Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Mari087    01/07/2011    4 recensioni
Ho sempre amato d'amore viscerale "La rosa di Versailles", e ho sempre fantasticato sull'ipotetico futuro dei nostri protagonisti...poi, ho trovato voi e le vostre belle storie, e oggi ho deciso di cimentarmi!
Per ora, è un inizio piccolino piccolino... poi, chissà:-)
Spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono sempre chiesta perché Oscar non dica ad Andrè della malattia,e viceversa… addirittura, nel manga, arriva a scacciarlo durante l’insorgere delle crisi! Per questo, penso che le questioni da chiarire per la nuova coppia siano proprio queste… anche in mezzo al tumulto! La vita è strana: a volte non ti risponde per anni, e a volte lo fa così subito da non crederci. E a conferma del pensiero di Lui, che credeva fermamente che la loro battaglia, sua e di Oscar, fosse appena iniziata, il Biondo Comandante le crollava addosso priva di sensi, e Lui non lo vedeva nemmeno.
    “Andrè! Andrè, prendila sbrigati!” e in un attimo, l’amico più fidato gli fu accanto e come aveva fatto fino a qualche momento prima lo guidava, consapevole del buio totale che avvolgeva gli occhi di Andrè.
    “Grazie, Alain. Dobbiamo spostarci, portaci in un vicolo”. E si faceva guidare, Lui, seguiva silenziosamente l’amico reggendo senza sforzo il corpo privo di sensi della sua donna: la cascata d’oro riversa sulla sua spalla, le braccia completamente abbandonate, e il fodero della spada vuoto.
Se avesse potuto accorgersi della mancanza di quell’oggetto, chissà, forse Andrè avrebbe pensato che era veramente finita la prima parte della loro vita, fatta di duelli e di correnti nascoste, fra loro due.
   Non fecero in tempo ad arrivare dentro al vicolo, che un colpo di tosse, poi due, e poi un altro sempre più forte scossero violentemente il corpo della donna, e Andrè non lo vide nemmeno che altro sangue si aggiungeva alle macchie rapprese sulla sua divisa.
    “Andrè… che è successo? Mettimi giù” e quelle ultime parole Oscar non riuscì proprio esimersi dal pronunciarle con un tono vagamente imperioso… del resto, quando ci si allena per una vita intera a trovare una maschera adatta al ruolo che ci danno, e che a Lei avevano dato fin dalla nascita, è difficile poi liberarsene nel giro di una giornata.
    “Sei svenuta, Oscar, e ora stai ferma: ti metterò giù quando arriveremo in un posto più tranquillo.”
    “Come vuoi”. 
E Alain, l’amico, che in quanto tale qualcosa l’aveva capita[1], non si stupì più di tanto dell’arrendevolezza di quella donna che vestiva da maschio, che ora vedeva intenta a sistemarsi meglio fra le braccia del suo soldato, e guardarlo dritto negli occhi.
   “Come stai tu?” disse infine Oscar. “Mah.” E non disse più niente Andrè, rispondendo con quel monosillabo che valeva più di mille parole.
    “Andrè, vieni: fermiamoci qui” disse l’amico, che pur essendo tale avrebbe voluto prendere a calci Andrè per quella risposta secca, ad una domanda che pur composta da poche parole era stata pronunciata con una dolcezza tale da far tremare il cuore ad Alain.
E Alain avrebbe voluto osservare il volto del suo comandante, per vedere se era stata delusa dall’inaspettata scontrosità del compagno… chissà perché,poi, si ritrovò a pensare che avrebbe voluto che ne fosse rimasta delusa. Ma la posizione del comandante non permetteva di osservarne il volto, e tutti e tre in preda ai loro diversi pensieri arrivarono in un vicolo piccolino, stretto, fatto di case dalla finestre rotte dalle quali provenivano gli odori nauseanti che solo le case abbandonate o molto povere sanno emanare.
Andrè mise giù Oscar, che era incredibilmente pallida, ma riusciva a stare in piedi, nonostante avesse ancora le labbra sporche del suo stesso sangue, e la guancia che si era appoggiata alle spalle di Andrè sporca del sangue dei suoi soldati, o di qualche ignoto parigino.
   “Alain, dove sono i tuoi compagni?” appena a terra,  il comandante aveva ripreso il posto della donna.
“Sono rimasti tutti là… ora entreranno nella Bastiglia, libereranno i prigionieri… e poi, non so”.
“Ho capito”.  “Bhè”, riprese il giovane soldato, così alto e largo da sembrare un gigante, “se permettete, io torno da loro”.
“Sì, Alain, vai… arriviamo anche noi, tra un po’”. “Con permesso” rispose Alain, e si allontanò da quel vicolo dove sapeva che i due avrebbero ingaggiato una dura lotta, fatta di parole e di qualche risentimento…  ma a differenza di quella che si era svolta sulla piazza della Bastiglia, questa non avrebbe lasciato né morti né feriti.
“Quando me lo avresti detto?” e fu Andrè il primo a parlare: Andrè il calmo, Andrè il riflessivo, Andrè l’attendente di una vita, il cui unico occhio ora saettava per una rabbia strana.
“Andrè, io non…” ed era visibilmente in imbarazzo il Biondo Comandante, che sentiva tornare il macigno all’altezza della gola.
“Pensavi che non me ne sarei mai accorto? Che non lo immaginassi? Ti conosco da troppo tempo, e ti sto vicino da sempre: e tu, scappi… scappi sempre! Anche davanti al tuo ritratto, quando hai tossito forse per la prima volta in maniera così forte, come poco fa… e poi Charlotte, che mi dice che ha trovato del sangue sulla mia camicia[2]… e poi, poco fa…l’ho capito da tempo, che sputi sangue, anche se sono praticamente c…”
    Ed era confuso il suo parlare, dettato dall’angoscia strana che aveva preso l’ex attendente nel costatare che sì, quella che aveva di fronte era ormai la sua donna, ma che ancora tendeva a lasciarlo fuori da questioni certo non di poco conto, come lo spettro sempre più vicino di quella terribile malattia.
    Ma, si sa: la migliore difesa è l’attaco, e un comandante, donna per giunta, non può ignorare questa fondamentale regola.
   “Continua! Continua Andrè! Dillo! Cieco! È una parola sola, ma rende l’idea! Come ti permetti di parlarmi così, quando anche tu mi hai nascosto una cosa del genere!”
    E la frustrazione, la stanchezza di quell’anima che ne aveva viste troppo nella sua giovane vita, veniva fuori in quel vicolo parigino, nel pianto male trattenuto[3] della donna con la divisa.
   “Se tu avessi saputo che io non ci vedo più, io non sarei qui con te adesso, ma in qualche stanza della caserma ad aspettare tue notizie, che forse non sarebbero mai arrivate!”
    Un colpo ben assestato, senza dubbio. “Valgono così poco le mie parole… e i miei sentimenti? Pensi che sarei andata via, per non tornare più da te? Dopo che… io…”
   A volte, siamo capaci di malvagità gratuita, senza volerlo. E il biondo Comandante alza il mento di fronte a quella cattiveria ingenua, dettata dalla paura del suo uomo di vedersi scappare tra le dita un amore cercato per anni.
    “No, non volevo dire questo… dicevo… Oscar, non lo so! È solo che… insomma… due, chiamiamole così, omissioni di verità di questo genere non sono poi un bel modo per iniziare una nuova vita.”
   “Scusami, non lo so perché non te l’ho voluto dire. Ora lo sai… credo sia tisi[4]”.
Come la Bastiglia, anche il Comandante donna sembra arrendersi, ora, ad una verità più grande di Lei: è malata, di una malattia incurabile, e lo ha nascosto alla persona che le è più cara, per rivelarglielo solo con le spalle al muro dentro un vicolo di Parigi.
   Non una parola dal suo uomo, solo un gesto, molto più eloquente: un contatto fugace, un bacio impalpabile su quelle labbra sporche di sangue infetto.
   Non una parola dalla sua donna, solo un gesto, molto più eloquente: la bella mano bianca che cerca quella del soldato, la stringe e la tiene salda.
    “Ora andiamo. Ci sono altre questioni da chiarire, su quella piazza”.
    E Lei inizia a camminare, guidando Lui che tiene per mano, sostituendosi alla luce che ha quasi completamente abbandonato i suoi occhi, guidandolo ora fra le strade di Parigi, così come è disposta a fare per il resto della loro vita.


[1] Nel manga la nostra Oscar non pronuncia quella bella dichiarazione d’amore ad Andrè prima di “passare” dalla parte del popolo: ma, già sulla via di Parigi, annuncia la sua decisione con un discorso sulla libertà personale degno dei più bravi oratori. Quindi Alain e i suoi compagni non sanno dell’avvenuto cambiamento di rapporto fra Oscar e Andrè.
[2] Episodi del manga… il nome Charlotte l’ho dato io ad un’ignota cameriera che lava la camicia di Andrè sporca del sangue di Oscar che aveva abbracciato Andrè subito dopo aver tossito.
[3] Nel manga piangono sempre, tutti! Spero qui di farli piangere meno!
[4] Nel manga, Oscar non va dal dottore… e muore prima dello sviluppo della malattia.
  
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