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Autore: OhMiracle    26/06/2011    3 recensioni
Questa è una Draco\Hermione. Molto semplice. Non dico niente, perchè quello che ne uscirà fuori sarà una sorpresa pure per me :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ch. 6° - Pregiudizi.
 
Per la prima volta nella mia vita sperai di essere stupida. Sperai di non avere un cervello degno di una T in Trasfigurazione. Ma, come al solito, la mia buona stella si spegneva nel momento del bisogno.
Allora decisi di affidarmi alla mia memoria, cercando di ricordare quanti ragazzi, ad Hogwarts, potessero avere quei capelli e quegli occhi.
Mi vennero in mente un paio di ragazzi con cui non avevo mai avuto a che fare. Pensai che magari in realtà stavo ballando semplicemente con Ernie Macmillan. Ma Ernie era Tassorosso, e LUI aveva detto di essere…
Serpeverde.
Sperai con tutta me stessa, ma con una particolare disapprovazione da parte della mia presunta “coscienza”, di trovarmi con chiunque, tranne che con lui.
Ma, in fondo, io conoscevo quegli occhi. Sapevo di chi erano.
Sarebbero potuti appartenere solo a lui.
Lui, il Principe delle Serpi, l’unico ragazzo per il quale avevo provato un odio profondo che, mi ritrovai a pensare tra un passo di danza e l’altro, era completamente infondato.
Già, perché dopo tutto anche se lui mi disprezzava per via del mio sangue (cosa che dubitai stesse facendo in quel preciso istante, ma era solo perché non conosceva la mia identità) io non avevo motivo di odiarlo. Avrei dovuto essere indifferente, farmi scivolare i suoi insulti addosso, come se non mi importasse. Perché a me non avrebbe dovuto importare…
Eppure, dopo tutto questo tempo, riuscii a capire che in realtà a me importava il suo parere, nonostante lo contestassi la maggior parte delle volte.
Rimanere indifferenti sarebbe stato come nascondere dei sentimenti che in realtà c’erano. Dentro di me provavo qualcosa per Draco Malfoy.
Che cosa? Ancora non lo avevo capito.
Un movimento brusco e la brutta sensazione di stare per cadere a terra mi risvegliarono dai miei pensieri.
“Pensavi davvero che ti avrei lasciata cadere?”
Un casquet, ero in pieno casquet.
Ecco spiegata la sensazione di cadere nel vuoto improvvisamente.
“Stai bene?” chiese riportandomi in posizione eretta, tornando a cingermi i fianchi.
“Io…” provai a divincolarmi dalla sua presa, ferma e sicura, ma allo stesso tempo dolce e delicata.
‘Come la sua pelle’ pensai. Scossi la testa. Ma che mi metto a pensare?
“Devo andare” dissi decisa, ma non lo ero. Non sapevo cosa fare.
Stavo scappando e volevo essere fermata. Ma lui non lo fece.
Mi voltai. Dovevo uscire da quella Sala. Sarei tornata in Sala Comune e sarei andata nel mio dormitorio.
Mi sarei lasciata alle spalle questa serata…
Lui.
Aprii la porta della Sala Grande, superando Ron e la sua sanguisuga-Lav-Lav.
Avrei dimenticato.
Non appena uscii dalla Sala Grande mi sentii prendere il polso. Non ebbi il tempo di controbattere, di divincolarmi dalla presa.
Quegli occhi mi stavano fissando. Quegli occhi di un colore indefinito. Leggero come la nebbia, pesante come il ghiaccio. E poi li chiuse.
E anche la distanza tra di noi si esaurì.
Un bacio. Un semplice bacio. Innocente, casto e senza pretese.
Esattamente l’opposto di quello che lui era. O almeno, di quello che faceva apparire agli altri.
Aveva poggiato le sua mani sulle mie guance, come per paura di sfuggirgli.
Quel bacio era proibito, colmo d’odio e colmo d’amore. Inaspettato, ma allo stesso tempo atteso.
E durò un minuto, un secondo, forse un’ora. O semplicemente non era durato “niente”.
Il tempo si era fermato e noi ne stavamo approfittando.
E poi, ancora una volta, i nostri occhi si incontrarono.
Nocciola e ghiaccio.
Oro e argento.
Incatenati, legati da un filo trasparente, mischiati. Oro e argento mischiati. Ecco cos’erano.
E ci caddi dentro, ancora una volta. Mi persi di nuovo in quel cielo ricoperto di nubi.
La mia perdizione. La mia maledizione.
E poi la razionalità venne a galla, facendomi rompere quel contatto che mi aveva rubato il respiro.
“Se tu sapessi…” cominciai “se solo sapessi, non saresti qui” dissi sospirando.
Mi guardava, serio. Serio come non lo avevo mai visto in sei anni.
“Pregiudizio, vero?” la sua suonava un po’ come una domanda retorica, con un accenno di un sorriso amaro. Ed era vero, io conoscevo la risposta.
Il vero ostacolo era quello,  il muro costruito con tanta cura e dedizione.
“Non importa. Questo non è giusto” dissi quell’ultima parola facendo cadere lo sguardo a terra.
Non poteva essere giusto. Lui non era giusto. Io non ero giusta.
Non eravamo giusti. Non per noi.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese, quasi divertito. Non mi stupì la leggerezza con cui affrontava l’argomento.
Era un Malfoy.
Eccolo, ancora qui il pregiudizio. Malfoy. Era questo il pregiudizio.
“Non sai nemmeno chi sono e poi… le nostre case si odiano” dissi, cercando di buttare giù una scusa plausibile “noi, ci odiamo” conclusi, ma me ne pentii all’istante.
“Come sai che ci odiamo?” si intromise velocemente con un ghigno divertito sul volto.
“Lo so…”
“Questo era abbastanza ovvio” cercò di sdrammatizzare.
“Io so” continuai imperterrita.
“Credo che tu sia troppo sicura di te” iniziò “non puoi sapere quale sentimento ci lega” e puntò il suo sguardo di ghiaccio dritto dritto sul mio.
“Io so chi sei” dissi infine. Lui non si scompose.
“Sapevo che ci saresti arrivata” e a questo punto lasciò la mia mente completamente immersa in un labirinto, senza apparente via d’uscita “dopo tutto..” e si fermò.
Voleva farmi soffrire. Voleva farsi pregare.
Prevedibile, era un Malfoy.
E di nuovo il pregiudizio, era tornato all’attacco.
“Dopo tutto se una so-tutto-io” continuava a guardarmi negli occhi e, di nuovo, oro e argento intrecciati “Granger” concluse, sorridendo sinceramente.
Per la prima volta vidi il vero sorriso di quel ragazzo per anni disprezzato, per anni odiato. Ed era un sorriso magnifico, che sapeva di menta.
Come facevo a saperlo? Di nuovo la distanza tra di noi si era ridotta ad un niente.
“Non è più una questione di sangue, Granger”
Già, era una questione di principio. E quel principio non poteva essere abbattuto… non doveva essere abbattuto.
“E’ una questione di pregiudizio, Malfoy” dissi semplicemente, esprimendo a voce i miei pensieri.
Lui rise, un’altra volta, abbassando il capo.
“Lo è sempre stata” disse, dandomi ragione per la prima volta “ma non lo è mai stata”
Quella frase, apparentemente, non aveva un senso logico. Ma, realmente, esprimeva perfettamente cio che era. Ciò che era sempre stato. Ciò che sarebbe continuato ad essere.
Oro e argento che si fondevano insieme.
“Sei bella, stasera” sussurrò nel mio orecchio, lasciando una scia di calore piacevole ed appagante.
E sparì, nel buio del corridoio.
“Che accidenti stai facendo?”
Mi girava la testa, avevo le gote rosse ed il respiro spezzato.
Qualcuno era accanto a me e cercava di seguire il mio sguardo, proiettato verso il buio, verso il nulla.
“Hermione ci sei?” a quel punto mi voltai e vidi Ginny, la mia migliore amica, che scioccava le dita come per farmi uscire dal trance.
“Ginny” dissi. Formulare una frase di senso compiuto mi sarebbe risultato difficile in quel momento.
Perché, in quel momento, il mio cervello stava cercando di capire.
Malfoy.
Stavo davvero cercando di capire Malfoy? Si.
Ma cosa me ne importava in fondo?
Passarono Ron e Lavanda e lei mi guardò ghignando vittoriosa.
 E finalmente capii.
Senza dire una parola mi diressi verso il mio dormitorio, seguita a ruota da Ginny.
Io non ero innamorata di Ron.

_SPAZIO AUTRICE_
Eccolo! Finalmente il sesto capitolo è qui!
Vorrei scusarmi per l'attesa, ma ho trovato solo oggi un pò di tempo e ispirazione.
Spero vi piaccia :D
Recensite! :D
   
 
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