Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo ma spero che, grazie
alla super lunghezza del capitolo, mi perdoniate ^_^ senza indugio rispondo
alle recensioni e vi ringrazio in anticipo xD
Barby
Capitolo 8
Avevo dimenticato i piani strambi e, allo stesso tempo, sadici di Alice.
Era stata buona per un bel po’ di tempo, e questo suo comportamento avrebbe dovuto farmi accendere un allarme: Alice non si concede mai delle pause.
Ciò che non mi aspettavo però, era la diversità del suo piano diabolico.
Proprio davanti alla porta, con tutti i miei familiari attorno che gli ponevano domande su domande abbracciandolo a turno, c’era lui…
Non finii di scendere le scale, mi bloccai nello stesso istante in cui i suoi occhi si puntarono su di me.
Quanto tempo era passato?
A occhio e croce erano poco più di dieci anni che non ci vedevamo.
Anche gli altri smisero di porgli domande e si voltarono a guardare sia me che lui, senza che nessuno riuscisse a sciogliere il ghiaccio.
Alla fine fu Alice a parlare presentandomelo.
<< Bella, lui è Edward, te lo ricordi? Nostro fratello! >>.
Mi fissava, intensamente, cercando di scorgere i miei pensieri.
A sei anni mi avevano fatto credere che Edward fosse in grado di leggere i pensieri di tutti, ma nel corso degli anni mi ero ricreduta.
Se pure ci riusciva, non credevo che il suo potere fosse potente a tal punto da riuscire a capire tutto ciò che un essere umano fosse in grado di pensare.
<< Ehm… non proprio… >>, mentii.
Mi ricordavo perfettamente di lui, non era per nulla cambiato, ma qualcosa mi spingeva a comportarmi così.
Ero arrabbiata? Può darsi.
In fin dei conti, era sparito all’improvviso, senza una spiegazione, né una visita… neanche una telefonata!
Perché si presentava proprio adesso?!
Avevo sentito moltissimo la sua mancanza. Per me era molto più di un fratello, quando c’era lui potevo fare a meno anche di mamma, che era la persona più importante per me.
Se ne era andato, con gli anni lo avevo superato, ero andata avanti.
Perché doveva tornare
e rovinare tutto?
Mi sorrise, come se avesse capito che mentivo. Ma la regola numero uno del perfetto bugiardo era semplice: non sorridere, non abbassare lo sguardo e non fare nessun tipo di movimento inconsueto.
Allora perché
continuava a fissarmi e a sorridere? Quel sorriso che avevo rimosso a forza
dalla mia memoria, lo stesso che mi rassicurava ed affascinava quando ero
piccola?
<< Mi ripresento, allora >>. Esordì avvicinandosi.
Tutti si allargarono per farlo passare, mentre lui, col sorriso perennemente stampato in faccia, saliva lentamente le scale offrendomi la sua mano.
Gliela porsi non aspettandomi che la rigirasse tra la sua per baciarmela.
Le sue labbra si posarono lentamente, fresche sul dorso della mia mano.
Il baciamano? Sì che è
un vampiro centenario, ma pensavo fosse un gesto superato da un pezzo!
Avevo già conosciuto ragazzi che per far colpo mostravano atteggiamenti simili che erano l’opposto dei loro gesti abituali.
Io ero sotto l’ala “protettiva” di Jacob, ma ad Angela si erano avvicinati certi tipi che meritavano solo schiaffi!
Primo passo falso! Edward Cullen, così facendo, si era giocato pienamente la possibilità di entrare nelle mie grazie.
<< Piacere, io sono Edward Cullen >>, continuò cercando di ammaliarmi con il suo charme.
<< Sì, questo lo avevo capito >>, risposi un po’ acida.
<< Resterai in questa casa quindi? Sei tornato? >>, continuai non spostando mai lo sguardo dai suoi occhi.
Un po’ per osservare la regola prima citata, un po’ perché, seppur non volessi ammetterlo, mi incuriosivano le sue espressioni.
<< Se per te va bene… >>. Era incerto, e non capivo perché.
<< Queste decisioni non spettano a me, ma a loro >>, dibattei indicando con lo sguardo i miei genitori.
Detto questo, mi voltai e salii i pochi scalini fino a raggiungere la mia camera e chiuderla a chiave.
Alice
aveva davvero superato se stessa, questa volta.
Dovevo parlarne con qualcuno ma non potevo, i vampiri ci sentono benissimo!
Così decisi di inviare un sms ad Angela, era l’unico sfogo che potevo concedermi.
Tu
non sai la sorpresa di Alice in cosa consisteva o.O
cose da matti!!! Domani ti racconto. Un bacio
Senza aspettare la sua risposta mi
misi a letto, sperando di raggiungere il mio adorato Morfeo il prima possibile.
I miei sogni furono più strani del
solito. Le immagini che mi perseguitavano tutte le notti, si erano trasformate.
E da oggetti all’apparenza senza senso, d’un tratto, dal nulla, appariva
Edward.
Se avessi potuto urlare un “basta” lo
avrei fatto, ma mi svegliai solo con la tachicardia.
Era presto, odiavo quando succedeva
poco prima che suonasse la sveglia perché non riuscivo a riaddormentarmi in
fretta, e se ci riuscivo dovevo svegliarmi subito dopo.
Ne approfittai, quindi, per rilassarmi sotto la doccia e vestirmi con
calma. Solo l’idea di dover riaprire la porta che la sera prima avevo chiuso a
chiave mi metteva ansia.
Isabella,
smettila! Questa è casa tua e non ti comporterai in questo modo!
L’unico neurone rimasto nella mia
testa aveva ragione, dovevo proprio smetterla.
Scesi le scale con tutta
l’indifferenza che riuscii a racimolare.
Fare finta
di niente, era il mio piano per superare l’ostacolo Cullen.
Il nuovo soprannome non mi dispiaceva!
<< Buongiorno! Finalmente ti sei
decisa a scendere! >>.
Per poco non urlai dalla paura. Mi
aveva spaventata perché entrata in cucina non mi aspettavo di trovarmelo seduto
a tavola che mi aspettava.
Mi guardai intorno sperando di
scorgere qualcun altro e notai che la tavola era perfettamente apparecchiata
con il cibo e le bevande che mangiavo di solito. Doveva essere certamente opera
di Mamma.
<< Gli altri non ci sono, siamo
soli >>, rispose ad una mia muta domanda.
Iniziai a pensare seriamente che
riuscisse a leggere i miei pensieri… nah, Bella, è impossibile, se così fosse lo
avresti scoperto, no?
Mi tranquillizzai, il tutto cercando
di far finta di niente, e senza proferir parola mi sedetti e iniziai a
mangiare.
Non avevo nessuna intenzione di
rivolgergli la parola. Che in casa non ci fosse nessun’altro, non implicava che
avrei dovuto chiacchierare con lui.
<< Ti piacciono i pancake?
>>.
Perché li
aveva fatti lui?
“Eccome se
mi piacciono”, avrei voluto rispondere ma mi limitai a un mugugno indefinito.
In effetti erano più buoni del solito.
Mamma era una cuoca fantastica, ma in quelli che stavo mangiando c’era qualcosa
di diverso che li rendeva perfetti.
Cercai con tutte le mie forze di non
darlo a vedere e continuai a mangiare assaporando quella delizia in silenzio.
Non alzai lo sguardo, ma ero quasi del
tutto certa che stesse sorridendo… di nuovo.
<< Ci ho aggiunto un ingrediente
segreto e mamma mi ha detto che ti piacciono col miele…
ero indeciso tra le gocce di cioccolato e i pezzi di frutta ma poi… >>, perché usava tutte quelle parole?!
<< Ma parli sempre così tanto al
mattino? >>, alzai la voce per bloccarlo.
Dovetti sembrargli sgarbata perché abbassò
gli occhi e si zittì. Purtroppo, il tanto agognato silenzio durò poco:<<
Vuoi un passaggio per andare a scuola? >>.
<< No, ho la mia macchina
>>, risposi semplicemente chiudendo il discorso.
Mi alzai di scatto, presi la mia borsa
e mi avviai verso la macchina.
Perché mi aveva preparato la
colazione? Perché cercava di attaccare bottone con me? E perché, soprattutto,
nonostante io fossi intrattabile non si allontanava? Io, al suo posto, mi sarei
mandata a quel paese…
L’ora di spagnolo era perfetta per raccontare
gli ultimi avvenimenti alla mia migliore amica.
La professoressa Navarro aveva appena
iniziato a spiegare un nuovo capitolo, e le sue spiegazioni, di solito, si
svolgevano con lei che leggeva, riga per riga, tutto ciò che dovevamo
sottolineare e imparare, e gli studenti che, puntualmente, facevano tutt’altro.
Non si curava mai di alzare i suoi spessi occhiali dalla pagina che stava
esaminando, e il suo udito aveva sicuramente bisogno di una revisione perché
non si accorgeva mai dei continui sussurrii che la circondavano .
<< Ma Bella, perché lo hai
trattato così? >>.
Quando Angela aveva sentito che mi
aveva fatto il baciamano mi aveva dato ragione, l’ostacolo Cullen aveva perso parecchi punti. Ma perché dopo aver
scoperto che sapeva cucinare, e che lo aveva fatto per me, aveva radicalmente
cambiato pensiero?
<< Senti Angela, sono arrabbiata
ok? Voglio comportarmi così! E poi,
non può entrare di punto in bianco nella mia vita e fare il carino, non basterà
a concedergli la mia fiducia. Purtroppo non è una cosa che controllo, si
acquisisce col tempo >>.
La mia arringa la zittii, anche se per
poco:< E Jacob, invece, come l’ha presa? Da quello che mi hai raccontato e
che mi ricordo, è un bel ragazzo… non gli dà
fastidio? >>.
Non ci avevo ancora pensato, né avevo
avuto l’opportunità di parlargli. Ieri sera mi aveva mandato il solito
messaggio della buonanotte ed era andato a dormire, non gli avevo ancora detto
nulla.
Oltretutto, perché avrebbe dovuto
infastidirsi? Edward era mio fratello.
Si ma
anche Jasper e Alice sono fratelli, e Emmett e Rose
non sono da meno… e loro sono sposati.
Sì, ma non ha importanza!
Non potevo di certo iniziare a
litigare con la parte razionale di me… anche perché
avrebbe vinto lei.
<< Non ne ho idea Angie, ma lo scoprirò presto >>, le sorrisi
amaramente.
Avevo una vaga idea di come avrebbe
reagito, ma ero ferma sulle mie decisioni: Jacob non avrebbe dovuto
preoccuparsi perché io ed Edward saremmo stati solo e soltanto fratelli, e non
poteva intromettersi perché ero perfettamente in grado di gestire tutto. E l’intolleranza
che provavo verso di lui mi rendeva le cose decisamente più semplici.
Ritornare a casa a piedi era un modo
perfetto per far sfogare la rabbia.
Angela aveva cercato di avvertirmi, ma
io non ci vedevo niente di male, il mio stupido intuito mi diceva che Jake
avrebbe capito, che il suo solito modo di comportarsi, questa volta, avrebbe
ceduto il passo alla ragione… ma mi sbagliavo.
Avevamo litigato pesantemente, e in
fondo era soltanto colpa mia, mi ero resa conto che mi lasciavo influenzare
troppo da lui.
Il mio modo di vestirmi, gli amici (o
per meglio dire, le amiche) che frequentavo, tutto era deciso o approvato da
lui.
E la cosa che più mi stupiva,ora, era che con i suoi modi subdoli, sembrava che
lo avessi indotto io a comportarsi così.
Mi venne in mente la discussione di
qualche anno prima, nel periodo in cui la scuola, eccezionalmente, aveva
programmato una gita scolastica di cinque giorni all’Olimpic
National Park. Jake non voleva che ci andassi e alla fine l’ebbe lui vinta, mi
convinse a dirgli che per me non era importante andarci se lui non era tranquillo.
Senza nascondere che non ero tranquilla neanche io a lasciarlo da solo a Forks dopo che mi aveva detto di non preoccuparmi, un modo
di divertirsi senza di me lo avrebbe trovato anche lui.
Non potevo più pensare a Jake, avevo
bisogno di un diversivo, e il mio mp3 era perfetto per questa missione. La
musica rock nelle orecchie a tutto volume era proprio ciò di cui avevo bisogno.
Mi caricò fino a farmi dimenticare del tutto di ciò che mi circondava, e di
cosa mi fosse accaduto qualche minuto prima.
Mi dimenticai anche del tragitto che
stavo compiendo al punto da urlare quasi dalla paura quando mi resi conto che una
macchina con i vetri completamente oscurati mi aveva affiancata.
Continuai a camminare verso casa
facendo finta di nulla, nascondendo e cercando di frenare il mio cuore che mi batteva
all’impazzata nel petto.
Ci mancava
solo uno stupratore pazzo ad inseguirmi, pensai arrabbiata di nuovo, e un tantino terrorizzata.
Ascoltare i Tg non ti rende più
tranquilla, al contrario.
Ultimamente avevo sentito di quella
ragazzina rapita, di una moglie uccisa… insomma, ogni
giorno era un vero e proprio bollettino di guerra.
Perché mai l’indomani sui giornali non
ci sarebbe potuto essere il mio nome in prima pagina?!
Sperai con tutta me stessa che se ne
andasse e mi lasciasse tornare a casa da sola con la mia rabbia, ma così non
fu. Continuava a seguirmi, forse voleva chiedermi se volevo un passaggio? Avrei
di sicuro risposto di no, le gambe mi funzionavano benissimo. E se non avessi
avuto scelta? Se mi avesse puntato…
<< EDWARD? >>.
Urlai di stupore quando abbassò il
finestrino. Quella macchina era sua, non ero in pericolo di vita…
o almeno non subito, mi corressi
mentalmente pensando al mio fidanzato.
<< Dai, Sali >>.
<< Non credo proprio >>,
risposi non abbandonando il mio amabile tono.
<< Bella, sta piovendo. Ti
prenderai il raffreddore >>.
<< Affari miei >>, risposi
semplicemente girandomi dall’altro lato e continuando a camminare.
<< Non fare la bambina >>.
Ma come si
permetteva?!
<< Bella, Sali in macchina,
dammi ascolto! >>.
In quel momento non pensavo a Jake,
era diventata una questione di principio. Solo perché pioveva ed ero a piedi
non significava che volessi un passaggio da lui…
credeva di fare il fratello maggiore?
Avrebbe dovuto pensarci prima.
<< E perché dovrei? >>. Non rispose.
Mi fermai all’improvviso voltandomi
verso il finestrino dove si stava sporgendo per farmi salire:<< Visto?
Prima ti rendi conto che non sei nessuno, meglio è per tutti! >>, e ricominciai
a camminare.
L’auto frenò all’improvviso nel bel mezzo
della carreggiata. Edward scese con passo deciso dirigendosi proprio verso di
me.
Cosa aveva
in mente?
Si avvicinò e senza troppe cerimonie
mi caricò in spalla come un capretto a Natale e mi fece entrare in macchina.
Di solito odiavo chi usava la forza o
la violenza con me… eppure era stato forte, ma non
violento. I suoi modi erano insolitamente delicati, ma non poteva permettersi
di toccarmi!
Non mi diede neanche il tempo di
capire cosa avesse fatto che la macchina correva già a più di ottanta
chilometri orari. Probabilmente aveva immaginato che sarei scesa
immediatamente.
<< Edward, fammi scendere
IMMEDIATAMENTE! >>.
Non rispondeva neanche?! Dio, che nervi!
<< Voglio scendere! >>,
urlai.
Non disse nient’altro mentre si
dirigeva verso casa. Non si girò, né si degnò di rispondere.
Mi arresi, era inutile sprecare voce
ed energie.
Proprio quando decisi di tacere mi
accorsi che l’abitacolo era silenziosissimo. Dal momento in cui le mie urla
avevano cessato di invadere gli interni super lussuosi dell’auto di Edward, mi
ero sentita circondare da un innaturale silenzio, era quasi opprimente, avevo persino
timore di muovermi per non creare rumore.
Non ero abituata ad auto che non
vibrassero di musica a tutto volume, e con i finestrini chiusi non si sentivano
neanche i rumori esterni.
Frenò davanti al cancello sempre senza
guardarmi e mi aprì lo sportello sporgendosi verso di me ma senza neanche
toccarmi.
<< Scendi! E va’ a farti una
doccia >>.
Aspettò che scendessi dall’auto e che
entrassi in casa per poi sparire senza dire nient’altro.
Mi accorsi di non essere preparata
alla sua reazione. Sembrava arrabbiato, come se non avesse più voglia di
sentire nessun altro tipo di atteggiamento poco educato da parte mia.
E mi resi conto di aver esagerato,
anche se non ero per nulla pentita.
Allora?... non ho esagerato vero? Avevo in mente ben altro ma mi sono
frenata parecchio… è ancora presto XD cosa pensate
della reazione di Bella? E secondo voi perché mai sarà tornato??? Un motivo c’è
^__^
baciiiiiiii