arrestato per furto con scasso. È stato processato, è uscito pagando la cauzione, ed è scomparso.”

“McWithey…” Pensò Tony. “Perché il nome mi suona familiare?” McGee corrugò le sopracciglia e cominciò a digitare qualcosa nel suo telefono. “Allora, abbiamo un indirizzo certo da quando è scomparso?”

“Nessuno.” Gli disse Abby. “Nessun veicolo registrato a suo nome. Nessuna patente. Questa è quella di cinque anni fa.” Gli angoli della bocca le si incurvarono verso il basso per la frustrazione.

“Uh…Tony?” Tim alzò gli occhi dal suo telefono con uno sguardo leggermente preoccupato. Tony lo guardò. “William McWithey, figlio di Andrew M. McWithey…ti dice niente?”

“Andy…” Un ricordo gli venne in mente alla menzione del nome.

“Ottobre del 2001, gli hai sparato prima che potesse uccidere altri ostaggi durante una rapina in banca. È morto in seguito a causa della ferita.” Elaborò Tim.

“Poco prima che tu arrivassi all’NCIS.” Commentò Abby.

“Sì, mi ricordo.” Replicò Tony, tornando a fissare lo schermo. “Il che significa che a quel tempo il caro Billy, qui, avrebbe dovuto avere circa 15 anni.”

“Credi che stia…cercando di vendicarsi in un qualche modo?” Chiese Tim. “O è solo una coincidenza?”

“Lo sai come la pensa Gibbs sulle coincidenze, McGoo.” Disse Tony con voce bassa.

“Se tutto questo riguarda te,” intervenne Abby “allora sta cercando di farti arrivare a lui; è una trappola. Gibbs forse non è nemmeno in un pericolo immediato…”

“O Gibbs è la vendetta.” Disse Tony in un sussurro. La sua mente stava vagando per migliaia di posti. Come poteva stare accadendo tutto questo? Come faceva questo ragazzo a sapere tutte quelle cose? Del fatto che lui considerava Gibbs come un padre, invece di cercare di arrivare al suo vero padre…

“Ziva è ancora al bagno?” La voce di Tim riscosse Tony dai suoi pensieri.

“Ci è stata parecchio.” Replicò Abby.

“Vado a vedere se sta bene.” Disse McGee prima di dirigersi verso l’uscita del laboratorio.

“Cos’ha Ziva?” Tony guardò Abby.

“Ha detto che aveva mal di testa e che le serviva il bagno. È stato più o meno dieci minuti fa.”

“Ziva ha mal di testa? Non credo di averla mai sentita ammettere di sentirsi male prima d’ora…”

“Ragazzi!” McGee ritornò di corsa, il viso arrossato. “Qualcosa non va! Credo che Ziva abbia bisogno di un dottore…” Si voltò immediatamente, e gli altri due lo seguirono mentre tirava fuori il cellulare per chiamare Ducky.

Tony lo superò per entrare in bagno. “Zi?” Chiamò avvicinandosi al cubicolo chiuso. “Stai bene?” Si sentì un gemito provenire dall’altra parte della porta e lui si inginocchiò a terra per vedere cosa stava succedendo spiando sotto la porta. Ziva era rannicchiata a terra, il viso pallido e sudato; i capelli in disordine appiccicati ai lati del volto.

Tony si alzò immediatamente, e senza nessuno sforzo apparente, aprì la porta del cubicolo con un calcio inginocchiandosi immediatamente accanto alla compagna di squadra. “Ziva, Ducky sta arrivando. Cos’è successo?” Le scostò i capelli dalle tempie, mettendoglieli dietro le orecchie.

Lei scosse la testa e gemette di nuovo, forzandosi ad alzarsi dalla sua posizione supina a terra per mettersi in ginocchio davanti al gabinetto, probabilmente la sua posizione originaria, per cominciare, o meglio continuare, a vomitare. Lui le tenne i capelli indietro e lanciò uno sguardo ai suo colleghi con occhi preoccupati, eppure nauseati.

“Ducky sta arrivando.” Gli disse Tim.

Tony annuì e abbassò lo sguardo, catturando un frammento dei pantaloni strappati alla caviglia di Ziva. Tirò su i pantaloni rivelando una fasciatura. “È qui che il cane ti ha morso?” Chiese. Ziva annuì, in silenzio, mentre il corpo le tremava per lo sforzo. Attentamente, Tony tolse la fasciatura per ispezionare il danno che essa copriva. Una strana polvere scura le ricopriva la ferita e la benda. “Cos’è?” Chiese Tony a nessuno in particolare…

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