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Autore: _rainbow_    01/07/2011    39 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno ragazze!
Arrivo con un giorno di ritardo, è vero, però sappiate che in realtà cerco sempre di arrivare puntuale, non mi sono arresa! XD!
Ma veniamo alla seconda parte del capitolo "interrotto": vedrete la reazione di Edward. Nel leggerla, tenete presente che c'è coinvolta anche Bella, quindi... vi lascerò qualche piccola osservazione a fine lettura! XD!
Jake e Kelly: a volte basta poco per capirsi. Eh!eh! XD!
La fine del capitolo: sarà che mi sentivo in colpa perchè ancora non ho postato il rosso? O sarà che vi volevo stuzzicare un pò? O sarà che certe fantasie ti entrano in testa e non se ne vanno sino a che non le metti nero su bianco?
Magari vi rivelo qualcosa di più a fondo pagina...
Concludo: una seconda parte che fa da trampolino di lancio per il prossimo... allacciatevi le cinture di sicurezza! XD!
Un'anticipazione? Magari, alla fine della lettura....
Un bacione grande.
Roberta








Seduta di fronte all'imponente scrivania, un blocco per appunti tra le mani, Jennifer aveva fatto un tuffo nel passato.

Le sembrava, infatti, di avere di nuovo davanti a sè Terence Cullen in tutta la sua micidiale determinazione. Aveva visto molti uomini impallidire di fronte alla durezza del suo sguardo, alla sicurezza dei suoi gesti, alla rabbia nella sua voce.
Il figlio Edward aveva dimostrato la stessa determinazione nel condurre gli affari, ma a differenza del padre, l'aveva rivestita di modi più morbidi.
Sapeva colpire una persona conversando con lui affabilmente, senza dimostrarsi palesemente ostile, dandogli quasi l'illusione che non fosse realmente deciso a liquidarlo come invece alla fine accadeva.
Era grazie a questo suo atteggiamento che lei era arrivato appunto a definirlo "acciaio rivestito di morbido velluto".
Ma in quel momento, il velluto appariva strappato in più punti, lasciando in vista solo il solido acciaio.
Doveva apparire così anche all'uomo seduto rigidamente accanto a lei, bersaglio di questo Edward che stentava a riconoscere.
- Mr. Cullen, io capisco perfettamente il suo... disappunto. Ma sa benissimo che le fonti giornalistiche godono del diritto di rimanere anonime.
Le era quasi venuto da trattenere il fiato, perchè davanti a quella risposta peraltro corretta, lo sguardo di Edward si era assottigliato ancora di più, caricandosi di una nuova rabbia.
- Miller, non l'ho chiamata qui per sentirmi rifilare le solite cazzate da avvocato perbenista! E' qui, perchè deve trovare il modo di sapere chi c'è dietro a quella soffiata e deve trovarlo al massimo entro un paio d'ore!
Non era riuscita a trattenere un verso di sorpresa, perchè mai si era permesso di ribattere così ad un collaboratore, più o meno importante che fosse. Immediatamente aveva spostato lo sguardo su di lei, dandole l'impressione di volersi quasi scusare perchè non era ancora tutto.
- Sappiamo benissimo entrambi che c'è sempre una scappatoia, un vizio di forma, un punto debole in qualsiasi procedura. Questa è una di quelle volte in cui pretendo che lei lo trovi e che ne faccia l'uso che le ho chiesto.
Era tornato a guardare negli occhi l'avvocato Miller, inchiodandolo al suo volere come gli aveva visto fare pochissime volte.



- Altrimenti, può tranquillamente cancellare il mio nome dalla lista dei suoi clienti.
Questo aveva fatto impallidire ancora di più l'uomo di mezza età che già dal suo ingresso aveva avuto l'aria di un condannato davanti al patibolo.
- Mr. Cullen, lei sa...
- Avvocato Miller, le consiglio di impiegare diversamente il suo tempo da questo istante, se vuole che per me valga ancora tremila dollari l'ora. Ricordo bene, Jennifer? E' ancora questa la parcella che paghiamo al suo studio?
Lei si era limitata ad un sintetico "sì", dal momento che non occorreva altro per rendere ancora più evidente quanto avesse da perdere uno degli studi più famosi di New York se la Cullen Enterprise avesse smesso di essere un loro cliente.
- Seguirò il consiglio, Mr. Cullen. Torno in studio, la chiamerò da lì al più presto.
L'uomo si era alzato in piedi, mostrando tutto il disagio per quella situazione decisamente scomoda. Edward aveva fatto lo stesso, si era alzato tendendogli la mano. Nonostante il gesto, però, aveva mantenuto l'atteggiamento sinora avuto: quello di chi era abituato a vedere soddisfatte le proprie richieste, a qualsiasi costo.
- Mrs. Tunner.
Miller l'aveva salutata con appena un cenno della testa, senza troppo guardarla in viso. Aveva ricambiato con un educato arrivederci, cercando di non dare nessuna inflessione alla propria voce, per mantenere quella distaccata professionalità che il suo ruolo richiedeva.
Quando la porta si era chiusa, Edward era tornato a sedersi, guardandola apertamente negli occhi.
- Jennifer, le chiedo scusa.
La differenza tra padre e figlio, era tutta lì, in quello sguardo che gli occhi di Terence Cullen non erano mai riusciti ad assumere: tormentato, dispiaciuto, colpevole.
- L'ho obbligata ad assistere a questo spiacevole colloquio solo per aumentare la pressione su Miller.
In un primo momento si era domandata il perchè della sua presenza, dal momento che in realtà non aveva dovuto prendere alcun appunto, poi lo aveva intuito via via che l'avvocato aveva iniziato a lanciarle qualche occhiata imbarazzata mentre Edward procedeva ad informarlo su quanto pretendeva da lui.
- Forse ho esagerato con lui, ma a mia discolpa posso solo dirle che non mi sono mai sentito così furente in vita mia.
Nonostante una parte di lei avesse sempre cercato di mantenere un certo distacco, era altrettanto vero che una parte si era affezionata a quel ragazzino che aveva visto diventare un uomo a caro prezzo.
Non si sentiva in grado, perciò, di giudicarlo sino in fondo.
- Forse sono rimasta un pò sorpresa, ma non offesa, Edward. Capisco i motivi che l'hanno spinta ad agire così, pertanto le sue scuse sono accettate.
Si era affezionata anche ad Isabella, le sarebbe stato impossibile ignorare il senso di solitudine che aveva accompagnato le sue telefonate. Se non aveva mai osato parlare apertamente con Edward riguardo al comportamento che aveva avuto con lei, era solo perchè anche lui aveva avuto i suoi fantasmi con cui combattere.
Un accenno di sorriso era comparso a mitigare l'espressione tempestosa che aveva avuto il suo capo sin da quando era rientrato in ufficio solo qualche ora prima.
- Jennifer, il solo pensiero che lei un giorno deciderà di averne avuto abbastanza di noi Cullen...
Si era interrotto, certo che lei avesse ben compreso quello che veniva dopo, ossia il ringraziamento per aver sopportato suo padre per tanti anni, ma soprattutto di non aver abbandonato lui, aiutandolo con la sua esperienza ad affrontare momenti difficilissimi sul lavoro e non solo.
Gli aveva sorriso a sua volta, alzandosi per congedarsi come tante volte aveva fatto, per tornare a sbrigare il suo lavoro di segreteria personale del grande capo.
- Fa bene a preoccuparsi, Edward. Perchè sicuramente non le permetterò di esimersi dal partecipare alla mia festa di addio. Non solo, pretenderò anche un regalo scelto da lei personalmente.
L'accenno di sorriso sul viso di Edward, era diventato un sorriso vero e proprio.
- Sì, ha ragione, sarà proprio un gran brutto giorno quello del mio abbandono per lei, Mr. Cullen.
Menzionare il fatto che fosse sempre stata lei a fare le sue veci in determinate occasioni aveva sottolineato quanto il loro rapporto si fosse sempre basato su una totale fiducia e stima reciproca.
- Immagino di non doverle passare nessuna telefonata che non sia dell'Avvocato Miller o di Isabella.
Con la mano sulla maniglia, pronta ad uscire, era così che aveva ristabilito il giusto equilibrio dopo quel momento più intimo.
Dal canto suo Edward aveva raccolto ed era tornato anche lui in vesti più ufficiali.
- Sì, nessun altro a parte loro due. Resterò in ufficio ancora un paio d'ore, poi accompagnerò Isabella e la sua amica in aeroporto. In quel caso dirà a Miller di chiamarmi sul cellulare.
Lì, le era stato impossibile non sorridere leggermente.
- Mi accerterò, allora, che non si dimentichi di portarlo con sè.
Un lampo divertito era passato anche nello sguardo di Edward.
- Giusto. Grazie, Jennifer. Senza di lei sarei davvero perso.


XXXXXXXXXX


- Bella, dimmi la verità: hai qualche dubbio?
- No.
- Non intendevo su di lui, sul fatto che possa averlo fatto o meno.
- No, non l'ha fatto.
- Come fai ad esserne così certa? Guarda, nemmeno io metterei la mano sul fuoco per mio padre. Non penso che venda sottobanco armi nucleari ai terroristi, però che non abbia mai infranto la legge...
- Non l'avrebbe fatto con i miei soldi, Kelly. Mi ha sempre voluto proteggere, non mi avrebbe mai messo in una situazione del genere.
- E se invece che proteggerti, voleva giusto appunto fregarti tenendoti buona il più possibile mentre approfittava del tuo nome?
- Scusa, Bella, fammi capire: e questa sarebbe la tua migliore amica?
L'occhiata che aveva ricevuto in cambio Jacob da Kelly avrebbe potuto incenerire l'intera foresta amazzonica.



- Fammi capire una cosa anche a me, Bella: perchè lui è ancora qui?
Li aveva visti guardarsi di nuovo in cagnesco, come avevano fatto nell'ultima mezz'ora, cioè da quando era arrivata Kelly e si erano conosciuti. Peccato che la circostanza fosse diventata drammatica, dal momento che sulla testa di Edward pendeva un'accusa gravissima: aver utilizzato il suo patrimonio per investimenti in aziende che davano copertura ad affari illeciti come il riciclo di denaro sporco frutto di attività criminali.
La notizia era arrivata sotto forma di un fascicolo ben documentato nella redazione del New York Time, all'attenzione di Suterland, famoso giornalista che si occupava della pagina finanziaria. Lo stesso fascicolo, a distanza di un'ora, era stato anche consegnato alle autorità nella persona di Elizabeth Benson, procuratore distrettuale di New York, nonchè ex fiamma di Edward.
Perchè la notizia diventasse di dominio pubblico c'era voluta solo un'altra ora. Già nei telegiornali pomeridiani veniva dato ampio risalto alla vicenda.
- Ragazzi, vi prego. Avrei voluto che fosse diversa la circostanza della vostra conoscenza, ma dato che non è così, almeno non peggiorate le cose.
Kelly non aveva mollato però.
- E se fosse stato proprio lui? Insinuare un dubbio del genere per farti vedere Edward con occhi diversi? Guarda caso era proprio qua nel momento giusto, per offrirti una spalla su cui piangere.
- E se fossi stata tu? Chissà, magari non ti è andata giù che la tua amica si sia fidanzata. A quanto so hai una lunga lista di ex...
Nell'aria crepitava un'elettricità che si poteva tagliare con un coltello. Nonostante fossero seduti lontani, i loro sguardi si cercavano in continuazione per mandare lampi sinistri.
- E' proprio vero il detto "tutto muscoli e niente cervello"...
- Funziona anche "oca senza cervello"...
- Jake, Kelly, basta. Mi fate rimpiangere che siate qua entrambi. Seriamente, nessuno dei due potrebbe aver fatto una cosa del genere a me e ad Edward. Perchè non credo sia un caso il fatto che sia successo proprio dopo essere usciti allo scoperto.
Bella, seduta sul divano a gambe incrociate, la testa appoggiata alla spalliera, continuava a darsi conforto pensando alla telefonata che le aveva fatto Edward non più tardi di un'ora prima, quando era riuscita a mettersi in contatto con lui.
Era sembrato assolutamente sicuro di sè, per nulla agitato o a disagio. Le aveva parlato chiaramente, dicendole che niente di quanto veniva accusato era vero, e che aveva tutte le carte in regola per dimostrarlo in breve tempo. Qualcuno voleva metterlo in difficoltà, colpendolo laddove in questo momento era più vulnerabile: cioè nel suo rapporto con lei.
Le aveva ribadito, inoltre, che non avrebbe mai, mai, tradito così la fiducia che avevano riposto in lui Charlie e Reneè.
Bella, dal canto suo, non aveva avuto alcun dubbio sulla sua innocenza. Se solo fosse accaduto qualche anno prima, forse avrebbe potuto non fidarsi di lui, ma dopo quello che c'era stato tra di loro, non aveva avuto esitazioni.
Rimaneva il fatto che la situazione sarebbe presto degenerata, dando vita ad un vero e proprio processo, anche mediatico ovviamente.
I giornali si sarebbero buttati a pesce su uno scandalo del genere: il magnate Edward Cullen che si approffitava della povera e innocente pupilla per i suoi loschi affari.
- Okay, scusami Bella. Se rimarrà zitto e buono, potrò anche fingere che non ci sia...
- Hai ragione, Bella. Scusami. E comunque, è lei che finora non ha fatto altro che parlare a vanvera.
La suoneria del suo cellulare aveva avuto il potere di zittire entrambi. L'avevano guardata contemporaneamente, attendendo di sapere se era qualche altro seccatore.
Già, perchè il suo numero sembrava essere diventato di dominio pubblico, tanto che l'avevano chiamata altri giornalisti. A cui aveva invariabilmente risposto "no comment".
- E' Edward. Posso parlare con lui senza avere l'incubo che voi due vi scanniate vivi?
Probabilmente la sua faccia preoccupata li aveva indotti ad annuire velocemente in risposta un sì.
- Grazie. Ve ne sono estremamente grata.
Lo aveva detto seriamente, perchè sembrava davvero che quel giorno tutto avesse preso a ruotare per il verso sbagliato: persino il loro incontro si era rivelato un totale disastro.
- Ciao.
- Ciao.
Solo sentirlo aveva fatto fluire via parte di quell'ansia che l'aveva attanagliata e che sembrava non volerla abbandonare. Mentre si spostava nello studio, aveva lanciato un'ultima occhiata a Jake e Kelly che sembravano rispettare la sua richiesta di tregua, ignorandosi.
- Come stai? Va un pò meglio?
- Sarò sincera: starò meglio quando ti potrò finalmente vedere. Già sentirti è un passo avanti, però.
- Ti capisco. Anch'io ho voglia di essere lì, per poterti guardare negli occhi e dirti di stare tranquilla. Quella che adesso ti sembra una tempesta, si rivelerà solo come una nuvola passeggera.
- Vorrei avere la tua stessa sicurezza, Edward. Forse non sono abituata a questo tipo di situazione, ma non riesco a farmela scivolare di dosso.
- Scusa, non è questo che intendevo. Capisco che non sia piacevole, ma non voglio che ti preoccupi più del dovuto. Sto già muovendo i passi necessari a chiarire la situazione, e ti garantisco che non ci saranno dubbi sul fatto che sono solo accuse infamanti.
- E' questo che mi fa stare male. Il fatto che siano menzogne. Cioè, non è la prima volta che ti accusano di cose che non hai fatto, lo so. Credo sia inevitabile nella tua posizione... solo che...
- Solo che adesso mi ami, e la cosa ti tocca diversamente.
Era la verità. La pura e semplice verità. La sola idea che qualcosa avrebbe potuto dividerli, la terrorizzava.
- Isabella, ascoltami, devo rimanere in ufficio ancora un paio d'ore. Devo dare assolutamente un'occhiata a dei documenti che devo firmare entro oggi. Poi sarò a casa, da te. E potremo parlare della situazione, potrai farmi tutte le domande che vorrai e a mia volta ti racconterò tutto quello che sto facendo per affrontarla.
- Quindi ce la fai a venire anche in aeroporto?
- Sì, certo. Ci tengo anch'io a salutare Kelly. Sono sicuro, inoltre, che abbia qualche raccomandazione da farmi...
Si era ritrovata a sorridere, perchè indubbiamente Kelly avrebbe potuto farlo, dal momento che non sarebbe stata la prima volta.
- Non lo so, sai? Al momento è talmente inferocita con Jake... sai che sono arrivati ad accusarsi reciprocamente di essere l'autore di quella soffiata nei tuoi confronti? E' assolutamente ridicolo...
- Quindi non sta andando meglio tra loro?
- No. Anzi, gli ho dovuto strappare la promessa di non scannarsi mentre sarei stata al telefono con te.
- Quindi sono scintille tra di loro, ma non del genere che si possono spegnere in un letto...
Glielo aveva detto con un tono leggermente malizioso, evocandole ricordi decisamente piacevoli di loro due, nudi, in un letto.
- Non dovrebbe preoccuparsi di altro, Mr. Cullen, invece di giocare a fare Cupido?
Si era lasciata subito coinvolgere, allontanando per un attimo il pensiero da tutto quello stava succedendo.
- Non si vive di solo lavoro, non me l'ha insegnato proprio lei Mrs. Swan? Si sta forse lamentando?
- No, assolutamente. Anzi, rimane sempre un'ottima idea quella di abbandonare tutto e circumnavigare la terra per tutto il resto della nostra vita.
- Forse lo dici perchè mi "prendi" a piccole dosi... ventiquattro ore su ventiquattro con me potrebbero essere molto... impegnative... per tutta la vita, poi...
Lo aveva immaginato con quell'espressione maliziosa che tanto la faceva impazzire.
- Forse hai ragione, guarda in che guaio mi sono cacciata solo per aver trascorso tre settimane di fila con te...
- Guaio? Potresti essere più precisa?
L'aveva fatta ridere, quasi dimenticandosi davvero che avevano veri guai da risolvere.
- Mi sono irrimediabilmente innamorata di te, ho accettato di sposarti, rinunciando di fatto ad una lunga lista di pretendenti...
- Aspetta, aspetta... lunga lista? Mi sono perso qualcuno per strada?
Bella stava decisamente scoprendo cosa volesse dire "flirtare", qualcosa che le veniva tremendamente bene con Edward. Soprattutto era qualcosa che le faceva venire una voglia ancora più grande di lui.
- Non credo, però puoi sempre dirmi chi hai in mente e ti dirò se manca qualcuno...
- Uhm, allora... vediamo... Jake, Andrea, Mike...
- Mike? Ma Mike Newton il mio compagno?
La sua sorpresa era stata vera, questa volta.
- Sì, proprio lui. Direi che ti stava un pò troppo addosso per i miei gusti, e non voglio immaginare quando eravate al St. Marie...
- Ma non è vero!
- Sai che la mia soglia di tolleranza è molto bassa, Isabella. Mi basta solo il pensiero di qualcuno che ti desideri e...
Dio, se poi glielo diceva con quella voce bassa e possessiva.
- E?
- E allora... non posso dirtelo ora, ragazzina, altrimenti non riuscirò più a concentrarmi su niente.
Ragazzina.
Adesso aveva tutto un altro sapore quando la chiamava così. Racchiudeva l'universo di sentimenti che provava per lei, quel suo modo conflittuale di amarla come una donna, ma di volerla proteggere nello stesso momento come se fosse ancora una bambina.
- Ma più tardi me lo dirai?
C'era stato un attimo di silenzio, pieno di qualcosa che le aveva spedito un brivido di eccitazione lungo la schiena.
- Farò di più, te lo dimostrerò come mi fa sentire, ragazzina.
Bella era stata grata del fatto che avesse deciso di parlare con lui in privato. Perchè l'improvviso calore che le si era acceso nel basso ventre era stato accompagnato da un rossore che le aveva sicuramente colorato le guance.
- Però ho bisogno che tu mi faccia un favore...
Il calore aveva raggiunto una soglia pericolosa, dal momento che il tono assunto da Eward le ricordava come sapesse essere esigente in certi momenti.
- Indossa un vestito per accompagnare Kelly in aeroporto.




XXXXXXXXXX


La voglia di averla che aveva provato non appena erano rimasti soli, lo aveva spinto ad essere particolarmente impetuoso con Isabella. Senza lasciarle il tempo di capire bene quali fossero le sue intenzioni, l'aveva afferrata di peso e l'aveva posizionata a cavalcioni sopra di lui.
Trovandosi sulla limousine che li stava riaccompagnando a casa dall'aeroporto, la reazione di Bella era stata di immediato imbarazzo. Solo dopo averla rassicurata sul fatto che il vetro divisorio non poteva essere in nessun caso sbloccato dall'autista, e che quindi concedeva loro il massimo della privacy, si era leggermente lasciata andare. A quel punto, lui aveva già iniziato a stuzzicarla, mordicchiandole le labbra. Era stata lei, poi, a trasformare quel suo giocare in un vero e proprio bacio.
- Era ora... non mi avevi ancora baciato.
Fingendosi irritato le aveva preso il viso fra le mani.
- Sto rimediando adesso, no?
Glielo aveva detto strofinandosi leggermente contro di lui.
- In effetti... diventi abbastanza pericolosa quando ti lasci andare alle tue pulsioni...
- Mi sembrava che volessi proprio questo!
Bella si era finta imbronciata, dandogli un debole pugno sulle spalle.
- Ahia! E comunque, mi sembrava che lo volessi anche tu...
Si era massaggiato la spalla, ridacchiando.





- E' che tu...

Era arrossita, dandogli un altro debole pugno.
- Tu... mi fai fare cose...
Si era interrotta, guardandolo con occhi un pò innocenti, un pò maliziosi. Non aveva resistito a quell'insieme: l'aveva afferrata per i polsi e l'aveva bloccata, stringendola a lui.
- Cose... cosa, per esempio?
- Ti diverti a prendermi in giro, vero? Ma arriverà il momento che non mi imbarazzerò più...
Le aveva sorriso, più che mai in balia di quello sguardo.
- Ma guarda che ti capisco.
Si era fatto più serio, giocherellando intanto con i suoi capelli legati in una coda.
- Ho avuto anch'io i miei momenti di imbarazzo fuori dal letto, all'inizio...
Avrebbe voluto dirle molto altro, per esempio che nessuna gli aveva mai provocato un desiderio continuo e urgente di sentirla sua, ma aveva preferito dimostrarglielo coi fatti, divorandole le labbra con un altro bacio famelico.
La teneva sempre bloccata contro di lui, e l'arrendevolezza con cui Bella si abbandonava alla sua stretta gli aveva acceso un vero e proprio fuoco nei lombi.
- Quanti anni avevi quando hai fatto l'amore la prima volta?
La domanda era arrivata a bruciapelo, senza perdere però una leggera esitazione. L'aveva guardata negli occhi, trovandovi un velo di gelosia che gli aveva stretto lo stomaco in una morsa di piacere.
- Sedici, e quasi non riuscivo ad infilarmi il preservativo tanto ero agitato...
Bella aveva appoggiato il viso contro la sua spalla, ma prima era riuscito a vedere un sorriso fugace.
- Chi era lei?
Lui aveva spostato lo sguardo per un attimo sulle macchine che sfrecciavano accanto a loro, cogliendo sguardi incuriositi di persone che si domandavano probabilmente chi si nascondesse dietro i vetri oscurati della limousine.
Sarebbe stata una prima volta, quella con Isabella, se avesse fatto l'amore con lei in quella macchina.
- Una compagna di classe. E' stato subito dopo che mia madre era morta. Cercavo qualcosa che fosse in grado di riempire quel vuoto che mi stava divorando dentro.
Si era rialzata di scatto, fissandolo intensamente negli occhi.
- Solo un anno dopo che mi avevi conosciuto...
L'idea che mentre lui conosceva l'amore, lei avesse avuto solo quattro anni, gli aveva procurato un lieve senso di colpa. Lo aveva scacciato in fretta, però, posando gli occhi sullo sguardo innamorato di Bella.
Solo quello contava... che fosse in grado di renderla felice.
Si sarebbe fatto da parte nel momento in cui quello sguardo fosse scomparso, o fosse stato per qualcun altro. Fino ad allora, niente aveva importanza se non il fatto che l'amasse alla follia e che fosse disposto a tutto per lei.
- All'epoca, Isabella, eri davvero solo una mocciosa rompiscatole... non potevo immaginare che un giorno saresti stata gelosa della mia prima volta...
Era riuscito a farla sorridere di nuovo, sfumando quel velo di gelosia in malizia.
- Gelosa? Io? Guarda che era solo curiosità la mia...
- Ragazzina, non ci provare con me. Non sai proprio mentire...
Ne aveva avuto abbastanza di quel gioco, ora voleva di più. Le aveva lasciato andare i polsi, per scioglierle i capelli e accarezzarle la schiena fino a fermare le mani sui suoi glutei, stringendoli appena.
Adesso la voleva, lì, subito.
- ... e poi, adesso non ho più voglia di parlare...
Si era gettato sulle sue labbra, quasi mordendole, mentre con le mani aveva iniziato ad occuparsi dei vestiti di entrambi, aprendo e scostando lo stretto indispensabile per poter penetrare in lei con una sola spinta decisa.
Bella aveva accantonato ogni imbarazzo, preda ormai della stessa voglia urgente di Edward.
Lo amava da impazzire quando era così passionale e un pò violento. Lo amava da impazzire quando non smetteva di toccarla ed entrava in lei ripetendole ossessivamente quanto fosse sua. Lo amava da impazzire quando le scostava i capelli tutti da un lato per morderle il collo, quasi a volerla marchiare. Lo amava da impazzire mentre le metteva entrambe le mani sui fianchi per prenderla più a fondo. Lo amava da impazzire quando lo sentiva gemere forte al suo orecchio, e questo perchè era dentro di lei.
Aveva urlato di piacere fino alla fine, quando l'orgasmo era arrivato assieme alla sensazione di voler scoppiare a piangere perchè adesso era finito e avrebbe dovuto trovare un modo per non sentirsi persa dopo una simile unione profonda.












Ebbene sì, confesso: fantasia segreta quella di "sfruttare" la limousine per altri scopi... peccato che realizzarla necessiti l'averne una a portata di mano! XD!
E voi? Confessate, confessate... chissà che non lo vediate realizzato da Edward e Bella. XD! Giuro che non citerò la fonte, però... la regola dice infatti "si dice il peccato, ma non il peccatore!" Eh!eh!
Ma veniamo al resto del capitolo: poteva Edward avere una reazione diversa? Direi proprio di no! Non vorrei essere nei panni di chi ha osato creare quel dossier...
E poi, poteva Edward non mostrarsi così sereno e tranquillo davanti a Bella? Direi proprio di no: proteggerla il più possibile, minimizzando le sue preoccupazioni, fa parte del suo dna (ovviamente, è un dna che ho tracciato io sulla base dell'Edward originale, decisamente mooooolto protettivo nei confronti di Bella!).
Jake e Kelly: per il momento non si tollerano sul serio. Pensate che sarà la solita antipatia prima di finire a letto? Mah... ai posteri l'ardua sentenza!
Ho parlato di un'anticipazione? Ah, sì? Uhm... Bella inizierà l'università. Vi sembra poco? Io dico di no. Perchè le farà scoprirà che Andrea avrà scelto un argomento ben specifico per la tesina che dovrà presentare alla fine del suo master...
Di più non dico, bocca cucita! XD!
E adesso vi saluto, dicendovi che subito dopo aver postato il capitolo ci risentiremo nello spazio personale che condivido con ognuna di voi.
Un abbraccio grandissimo e a giovedì prossimo.
Robi




  
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