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Autore: Tanuki    28/06/2011    2 recensioni
Eustass Kidd non vuole mai parlare del suo luogo d'origine, per via di un grande dolore che gli dilania l'anima.
Ma la sua donna non può lasciarlo soffrire.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fagianata post vacanza.
Guardavo il mare di Otranto, e l'ho subito abbinato al South Blue, non chiedetemi perché.


Così bello, chiaro e limpido...una cosa così non potevo non abbinarla al mio Kiddolo!^^

Anche se è triste, spero che vi piaccia!^^


I personaggi sono maggiorenni ed appartengono ad Eiichiro Oda (tranne Eos).
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!





Il mare di Kidd






“Parlami del South Blue”

Kidd spostò lo sguardo verso la bruna, che come al solito intrecciava la coda tra le dita sottili, l’onnipresente sigaretta stretta tra le labbra.

“Perché?” bofonchiò scocciato, non era la prima volta che Eos gli faceva quella domanda.

Lui aveva sempre glissato, non amava parlare del suo luogo d’origine, perché ogni volta che provava a parlarne il denso spettro del suo passato si tuffava nella sua anima.

La sua infanzia disastrata, i torti subiti e ancora non vendicati, il dolore costante che marciva dentro di lui, più forte e devastante di quello fisico.

“Non vuoi mai parlarmi del mare meridionale” mormorò lei, tagliente.

“Non voglio far riaffiorare di nuovo i brutti ricordi” rispose il rosso.

La ragazza lo guardò.

“Bisogna affrontare il passato per vivere bene in futuro” sussurrò la bruna, rabbonendosi “Penso che sia bellissimo, il South Blue”

Ricominciò a guardare il mare, sospirando.

Kidd la fissò a lungo, scrutando negli occhi neri come la pece.

“E’ bellissimo” disse infine.

La testa di lei si voltò di scatto.

“Davvero?”

Il rosso annuì chiudendo gli occhi per un istante.

La ragazza si portò al suo fianco, si sedette sul pavimento del ponte incrociando le gambe e poggiando il mento sui pugni chiusi, come una bambina in attesa di un racconto fantastico.

“Le spiagge come sono?” chiese, trepidante.

Kidd sospirò.

“Enormi, puoi camminare per ore senza incontrare anima viva”

E subito il rosso ripensò alle lunghe camminate che faceva da solo su quegli arenili solitari,  sotto il sole cocente, i piedi nudi sulla sabbia rovente, il bruciore blandito dalle onde di quel mare di smeraldo, i cui flutti lo accarezzavano appena ma poi si ritiravano subito, come le onde di solito fanno.

Nella sua mente da ragazzino di undici anni, Kidd pensava che anche quel mare che tanto amava lo rifiutasse, così come facevano tutti.

“Il mare è limpido?” la voce di lei lo riscosse dai suoi pensieri.

Eustass si passò la mano tra i capelli cremisi, sorridendo appena.

“Si, è limpidissimo, riesci a vedere il fondo anche se l’acqua è alta”

Kidd si rituffò nuovamente nei meandri della sua mente, così come da ragazzino si tuffava nel suo mare.

Ancora non aveva mangiato il frutto del diavolo, quello lo aveva addentato con rabbia prima di andarsene da quell’isola maledetta bagnata dal suo mare così bello, ma anche così dannatamente cattivo.

Da piccolo si tuffava dagli scogli che interrompevano le spiagge sabbiose, dentro di sé sperava assurdamente di sbattere la testa contro il fondale sassoso e di lasciarci le penne, così avrebbe fatto un favore a tutta la gente che lo circondava, ma che rimaneva distante, inorridita o spaventata da lui  che era solo un ragazzino che non sapeva che cosa avesse fatto di male.

Eppure non riusciva mai a raggiungere il fondo, che sembrava così vicino dall’alto delle scogliere, perché l’acqua era così limpida da lasciarlo vedere anche se era profonda.

Il mare lo prendeva in giro, sventolandogli sotto il naso la possibilità della morte che tanto desiderava, per poi beffarlo con le sue acque chiare e profonde.

 

Il rosso sentì all’improvviso un gelido torpore percorrergli il petto possente.

Si portò una mano allo sterno tremando appena, sperando che Eos non se ne accorgesse.

Ma agli occhi neri della bruna nulla sfuggiva.

“Che ti è preso?”

“Niente” rispose borbottando lui, che si alzò di scatto, lasciando la ragazza seduta per terra che lo guardava dal basso verso l’alto con espressione poco convinta.

“Niente una sega” mugugnò scontrosa “Nemmeno Roger sa che ti frulla in quella testa che ti ritrovi, ma che ti ha fatto questo mare di tanto male?”

Non ottenne risposta.

Il rosso scomparve sottocoperta, e lì rimase fino a sera.

Eos non lo trovò al tavolo della cena.

E se uno come lui saltava la cena, allora era una cosa grave.

La ragazza non si curò di pulire i piatti, alla fine del pasto andò verso la camera da letto.

Aprì delicatamente la porta, che cigolò appena.

Nel buio, Kidd era disteso sul letto, prono.

Non russava, quindi non dormiva.

Rimaneva in silenzio, il volto affondato sul cuscino, dove i capelli rossi erano abbandonati, la pelliccia giaceva in un angolo, forse gettata a terra in un impeto di rabbia.

Eos si avvicinò in punta di piedi, per poi chinarsi verso di lui poggiando una mano sul suo collo.

“Kidd” mormorò dolcemente, carezzandogli la pelle chiara “Cosa c’è che non va?”

“Sono faccende che non ti interessano, Costa di Sedano” rispose lui a bassa voce, quasi sofferente. “Riguardano solo me”

Eos si sedette accanto sul letto.

“Sono la tua ragazza, se sei triste voglio sapere il perché”

“Non.sono.triste” sibilò secco lui.

“Per caso ti vergogni di essere triste?”

“NON SONO TRISTE PORCA PUTTANA!” gridò lui alzandosi di scatto dal letto “MA PERCHE’CAZZO CERCHI SEMPRE DI FARMI DA CROCEROSSINA?”

Eos sobbalzò, certo, Kidd era collerico, ma pochissime volte lo aveva visto arrivare a tali eccessi.

I suoi occhi erano…diversi…

Non tristi, tracimavano rabbia, ma non quella che provava di fronte ad un Marine.

Era rabbia profonda, che gli scavava l’anima.

“Va bene” sussurrò alzandosi, per poi uscire dalla camera.

Si richiuse la porta alle spalle, un velo di tristezza sul suo cuore.

Era triste perché Kidd non voleva condividere il suo dolore con lei.

 

La bruna si diresse verso il ponte, rimase a guardare il mare che la notte aveva dipinto completamente di nero, illuminato dai riflessi perlacei di una pallida luna crescente.

Sospirò.

Perché Kidd odiava così tanto il suo mare natio?

Cosa gli era successo di tanto brutto?

Mentre era assorta nei suoi pensieri, sentì le braccia di lui circondarle i fianchi, il suo mento poggiarsi sulla sua spalla.

Eos voltò la testa.

I capelli scarlatti di lui, senza gli occhialoni che li fermavano, gli ricadevano sulla fronte pallida.

“Lo sai qual era il mio sogno più grande quando ero ragazzino?” chiese Kidd sommessamente.

“Diventare un pirata?” domandò lei di rimando.

Sentì il rosso scuotere repentinamente la testa, strofinando la pelle del mento contro la sua spalla.

“No, io quando ero piccolo volevo morire”

Eos si voltò di scatto per poterlo guardare negli occhi.

“Perché?” chiese, angosciata.

Il rosso le carezzò i fianchi.

“Perché tutti mi odiavano, o avevano paura di me…” così dicendo si toccò i capelli “…per colpa di questi”

“I tuoi capelli? E perché mai?”

Kidd si avvicinò al volto di lei, baciandole la fronte.

“Perché secondo le credenze del mio bellissimo e fottutissimo mare questi capelli sono il simbolo del demonio”

Eos poggiò la testa sul suo petto.

“Mi dispiace” mormorò “Chissà come ti hanno trattato”

“Come una merda, anzi, almeno quelle le raccattano da terra”

La ragazza si strinse ancora di più a lui.

“So che fa male…ma se potresti raccontarmi tutta la rabbia che hai provato io posso tentare di accoglierla”

Eustass la abbracciò.

“Scusa se ti ho trattato male” disse baciandole il collo “Potrei provarci, ma ci vorrà un bel po’, Costina”

Rimasero svegli tutta la notte, una notte in cui Kidd raccontò anni e anni di dolore, collera e ingiustizie.

Eos, in silenzio, accolse tutte quelle parole colme d’ira impotente.

Kidd si sbracciò, s’accalorò, sbatté i pugni con violenza contro il legno scricchiolante del ponte.

Quando l’alba arrivò con la sua tenue luce a colorare il cielo dello stesso colore della lavanda, Eos carezzò la guancia del suo uomo con un dolce sorriso.

“Un giorno ti farò vedere il South Blue” disse il rosso chiudendo gli occhi stanchi per un istante “Con te non sembrerà più tanto cattivo.”

“Un giorno…” ripeté lei.

  
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