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Autore: ErinBaston    01/07/2011    2 recensioni
L'aveva sempre attratta quella pelle diafana.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Angolo dell'Autrice: Spero che questo  capitolo vi piaccia e che non sia troppo corto! Forse questo sarà l'ultimo che pubblicherò, perchè il 2,3,4 di Luglio sarò via in vacanza al mare, perciò non potrò scrivere.
Spero di poter ricominciare presto. Un bacio.







Capitolo 3
 

«Come ci sono arrivata qui? »
Hermione si guardò intorno massaggiandosi la testa, visibilmente preoccupata.
Era finita chissà come nella vecchia aula del professor Vitious, la riconosceva dall’accatasto di cuscini nella cassa vicino alla porta, quelli che avevano usato per esercitarsi con gli incantesimi di Appello.
Con un’espressione dubbiosa si chinò per prendere la borsa lasciata a terra, o forse era meglio dire buttata. Tutte le sue cose erano sparse sulla pavimentazione di marmo, la boccetta di inchiostro era rotta e tutto il contenuto si era rovinosamente rovesciato sul libro di Antiche Rune.
Sospirò, poi si mise a raccogliere i libri, le piume e le pergamene per rimetterle ordinatamente nella borsa. Mentre stava raccattando le sue cose trovò sul pavimento anche qualche bottone bianco. Ne portò uno al viso, lo esaminò per qualche minuto e stabilì che doveva essere appartenuto ad un ragazzo con una camicia della divisa fatta su misura.
« Praticamente tre quarti di questa scuola. Madama McClan ha fatto grandi affari con quel nuovo tessuto ultraleggero e resistente.» pensò riluttante gettando il bottone nella borsa.
Prese tra le mani il libro di Antiche Rune imbrattato di inchiostro e mormorò : «Tergeo.» prima di ficcarlo nella sacca con tutto il resto e incamminarsi alla prossima lezione, in ritardo.
 
*
 
Le ore passavano con una lentezza assoluta, l’orologio sembrava non girare mai.
Per la prima volta Hermione Granger non prestava attenzione né rispondeva alle domande. Rifletteva, incessantemente.
«Come cavolo sono finita in quell’aula?..Io non lo ricordo. » pensò tra sé e sé, la testa poggiata sul palmo di una mano, mentre l’altra tormentava una ciocca di capelli ribelli.
«Non ricordo niente, accidenti.» pensò sbuffando «Un momento..e se.. »
Sbarrò gli occhi mentre assumeva un’espressione terrorizzata ma poi, riflettendoci bene, scartò il pensiero di essere stata posseduta. Ginny glielo aveva spiegato parecchie volte e, anche se i “sintomi” parevano corrispondere, non era entrata in possesso di oggetti oscuri donati da sconosciuti, perciò si tranquillizzò appena.
Riprese a tormentarsi una ciocca, la mente persa in un altro universo di pensieri vorticosi.
Per qualche minuto provò uno strano formicolio alla nuca, come se qualcuno la stesse osservando. Si girò, quasi di scatto, e incontrò gli occhi cinerei di Malfoy che la stavano scrutando, il volto dipinto da un’espressione quasi di dolore.
Hermione lo fissò torva, chiedendosi cosa volesse quel presuntuoso, il dolore alla natica sinistra parve riaffiorare.
Si fissarono trucemente fino al suono della campanella che invitava gli studenti ad andare a pranzo.
La ragazza getto i libri nella borsa di pelle sempre scrutando in modo arcigno Malfoy, poi si diresse verso l’uscita dell’aula di Storia della Magia sbattendo i piedi e respirando rumorosamente. Lui le si parò davanti, la prese per i fianchi e la sbatté al muro, tenendola ferma con il suo stesso  corpo.
«Che cazz..Malfoy, si può sapere che ti prende oggi?!» sbraitò lei cercando di spostarlo, ma si arrese quasi subito. Era troppo forte per lei. Si guardò intorno allarmata in cerca di aiuta, ma la classe era vuota, tranne che per loro due, soli.
Alzò il volto e incontrò i suoi occhi. Non sembrava arrabbiato, notò quasi con dispiacere, che sembrava tremendamente affranto.
Resistette alla tentazione di consolarlo, di chiedergli cosa ci fosse che non andava, dopotutto lui era un Serpeverde; le avrebbe risposto in malo modo, ne era sicura. L’avrebbe presa in giro per la sua bontà nei confronti di chi non la merita.
«Lasciami andare, Malfoy.» disse lentamente lei scandendo bene le parole, il tono basso e gutturale. Lui non si mosse, ma la sua espressione si intensificò ed Hermione fu sicura che stesse soffrendo.
Stanca di quel assurdo giochetto gli poggiò le mani sul petto e lo spinse via con tutta la forza che avevo in corpo. Durante la pressione sul suo costato le era parso di sentire la mancanza di qualcosa sulla camicia.
Draco si spostò di poco come se fosse intenzionato a lasciarla passare, ma non a volerla vedere andare via.
La ragazza lo guardò un attimo prima di cominciare a correre per il corridoio fino in Sala Grande, la mente scombussolata per tutti quegli avvenimenti confusionari,  irrazionali e decisamente inaspettati.
Rallentò solo quando vide una massa di persone dirette al loro benvoluto pranzo. Si accodò a loro e si allentò la cravatta. Sospirò mentre finalmente raggiungeva la Sala.
Si accarezzò nervosamente i capelli riflettendo e, mentre si dirigeva al tavolo dei Grifondoro, ebbe la sensazione che alla camicia di Draco mancasse proprio il bottone che ora si trovava sul fondo della sua borsa.
 
*
 
«f-He-fu-rmio-fi-ne!» esclamò Ron con la bocca piena di pollo e patate arrosto appena la vide.
Harry si girò e le sorrise, il calice di succo di zucca in mano.
La ragazza si sedette, appoggiò la borsa e, sospirando, si servì da mangiare(zuppa di cipolle e vitello tonnato, accompagnati da qualche fetta di pane calda).
«Hai dimenticato un altro libro?» ironizzò Harry.
Hermione si girò, il cucchiaio di zuppa bollente a mezz’aria.
«No, io ho..avevo dei dubbi sulla lezione e ho chiesto al professor Ruf. spiegazioni» rispose lei. Poi, evidentemente soddisfatta, dalla semplicità col la quale aveva mentito al suo migliore amico, portò il cucchiaio alla bocca e inghiottì la zuppa.
Era talmente calda che sentì delle bolle formarsi sulla gola, cercò di trattenere un gemito di dolore.
Spinse la ciotola da parte, bevve due bicchiere di succo di zucca ghiacciati e si tuffo sul vitello, sotto lo sguardo divertito di Harry.
«Che c’è?» chiese quando ebbe mandato giù qualche boccone di carne.
«Niente, sei buffa.» rispose Harry sorridendo.
Hermione ridacchiò, facendo la faccia della finta-offesa.
Ogni tanto poggiava, con nonchalance, lo sguardo al tavolo dei Serpeverde. Più volte scorse Malfoy torturare  il cibo nel piatto con la forchetta senza neanche ingoiare un boccone. La terza volta che si girò a guardarlo lo vide alzarsi, prendere la borsa e dirigersi verso l’uscita della Sala Grande, per poi sparire tra i corridoi di destra.
La ragazza, senza capirne il motivo, bevve un bicchiere di succo velocemente(quasi strozzandosi), prese la sua roba e corse via dalla sala urlando(e tossicchiando) a Harry e a Ron un: «A dopo, devo andare a studiare in Biblioteca»
Corse verso la direzione nella quale Draco si era diretto pochi minuti fa, i capelli che volavano liberi sulle sue spalle e la tracolla che a volte sbatteva sul pavimento.
Si fermò di botto quando riconobbe i suoi capelli aurei sulla nuca di un ragazzo che stava camminando, evidentemente, senza meta.
Cominciò, incomprensibilmente, a seguirlo. Ogni volta che lo vedeva girarsi si nascondeva, goffamente, dietro una colonna. Cercava di camminare a piccoli passi felpati ma più di una volta le erano scivolati dei libri dalla borsa stracolma.
L’impacciato tallonamento durò qualche minuto prima che lui dicesse:
«Granger, perché invece di seguirmi non mi dici quello che vuoi e basta?»
Hermione si maledisse per la sua ingenuità e la sua incapacità  negli inseguimenti discreti poi, respirando profondamente, uscì fuori dal suo nascondiglio e si diresse a passo deciso verso Malfoy. Si fermò solo quando fu a un metro da lui, né troppo lontana per guardarlo bene, né troppo vicina per essere afferrata e sbattuta al muro, ancora.
Lui fece un passo verso di lei e la guardò. Aveva un’espressione indecifrabile sul volto.
Hermione ricambiò lo sguardo penetrante, quasi speranzosa che fosse lui a dirle cosa voleva; non capiva nemmeno lei cosa ci faceva lì, preoccupata per lui.
«Stai cominciando a ricordare, vero?» disse lui infine dopo un’attesa durata secoli.
Il viso della ragazza si trasformò in una maschera perplessa.
«Ricordare cosa?» balbettò titubante.
Draco sembrò volersi mordere la lingua. Hermione intuì il suo disagio.
Il ragazzo la guardò e per un attimo lei ebbe la certezza che volesse rivelargli tutto, ma poi si girò e andò via, lontano da lei.
Ebbe la voglia incondizionata di rincorrerlo, ma il suo orgoglio era troppo forte per essere sbattuto a terra di nuovo, così si incamminò nella direzione opposta a Malfoy, il sorriso spento da un ricordo perduto.







  
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