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Autore: SunnySideOfTheStreet    27/06/2011    5 recensioni
Come si è sentita Ginny dopo essere stata posseduta da un Horcrux? E che cosa ha provato nei confronti di Colin e degli altri ragazzi pietrificati? In questa one-shot potrete trovare delle risposte...
Storia classificatasi terza allo Scacchi Magici Contest di Lyla Baudelaire
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Questa storia si è classificata terza su undici posizioni allo Scacchi Magici Contest di Lyla Baudelaire vincendo anche il premio speciale Onorevole avversario (autore della squadra perdente con il punteggio più alto). Non è meraviglioso? ;) Sotto riporterò il giudizio. 

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Una delle cose che dice Colin è tratta da Napoli milionaria! di Eduardo De Filippo. In quell’opera teatrale l’ultima battuta è “Addà passà la nuttata”, e in questa one-shot in cui ho scritto della fine dell’incubo mi sembrava ci stesse bene dire “È passata la nottata”. Ho scritto di questo particolare momento perché mi è sempre sembrato che non fosse stato approfondito abbastanza il punto di vista di Ginny sulla faccenda “sono stata posseduta da un Horcrux” e perché in questi giorni mi sto rendendo conto di quanto il sole mi faccia stare bene. E chi meglio di Colin Canon può sorridere alla vita anche dopo i peggiori rovesci di sfortuna? Colin è sempre nei nostri cuori.

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Ginny Weasley era seduta sul suo letto, nel dormitorio femminile del primo anno di Grifondoro, e sospirava. Era molto provata. Solo un giorno era passato da quando era stata liberata da Voldemort e si sentiva completamente a terra per i sensi di colpa. A causa sua, quattro persone, un gatto e un fantasma erano stati aggrediti. Aveva girato per i corridoi di notte, si era calata nei sotterranei del castello, aveva aperto la maledetta Camera dei Segreti, aveva risvegliato un mostro che dormiva da cinquant’anni e lo aveva aizzato contro le vittime inconsapevoli... Sapere che non era stata veramente lei, ma Voldemort dentro di lei, ad agire, non le era di grande consolazione, nonostante fosse quello che le avevano detto Justin Finch-Fletchey, Penelope Light ed Hermione Granger nel rifiutare le sue scuse; vedere i loro sorrisi di comprensione e le loro occhiate affettuose non le aveva levato questo peso dal cuore. E si sentiva ancora più in colpa quando pensava a Colin Canon.
Colin era stato il primo studente aggredito. Era stato pietrificato a novembre ed era rimasto così fino a giugno. Per colpa sua, dunque, si era perso quasi tutto il suo primo anno scolastico a Hogwarts. Ginny si sentiva particolarmente male perché conosceva Colin di persona (erano anche compagni di banco, a Incantesimi) e sapeva quanto felice fosse stato quando aveva ricevuto la lettera della scuola, quanto entusiasta fosse rimasto per ogni singolo dettaglio del mondo magico, quanto bene si trovasse là e quanto bello per lui fosse stato incontrare Harry Potter (quasi quanto era stato bello per lei, in effetti). E lei... lei l’aveva aggredito e costretto a passare sotto forma di statua il suo primo, desideratissimo anno a Hogwarts. Si sentiva un mostro. Si sentiva cattiva, meschina, vile, orrenda, indegna di continuare a godere del dono della vita.
Ricacciando indietro qualche lacrima, decise di alzarsi e andare a cercarlo, per parlargli e provare a sanare con il suo aiuto un po’ del marcio dolore che sentiva dentro. Voleva scusarsi, e scusandosi espiare la sua colpa, estirpare il male dal suo animo definitivamente.
Scese in sala comune, ma Colin non c’era. Chiese a un altro compagno se l’aveva visto, e quello le rispose che era andato a parlare con la professoressa McGranitt. Ignorando tutto e tutti mentre percorreva il castello, arrivò davanti all’ufficio della McGranitt e quasi sbatté contro Colin che ne usciva in quel momento.
«Ehi Ginny! Ciao!» la salutò lui allegro.
«Ciao Colin... ti stavo cercando» replicò lei a bassa voce.
«Davvero? Be’, ero qui a parlare con la McGranitt per vedere come fare per l’anno prossimo!»
«In che senso?»
«Sai, visto che ho perso così tanto programma, ci siamo messi d’accordo per recuperare tutto quest’estate! Pensa, verrà a casa mia a darmi ripetizioni!».
Colin aveva lo stesso tono eccitato di sempre. Persino la prospettiva di dover passare l’intera estate a rimettersi in pari col programma lo elettrizzava, perché aveva a che fare col mondo della magia. Ginny sentì il peso che le gravava dentro ingigantirsi e si costrinse a parlare.
«Colin, io... io ti devo chiedere scusa» mormorò, tenendo gli occhi bassi.
«Scusa? Ma per cosa?» le rispose lui, sinceramente stupito.
«Per... per averti aggredito, Colin... per averti fatto perdere il tuo primo anno a Hogwarts... per le ripetizioni... per tutto».
Colin sorrise. «Ginny... guardami» le disse. Lei tenne gli occhi ostinatamente fissi a terra. «Dai, guardami» le ripeté, tranquillo. Lei alzò appena lo sguardo. «Ecco. Così. E ora ascoltami bene: non sei stata tu. Okay? Non sei stata tu. È stato Tu-Sai-Chi. Non tu»
«Ma io ci sto male, Colin! Sono stata una stupida! Mi sono fidata di un diario che parlava! È stato così idiota da parte mia!» le veniva quasi da urlare per la frustrazione.
«Be’, se ti può consolare, l’avrei fatto anch’io!» disse Colin ridendo. «Neanch’io avrei mai immaginato che fosse zeppo di magia oscura, ne sarei rimasto veramente affascinato!»
Ginny cominciò a singhiozzare. «Dai, Ginny... stai calma, adesso» le disse Colin, riprendendo il tono serio di poco prima e battendole qualche colpetto sulla spalla. «Non buttarti così giù... Ti va di fare due passi fuori? Vieni, su... guarda che bel sole» concluse incoraggiante, e la trascinò nel parco.
Camminarono un po’ attraverso i prati, disseminati di studenti che si godevano la bella giornata; Colin sorrideva alle persone che lo salutavano, mentre Ginny cercava di riprendere il controllo di sé.
«Guarda che bel sole, Ginny... guarda il lago come scintilla... guarda come sono tutti in maniche di camicia... lo sai cosa vuol dire, questo?» disse Colin, fermandosi ad indicare ciò di cui parlava.
Ginny scosse la testa.
«Non lo sai, eh? Allora te lo dico io: significa che è passata la nottata ed è tornato il sereno! È tornato il sole! Adesso andrà tutto bene, vedrai!».
Ginny, suo malgrado, sorrise a sentire l’entusiasmo con cui il suo amico le parlava delle cose che li circondavano, e qualcosa dentro di lei si sciolse, facendola finalmente respirare liberamente.
«Eccola che sorride! Brava! Hai visto? Tutto finito! E adesso... vuoi fare una foto?!» le chiese Colin, tutto allegro.
«Una foto? Ma la tua macchina fotografica non è stata bruciata?» obiettò lei, perplessa.
«Ah, ma ecco una cosa che neanche Tu-Sai-Chi aveva previsto: me n’ero portate due!» rise Colin, tirando fuori il suo apparecchio. «E ora... in posa! Wingardium Leviosa!» e librò nell’aria la macchina fotografica che li travolse con un flash accecante.
Ginny scoppiò a ridere e si lasciò cadere sull’erba, sdraiandosi per guardare il cielo azzurro e luminoso. Colin si sdraiò accanto a lei e sospirò felice.
«Grazie, Colin... sei un amico» gli disse lei, voltandosi a guardarlo.
«Ginny... sei tu che sei un’amica» le rispose lui.
Ed entrambi rimasero sdraiati con gli occhi chiusi, lasciando che il sole accarezzasse loro la faccia, godendosi il profumo dell’estate e il ritorno alla vita.
 
 
 
«Ehi Ginny...»
«Dimmi...»
«Meno male che c’era Harry Potter, vero?»
«Già».
E il loro sorriso si allargò.

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Giudizio di Lyla Baudelaire

Grammatica: 8.75/10 Ho riscontrato solo l’errore (veniale) dell’omissione del punto al termine del discorso diretto: l’hai ripetuto per 5 volte, quattro solo nel dialogo finale, ma ho deciso di penalizzarti solo una volta. 
Ginny, suo malgrado, sorrise a sentire l’entusiasmo con cui il suo amico Nella resa della proposizione causa-temporale implicita bisogna utilizzare ‘nel’, non ‘a’. Ultimo errore: “E qualcosa dentro di lei si sciolse”e non si inizia una frase con la congiunzione “e”, se non in casi particolari, ti conveniva collegarla al periodo precedente o omettere la coordinazione. 

Stile e Lessico: 14/15 Il tuo stile è molto semplice, basato su frasi brevi, senza eccesso di subordinate. L’ho trovato molto adatto al tipo di storia che hai deciso di raccontare: i pensieri di Ginny sono comprensibili e ordinati, senza arzigogoli. In questo modo la lettura è scorrevole, scivola via con facilità, assecondando il concetto del sollievo dopo il dolore che hai voluto esprimere. Ho trovato qualche piccola imprecisione in una frase dove avrei preferito i due punti al punto e virgola e in Sono andata a fidarmi: mi è sembrata un’espressione troppo colloquiale (e discutibile del punto di vista grammaticale) per il tono che avevi dato alla tua one-shot. 

Punti/pacchetto: 9.5/10 Dato il piccolo inconveniente della questione del ‘co-protagonista’ e l’orario in cui mi hai inviato la storia ho deciso di darti 4.5 nella velocità di consegna. Per quanto riguarda l’utilizzo del personaggio ti do un 5 pieno perché mentre leggevo la storia riuscivo ad immaginarmi il sorriso raggiante di Colin che liberava Ginny dai sensi di colpa. A mente fredda, mi è sorta anche qualche lacrimuccia pensando al settimo libro e ho maledetto (per la centomilionesima volta) la Rowling per aver fatto morire i più buoni  

Caratterizzazione: 15/15 Il personaggio di Colin è perfetto... come ho espresso nel giudizio dei punti/pacchetto l’hai reso in maniera ottimale. Anche Ginny è descritta da un punto di vista che nessuno aveva mai considerato prima: il suo. È facile immedesimarsi nella vergogna e il dispiacere che prova, perciò alla fine della lettura si prova lo stesso senso di sollievo della giovane Weasley. 

Gradimento personale: 8.5/10 Una storia piacevolissima da leggere, scorrevole e semplice, forse un po' troppo. Ho apprezzato molto la vitalità di Colin, filtrata attraverso il punto di vista di Ginny. La più piccola delle Weasley nei primi libri sembra sempre ‘sola’, senza coetanei, per questo ho apprezzato la tua creazione di un suo ‘microcosmo’. Una sola cosa mi è sembrata un po' troppo ‘babbana’: le ripetizioni della McGrannit. L’ultima parte è degna di nota, un tocco di leggero umorismo che esorcizza tutte le paure della giovane protagonista. Brava, davvero! 

Totale: 55.75/60 

Grazie per la lettura, gente!
  
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