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Autore: toujourscannelle    28/06/2011    4 recensioni
"La biondina,persa in quei pensieri,si toccò istintivamente il polso,era fasciato da un braccialetto d'oro che recitava il suo nome,qualcuno lo aveva lasciato davanti alla porta di casa il giorno del suo quinto compleanno,ma Shelby non aveva mai voluto dirle chi fosse stato,la donna negava ma lei era sicura che sapesse chi si era preoccupato tanto di farle ricevere quel dono. Aveva immediatamente pensato ai due teenager che per sbaglio l'avevano generata e lo aveva conservato con cura per tutti quegl'anni."
Sono passati più di vent'anni da quando le New Directions camminavano per i corridoi del Mickinley.Ora sono tutti adulti,sposati e hanno figli.Ora loro popolano la scuola,tutti infettati dai difetti e dai pregi dei genitori.In cerca di verità che sono state negate da sempre o di nuove canzoni che li trascinino lontano da tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.Life In Technicolor

Oh, love, don’t let me go
Won’t you take me where the street lights glow
I can hear it coming
I can hear the silent sound
Now my feet won’t touch the ground

 

Nate

One singular sensation, every little step she takes....” Canticchiò non troppo convinto con la sorella che saltellava per la stanza eseguendo la coreografia.
Jo, la possiamo piantare? Davvero lo sto odiando questo musical del cavolo.” Nate sbattè il copione sulla scrivania sbuffando.
Insomma devi per forza provare anche prima di andare a scuola?”
Cerco di provare in ogni attimo libero. La perfezione richiede tempo.” Spiegò la ragazza puntandogli l'indice contro.
Sembra di sentir parlare mamma.” Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e si tirò su dalla sedia stanco di osservare le mosse di Joan. Le diede la schiena per infilare gli ultimi quaderni dentro lo zaino, visto che la sera precedente aveva preferito riguardare il suo film preferito con il padre piuttosto che prepare l'occorrente per il giorno successivo. Joan continuava a canticchiare imperterrita. Da quando poteva ricordarselo la sorella maggiore era sempre stata rumorosa e aveva sempre sprizzato energia da tutti i pori. La parte più pigra della famiglia era sempre stata quella maschile. Suo padre ogni tanto ridacchiando diceva che alla fine là dentro erano le due signore a portare i pantaloni.
One thrilling combination, every move that she makes...” La maggiore dei due Hudson si esibì in una piroetta davanti allo specchio lungo e stretto posto nel corridoio. Nate si ricordava ancora benissimo quando la ragazza a otto anni dopo aver visto Grease per la prima volta aveva voluto imparare i passi delle coreografie e le parole di ogni canzone presente nel film. Non era cambiata molto negl'anni tranne che per qualche centimetro in altezza, le curve e il modo di vestire.
“Volete un passaggio?” La testa del signor Hudson fece capolino da dietro la porta. L'uomo era già avvolto nel suo completo da lavoro, giacca, pantaloni grigi e cravatta nera. Andare in ufficio la mattina era l'unica occasione in cui Finn Hudson rinunciasse alle sue amate camicie a scacchi e ai suoi jeans dall'aria vissuta.
Certo.” Trillò Joan mentre il fratello annuiva verso il padre.
Prendete le vostre cose, vi aspetto vicino alla macchina.” Finn sorrise ai figli allontanandosi diretto verso il corridoio.
Posso anche evitare di andare a piedi oggi, la giornata inizia alla grande.” Nathan afferrò lo zaino, subito imitato dalla sorella.
Pensa che tra un po' mentre io mi starò godendo la mia ora libera, probabilmente in auditorium, tu starai correndo su un campo da football, sudato e stanco come non mai. Divertiti.” Joan divertita appoggiò la mano sull'enorme spalla del fratello minore. Per tutta risposta Nate mimò con la bocca qualcosa di decisamente poco gentile.
Avete preso tutto?” La vocina squillante della signora Hudson si diffuse per il corridoio, mentre la donna, che indossava un' elegante giacca scura e una gonna in tinta, si avvicinava ai figli con il tipico luccichio negl'occhi che la caratterizzava.
Si mamma.” Borbottò Nate alzando gli occhi al cielo. Rachel prese il cipiglio che usava solo quando doveva fare la ramanzina a qualcuno, aveva quell'espressione che il marito e i figli negl'anni avevano imparato a temere.
Non guardarmi così Nathan Hudson hai la stessa espressione di tuo padre quando il Cincinnati perde una partita.” La madre afferrò la guancia destra del figlio strapazzandola fino a che non si formò una bella chiazza rossa al suo centro.
Mamy mi fai male.” Il ragazzo si massaggiò la parte colpita con aria afflitta. Rachel, in uno dei suoi momenti da brava donna di casa, sistemò i capelli del figlio minore passandoci una mano in mezzo e gli raddrizzò il colletto della giacca che pendeva da un lato. Terminata l'operazione la signora Hudson , che si era dovuta mettere in punta di piedi per arrivare alla testa del figlio, il quale aveva preso tutto da Finn in quanto corporatura, lanciò uno sguardo soddisfatto a Nate.
Sei proprio...” Iniziò la donna.
Come mio padre. Si mamma lo so.” Il figlio completò la frase per lei con l'aria di uno che quelle parole le aveva sentite milioni di volte.
Esattamente. A proposito ricordagli della partita, sai che ci tiene tanto a venire. Joan vieni qua, fatti vedere.” La donna congedò il minore con una pacca sulla spalla e un sorriso per poi rivolgere la sua attenzione alla figlia e alla sua frangetta disordinata, o almeno così la definiva lei.
Nathan diede le spalle alle due donne e si incamminò verso il cortile anteriore alla casa, dove suo padre li attendeva con la schiena appoggiata contro la sua auto, lucidata di recente.

Pà.” Lo salutò con un cenno della testa.
Ehi.”
La partita è tra due giorni, riesci a venire?” Nathan piantò gli occhioni scuri, tremendamente simili a quelli della madre su Finn. L'uomo non era mai riuscito a resistere a quello sguardo, si era inginocchiato davanti a quegl'occhi sin dalla prima volta che li aveva visti sul palco dell'auditorium del Mckinley. E se ne era innamorato ancora di più quando una notte di sedici anni prima, suo figlio aveva aperto gli occhi e gli aveva mostrato quello sguardo profondo e pieno di energia che gli aveva fatto venire i brividi per la seconda volta. Nonostante Joan fosse quella più simile a Rachel, infatti di carattere assomigliava parecchio alla madre, Nathan spesso gliela ricordava in modo incredibile.
Certo che ci sarò. Spero che Puck vi abbia fatto cambiare schema, quello dell'anno scorso era davvero pessimo. Insomma c'era quel ragazzo, non ricordo come si chiamava, che non era minimamente in grado di fare il difensore e così l'attacco avversario atterrava il vostro QB troppo facilmente....” Nate si concentrò sulle correzioni del padre allo schema di difesa del coach, erano sempre andati entrambi pazzi per il football e doveva ringraziare suo padre per quella scoperta. Da piccolo quando era stanco si accoccolava sul divano accanto a Finn , che spesso era tutto intento a godersi una partita del Cincinnati e match dopo match anche lui aveva imparato ad amare quello sport che dai più ignoranti veniva definito violento. Nathan aveva sempre amato l'idea che si celava dietro al football, ogni singolo giocatore era importante e ognuno di loro era essenziale per vincere la partita. Se soltanto un membro della squadra falliva allora si creava immediatamente una falla nella difesa e il quarterback veniva atterrato e perdeva la palla. Lui lo aveva sempre visto come un gioco costruito sulla fiducia, sui legami affettivi e sul contare l'uno sull'altro. Erano importanti tutti su quel campo e dovevano avere fede nei loro compagni.
Ancora football? Dai Pà, che è tardi.” Joan spuntò dietro ai due e aprì la portiera sulla destra per posizionarsi al suo solito posto. Nate ridacchio e si infilò accanto a lei mentre i signori Hudson si salutavano affettuosamente, dopotutto non si sarebbero rivisti fino a sera. Rachel, nuovamente in punta di piedi, schioccò un bacio sulle labbra sottili del marito che prese colore e la strinse in un abbraccio prima di raggiungere i figli all'interno dell'auto. Rachel uscì dal cortile per prima, impiegandoci svariati minuti, visto che nonostante ormai avesse la patente da parecchio tempo aveva ancora una paura enorme di tamponare qualche altra auto, face scivolare la macchina blu elettrico in mezzo alla strada e sfrecciò dalla parte opposta rispetto a quella verso la quale erano diretti i ragazzi.
Tutto a posto là dietro?” Dopo aver sentito le risposte positive dei figli Finn ingranò la marcia diretto verso il suo vecchio liceo.
Pà metti un CD?” Joan si sporse davanti appoggiando i gomiti sul sedile vuoto accanto a quello occupato dal padre.
Fai tu Jo, ora non riesco.” La ragazzina si allungò maggiormente fino a che non sfiorò il punto in cui il signor Hudson teneva tutti gli album che amava sentire durante i viaggi. Dopo averne scartati un paio ne afferrò uno infilandolo nello stereo soddisfatta.
La voce di Chris Martin riempì l'abitacolo mentre Joan si risistemava sul sedile posteriore.

Joey riesci a stare ferma mezzo secondo?” La ragazza gli fece la linguaccia, gesto che fu subito ricambiato dal fratello.
Avete finito?Ero convinto che aveste passato da tempo il quinto anno di età.” La voce profonda del padre emerse dalla parte anteriore dell'auto. Probabilmente era riuscito a vederli dagli specchietti, oppure era perchè il signor Hudson li conosceva entrambi come i palmi della sue mani.

Nate stappò la bottiglietta d'acqua che teneva fra le mani e bevve avidamente metà del suo contenuto. Faceva davvero caldo e Puckerman li stava uccidendo. Probabilmente si era alzato dalla parte sbagliata del letto, ma era una cosa che ormai succedeva da un paio di giorni. Il coach sembrava turbato da qualcosa ed era come se sfogasse tutta la sua frustrazione su di loro a forza di flessioni e giri di campo. Il ragazzo si massaggiò il braccio che doleva tremendamente, aveva sollevato troppi pesi quel giorno e ora aveva la sensazione che l'arto gli si fosse completamente staccato dal resto del corpo. Per fortuna ora Puckerman era tutto intento a fare una ramanzina al capitano e si era momentaneamente scordato di tutti gli altri, che ne avevano giustamente aprofittato per ritrovare le forze. Hudson si sfilò le protezioni in modo da smettere di grondare sudore, ora capiva esattamente come si potesse sentire una fontana. La voce irata del coach si mischiava a quella altrettanto infastidita della Allen, coach delle Cheerios, che sbraitava dall'altra parte del campo con altrettanto trasporto. Non aveva mai visto sorridere quella donna, esattamente come non l'aveva mai vista rivolgersi alle sue ragazze con tono pacato. Era contento di avere Puckerman, era tosto, ma era anche amico di suo padre e grazie al cielo non era come la Allen. Il castana sospirò appoggiando la testa al piccolo seggiolino, che durante le partite doveva fungere da sedia per gli spettatori. Gli piaceva starsene tutto solo sugli spalti, nessuno si intrometteva e la vista era grandiosa. Sentì dei passi provenire da dietro di lui e alzò la testa convinto che fosse uno dei suoi compagni di squadra venuto a comunicargli che la pausa era finita e che Puckerman li reclamava sul campo. Ma si trovò davanti una testa bionda, due labbra color ciliegia e un enorme paio di occhi azzurri che fissavano le Cheerios in lontananza come se potessero iniziare ad inseguirla da un momento all'altro.
G-Georgie?” Il ragazzo la osservò con sguardo interrogativo. Non gli rivolgeva la parola da una quantità esagerata di tempo e ora mentre tutto sudato e fatto a pezzi cercava di trovare rifugio dalla furia cieca del coach se la trovava davanti come se niente fosse.
Ciao.” Lo salutò allegra continuando ad atteggiarsi come se si fossero salutati solo il giorno prima.
Posso mettermi qui?” La ragazza indicò il posto dietro al suo mettendo in mostra le unghie perfettamente curate, era chiaro come il sole che avesse scelto quel posto solamente perchè con quella montagna, quale era Nate, davanti la Allen non la avrebbe mai individuata. Nate annuì e la biondina si sedette lanciando un ultimo sguardo indagatore verso le compagne di squadra.
Come stai Nathan?” La cheerio si rivolse nuovamente a lui, con la sola differenza che questa volta lo guardava sul serio.
Bene, credo.” Farfugliò il ragazzo il cui imbarazzo aveva ormai raggiunto le stelle.
Sono contenta.” Rispose con aria disinteressata Georgie appoggiandogli una mano sulla spalla.
Perchè ti stai nascondendo?” Il ragazzo trovò finalmente la forza di parlare cercando di lottare contro la voglia di abbandonarsi completamente, mente e corpo, al profumo di vaniglia della cheerio.
La Allen sta strigliando di nuovo chiunque la capiti a tiro e io sinceramente non ho voglia di beccarmi le urla di quella strega. Probabilmente ha il ciclo. O più semplicemente, cosa che sospetto da sempre, ha un bisogno disperato di un po' di compagnia maschile.” Sentenziò la bionda con fare esperto gesticolando con le mani.
Capito...”
Sei parecchio silenzioso oggi Nathan.” Osservò dopo qualche secondo di silenzio rotto solamente dai sospiri della capo cheerleader.
Non parliamo da parecchio.”
Giusto. Ma così sei noioso.” Se Georgie fosse stata più concentrata probabilmente avrebbe potuto sentire un rumore secco, di qualcosa che si spezzava violentemente, perchè era proprio così che si sentiva il ragazzo. Lo trovava noioso, una volta lo vedeva solo come un amico mentre ora la annoiava addirittura. La guardò ancora con occhi spenti, stava perdendo ogni speranza ormai di riavere la Georgie che ammirava ogni giorno ritratta nella foto di parecchio tempo prima che aveva conservato.
Nathan, ho bisogno di chiederti una cosa.” La bionda si rigirò all'improvviso piantando quei due piccoli oceani che aveva sul viso verso il ragazzo, che dovette lottare con sé stesso per non distogliere lo sguardo dall'imbarazzo.
Ho sentito delle voci e mi è sorto qualche dubbio. Insomma credo molto in Robert, ma volevo esserne sicura. E tu sei molto legato a lui, quindi pensavo che fossi la persona adatta a cui chiederlo. Non..non vede nessun'altra a parte me giusto?” Georgie continuava ad osservarlo aspettando una risposta positiva per lei. Nathan sentì di essersi definitivamente spezzato a metà, e l'unica colle che era in grado di rimetterlo insieme era davanti a lui e pensava ad un altro.
No, penso che esca solo con te.” Borbottò alzandosi.
Ah, per fortuna! Nathan, che fai? Rimani qui ancora un po'.” Georgie si appoggiò una mano sul cuore sollevata per poi riportare lo sguardo sul ragazzo castano che si era tirato in piedi e sembrava aver intenzione di tornare sul campo da football.
Nathan?” Lo chiamò di nuovo.
Io..devo andare, scusa.” Il ragazzo scattò prima che potesse guardarlo ancora e così rendere più difficile il suo allontanamento da lei, ma si sentiva uno straccio. Le parole della cheerio gli rimbombarono in testa, cosa aveva Robert del quale lui era sprovvisto? Cosa le poteva dare uno come Evans che lui non poteva donarle? Si era fatto in quattro per quella ragazza. Era perfino entrato nella squadra di football per poterle stare attorno. Tirò un calcio a un casco rosso fuoco, che era stato abbandonato da un lato del campo da chissà chi. Amava il football, ma lui era sempre stato un ragazzo dall'indole timida e riservata, non era il tipo che faceva strada nello sport eppure per lei, per quei capelli biondi e per quegl'occhioni color cielo era entrato in quella dannatissima squadra di football. E ora l'unica cosa che lo allontanava da Georgie era proprio il suo capitano. Corse velocemente verso il coach infilandosi il casco.
Dove diavolo eri finito Hudson?! Unisciti agl'altri!” Puckerman gli sbraitò svariate parole addosso che a malapena si prese la briga di ascoltare, conosceva le frasi del coach a memoria ormai. Si mise a terra accanto a Hoult e iniziò i piegamenti cercando di concentrare ogni sua cellula in quel movimento in modo da non aver possibilità di pensare alla conversazione che si era appena conclusa.

Ray

Il ragazzo si sistemò la chitarra sulle gambe e sfiorò un paio di corde con le dita, incerto su cosa suonare. Il compito gli pareva più complicato del previsto dal momento che non sapeva a chi avrebbe potuto dedicare una canzone con tema l'amicizia. Insomma adorava Blake, con lui condivideva solo qualche atto di vandalismo o un paio di scherzi fatti a qualche ragazzino ricco sfondato del Mckinley, ma non aveva mai stretto con lui uno di quei legami profondi che ti mantengono legato per tutta la vita, quel tipo di rapporto con Blake non era mai esistito. Fece vibrare un paio di accordi a caso nell'aria e poi si passò una mano tra i capelli scuri con fare rassegnato. In fondo chi c'era mai stato per lui eccetto sua madre? Da bambino aveva studiato privatamente grazie ad una vicina, poichè era un'insegnante in pensione vedendo che sua madre aveva qualche difficoltà a gestire tutti i lavori che era costretta a fare e il piccolo Ray si era gentilmente offerta di dargli un istruzione casalinga per un po', e per questo non aveva avuto modo di stringere delle amicizie nell'ambito scolastico e quando iniziò a crescere e a frequentare la scuola pubblica era stato abituato a passare del tempo solo ed esclusivamente con la madre e quindi, soprattutto durante i primi anni, tendeva a rincasare presto per poter prendersi cura della signora Lopez da bravo figlio maschio quale era. Le poche occasioni per le quali usciva implicavano sempre Abrams, erano molto amici a quel tempo. Peccato che durante l'ultimo anna di medie la situazione era degenerata. Il padre di Ray si era improvvisamente fatto vivo dopo ben tredici anni sbattendogli in faccia la sua vita perfetta, composta da una moglie, una magnifica auto di lusso e due bellissimi bambini biondi. Dopo quell'incontro qualcosa era scattato in lui, e se prima era stato attaccatissimo alla madre e con i piedi per terra da quel giorno iniziò a comparire il meno possibile in casa e a infischiarsene sempre di più dell'andamento scolastico. Grazie al cielo sua madre era una donna di polso, che minacciava di rinchiuderlo in casa se fosse stato rimandato ai corsi estivi, altrimenti avrebbe rischiato la bocciatura già diverse volte. In quel periodo perse anche la cosa più simile ad un' amicizia che avesse mai avuto e anche Nicholas si allontanò correndo da lui. Grazie a tutto questo subbuglio in seguito il ragazzo non aveva mai avuto occasion di stringere una vera e propria amicizia che non fosse il protagonista del suo romanzo preferito. Il ragazzo fissò lo strumento musicale per qualche secondo come se potesse mettersi a suonare per conto suo e risolvere così il suo dilemma. Probabilmente dopo qualche secondo rinunciò anche a quel tentativo disperato visto che arricciò il naso e posò la chitarra di legno chiaro a terra. Non poteva fare brutta figura con il primo compito, con la sua cover dei Jet aveva regalato al club un accenno di quello che poteva fare ma quel compito era il suo biglietto per la vetta, doveva mostrare che era il migliore là dentro e che tutti gli anni passati a canticchiare in salotto con sua madre avevano portato a qualche cosa di concreto. Fece qualche passo percorrendo una linea retta immaginaria al centro della stanza e poi si voltò con una piroetta. La sala del coro era deserta e visto che voleva sfruttare al meglio la sua ora libera aveva pensato di provare. Peccato che non avesse trovato nulla da provare. Si appoggiò sul piano, che emise uno strano miscuglio di note dall'aria lugubre, e dopo aver giocherellato con qualche tasto si allontanò anche da quell'oggetto, che nonostante tutti gli sforzi di sua madre non aveva mai imparato a suonare decentemente, però era ancora capace di suonare “Twinkle, twinkle little town”, canzoncina che Santana gli aveva insegnato quando aveva sette anni e dopo quella la sua relazione con il pianoforte era finita bruscamente. Dopo aver girato intorno alla sedia di plastica rossa, sulla quale era seduto prima, un paio di volte si sedette nuovamente impugnando la sua chitarra. Involontariamente iniziò a suonare il motivo di una canzone che aveva sentito poche ore prima, era una delle sue preferite. Trovava incredibile quanto degli accordi e una manciata di parole potessero capirlo così a fondo.

I have climbed the highest mountain
I have run through the fields

only to be with you

only to be with you

I have climbed the highest mountain
I have run through the fields
Only to be with you
Only to be with you

Sussurrò la prima strofa sentendo che gli occhi si inumidivano maggiormente mentre pronunciava le parole della canzone. Iniziò a battere il piede contro le mattonelle chiare seguendo il ritmo della canzone. In quei momenti anche lui si sentiva un po' Bono Vox.

But I still haven't found what I'm looking for
But I still haven't found what I'm looking for

Urlò il ritornello con tutta la voce che aveva fregandosene del fatto che probabilmente metà scuola lo aveva sentito. Stava gridando il suo disappunto e sperava con tutto sé stesso che qualcuno lo stesse ascoltando. Mise tutto ciò che aveva dentro quella frase. Perchè lui non aveva ancora trovato ciò che stava cercando. Era incavolato, era incavolato con tutti perchè sentiva che gli mancava qualcosa. Peccato che non avesse la minima idea di cosa fosse, ma avrebbe continuato a cercare quel qualcosa in modo ossessivo. Voleva stringere quel qualcosa tra le braccia perchè lui se lo meritava, perchè era il suo destino trovarlo.

I have kissed honey lips
Felt the healing in her fingertips
It burned like fire
This burning desire

Si passò la lingua sulle labbra e continuò a cantare più assorto che mai. Vedeva il viso sorridente di sua madre davanti a sé. Lei aveva sempre creduto in lui e anche dopo tutte le cazzate che aveva fatto non aveva mai smesso di appoggiarlo e di ripetergli che lui poteva fare tutto.

You broke the bonds and you
Loosed the chains
Carried the cross
And all my shame
All my shame
You know I believe it

But I still haven't found what I'm looking for
But I still haven't found what I'm looking for

Sospirò appoggiando la chitarra accanto a lui. Si sentiva come se uno dei tanti pesi che portava sulle spalle si fosse dissolto. Sentiva la testa meno pesante. Appoggiò completamente la schina alla seggiola e rimase lì a fissare il soffito per qualche minuto ancora. Cosa c'era di buono nella sua vita al momento eccetto sua madre? Abrams lo odiava e aveva evitato anche il suo ultimo tentativo di riallacciare i rapporti. Blake era una enorme cazzone, esattamente come lui e quella non era di certo la compagnia migliore. Roxanne. Ray sorrise malinconicamente. Era riuscito a fare arrabbiare anche la mite Roxanne. Era stato un enorme stronzo e tutto perchè lei voleva conoscerlo meglio e sapere perchè si atteggiava come un idiota. Il moro si mordicchiò il labbro, gesto che gli calmò minimamente i nervi. Tamburellò con le dita sopra alla chitarra e dopo aver preso un respiro profondo si alzò con una mano infilata in tasca mentre l'altra impugnava la chitarra. Mise la testa fuori dall'aula del Glee Club e mosse qualche passo all'esterno. Alcuni studenti giovagavano annoiati per il corridoio, probabilmente non trovavano nulla di meglio da fare, mentre la maggior parte della popolazione del liceo era con il naso sui libri all'interno delle aule. Il ragazzo girò diretto verso l'aula insegnanti sperando di trovare la persona che cercava. Non c'era nessuno da quelle parti, cosa che sicuramente facilitava il suo compito. Ray entrò senza bussare trovandosi davanti quello che cercava e il suo professore di spagnolo.
Salve.” Mormorò guardando solo il soggetto che momentaneamente lo interessava.
Coach posso parlarle?” Si rivolse al primo uomo che annuì poco convinto prima di alzarsi.
Torno subito Alan.” Comunicò Puckerman all'altro insegnante sorridendo in sua direzione. Ray condusse l'allenatore fuori e dopo che si furono allontanati di qualche metro dalle orecchie dell'insegnante di spagnolo finalmente si fermò.
Ray che succede?” L'uomo si infilò le mani in tasca, dando l'impressione che la tuta che indossava fosse ancora più larga di quel che realmente era, e lo osservò con impazienza.
Ho bisogno di un favore. Ti prego Noah. Ho fatto un casino e...” Iniziò prima di venire bruscamente interrotto dall'altro.
Mi rifiuto di aiutarti a darla a bere a tua madre un'altra volta ragazzo. Santana non se lo merita.” Sentenziò severamente.
No, no. Mamma questa volta non c'entra. Ma ti saluta, dice che non vi vedete da una marea di tempo e che presto inviterà te e Andrea a cena.” Riferì, anche con l'intento di armorbidire il coach.
E noi saremo felici di accettare. Ma non ho ancora capito qual'è il problema.”
Sai per caso se la Hummel è in classe?” Chiese infine tenendo lo sguardo fisso sulle sue sneakers consunte dal tempo.
La Hummel? Che ti importa della Hummel? Comunque non ne ho idea, insomma non fa parte della mia squadra perchè dovrei saperlo?”
Lascia perdere il perchè, Noah. Comunque tu sei un professore, in caso tu te lo sia dimenticato, e puoi benissimo tornare di là e controllare il suo orario.” Spiegò senza prendere fiato e con un enorme sorriso compiaciuto sulla faccia.
Lo faresti per me?” Aggiunse poi continuando a ghignare.
Dammi un secondo.” Puckerman sparì nuovamente all'interno dell'aula insegnanti e ne uscì solo dopo una manciata di minuti sventolando un foglio completamente scritto.
Dovrebbe essere a matematica al momento.” Gli annunciò scorrendo l'orario che teneva in mano.
Perfetto e ora ti chiedo il secondo favore della giornata.” Non lasciò all'uomo tempo di fare domande poiché ricominciò a parlare.
Riusciresti a farla uscire dall'aula?” Cercò di sfoggiare la migliore espressione da cucciolo indifeso che riusciva a tirare fuori, anche se con sua madre gli occhioni languidi non avevano mai funzionato.
Sei irritante Ray e se non ti conoscessi da quando sei nato ti avrei già insultato pesantemente. Aspetta qui.” Ray ghignò sapendo di aver ottenuto quello che voleva, di nuovo e si appoggiò al primo armadietto che vide aspettando il ritorno del coach. Alla fine era una pacchia avere una madre che era stata così popolare ai tempi del liceo, infatti lui conosceva da sempre un professore e poteva permettersi di chiamarlo per nome, almeno quando non erano davanti ad altri professori e poteva chiedergli questo tipo di favori. Passò davvero pochissimo tempo prima che riuscisse ad individuare Puckerman percorrere il corridoio con dietro Roxanne, che aveva la borsa piena di libri in mano e lo sguardo interrogativo. Quando Noah gli passò accanto gli scoccò un'occhiata che probabilmente voleva dire questa-cosa-non-capiterà-mai-più, anche se sapevano entrambi che non era assolutamente vero. Quando fu solo con la ragazzina, che ancora si guardava attorno non capendoci niente le si avvicinò nervoso.
Ciao.” Mormorò.
Mi hai fatto chiamare tu fuori?” La voce di Roxy era un misto tra ira e incredulità.
Ehm, si.” Ammise. “Volevo parlarti dell'altro giorno.”
Mi è sembrato di averti fatto capire di non volerne parlare, Ray.” La ragazza gli diede le spalle iniziando ad incamminarsi verso la fine del corridoio. Ma il moro non aveva intenzione di demordere e la seguì accelerando il passo.
Sono stato un enorme coglione, ok? Non avrei mai dovuto dirti certe cose, non te lo meritavi. Stavi semplicemente cercando di capirmi un po' meglio e non sapevi che quella domanda mi avrebbe dato così fastidio e che avrei reagito in quel modo. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Quante volte ancora dovrò ripetertelo?” Parlò alla velocità della luce, buttando fuori tutte le parole che gli venivano in mente senza pensarci troppo. Dopo qualche minuto si accorse di avere il fiatone, visto che per raggiungere Roxanne stava praticamente correndo.
Fino a che non riuscirai a dirlo sul serio.” Commentò fredda. Roxy girò l'angolo senza fermarsi e cercando di ignorare le occhiate curiose degli studenti che passavano.
Cosa?” Il ragazzo arricciò il naso senza capire. La castana si fermò immediatamente e si voltò di scatto verso di lui finalmente guardandolo negl'occhi.
Quando mi accorgerò che lo dirai con convinzione e che i tuoi mi dispiace saranno sinceri, forse ti perdonerò.” Spiegò con aria professionale e per niente amichevole.
Ti prego, questa cosa mi sta uccidendo.”
E' parecchio che non vieni rifiutato così, eh?”

Veramente da ieri pomeriggio.” Precisò il moro ricominciando a camminare, visto che la ragazza era partita in quarta un'altra volta. Ray sospirò e smise di seguirla, accarezzando per qualche secondo l'idea di lasci perdere, alla fine chi era lei per lui? Ma ripensandoci prese un respiro profondo e si ritrovò a gridarle dietro tutta la verità.
Cazzo Roxanne mi dispiace! Sono un idiota, ma ti giuro che non lo ero una volta. Diciamo che è stato un insieme di tante cose. Io non ho la tua villetta bianca o la tua sicurezza di conoscere a fondo mio padre o la tua capacità di ignorare le occhiate degl'altri e non sono neanche forte a quanto pare visto che sfogo le mie frustrazione imbrattando i muri della metro. Sono un cazzone. Sono-un-cazzone. ” Scandì bene le ultime parole e aprì le braccia per dare ancora più enfasi alla cosa.
Purtroppo sono così. Non c'è niente da fare. Se vuoi puoi prendermi a schiaffi, ma ti prego ricomincia a parlarmi. L'altro giorno è stato bello, tu in qualche modo anche non sapendo niente di me mi capisci e questo mi ha spiazzato. Sono rimasto chiuso nel mio guscio per tantissimo tempo e tu sei riuscita a tirarmene fuori in un paio d'ore.” Aveva notato che Roxanne si era fermata a metà corridoio e lo stava ascoltando attentamente. Si sentiva un po' un idiota a parlare verso la schiena della ragazze e aveva una paura del diavolo che qualcuno potesse spuntare da un momento all'altro e sentire tutto quello che stava dicendo.
Rox, mi dispiace.” Mormorò di nuovo sentendo che la voce veniva meno. Abbassò nuovamente lo sguardo sulle sue scarpe. E quando lo rialzò notò il visetto compiaciuto della ragazza che lo fissava.
Ci voleva tanto?”
Sei una piccola infame.”
Non è una grande liberazione parlare con qualcuno? Insomma, è piacevole.” La castana gli sfiorò un braccio tentando di convincerlo.
No, e non lo farò mai più. E' troppo faticoso.” Sentenziò iniziando a camminare, stavolta al suo fianco. Il clima teso che c'era poco prima si era già tramutato in qualche cosa di più scherzoso.
Guarda che la smetto di nuovo di parlarti.” Lo minacciò ridendo lei.
Non riuscirai mai a convincermi a ripetere quello che ho appena detto. Puoi provarci quanto ti pare.”

Selene

Ci vediamo più tardi da Georgie, ok?” Violet si fermò sulla soglia dello spogliatoio, con la sacca contenente la divisa da cheerios appoggiata sulla spalla destra.
Certo, a dopo.” Selene la salutò con un sorriso e l'altra soddisfatta della risposta saltellò fuori diretta finalmente verso casa. Era stato l'allenamento più duro di sempre. Non riusciva a indentificare la parte del corpo che più le faceva male e ormai aveva perso la sensibilità ad entrambe le gambe. Probabilmente aveva fatto più addominali quel giorno che in un anno intero. La Allen aveva iniziato ad urlare contro le ragazze dopo soli dieci minuti e il loro capitano se l'era svignata con una scusa poco credibile, lasciandole lì a stramazzare sull'erba sintetica. Però non potevano dirle niente, era uno dei vantaggi di essere il capitano. Georgie era al di sopra di tutte e nessuno poteva rimproverarle niente, eccetto la Allen. Anche se la coach stessa manteneva un atteggiamento di riguardo nei confronti di Gi. La castana finì di sistemarsi i capelli osservando il proprio riflesso svariate volte nello specchio appannato dal vapore uscito dalle docce e dopo esssersi infilata un cerchietto colorato passò al trucco. Sfilò la trusse dalla borsa e iniziò dagl'occhi, tracciando una sottile riga con la matita nera sulla palpebra inferiore. Intanto le ultime ragazze, che come lei si erano attardate nello spogliatoio, sfilavano verso l'uscita fino a che non rimasero in due. La ragazza terminò di passarsi l'ombretto verde e dopo aver risposto ogni cosa chiuse definitivamente il borsone sollevata. Infilò la felpa e dopo aver salutato con un cenno le due riserve che ancora dovevano terminare di asciugarsi i capelli uscì facendo sbattere la porta. Quando raggiunse il parcheggio notò l'auto di Violet che si allontanava lungo il vialetto con i fanali accesi, visto che il buio iniziava già ad impossessarsi di Lima. Selene entrò nell'abitacolo e dopo aver controllato numerose volte che Robert non fosse in agguato dietro a qualche cespuglio chiuse la portiera sorridendo. Infilò le chiavi e sentì il rombo del motore sotto di lei mentre l'auto cominciava a scaldarsi. Accese la radio, infatti non sopportava di girare in macchina senza alcun sottofondo musicale e iniziò a canticchiare allegra. Avrebbe dovuto passare la serata a casa di Georgie, ma un po' di pettegolezzi con le ragazze erano proprio quello che le serviva per togliersi dalla testa Rob e il suo sguardo accusatori di quando il giorno prima Rick le aveva chiesto di uscire. Stava per lasciare il parcheggio del Mckinley quando notò lo schermo del cellulare brillare. Si sporse sbuffando sul sedile del passeggero e afferrò l'apparecchio constatando che si trattava di un nuovo messaggio. Il numero era sconosciuto. Alzò gli occhi al cielo, non avrebbe sopportato un altro invito al ballo autunnale, ne aveva già ricevuti cinque e nessuno di questi era minimamente di suo interesse. Aprì l'avviso che luccicava sul display del suo telefono e rimase per qualche secondo a fissare il messaggio prima di riuscire a rendersi conto della cosa.
Vi ho visti.”

Era tutto quello che recitava il messaggio. Nessuna firma, né altro indizio che la potesse minimamente riportare a chi lo aveva inviato. Era una semplice frase che però le aveva fatto saltare il cuore in gola e che per lei significava la fine di tutto, se quel messaggio era di Georgie o di chiunque altro che avrebbe voluto dirglielo. Instintivamente si guardò attorno, ma il parcheggio era deserto, non c'era traccia di nessuno, la sua unica compagnia erano un gruppetto di alberi. La ragazza chiuse gli occhi sperando che il messaggio sarebbe scomparso, ma niente di tutto questo accadde. Con mani tremanti buttò il telefono sulla sacca da sport e si allontanò velocemente da quella scuola.

*NOTE
Saaaaalve! Visto il capitolo abbastanza piatto dell'altra volta ho deciso di infilare diverse cose in questo,che tra l'altro è decisamente più lungo del solito ùù
Intanto il piccolo Nate ha una brusca conversazione con Georgie, che come al solito pensa solo ai propri interessi, ma non guardatela così male è anche dovere di una cheerios essere un pò altezzosa ed egoista vedrete che c'è del buono anche in lei. Finalmente Ray riesce a scusarsi con Roxanne dopo averle urlato in faccia tutto quello che gli passava per la testa (che cucciolo che è ;D) e dopo essersi servito di un vecchio amico della madre per arrivare a lei (ho amato scrivere la scena con Puck, li trovo esilaranti insiemexD). E per finire Selene riceve uno strano messaggio, qualcuno sa dei suoi incontri segreti con Evans...chi avrà mandato il messaggio? Per questo e altro dorvete aspettare il prossimo cap :)
Piccola informazione, dal 6 al 23 luglio non ci sarò, vado a Londra (*_____*) quindi cercherò di postare un altro cap prima di andare via in modo di non lasciarvi totalmente a secco, per questo mooolto probabilmente entro pochissimo comparirà il capitolo 9. Un bacione grande!
Feds

P.S La canzone di Ray la trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=BnD6ojjA0OA

  
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