Cap.4: la terza notte

 

Un odore acre lo svegliò, la testa gli girava, gli occhi stessi erano leggermente appannati.

I suoi occhiali neri erano ancora peggio … Rotti e sporchi, esattamente come quella casa.

Grell sobbalzò, non si trovava all’ interno dell’ edificio, ma bensì nel giardino, affianco a quella donna; cercò di alzarsi, ma si accorse che dei rovi sulle mani e sulle gambe lo tenevano ben fermo, impossibilitandogli i movimenti

<< Umana, che cazzo è questo? >>

Lei sorrise

<< Rispondi! >>

<< Sai, oggi muoio … >>

Grell realizzò allora che da quando era svenuto era passato un giorno intero << E allora? Lasciami andare! >>

<< Oh, tu, piccolo agnello sacrificale >> avvicinò il volto a quello dell’ individuo, accarezzandogli il collo

<< Non mi toccare, e togli quel viso da me! >>

<< Oh, quante cose che desideri … Aspetta un po’, e avrai tutte le risposte >> a queste parole,  si alzò da terra, cominciando a camminare; trascinando il vestito ridotto ormai a brandelli.

A Grell continuava a sembrare già morta, dai suoi movimenti ondeggianti e dalle sue gambe troppo magre per sostenere un corpo, sembrava uno zombie … “ non è il momento di pensare a queste cose, devo liberarmi … “

<< E’ inutile che ci provi … Questo è un giardino da cui nessuno è mai uscito, nemmeno io! Ed ora, ho bisogno di te, per fare una cosina … >> parlava dall’ interno della casa

<< Fattela da sola! >>

<< Che agnello stupido … >>

<< Vaffanculo! Fammene andare! Ti ho già dato il tempo per sopravvivere, ora è tempo che tu te ne vada veramente a quel paese! >>

Si girò verso la finestra da cui lo guardava, si stava spogliando

<< Cazzo, non ci tengo a vederti nuda >> chiuse gli occhi, serrandoli e imprecando contro tutti coloro che c’erano al mondo

La donna uscì dalla casa, con una specie di toga; tra le braccia aveva un coltello e un libro

<< vieni qui, la vedi la luna piena e i fiori che sbocciano? >>

<< Ma che mi frega? >> in qualunque modo, era brutta …

Si avvicinò verso Grell, lo accarezzò nuovamente, obbligandolo però, ad aprire gli occhi

Anche gli occhi erano brutti

<< Vuoi sapere in cosa consiste il nostro giochino? >>

<< NO! >> si accorse che quello che gli pareva un coltello era la sua arma da shinigami

Avvicinò il volto ancora di più

Il suo odore era nauseabondo, e quella vicinanza stava diventando pericolosa ed equivoca

Lo baciò, ma più Grell lottava per sfuggirle, più quella infilava la lingua in profondità, e i rovi, erano situati sopra una vena dei polsi, se avesse osato troppo sarebbe morto dissanguato

La lingua di quella donna continuava a farsi strada frenetica nella bocca, fino a quando non si staccò

Grell vide che un filo di saliva li congiungeva ancora

Le vomitò in grembo

Sentì il battito cardiaco aumentare

Sempre più forte

<< Ora, caro Grell, staremo insieme per sempre >>

Ricominciò a vomitare, lo stomaco gli bruciava, e il sangue rendeva ancora più acido il rigurgito

Il tempo per lui sembrò bloccarsi.

Dalla donna, sembrò staccarsi qualcosa di trasparente, qualcosa di immateriale

Un anima?

Quella urlò,  buttandosi sul corpo dello shinigami.

Sospirò, anzi, esalò un ultimo respiro, l’ultimo che riuscisse a fare.

I suoi capelli rossi si allungarono a dismisura come le ciglia, i denti si deformarono, prendendo una forma a punta

Il corpo della donna si polverizzò letteralmente

Si guardò le mani …

Sorrise

<< caro Grell, ora siamo tutt’ uno, come dei gemelli siamesi!

SONO UNO SHINIGAMI! >> cominciò a ridere, urlando con gli occhi della pazzia; mentre la luna osservava con orrore, le rose aperte piangevano rugiada.

Da quel giorno, la convivenza si alternò; la donna, amante del rosso, decise di comprare degli occhiali del suo colore, personalizzati da teschietti ai lati; decise anche di cambiare abbigliamento, ritenendo quel completo nero schifoso;  utilizzò una camicia bianca a cui aggiunse un fiocco rosso, lasciò il pantalone  indossando, però, un paio di stivali dal tacco alto.

Grell, che odiava William, rubò dalla riserva d’armi degli shinigami, una sega elettrica.