~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXVI
Un nuovo ragazzo ad Hogwarts
-
Chi sei? –
Il
suo sussurro si perse nel buio, senza lasciare nessuna eco.
Era
di nuovo lì, in quel posto maledetto ma, questa volta, non
era da sola.
Nel
vuoto nero del nulla, rischiarato dall’unica fonte di luce
che proveniva dalla
porta brillante che si stagliava imponente, come al solito, alla sua
sinistra,
c’era un ragazzo. Non il solito ragazzo, di cui non riusciva
a scorgere il
viso; era qualcun altro, che ora la stava fissando con un sorriso
malandrino
sulle labbra piene.
Alexis
piegò il capo su di un lato, portando una mano a trattenere
i capelli sulla
nuca, perché il vento gelido di quel posto glieli stava
facendo svolazzare
fastidiosamente intorno al viso.
-
Chi sei? – ripetè, sconcertata, mentre avanzava di
un passo e si avvicinava al
ragazzo misterioso, che si limitò a sghignazzare, come se
avesse udito qualcosa
di estremamente divertente.
Senza
risponderle, lui alzò una mano e le sfiorò il
viso con una carezza gentile.
Un
calore famigliare le si allargò nel
petto, facendole mancare il respiro.
Era doloroso e…piacevole.
Sì, era piacevole, il suo tocco.
Pietrificata
dalle sue carezze, Alexis non riuscì a fare
nient’altro che non fosse
respirare, mentre il ragazzo si avvicinava tanto al suo viso che il suo
fiato
caldo andò a sfiorarle le guancie, ora decisamente rosse
sotto quei
polpastrelli gentili.
-
Sappi solo che io so chi sei, Alexis Potter. –
sussurrò quello, abbassandosi
fino a che i loro visi non si trovarono alla stessa altezza.
Alexis
spalancò gli occhi e fece per indietreggiare, scottata da
quella rivelazione
improvvisa, ma lui la prese per l’avambraccio, impedendole di
scappare.
-
Che…? – mormorò lei disorientata, ma il
ragazzo si limitò a ridacchiare di
nuovo, mostrandole poi un sorriso sghembo e dannatamente famigliare.
Poi,
tutto scomparve nell’oblio consueto.
E
solo quegli occhi profondamente blu
accompagnarono il resto dei suoi sogni.
Alexis
Potter aprì gli occhi, in quella fredda mattinata di Santo
Stefano, svegliata
da quel raggio di sole magico che filtrava attraverso la finestra della
sua camera.
Un braccio corse a coprire gli occhi, mentre un verso infastidito
lasciava la
sua gola, simile ad un borbottio incomprensibile persino a lei. Si
rigirò nel
letto, stringendo il cuscino tra le braccia e affondandoci il viso
dentro,
mentre si tirava le coperte fin sopra la testa, beneficiando del calore
di quel
sonno tanto bruscamente interrotto.
Erano
settimane che non dormiva così
bene.
Strinse
gli occhi, cercando di riaddormentarsi e di riafferrare i brandelli di
quel
sogno che non ricordava ma che, inspiegabilmente, le faceva sorgere un
sorriso
sulle labbra.
Sirius.
Alexis
corrugò la fronte e sbattè le palpebre contro il
cuscino, confusa.
Perché
mai gli era venuto in mente Sirius, adesso?
Non
stava sognando di lui, di questo ne era certa.
Però…c’erano
due occhi blu e profondi che giravano continuamente nella sua memoria
inconscia.
Identici
a quelli che aveva visto la
sera precedente nel buio del corridoio, fuori dalla Sala Grande.
Gli stessi che aveva sperato – in un
misto di orrore e gioia – appartenessero proprio al suo
padrino.
Alexis
scosse la testa, con un sorrisino amaro sulle labbra, e si mise supina,
lasciando ai raggi di sole la possibilità di investirla in
pieno e di
svegliarla completamente.
Che
sciocca: Sirius non poteva essere
ad Hogwarts.
Si
passò una mano a stropicciarsi gli occhi e si
tirò lentamente su a sedere,
mentre si guardava intorno, disorientata, ma stranamente sveglissima.
Diamond
non c’era: probabilmente aveva passato la notte con Theo a
festeggiare in un
modo tutto loro la notte di Natale.
Quel
pensiero le riportò alla mente lei e Draco: si erano baciati
sotto il vischio,
questo significava che lui le aveva perdonato tutto? Sperava
sinceramente di
sì, non avrebbe potuto sopportare il ritorno ad una
situazione di indifferenza e
rabbia.
Si
augurava che tutto quello che era
successo la sera precedente non fosse solo frutto di un sogno
bellissimo e
irrangiungibile, perché questo l’avrebbe
decisamente portata ad una crisi di
nervi.
Si
alzò dal letto e si concesse una doccia calda, che lavasse
via ogni pensiero
scomodo e l’aiutasse ad iniziare bene quella nuova giornata.
Aveva
lasciato Harry nel bel mezzo del
ballo per seguire quello sguardo misterioso, che credeva appartenere a
Sirius
ma che, ora più che mai, riteneva di aver solo immaginato.
Sperò che non se la
fosse presa troppo, ma conoscendolo, forse l’avrebbe ritenuta
solo ancora più
strana di quanto già non pensasse che fosse, niente di
più.
Alexis
uscì dalla doccia, sentendosi leggera e serena. Si
asciugò, si vestì ed uscì
dal dormitorio.
Felice.
Il
tempo sembrò fermarsi a quel momento, mentre entrambi si
scrutavano con
occhiate dubbiose, sospettose. Si avvicinarono con circospezione,
raggiungendosi al centro della Sala Comune, interamente vuota.
-
Buongiorno. – lo salutò lei, sollevando una mano
in segno di timido saluto,
mentre accennava ad un sorrisino appena.
Draco
le rivolse uno sguardo sereno, mentre le sfiorava delicatamente le vene
del
polso, prima di stringerlo morbidamente tra le dita e portarselo alle
labbra,
per sfiorarne il palmo.
-
Buongiorno. – le sussurrò di rimando, ammiccando.
Era
tutto un po’ strano, ma bellissimo:
ritrovarsi, semplicemente.
Draco
le lasciò andare il polso e le sfiorò il viso con
una carezza, portandole una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-
Dormito bene, Alexis Potter?
–
mormorò, avvicinandosi al suo orecchio.
Alexis
sbarrò gli occhi e fece un passo all’indietro, per
potergli lanciare
un’occhiataccia, mentre le sue mani correvano a premersi
sulla bocca di lui.
-
Ssssssh. Ma sei matto?! E se qualcuno ti sente? –
sibilò allarmata,
sollevandosi in punta di piedi per arrivargli a pochi centrimetri dal
viso.
Gli
occhi di Draco assunsero un’espressione divertita, mentre lei
poteva sentire le
sue labbra piegarsi in un sorriso sotto i suoi polpastrelli. Lui
sollevò le
mani e la prese per i polsi, costringendola a lasciar libera la sua
bocca. La
osservò dall’alto, con un ghignetto, trattenendola
ancora per i polsi, prima di
chinare il viso e far aderire la sua fronte a quella di lei.
-
Ho controllato che non ci fosse nessuno nei paragi. Fidati di me, per
una buona
volta. – la schernì, lasciandole andare un polso
per punzecchiarle una guancia
con l’indice.
Alexis
storse le labbra in una smorfia, poi sollevò il viso per
sfiorare il naso di
Draco con il proprio.
-
Mi fido. – borbottò remissiva, guardandolo negli
occhi.
Poi
sorrise e annullò la distanza tra le loro labbra con un
bacio, al quale lui
rispose immediatamente, mentre le circondava la vita con le braccia e
la
stringeva a sé.
-
Mi hai perdonata? – gli domandò, mentre lo
abbracciava a sua volta e gli
poggiava una guancia contro il petto.
Lo
sentì sorridere appena, mentre sollevava una mano e le
sfiorava i capelli.
-
E tu? – gli chiese a sua volta, costringendola a sollevare il
capo.
Alexis
lo guardò dal basso e sorrise, prima di alzarsi nuovamente
in punta di piedi e
riprendere a baciarlo, questa volta con più passione.
L’intreccio
delle loro lingue, tenero e
urgente, era una risposta più che eloquente.
-
Stanotte ti ho sognata. – le disse lui
all’improvviso, mentre si allontanava da
lei quel tanto che gli bastava per poterla guardare in viso.
Alexis
corrugò le sopracciglia e sorrise, divertita.
-
Ah sì? – si informò – E cosa
facevamo? –
Draco
ridacchiò tra sé e sé, mentre prendeva
a sfiorarle il viso con carezze lente e
assorte.
-
Mi eri vicina, come adesso. – raccontò, lo sguardo
improvvisamente lontano – E
io ti stavo stringendo. – aggiunse e le sue braccia corsero
ad abbracciarla
nuovamente, facendola aderire di più contro il suo corpo e
costringendola a
ridere appena – Poi…-
La
guardò dall’alto e, lento, chinò il
capo fino a che le loro fronti non
aderirono e poi cominciò a lambirle il naso con la punta del
proprio.
-
Ti sfioravo in questo modo e…- scese ancora di
più, finchè le sue labbra con si
sfregarono delicatamente contro quelle di lei – ti
baciavo.–
E
la baciò di nuovo, prima di allontanarsi e prendere a
lasciarle una piccola
traccia di baci sulla guancia, ora improvvisamente rossa e accaldata.
Riusciva
a sentire il cuore di lei contro
il proprio petto.
Batteva così forte che quasi poteva avvertire
i colpi sulla pelle.
Aveva quasi l’impressione che, se
avesse sollevato una mano, sarebbe stato in grado di accoglierlo tra le
dita e
accarezzarlo dolcemente, come adesso stava accarezzando lei che,
piccola e
fragile, come sempre, aveva già il respiro accelerato e
tremava impercettibilmente.
La amava e niente gli avrebbe fatto mai
cambiare idea.
Draco Malfoy amava Alexis Potter.
Sorrise
tra sé e sé a quella constatazione e
avvicinò le labbra all’orecchio di lei,
per sussurrare poche parole.
-
E poi…- concluse, con un mormorio roco – Facevamo
l’amore. –
Alexis
spalancò gli occhi e le guance diventarono, se possibile,
ancora più rosse.
Lentamente, si voltò a guardarlo e scorse, in quegli occhi
grigi, una luce
maliziosa.
Draco
le sorrise semplicemente, sfiorandole il viso.
Quando
assumeva quell’espressione
innocente e candida diventava ancora più bella, ai suoi
occhi.
Tanto irresistibile che, se solo non
avesse avuto tanto auto-controllo, avrebbe desiderato prenderla
immediatamente
e divorare quelle piccole labbra spalancate.
No.
Calma e auto-controllo.
Inaspettatamente,
Draco scoppiò in una risata divertita e la lasciò
andare.
-
Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, Alexis.
– la schernì, mentre le dava le spalle e
cominciava ad
incamminarsi verso l’uscita della Sala Comune.
Alexis
lo fissò con occhi ancora sbarrati, le gambe che le
tremavano per l’emozione.
Lo seguì con lo sguardo, osservando le sue spalle muoversi
appena per la risata
che, ancora, aleggiava nell’aria.
Ripresasi,
strinse le mani in due pugni e scosse la testa.
-
Draco! – lo riprese, fingendosi indignata, ma non riuscendo
ad impedirsi di
ridacchiare divertita a sua volta.
Poi
lo seguì con una corsetta, lo prese sottobraccio e insieme
varcarono la soglia.
Le
piaceva davvero il modo in cui il
nome Alexis lasciava le sue labbra.
Era…bello.
La
Sala Grande era tornata completamente normale: non c’era
più traccia di neve
zuccherosa, bastoncini enormi di zucchero o decorazioni natalizie
eccessive. I
soliti abeti erano ancora ai lati della sala e l’unica enorme
tavolata, che
raggruppava l’intero corpo studentesco rimasto a scuola per
le vacanze, era
tornata ad occuparne il centro. Non c’erano molte persone
sedute a gustare la
lauta colazione di sempre, ma Harry, Ron ed Hermione erano
già seduti ad un
lato del tavolo e discutevano fittamente di Godric sapeva solo cosa.
Comunque,
quando Alexis varcò la grande porta in compagnia di Draco
Malfoy, Harry
distolse la sua attenzione dal discorso dei suoi due migliori amici e
puntò le
sue iridi – sempre verdissime dietro le lenti rotonde
– sulla ragazza, che
salutò con un cenno gioioso della mano. Alexis gli rivolse
un ampio sorriso e
sventolò la mano a sua volta.
Uno
strano grugnito – non meglio
definibile – la costrinse a distogliere la sua attenzione dal
fratello.
Per posarla su Draco Malfoy.
Il
ragazzo, che le camminava vicino, aveva un’espressione
infastidita sul viso,
cosa resa evidente dalla nota stonata dei suoi occhi e
dall’arricciarsi
capriccioso di labbra.
Alexis
sospirò e scosse la testa, cosa che spinse Draco a lanciarle
un’occhiata
obliqua e curiosa.
-
Hai intenzione di mettermi il muso ogni volta che mi rivolgo ad Harry?
– gli
domandò, non veramente infastidita; sembrava più
mossa da un moto di strano
divertimento – Pensavo che avevamo superato quella soglia da
un pezzo, ormai. –
Malfoy
storse la bocca in una smorfia e socchiuse gli occhi, continuando a
scrutarla
di sottecchi. Si strinse elegantemente nelle spalle.
-
E’…difficile. – le confessò,
mentre si avvicinavano lentamente alla parte del
tavolo occupata dagli altri Serpeverde.
Alexis
piegò il viso su un lato, osservandolo con una luce confusa
negli occhi.
-
Cos’è che è difficile? – si
informò, corrugando le sopracciglia.
Draco
chinò il capo per osservarla e i suoi occhi pensierosi non
sembrarono vederla
davvero. Scosse la testa, mentre si accomodavano sulla panchina.
-
Non mi sembra una buona idea parlarne qui, mia
piccola Black. – le mormorò,
avvicinandosi al suo orecchio, per poi
lanciarle un’occhiata carica di significati.
Alexis
comprese, specialmente dal modo in cui marcò il suo cognome
falso, che non era
decisamente il momento di chiarire determinate cose.
Non
davanti all’intera Sala Grande.
Scrollò
le spalle e scosse la testa, mentre si appropriava di un toast, di due
fette di
bacon e di succo di zucca, che servì anche a Draco.
La
Sala Grande si riempì celermente degli studenti rimasti ad
Hogwarts e anche tutti
gli insegnanti avevano presto occupato il tavolo loro riservato.
Coleen
Careye e Charlie Liplose si erano avvicinate a Blaise – che
era arrivato poco
dopo Alexis e Draco e che aveva preso posto accanto a loro –
e ora gli stavano
mostrando il nuovo catalogo di prodotti post-natalizi, che il moro
scrutava con
interesse.
Tra
Abbronzature Istantanee Anti Inverno,
Creme Anti-Brufoli da cenoni festivi e Pasticche Dimagrandi Elimina
Grassi,
Alexis consumò la sua colazione.
Il
sorriso che le colorava le labbra le
dava un’aspetto finalmente sereno, che scaldava il cuore di
Draco Malfoy come
una calda fiamma piacevole, che cresceva nel suo petto ogni volta che
lei,
ingenua, si sporgeva appena per scambiare qualche parola con le due
Corvonero o
con Blaise e lo sfiorava casualmente con un braccio, con il petto e con
i
capelli, che profumavano sempre di more.
Mentre
beveva il succo di zucca che lei gli aveva premurosamente versato, il
suo
sguardo – per distrarsi dalla figura a lui vicino, che
rischiava di farlo
impazzire – si posò su Diamond Cherin. Con un
corrugare di sopracciglia, Draco
si domandò perché mai la primina Serpeverde non
fosse con loro a discutere
delle ultime mode, argomento che sembrava adorare almeno
quanto Zabini. La Cherin se ne stava invece in disparte e
parlava fittamente con Pansy Parkinson e la sua combriccola di Coccatrici (*).
Draco
storse il naso in una smorfia e si voltò, per chiedere
spiegazioni ad Alexis –
che avessero litigato?
Ma
non fece in tempo a dire nulla, perché il tintinnio di
posate su di un calice
catturò l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Silente
si era appena alzato in piedi ed aveva raggiunto l’elegante
leggio dal quale
era sempre solito fare i suoi annunci; non appena le sue mani ossute ne
sfiorarono la superficie elaborata, il gufo intagliato sul davanti
spalancò,
maestoso, le sue ali, e frullò il capo.
-
Buongiorno a tutti quanti! Vedo che l’appetito non vi manca,
nonostante il
lauto banchetto di ieri sera…- sorrise bonario, con una luce
divertita negli
occhi azzurrini, che spiccavano dietro le solite lenti a mezzaluna che
portava
sul naso lungo – Prima che tutti vi disperdiate a godere di
questi ultimi
giorni di vacanza, vorrei fare un annuncio importante e vorrei che
tutti quanti
mi ascoltaste. Non è vero, signorina Cherin? –
Diamond,
che stava ancora parlando fittamente con Pansy, si riscosse e
raddrizzò la
schiena, arrossendo piccata. Puntò gli occhioni nocciola sul
volto dell’anziano
mago, che le sorrise accondiscendente, mentre lei annuiva appena,
imbarazzata.
-
Stupido vecchio…- mormorò la Parkinson accanto a
lei, ma nessuno sembrò udirla.
Silente
riprese a rivolgere lo sguardo all’intera Sala.
-
Hogwarts è lieta di ospitare, per questa seconda
metà di anno scolastico, un
nuovo studente. – annunciò, lasciando a tutti il
tempo di elaborare la notizia;
ma prima che qualcuno potesse cominciare a mormorare ipotesi, riprese
il
discorso, catturando nuovamente l’attenzione degli studenti
– Si è trasferito
questo inverno e frequenterà l’ultimo anno con
noi, dopo essere stato studente,
negli anni precedenti, della Scuola di Magia e Stregoneria Americana.
Spero che
lo accogliate con il dovuto calore. – e lanciò
un’occhiata obbliqua ai
Serpeverde presenti. – Ed ora, date il benvenuto a Luis
Cabrisk! – annunciò,
allargando le braccia.
Da
un angolo della Sala, dietro il tavolo degli insegnanti, si mosse un
ragazzo
che nessuno aveva notato fino a quel momento. Era alto e slanciato,
elegante ed
ipnotico nella sua camminata lenta e nel mondo in cui il mantello della
divisa
di Hogwarts gli ondeggiava alle spalle; aveva capelli nerissimi che,
alla
morbida luce del sole incantato della volta, conservavano qualche
strano
riflesso blu, e che, lisci e lunghi, gli sfioravano le spalle larghe e
ne
incorniciavano il viso; l’espressione del suo volto era di
gentile arroganza,
mentre sorrideva in direzione del Preside, che lo accolse accanto a
sé.
Era
bello, decisamente.
Un
ventunenne affascinante e
misterioso. (**)
Quando
l’applauso che l’aveva accolto –
più caloroso del previsto, specialmente da
parte delle studentesse – si spense sotto il comando di
Silente, il ragazzo
sorrise e chinò appena il capo, in segno di ringraziamento.
Nel
frattempo, la McGranitt aveva portato il vecchio Cappello Parlante e
uno
sgabello era stato fatto levitare accanto al nuovo studente.
Sembrò trattenersi
dal ridere, mentre si accomodava e il cappello gli calava sulla testa,
nascondendo lo sguardo.
Che
trovasse ridicola quella pratica di
smistamento?
Magari, in America, avevano altre
usanze.
Il
silenzio avvolse la Sala Grande, mentre il cappello meditava tra
sé e sé. Alla
fine, aprì le sue pieghe simili a labbra.
-
GRIFONDORO! – annunciò con un grido e la parte di
tavolo occupata dai Grifoni
esplose in battiti di mani entusiastici, ai quali si unirono i
Tassorosso e i
Corvonero – un po’ meno entusiaste le Untouchable
Ravens perché quel bocconcino
non era stato assegnato alla
loro casa.
Alexis
si unì ai battiti, con un sorriso sulle labbra, ma
né Blaise né Draco si
mossero, come la maggior parte dei Serpeverde.
Beh,
certe cose non si potevano proprio
cambiare.
Quando
gli venne tolto il capello, il nuovo studente aveva uno strano ghigno
soddisfatto che colorava le labbra piene; dopo essersi scambiato uno
sguardo
con Silente, questo gli diede una pacca incoraggiante sulla spalla e
lui annuì,
scendendo dal ripiano rialzato per raggiungere gli altri studenti.
Si
fermò solo per un attimo, in mezzo alla Sala, ma tutti lo
notarono.
Il
suo sguardo si posò sulla figura di Alexandra Black, che lo
osservò con
espressione confusa.
Eppure,
quando i suoi occhi
incontrarono quelli del misterioso studente, il cuore le si
fermò
all’improvviso.
Erano blu.
Incredibilmente e profondamente blu.
Identici a quelli che, la sera
precedente, aveva scorto nel buio.
Il
ragazzo le sorrise e le fece un occhiolino, prima di prendere posto
accanto al
gruppo di Grifondoro, che lo accolse con pacche sulle spalle e strette
di mano.
-
No! Non di nuovo! – si sentì gridare da una voce
femminile, disperata all’idea
che anche il nuovo studente si
fosse
subito interessato alla più piccola della famiglia Black.
Tutti
si voltarono verso la Tassorosso del sesto anno che aveva pronunciato
quell’affermazione frustrata, per poi scoppiare a ridere
divertiti.
Il
nuovo studente, un po’ sconcertato, fissò
incuriosita la bruna Tassorosso, che
avvampò di vergogna e arrossì letteralmente
quando lui le strizzò un’occhio.
Alexis
aveva lanciato uno sguardo stranito alla ragazza, sbattendo
ripetutamente le
ciglia, confusa.
Che
aveva voluto dire?
-
Lo conosci? –
La
voce dura di Draco Malfoy la costrinse a voltarsi e ad abbandonare i
suoi
pensieri. Puntò lo sguardo sul suo viso, ora indurito da
un’espressione
evidentemente infastidita.
Non
gli era piaciuto per niente lo
spettacolino del nuovo arrivato nei confronti della sua ragazza.
Chi diavolo si credeva di essere?
Strinse
la mano che teneva attorno alla forchetta, tanto violentemente che le
nocche
sbiancarono.
Alexis
gli rivolse un’occhiata pensierosa, poi scosse il capo e
tornò ad osservare il
nuovo studente, che sembrava aver stretto amicizia con Harry Potter.
Scosse
lentamente la testa, rivolgendo di nuovo lo sguardo a Draco che,
però, non la
ricambiò.
-
No. Non l’ho mai visto prima d’ora. –
confessò sicura, corrugando le
sopracciglia.
Luis
Cabrisk: non era un nome
famigliare, per niente.
La
settimana di vacanza passò in fretta ed Hogwarts
tornò ad essere quella
popolosa e allegra di sempre. Natale e Capodanno sembravano aver
alleggerito i
pensieri di tutti gli studenti, che adesso sembravano quasi non pensare
più
alla misteriosa Camera dei Segreti e al pericolo delle pietrificazioni,
anche
perché dopo Justin Finch-Fletchey, nessun altro era ancora
stato aggredito e la
cosa faceva sperare per il meglio.
Alexis
aveva ripreso in mano la sua vita: le cose con Draco andavano per il
verso
giusto dalla sera di Natale – avevano raggiunto la felice
pace di due settimane
senza scontri di sorta! – e anche il rapporto con Harry
sembrava essere tornato
quello speciale di sempre. Aveva persino trovato il tempo per spedire
una
lettera a Sirius, nella quale gli raccontava tutte le ultime
novità, parlando
specialmente di quel nuovo ragazzo arrivato ad Hogwarts i cui occhi, la
sera della
festa, aveva scambiato per quelli di Sirius stesso. Glielo scrisse,
perché il
ricordo la faceva sorridere e, sicuramente, anche il padrino avrebbe
provato un
moto di tenerezza leggendolo e lei era sicura che, ovunque si trovasse,
Sirius
avesse bisogno di sentire che lei gli era vicina con il cuore, sempre.
Tra
la possessività esagerata di Draco – con la quale
aveva imparato a convivere,
cominciando persino ad apprezzarla -, i pomeriggi passati con Harry e
l’inizio
delle lezioni, Alexis non aveva avuto praticamente alcuna occasione per
poter
conoscere il nuovo studente, ma la cosa non compariva di certo nella
sua lista
delle priorità, al momento.
Ma
il destino, che se ne fregava delle
sue liste mentali, li fece incontrare quel pomeriggio stesso.
La
giovane Potter si stava dirigendo a passo svelto verso l’aula
di incantesimi,
con il libro stretto al petto. Era appena uscita, nemmeno troppo
indenne, da
una lezione di Pozioni nella quale – non potendo contare
sull’appoggio di
Diamond che si era seduta vicino ad un’altra compagna di
Serpeverde – aveva
combinato il solito casino, con il risultato che ora la sua borsa
penzolava
nella doccia, in attesa che la maleodorante miscela lasciasse almeno in
parte
il tessuto in jeans.
Avrebbe
dovuto considerare l’idea di
chiedere a Draco di darle qualche altra lezione privata di Pozioni,
perché lei
non era proprio capace a crearne.
Il pensiero le riportò alla mente
quella notte ormai lontana, nella quale Malfoy, con mano abili,
l’aveva aiutata
a recuperare un brutto voto.
E poi, di ritorno dall’aula di Pozioni,
l’aveva inchiodata contro la porta e poi l’aveva
baciata.
Per la prima volta.
Il loro primo bacio.
Era ancora bollente sulle sue labbra,
mai cancellato dai numerosi contatti che avevano avuto in seguito.
Il sapore di quel primo sugello sarebbe
rimasto sulla sua bocca e sulla sua lingua per sempre.
Sorrise
tra sé e sé di quelle considerazioni:
chissà cosa avrebbe pensato Draco di lei,
se gliele avesse rivelate; era sicura che l’avrebbe presa in
giro con quella
dolcezza disarmante, mista ad una sensualità arrogante, che
era solo sua.
Si
sfiorò le labbra con le dita, mentre voltava
l’angolo, la testa fra le nuvole.
Fu
per questo, probabilmente, che si
scontrò violentemente contro il petto di qualcuno che
– di fretta a sua volta,
questo era evidente dalla durezza dell’impatto –
veniva dalla direzione
opposta.
Senza
che riuscisse ad impedirselo, Alexis Potter si ritrovò con
il sedere sul
pavimento.
Aveva
stretto gli occhi per il contraccolpo, ma quando li riaprì,
si ritrovò a spalancarli
completamente.
Davanti
a lei, un po’ disorientato
dallo scontro imprevisto, con la camicia aperta a rivelare il petto
bianco e la
cravatta storta e allentata, c’era Luis Cabrisk.
Aveva
il capo piegato e si stava massaggiando il punto in cui lei si era
duramente
scontrata; i capelli neri, lunghi e lisci, gli coprivano
l’espressione del
viso, ma quando rialzò la testa, i suoi occhi blu si
spalancarono a loro volta,
brillando di sorpresa.
Si
scrutarono, forse per qualche secondo di troppo, perché
Alexis sentì le guance
arrossire di vergogna e si affrettò a distogliere lo
sguardo, a disagio.
-
Scusami, io…Non guardavo dove stavo andando e…-
si giustificò, passandosi una
mano tra i capelli.
In
quel gesto usuale che era sempre
solita fare quando era nervosa.
Il
ragazzo sorrise e la guardò dall’alto, scuotendo
appena il capo e lasciando che
le ciocche sfuggenti gli sfiorassero il viso.
-
Non preoccuparti: è colpa mia, avrei dovuto prestare
più attenzione. – la
interruppe.
Aveva
una voce calda e bassa, un po’
roca e sensuale, ma non sembrava che lo stesse facendo a posto.
Doveva essere il suo tono normale, che
le attraversò il petto come una strana scarica di dolore.
Alexis
si sforzò di sorridere, ancora imbarazzata, e si
voltò per poterlo osservare.
Ma
quando il suo viso fu tornato sulla
figura del giovane, sobbalzò quasi, spaventata: Luis si era
piegato sulle
ginocchia e la stava scrutando a pochi centrimetri di distanza, tanto
che i
loro nasi quasi si sfioravano.
Da
quella ridicola distanza, Alexis potè notare che i suoi
occhi erano veramente
blu, tanto profondi da sembrare non avere alcuna fine; aveva un viso
elegante,
con delle labbra che ora erano piegate in un sorriso strano, a
metà tra
l’incuriosito e il soddisfatto.
D’istinto
– anche se con un po’ troppo ritardo – si
ritirò indietro, allontanandosi da
quel viso perfetto, che la stava studiando con una strana arroganza.
-
Ho…Ho qualcosa che non va? – gli
domandò, titubante, mentre sentiva le guance
prendere velocemente calore.
Il
ragazzo sghignazzò tra sé e sé e
scosse la testa.
-
Assolutamente. – disse, prima di tirarsi nuovamente su e
porgerle una mano, per
aiutarla a rialzarsi.
Alexis
fissò il palmo bianco, titubante, poi posò le
dita sulla mano del giovane, che
le strinse con delicatezza.
Non
si era aspettata che sotto quell’aspetto elegante si
nascondesse una forza tale
da riuscire a sollevarla con un solo braccio, senza sforzo.
Ma,
soprattutto, quello che non si era
assolutamente aspettata era che il ragazzo se la trascinasse addosso,
stringendosela tra le braccia e facendole aderire una guancia contro il
petto
atletico.
Troppo
sorpresa da quell’abbraccio improvviso, Alexis non
riuscì a muoversi subito. Si
lasciò cullare quasi, dolcemente, dal ragazzo, che, con una
innaturale
familiarietà, aveva preso a sfiorarle appena le braccia,
lento e delicato.
Aveva
un profumo fresco, di fiori e di
primavera.
Quando
si rese effettivamente conto della situazione, spalancò gli
occhi e gli
premette entrambe le mani sulle spalle, costringendolo ad allontanarsi.
Lo
guardò dal basso con un misto di risentimento e imbarazzo,
al quale lui rispose
semplicemente con un sorriso arrogante.
Alexis
fu costretta ad abbassare lo sguardo e borbottò un
‘grazie’
biascicato, non troppo contenta del comportamente del nuovo
arrivato.
Ma
chi si credeva di essere?
Si
chinò per raccogliere il libro di incantesimi, che
nell’impatto era caduto per
terra, ma lui fu più lesto: si era piegato con un gesto
fluido e aveva preso il
tomo, per poi porgerglielo con un sorrisino.
Alexis
lo prese e se lo strinse al petto.
-
Scusami per la mia maleducazione. – esordì lui,
all’improvviso, con una
gentilezza che sembrava quasi d’altri tempi. Alexis
corrugò la fronte, ma lui
non le diede il tempo di replicare – Non mi sono ancora
presentato: sono Luis Cabrisk.-
e le porse una mano.
La
fissò per qualche istante poi, armeggiando per reggere il
grande libro con un
solo braccio, porse la sua e la strinse lievemente.
-
Alexandra Black. – si presentò a sua volta,
ostentando una certa sicurezza nel
pronunciare quel nome.
Fredda
e orgogliosa come solo una vera
Black avrebbe potuto essere.
Luis
le rivolse un sorriso abbagliante e si portò la mano alle
labbra, prima di
sfiorarla delicatamente, senza mai smettere di guardarla negli occhi,
neanche
mentre si chinava appena per raggiungere il dorso roseo.
-
Piacere. – mormorò, con tono strano, prima che il
sguardo assumesse una
sfumatura indagatoria – Sei la sorellina di Sirius Black, non
è vero? –
Era
una domanda diretta, ma non la colpì particolarmente: erano
mesi che si fingeva
la sorella minore del suo padrino, quindi non si scompose. Si
limitò ad annuire
appena, mentre lasciava scivolare via la mano dalla presa ormai
inesistente
delle dita affusolate di Cabrisk.
Luis
si limitò a rivolgerle un altro sorrisino sghembo, prima di
chinare appena il
capo, in un cenno di saluto.
-
Ci vediamo in giro allora, Alexandra. –
Aveva
un modo di pronunciare il suo nome che era oscuro e vibrante e che le
accarezzò
la pelle ancor prima delle dita del giovane che, leste e sfuggevole, le
rubarono una carezza sulla guancia; prima che Alexis avesse la
possibilità di
fare alcunchè, Luis si era già dileguato oltre
l’angolo.
Ancora
perplessa da quanto appena successo, sbattè le palpebre
decisamente
disorientata e si sfiorò la guancia sulla quale il
misterioso studente le aveva
lasciato una breve carezza.
“Ma
chi diavolo si crede di essere?”
Si
domandò ancora, sentendo la rabbia montarle dentro
all’improvviso. Scosse la
testa, per scacciare l’immagine del ragazzo dalle
mente e si avviò per il corridoio,
diretta versa l’aula di incantesimi per la quale era
già, oltremodo, in
ritardo.
Due
occhi scuri e ben truccati
seguirono i movimento della giovane dall’ombra.
Un sorriso malsano colorò labbra rosse
e velenose.
“Ci
vediamo in giro allora, Alexandra.”
Le
aveva detto Luis prima di congedarsi.
E
mai parole erano state più veritiere.
Alexis
lo aveva incontrato per tutto il giorno, in ogni angolo immaginabile
del
castello e ogni volta lui sembrava trovare una scusa per rivolgersi a
lei, anche
che si trattasse di un semplice saluto.
La
cosa la stava facendo ammattire!
Mentre
procedeva verso la Biblioteca, per prendere in prestito un libro di
Difesa
Contro Le Arti Oscure – il professor Allock aveva affidato
loro il compito di
scrivere un tema su come difendersi da una strana creatura che il loro
libro
neanche menzionava e che era decisamente di dubbia esistenza
– si scrutava
intorno ansiosa, quasi timorosa di vedersi sbucare Luis Cabrisk davanti
agli
occhi, all’improvviso, con il suo sorriso accattivante e il
suo sguardo
arrogantemente blu.
Le
stava dando il tormento.
Non
era sicura fosse tanto per il suo aspetto fisico – come
invece avrebbe pensato
Draco Malfoy se fosse venuto a conoscenza delle vicende giornaliere
– quanto
più per il fatto che fosse la presunta sorella di Sirius
Black: ad ogni
incontro, quello non continuava che rimarcare il suo nome completo, con
una
sottile e fastidiosa ironia, che le stava veramente facendo saltare i
nervi.
Era
mai possibile che non potesse avere
un lungo periodo di tranquillità?
Era
talmente tesa, che quando qualcuno le sfiorò il braccio, con
delicatezza,
sobbalzò.
Le
dita che, inizialmente, l’avevano solo lambita, si erano
adesso strette appena
sopra il gomito, con forza – sebbene sembrassero ben
conoscere il limite che si
dovevano imporre per non farle alcun male. Con uno strattone, la mano
misteriosa la costrinse a voltarsi e lei, nella furia del momento
– e nella
convinzione che si trattasse di nuovo
di Luis – si girò con il braccio teso e la mano
spalancata, pronta a colpire
quel viso strafottente con uno schiaffo. Le sue dita si scontrarono
chiaramente
con qualcosa, ma non fu assolutamente la guancia del profilo elegante
del
neo-Grifondoro.
Era
stata un’altra mano ad accogliere la sua, con una stretta
gentile e veloce, che
l’aveva bloccata a mezz’aria nel gesto tentato.
Alexis cercò di ribellarsi,
dimenandosi nella stretta che, adesso, dal gomito era passata alla
vita, dove
un braccio l’aveva circondata quasi con prepotenza.
-
Lasciami! Lasciami! – urlò, cercando di sottrarsi
alla sua presa.
-
Da quando sei diventata tanto manesca? –
Il
tono sorpreso di quella voce la costrinse a calmarsi immediatamente,
mentre
alzava il viso di scatto.
Gli
occhi spalancati brillarono nella
loro speciale tonalità di verde, mentre si posavano su
quelle iridi che,
dall’alto, la osservavano confuse.
Iridi grigie e perplesse.
Non blu ed arroganti.
-
Draco! – esclamò, quanto mai stupita di ritrovarsi
stretta al petto del
Serpeverde.
Il
suo ragazzo la stava fissando
dall’alto, scrutandola con un’occhiata
indecifrabile.
Alexis
scosse la testa, per costringersi a tornare alla realtà.
-
Oddio: scusami! Non avevo intenzione di colpire te…-
mormorò, dopo aver
poggiato la fronte contro la sua spalla.
-
Voglio ben sperarlo. – le rispose con tono neutro, ma lei
aveva imparato ad
avvertire quando, come in quel momento, un sorrisino divertito
aleggiava sulle
sue labbra.
La
mano di Draco aveva lasciato andare quella di lei - che automaticamente
si era
poggiata sul fianco snello del ragazzo - per insinuarsi nella folta
chioma nera
e impossessarsi del suo capo, che carezzò con lentezza.
-
E’ troppo sperare che fosse per San
Potter, vero? – le domandò, ma quando
lei fece per alzare il viso di scatto
e rispondergli a tono, lui non glielo permise, mettendo appena un
po’ più di
pressione sulla sua nuca, in modo da costringerla a rimanere con il
viso
premuto sul su petto. Si chinò appena,
finchè le sue labbra non raggiungersero
l’orecchio della ragazza – Frena i tuoi bollenti
spiriti, Potter…-
l’ultima parola l’aveva bisbigliata talmente a
bassa voce
che lei aveva quasi fatto fatica a sentirla – Stavo solo
scherzando. –
La
sentì rilassarsi tra le sue braccia, mentre le sfiorava una
guancia con le
labbra, prima di scendere ad impadronirsi della sua bocca, che
divorò con
vorace dolcezza.
-
Dobbiamo parlare. – le mormorò poi sulle labbra,
dal quale si era allontanato
appena giusto per il tempo di quelle due paroline, per poi riprendere a
baciarla.
Nel
farlo, si era piegato appena in avanti, tanto che lei era stata
costretta ad
allacciargli le braccia dietro al collo per sorreggersi a lui e non
cadere.
-
Dobbiamo proprio? – gli domandò e le sue parole
morirono in un altro bacio.
Alla
fine, Draco si costrinse a spostarsi, senza tuttavia allontanarla da
sé. Se la
strinse al petto con entrambe le braccia, mentre le poggiava il mento
sulla
testa e la cullava appena.
-
Sì, mia bella Black…-
le sussurrò,
lanciando un’occhiata obliqua al gruppo di studentelle che
passava lì accanto e
che ridacchiò frivolo non appena li ebbero superati
– Dobbiamo proprio.
–
Era
un sole pigro, quello che splendeva nel cielo terso di quel pomeriggio.
Se ne
stava lì, già prossimo all’orizzonte,
con quei raggi deboli e bugiardi che
illuminavano poco e scaldavano ancora meno.
La
neve si era quasi completamente sciolta, ma loro avevano dovuto
comunque
utilizzare la magia per spostare il mucchietto sporco che ancora
inumidiva la
panchina di marmo sulla quale, adesso, erano seduti.
O
meglio, Alexis era seduta; Draco Malfoy era praticamente sdraiato, una
gamba
che poggiava sul terreno, l’altra rialzata sul sedile e la
testa comodamente
posata sulle coscie di lei.
Si
erano recati in uno dei tanti giardini interni di Hogwarts,
piacevolmente
contenti di essere riusciti a trovarne uno abbastanza desolato: con il
freddo,
in fondo, era poca la gente che si concedeva scorrazzate fuori dal
castello,
quindi loro avevano potuto ottenere la loro tanto sperata
tranquillità.
Draco
Malfoy teneva gli occhi chiusi e Alexis aveva quindi la
possibilità di
osservarlo con tutta la calma possibile, senza che lui la notasse
troppo
imbambolata.
Comunque,
sapeva perfettamente che lui
era al corrente dell’essere studiato.
I
raggi di quel sole bugiardo si riflettevano sui suoi capelli, sottili
fili
d’oro con i quali lei, neanche troppo attentamente, stava
giocherellando,
avvolgendoseli intorno alle dita piccole e delicate, oppure
pettinandoli appena
all’indietro: le piaceva di più quando, come in
quel momento li lasciava
liberi dal gel.
Aveva
un’espressione distesa e rilassata, il bel Malfoy –
il tuo
Malfoy, le ricordò
una vocina nella testa, riempiendole il cuore con quella sensazione che
trovava
il suo confine preciso tra il piacere e il dolore. Le sue labbra erano
distese
in un sorrisino pigro, che si accentuò appena quando
l’indice di lei, curioso,
era sceso a sfiorargli il profilo elegante del naso e poi si era
poggiato sulla
bocca carnosa, che lui aveva corrucciato appena per poterle regalare un
bacio
sulla punta delle dita.
-
Non dovevamo parlare? – gli rammentò Alexis,
mentre lui sollevava una mano e si
bloccava quella di lei sulle labbra, prima di baciarne il palmo e il
polso.
Lentamente,
aprì gli occhi per scrutarla con un’occhiata
obliqua. Non le rispose, non
subito per lo meno: le sue labbra rimasero impegnate a sfiorarle la
pelle del
polso, per poi risalire lungo la stoffa morbida del maglione che
indossava,
arrivare al collo, baciare la mandibola e, infine, dopo essersi
poggiato con
una mano sulla panchina per rialzarsi, rapirle le labbra.
-
Sì, dobbiamo parlare. – concordò poi,
soffiandogli appena sulle labbra umide di
baci e facendola rabbrividire.
Strofinò
un’ultima volta la bocca contro quella di lei, con un gesto
carico di
sensualità e dolcezza, e poi si mise a sedere, chinando
appena il capo per
poterla osservare meglio.
-
E’ sempre colpa di quello stupido di Potter. –
sentenziò poi, improvvisamente
duro, ma neanche così tanto da spingerla a sentirsi
veramente risentita – Se
non fosse per lui, a quest’ora potrei baciarti, libero da
qualsiasi inutile
pensiero. –
Alexis
gli lanciò un’occhiata stranita di sottecchi.
-
Draco…- lo richiamò, spazientita, ma lui scosse
la testa, prima di poterla
lasciar finire.
-
So chi è per te, Alex
– sentenziò.
Da
quando aveva saputo della sua vera
identità, aveva preso a chiamarla Alex
molto più spesso di quanto non facesse
prima, perché, in un modo o nell’altro, era pur
sempre un diminutivo del suo
nome.
Poi
sbuffò, quasi gli fosse difficile parlare con lei di quelle
cose che gli
frullavano per la testa.
E’…difficile.
Le
aveva detto la mattina dopo Natale, ma lei non si era mai preoccupata
di
chiedere delucidazioni in merito. Ora, si sentiva un po’ in
colpa per come lo
aveva trascurato.
La
sua mano corse a posarsi sul braccio di Malfoy e lui la accolse,
coprendola con
la propria, ma non si voltò a guardarla.
I
suoi occhi rimasero ostinatamente puntati su di un’orizzonte
che, per quanto si
fosse sforzata, lei era sicura non sarebbe mai riuscita a vedere.
-
Ma questo non significa che il mio atteggiamento nei suoi confronti
cambierà. –
continuò e la mano libera si artigliò appena al
bordo della panchina –
Nonostante tutto, non puoi chiedermi di accettarlo,
né tanto meno di essergli…amico.
–
Aveva
un’espressione dura sul viso e, anche se non poteva
scorgerlo, era sicura che i
suoi occhi stavano rilucendo di frustrazione, rabbia e forse, in fondo,
anche
odio.
Alexis
sospirò e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa
aggiungere.
Non
si era mai aspettata che Malfoy
mettesse da parte le sue divergenze con Harry solo per lei. Non aveva
mai
pensato nemmeno di chiederglielo, perché sapeva quanto la
cosa sarebbe
risultata impossibile.
Eppure, saperlo così, da quelle stesse
labbra che tanto amava baciare, le fece male lo stesso.
Draco Malfoy ed Harry Potter: nemici
per sempre.
Senza
che lei se ne fosse nemmeno resa conto, Draco si era di nuovo voltato a
guardarla e ora le stava accarezzando, cauto, il profilo della guancia.
Aveva
paura della sua reazione.
Aveva paura di perderla di nuovo, ma
non aveva intenzione di porla davanti ad una scelta.
Quella era decisamente l’ultima delle
cose che avrebbe voluto.
Il suo unico desiderio era quello di
essere sincero nei suoi confronti e di mettere bene in chiaro le cose:
la
amava, come non aveva amato nessun’altra fino ad allora, ma
questo non avrebbe
mai potuto lenire l’odio che provava nei confronti di Harry
Potter.
Alexis
non disse nulla, ma neanche si sottrasse alle sue carezze, cosa che,
almeno in
parte, lo rincuorò.
-
Quando hai intenzione di rivelargli che tu sei sua sorella?
– le chiese all’improvviso, seppur con tono
delicato che
denotava un certo tatto.
Alexis
alzò nuovamente il viso, in modo da poter di nuovo guardare
Draco negli occhi.
Lo osservò per qualche secondo, titubante e sorpresa dalla
domanda. Poi scosse
la testa e si voltò, sottraendosi alle sue carezze.
-
Io…Non lo so.- ammise, mettendo i piedi sulla panchina e
raccogliendo le gambe
al petto, che circondò con le braccia; poggiò la
guancia sulle ginocchia e si
voltò a guardare Malfoy, che ora la osservava tranquillo.
– Ci ho provato,
tante volte, dico sul serio. – continuò, spostando
lo sguardo e prestando
attenzione ad una foglia dell’albero che li sovrastava e che,
coraggiosa, era
rimasta attaccata all’albero nonostante le insidie
dell’inverno.
-
E lui non ti ha mai ascoltata? – le chiese Draco, allungando
una mano per
sfiorare gentilmente il dorso di quelle di lei.
-
No: Harry è un bravo ascoltatore. – ammise lei,
stringendosi appena nelle
spalle – Solo che, ogni volta che trovo il coraggio di
confessare tutto, per un
motivo o per l’altro desisto e scappo. –
sospirò, ma Draco non smise di
sfiorarle le mani, premuroso – Sono una vigliacca: altro che coraggiosa Grifondoro.
– mormorò, più a se stessa che non
al ragazzo, che però non si lasciò sfuggire
quell’affermazione alquanto
particolare.
-
Che intendi dire? – si informò infatti,
intrecciando le sue dita a quelle di
lei.
Alexis
tornò a guardarlo, ma aveva lo sguardo vacuo e non sembrava
vederlo davvero.
Odiava
quando la scorgeva con
quell’espressione sul viso; c’era una fitta di
dolore che partiva dritta dal
suo cuore e arrivava a serrargli le mascelle e ad indurirgli lo sguardo.
Lei
sorrise appena, amara.
-
Forse, quello che ti dirò non ti piacerà
granchè…- confessò – Non
sono una
Serpeverde; in altre circostanze il Cappello Parlante mi avrebbe
affidata a
Grifondoro. –
Lo
sguardo di Draco assunse una sfumatura smarrita solo per un attimo,
prima di
tornare placido.
-
Come una degna Potter. – sibilò gelido; le sue
mani, tuttavia, non
abbandonarono quelle della ragazza. – Perché sei
tra i Serpeverde, allora? – si
informò poi, apparendo sinceramente curioso.
-
E’ stata una mia scelta: una Black tra i Serpeverde sarebbe
stata più credibile
e nessuno mi avrebbe dato troppo fastidio. –
rivelò con semplicità.
Draco
sembrò pensarci su un attimo, mentre districava le loro dita
per portarsi la
mano sotto il mento.
-
Comunque, non sei mai stata molto credibile come Serpeverde.
– rimuginò lui,
che pian piano stava rimettendo a posto gli ultimi tasselli del puzzle.
–
Troppo gentile, troppo disponibile, troppo ingenua…-
-
Troppo poco musona? – aggiunse lei, con un pizzico di
divertimento nella voce.
Draco
le rivolse un’occhiata obliqua, prima di sollevare di nuovo
la mano e
accarezzarle il profilo del viso con la punta dell’indice.
-
La sfacciataggine non ti manca di certo, però. –
le fece notare con un
sogghigno.
Alexis
gli fece una linguaccia, poi gli prese la mano e intrecciò
nuovamente le loro
dita.
-
Chissà: se fossi stata smistata a Grifondoro fin
dall’inzio, forse noi non
saremmo nemmeno stati insieme a quest’ora. –
mormorò, assorta nell’unione delle
loro mani.
Draco
se le portò sulle labbra e le baciò le nocche una
ad una, senza mai staccare lo
sguardo da quello di lei.
-
E ti penti della scelta che hai fatto? – le chiese,
improvvisamente serio.
Alexis
sorrise e la risposta lasciò le sue labbra spontaneamente.
-
No. – ammise, sincera – Potessi tornare indietro
nel tempo, lascerei ogni cosa
uguale ad ora, se avessi la certezza che condurebbe nuovamente qui, su
questa
panchina, accanto a te. – poi sembrò pensarci su e
distolse lo sguardo,
improvvisamente nervosa – Certo, forse sceglierei di dirti
personalmente la
verità, senza che tu lo venga a sapere da una lettera.
– aggiunse, portandosi
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lo
sentì ridacchiare appena, mentre le prendeva il mento tra le
dita e la
costringeva ad osservarlo di nuovo: adesso erano vicini e i loro
respiri si
accarezzavano, come le loro mani ancora legate.
-
Sarebbe una scelta saggia. – concordò, sfiorandole
il viso con una carezza – E
comunque, anche se tu fosse stata una Grifondoro, questo non significa
che non
ci saremmo incontrati lo stesso. – le soffiò, ad
un centimetro dalle labbra – Ho
accettato il fatto che tu sia una Potter,
come non avrei potuto accettare che il tuo cuore fosse Grifondoro?
–
Il
cuore Grifondoro le esplose
letteralmente nel petto, mentre spalancava gli occhi e le labbra,
sopresa da
quelle rivelazioni.
Draco,
delicatamente meschino,
approfittò
del fatto che aveva aperto le labbra per infilarle la lingua nella
bocca e
prendere immediatamente ad intrecciarla con quella di lei, in un bacio
allo
stesso tempo violento e dolcissimo, che li lasciò senza
fiato in breve tempo.
Si
allontanò appena da lei solo per posarle la fronte sulla
propria e guardarla
attentamente negli occhi, come se potesse immergevisi dentro.
I
suoi capelli biondi le solleticavano ora il viso, ed era una sensazione
davvero
piacevole.
-
Non preoccuparti. – le mormorò
all’improvviso, socchiudendo gli occhi e
stringendola a sé con un braccio, mentre l’altra
mano andava ad accarezzarle
una guancia – Tuo fratello ti
ha
adorato ancor prima di sapere chi sei. Quando ti sentirai pronta per
dirgli la
verità, sono certo che lui sarà lieto di
accoglierti a braccia aperte. –se ne
uscì, con una dolcezza tanto improvvisa e delicata da farle
singhiozzare
doloramente il cuore nel petto.
Alexis
sorrise e strusciò morbidamente la sua fronte contro quella
di lui.
Rimasero
così per qualche secondo, cullati dal vento freddo e dal
calore piacevole dei
loro corpi; poi, improvvisamente, Draco spalancò gli occhi,
che brillarono di
una strana luce maliziosa, accompagnando il ghigno delle sue labbra.
-
E, a proposito di Potter…- mormorò, con un tono
subdolo che non le piacque per
niente; era incredibile come quel ragazzo potesse cambiare umore tanto
repentinamente, quasi da spaventarla a volte. Draco ghignò
– Gli prenderà un
colpo quando verrà a sapere che la sua adorata
sorellina è innamorata di Draco Malfoy.
–
Alexis
spalancò gli occhi a sua volta e lo allontanò con
una spinta leggera, non
riuscendo a trattenere un sorriso. Lui ridacchiò e lei
tentò di lanciargli
un’occhiataccia risentita.
-
Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò,
spingendogli nuovamente le mani sulle
spalle.
Draco
rise di nuovo, di quella risata cristallina che era così
raro sentir lasciare
le sue labbra, ma che era davvero bellissima. Senza farsi toccare dalle
sue
parole, la strinse di nuovo a sé e lei, istantaneamente, gli
allacciò le
braccia dietro al collo e lo cinse a sua volta, poggiandogli il mento
sulla
spalla.
-
L’unico stupido di cui vorrei mai
innamorarmi. –
Grazie
a quell’amore del suo
ormai ufficiale
fidanzato, aveva passato tutto il pomeriggio a farsi distrarre dalle
sue parole
e dalle sue carezze ed aveva finito col dimenticarsi del compito di
Difesa
Contro le Arti Oscure – che avrebbe dovuto consegnare entro
l’indomani. Così,
dopo essersi lanciata in Biblioteca ed aver trovato il libro che le
serviva,
ora stava tornando verso i Sotterranei, pronta ad una nottataccia
passata tra
libri, inchiostro e pergamena.
Grazie
davvero, Draco.
Comunque,
per sentirsi meno in colpa, il ragazzo si era offerto di aiutarla con
il
compito, nonostante la prospettiva lo rendesse alquanto poco allegro.
“Preferirei
passare il mio tempo con te
in modi decisamente più…divertenti.”
Le aveva infatti sussurrato malizioso,
passandole una mano sulla schiena.
Era stato con un’enorme violenza – e
con grande disappunto di lui – che era letteralmente fuggita
dalla Sala Comune
per recarsi in Biblioteca.
I
corridoi erano stranamente silenziosi, come se tutto il castello fosse
già
andato a dormire: improbabile, vista l’ora – erano
solo le sette di sera.
Probabilmente erano tutti scesi in Sala Grande per la cena.
Aprì
l’enorme libro che aveva tra le braccia, cominciando a
leggere l’indice per
cominciare ad avvantaggiarsi, quando sentì un rumore
sinistro provenire dalle
sue spalle. Si girò di scatto, chiudendosi il libro contro
il petto con un solo
braccio, mentre una mano correva a serrarsi sulla bacchetta, nascosta
sotto al
mantello. Si guardò intorno, incerta, ma non vide nessuno.
Procedendo
all’indietro, continuò a scrutare le ombre, con
aria guardinga.
Qualcuno
la stava osservando, se lo
sentiva sulla pelle.
Fece
per girarsi, decisa ad accelerare il passo per allontanarsi il
più in fretta
possibile da quel corridoio, mai così spaventoso, ma non
fece in tempo.
Qualcuno
la afferrò prepotentemente per la vita, sollevandola di peso
senza difficoltà
alcuna. La sua schiena si scontrò violentemente contro un
petto ampio e muscoloso,
che l’accolse a sé, gentile, a differenza della
presa con la quale adesso la
strava trascinando via, dopo averla sollevata senza sforzo.
L’urlo che stava
per cacciare le morì in gola, soffocato dalla mano calda
che, adesso, le aveva
serrata decisa le labbra.
Alexis
cominciò a dimenarsi e a scalciare nel vuoto, mentre il
libro le sfuggiva di
mano e cadeva con un tonfo sordo sul pavimento.
Un
secondo più tardi, nel corridoio era rimasto solo il volume
di Difesa Contro le
Arti Oscure, aperto.
Non
aveva smesso un solo secondo di dimenarsi, tanto meno quando la figura
sconosciuta che la teneva legata a sé – come se
non si stesse nemmeno muovendo
– era entrata in un’aula vuota e aveva serrato la
porta con un Colloportus.
La
stanza era buia e indubbiamente vuota: la poca illuminazione proveniva
da
un’ampia finestra lasciata aperta, dalla quale filtravano i
raggi di una luna
mai così piena e vicina, che rendeva l’atmosfera
incredibilmente soffusa.
Alexis
si dimenò ancora, decisamente terrorizzata, e il braccio che
la stringeva per
la vita parve ammorbidirsi appena, mentre la posava delicatamente a
terra,
senza tuttavia lasciarla andare né smettendo di premere la
mano sulla bocca che
aveva tentato, più volte, di morderla, senza risultato.
Lo
sconosciuto la tenne stretta a sé, delicato come se fosse
fatta di cristallo;
sentì il suo viso avvicinarlesi da dietro, tanto che le loro
guance si
sfiorarono.
I
capelli del ragazzo misterioso erano morbidi e profumavano di fiori
freschi e
primavera.
Un
odore terribilmente famigliare.
-
Se prometti di stare buona, allora ti lascio andare…-
promise lui, con voce
morbida e roca, densa e sensuale.
Alexis
deglutì e un brivido le scosse le spalle, mentre annuiva
appena.
Le
sembrò di sentirlo sospirare sollevato, mentre, lentamente,
lasciava scivolare
via la mano dalla sua bocca e il braccio dalla sua vita; non perse
tempo a
sincerarsene comunque, perché appena ebbe il tempo di
voltarsi, sollevò la
bacchetta che ancora stringeva tra le dita tremanti.
-
Diff…- cercò di pronunciare, ma il ragazzo fu
decisamente più lesto.
Capite
le sue intenzioni, aveva fatto scattare il braccio e le aveva serrato
il polso
tra le dita, con forza, allontanando la bacchetta dal proprio petto; le
aveva
storto appena il braccio, senza tuttavia farle troppo male. Si
avvicinò tanto
al suo viso, che adesso, anche nella luce fioca della stanza, lei
potè vedere
chiaramente il volto di chi aveva davanti: Luis Cabrisk, con i suoi
occhi
incredibilmente blu e la sua faccia di arrogante presunzione.
Alexis
trattenne il respiro e un gemito involontario lasciò la sua
gola, mentre lui la
costringeva a lasciar andare la bacchetta.
-
Questa non ti servirà…- mormorò, senza
mai distogliere lo sguardo da quello
verde di lei, che era come pietrificato.
Alexis
sembrò trovare coraggio in una parte remota di
sé, perché cercò di
divincolarsi, senza troppo successo.
-
Si puo’ sapere che diavolo vuoi da…-
sbraitò, ma non fece in tempo a finire la
frase.
Veloce,
Luis le aveva artigliato una spalla e poi l’aveva spinta
contro il muro,
preoccupandosi però che l’impatto non fosse troppo
duro.
La
inchiodò lì, con uno sguardo serio e minaccioso,
mentre sulle sue labbra si
apriva un sorriso perfetto e freddo.
-
Io conosco il tuo segreto - le soffiò, con voce morbida
– Alexis
Lily Potter...-
*
(*) Le Coccatrici sono animali magici,
combinazione tra un gallo e un drago (o un serpente); somigliano a
delle
galline giganti, per questo ho deciso di inserire questo termine di
paragone
per descrivere Pansy e le sue amiche: fa più linguaggio da
mondo magico, no?
Salve a
tutte!
Ecco a voi il nuovo capitolo di
questa
storia: spero vi
sia piaciuto *_*
Come promesso, è arrivato non appena
ho concluso i miei esami! Finalmente sono liberaaaaaaaa *______* Non ho
idea di
come sia andato, ma penso piuttosto bene! Vi farò sapere il
risultato nel
prossimo capitolo, promesso ;)
Purtroppo sono abbastanza di corsa,
quindi mi limito a lasciarvi poche parole e una
miriade di
ringraziamenti, augurandomi che questo capitolo vi sia
piaciuto almeno
quanto i precedenti, perché io mi sono divertita molto a
scriverlo!
Passando a delle comunicazioni
importanti:
1. Adesso che è di nuovo
estate e che potrò dedicarmi alla
scrittura giornalmente, questa fan fiction verrà
aggiornata una volta alla
settimana, ogni sabato pomeriggio dopo pranzo. Ovviamente,
avendo postato
oggi questo capitolo, il prossimo non sarà questo sabato, ma
sabato 9 Luglio!
4. Faccio un po’ di
pubblicità anche alle altre mie storie
online qui su EFP; se oltre la storia vi piace anche il mio modo di
scrivere o
il modo in cui muovo i personaggi, leggetele, mi rendereste veramente
felice (:
L’ultimo
bacio
della Morte
Walk Through
The Fire
Bene, dopo i soliti annunci, passo
velocemente a ringraziarvi, perchè ve lo meritate davvero!
Grazie
mille, infinitamente per:
Oltre 300
recensioni (non me lo sarei
mai immaginato *_*)
100 preferiti
20 ricordati
113 seguiti
GRAZIE CON
TUTTO IL CUORE PER SEGUIRE
CON ME LE AVVENTURE DI ALEXIS POTTER!!
E un grazie
speciale alle 15 persone che hanno recensito lo
scorso capitolo!
A voi tutto il mio affetto <3
Ora scappo, fatemi
sapere cosa ne pensate di questo capitolo, per me è davvero
importantissimo!! <3
Un bacione enorme a tutte :3
Giulia.