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Autore: devilrose1982    28/06/2011    2 recensioni
Myles Kennedy, Alter Bridge, Slash
Una fan fiction inventata su Myles Kennedy e una mogliettina "in fuga".
Riuscirà il nostro eroe a convincerla a tornare a casa?
"So I'm coming home
Lost on a road I don't belong
I rest my soul I'm so alone
Far from the streets I call my own
I'm coming home"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono stato sconfitto e ridimensionato
caduto sulle mie ginocchia mentre la speranza correva via”



Leinie allungò le carte firmate a Myles, lui la guardò senza dire una parola, prese i documenti e li ripose nella tasca della giacca senza neanche controllarli, si sentiva deluso dal cambiamento repentino della ragazza, aveva paura di aver commesso un errore a presentarsi così nella sua stanza, lui aveva pensato fosse una buona idea cercare di fare qualcosa per appianare le discussioni, all'inizio gli era sembrato che lei fosse contenta di vederlo, ora non riusciva a capire cosa fosse successo per farle cambiare idea così in fretta.
“Leinie, non c’era nessuna fretta”
“Ah no, ieri mattina non sembravi della stessa idea” rispose secca
Non aveva voglia di litigare, non con lui e non in quel momento quando sembrava che le acque si fossero lievemente calmate, ma le parole le uscirono d’impeto, come al solito, aveva frainteso il motivo della visita di Myles, si sentiva una stupida illusa e la cosa la infastidiva non poco
“Ieri mattina era un’altra cosa” provò a giustificarsi Myles senza riuscire a guardarla negli occhi.
“Si, e ora cosa sarebbe cambiato?”
“Leinie per favore, non ho voglia di litigare con te”
Myles camminava in silenzio dietro di lei, a testa bassa trascinandosi verso la hall dell’hotel che stava per lasciare
Christian era raggiante, tranquillo insieme alla nonna mentre aspettava trepidante l’arrivo della ragazza, “Mamma” urlò da lontano il piccolo terremoto che correndo allegramente verso di lei le saltò letteralmente al collo,la sfinì di baci stringendola forte a sé, Myles si sciolse nell’osservare quella scena, nel vedere quanto quel bambino così identico a lui fosse ancora legato alla mamma “Allora campione, non avevi qualcosa da dare alla mamma?” cercò di attirare l’attenzione del bambino.
Il piccolo annuì sorridendo dolcemente alla mamma, si fece passare tra le braccia di Myles e prese una busta di carta bianca che diede alla ragazza,
 “Tieni mamma, questi sono per te” le disse allungandole dolcemente il pacchettino, il profumo che veniva da dentro era inconfondibile; muffin al mirtillo, il suo ometto aveva voluto svegliarsi presto per farle una sorpresa e portarle la sua colazione preferita.
Da fuori si sentì lo strombazzare del bus che reclamava il cantante della band, Myles si tiroò indietro i capelli con un gesto nervoso, guardò l'orologio, la mattina era passata, insoreabile era arrivata l'ora di ripartire, Leinie si sentì morire, era arrivato di nuovo il momento di separarsi dagli uomini della sua vita.
Sulla porta dell’hotel apparve Slash, fu discreto, salutò da lontano senza dire una parola, non si avvicinò nemmeno ma cercò di attirare l’attenzione di Myles
Leinie sentì la forza mancarle, stava per crollare sentendosi come se d’improvviso le fosse franato il terreno sotto i piedi, la madre di Myles la guardò preoccupata “Cara cos’hai? Hai una faccia…”
“Niente”  disse lei sedendosi su una poltrona “Mi manca l’aria”
“E’ ora di andare” disse piano Myles
Leinie sentiva che di lì a poco avrebbe iniziato a piangere e continuava a non capire l’assurdità di quella commedia, ok volerla punire, ma l'aver montato tutta quella messa in scena proprio non riusciva a capirla.
“Ciao tesoro, ci vediamo presto allora, sono contentissima di averti rivisto” disse la donna abbracciando Myles “Ciao piccolino vieni a dare un bacione alla nonna”
“Ciao nonna” la salutò con la manina il piccolo tra le braccia del padre
“Ciao” disse Lienie tenendo gli occhi arrossati fermi a terra, parlò con un filo di voce, il suo fu più che altro un flebile sussurro, era un ciao generico e detto senza troppo convinzione, senza che realmente fosse indirizzato a qualcuno in particolare.
“Ciao cara” le rispose la madre di Myles abbracciandola, Lienie alzò lo sguardo, la guardò, era ferma in piedi di fronte a lei e la stava osservando preoccupata
“Mamma andiamo è tardi” la chiamò il piccolino tirandola per la maglia, la stessa medesima scena della sera prima, no, decisamente non avrebbe retto, restò ferma sul divano senza dare cenni di vita
“Leinie andiamo” era la voce di Myles ora che richiamava la sua attenzione, “Sbrigati, dobbiamo andare”  
Lei lo guardò stupita
Dobbiamo andare? Aveva sentito bene? Non aveva detto devo andare, aveva proprio usato il plurale, dobbiamo andare.
C’era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa di strano che non riusciva a capire.
Myles le allungò la mano e l’aiutò ad alzarsi dalla poltroncina, salutarono la madre di Myles e si avviarono verso il pulman, Christian era felice, felice di avere con se la mamma e il papà e di partecipare ai giochi da grandi insieme ai figli di Slash.



“In questo giorno
vedo chiaramente
ogni cosa è tornata alla vita
Un luogo amaro e un sogno spezzato
e noi lasceremo tutto
lasceremo tutto indietro”


 
Si diressero verso l'uscita dell'hotel trascinandosi dietro i bagagli, salirono sul bus con Christian che saltellava felice mano per la mano con la ragazza, si piazzò seduto al tavolo con i figli di Slash impegnati in uno strano gioco di mostri, salutarono il resto dei musicisti e Myles incrociò attraverso gli occhiali da sole lo sguardo perplesso di Leinie
“Cosa c’è” chiese Myles notando l’espressione strana della ragazza
“Fino a qualche giorno fa non ti dico che mi avresti voluto morta, ma che addirittura se avessi potuto mi avresti fatta fuori con le tue stesse mani e oggi cos’è successo? Ti sei accorto che non puoi vivere senza di me?” chiese sarcastica
“No, non ho dimenticato e no, non ne voglio parlare ora. Penso solo che prima di prendere qualsiasi decisione definitiva dobbiamo parlare ancora un po’”
“Si? L’altro giorno non eri della stessa opinione, mi sembrava piuttosto che avessi una gran fretta”
“Parla piano” le disse Myles trascinandola verso le ultime file del tour bus, in disparte, lontano dagli sguardi degli altri, lasciando Christian a giocare tranquillo con i bambini “Non ho voglia di discuterne ora, l’altro giorno ero arrabbiato con te, ero distrutto e…”
“E ti sei consolato con una puttana siliconata…”
“Falla finita” le disse stringendole il braccio
“Mi fai male” disse Leinie liberandosi dalla presa cercando di non farsi sentire dagli altri “Che poi, di tutte quelle che ti potevi portare a letto ti sei andato a prendere un manichino… Ok, fine, basta, mi arrendo” la ragazza alzò le mani in segno di resa e si zittì notando l’espressione secca e corrugata di Myles “Non mi hai risposto, perché mi hai portato qui? Non erano questi i patti…” aggiunse
“Non mi interessano i patti, l’ho fatto per Christian e si, anche per noi, ammetto di aver reagito per stizza quando ho chiesto di averne l’affidamento esclusivo, è una cazzata, mi rendo conto che non posso portarmelo in tour, sarebbe un’idea folle, è stata tutta un’idea folle, non ti ho fatto venire qui perché ti ho perdonato, voglio essere chiaro, un po’ avevo voglia di passare tempo con Chirs, ma sarebbe stato crudele togliertelo da subito, poi mi sono reso conto che anche con te le cose non erano state chiarite, credimi, non hai nemmeno la vaga idea di quanto ti odi ancora per quello che hai fatto, ma è un sentimento talmente forte che mi lascia ancora scosso, fino a qualche giorno fa ero sicuro di non volerti né rivedere né risentire, ma stiamo insieme da troppo tempo per mandare tutto a puttane così…” 
“Myles…”
“No, lasciami finire, fino a ieri pensavo che non sarei mai riuscito a perdonarti ed ero fermamente convinto di volerla chiudere subito qui, però quando ti ho rivisto è cambiato tutto, quello che provo per te è troppo forte per essere buttato via così, non ti dico che ti perdono o che dimentico tutta questa storia, però voglio capire perché, perchè è successo. Però Leinie, non mi sembra il caso di parlarne ora, tra qualche giorno il tour con Slash sarà finito e prima di tornare in giro con i ragazzi abbiamo qualche giorno, ci prendiamo una pausa io e te e chiariamo tutta questa storia”
“Ok, ma se questa è la tua idea che ha senso ha avuto farmi venire con te ora? Sarei andata a casa, ti avrei aspettato lì e ne avremmo parlato con calma al tuo ritorno, perché giocare a fare la famigliola felice ora?”
“Non hai visto come ha reagito Chris ieri sera quando è venuto via con me? Già ha sofferto abbastanza nell’ultimo periodo, non volevo sconvolgerlo ancora, sono pochi giorni, lui sarà contento, l’importante è quello, noi poi avremo tutto il tempo di parlarne, ti va bene?”
“Ok”
La decisione di Myles le sembrava più che ragionevole, si era accorta di non esserle indifferente e tranne il piccolo incidente di percorso ne era sempre stata convinta, sapeva anche che quello che c’era stato e che c’era ancora tra loro due era troppo forte per essere cancellato, ma se non altro lui le aveva dato un barlume di speranza, anche lui si era reso conto di essere stato troppo affrettato nella decisione. 
Quella mattina che l’avvocato che gli aveva consigliato di prendere tempo aveva reagito d’istinto, ma a mente fredda si era reso conto di essersi pentito.
Era ancora arrabbiato con lei, ma quantomeno aveva deciso di confrontarsi con lei, di ascoltare le ragioni che l’avevano portata a comportarsi in quel modo.
Avrebbero parlato a lungo, per il bene anche di Christian, se poi fossero riusciti ad appianare o no i loro problemi non potevano saperlo, però c’avrebbero perlomeno provato.



“In questo giorno
così reale per me
ogni cosa è tornata alla vita
un'altra possibilità per inseguire un sogno
un'altra possibilitò per sentire
possibilità per sentirsi vivi”
   
 
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