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Autore: PULLA68    01/07/2011    2 recensioni
Che cosa ha allontanto Edward da casa? Che cosa gli è successo ? Riuscirà la famiglia Cullen a trovarlo e salvarlo dal destino che lo attende??
In una FF ambientata dopo BD, soltanto leggendo troverete le risposte alle domande e soltanto l'amore sarà la soluzione a questa storia dove il giallo del mistero si mescola al rosa dell'amore e al nero del thriller.
Posso solo aggiungere che il racconto è già finito e completo e che quindi se vorrete ne vedrete la fine.
Vi aspetto emozionatissima di poter condividere con voi la mia storia e aspetto i vostri commenti. Luisa
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Nuvole'
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Ciao a tutti eccomi di nuovo qua.  

Abbiamo lasciato i Cullen che sono partiti di corsa per raggiungere l'aeroporto e bloccare i Volturi con la speranza di riuscire a salvare Edward.
Ci riusciranno??  Lui come sta??   Ecco quindi le risposte alle domande in un altro inteso capitolo dove scoprirete come si evolverà la FF.

Buona lettura e grazie  ancora a chi legge la mia storia...........sappiatemi dire se vi piace ciò che succederà ......

Luisa

Capitolo 11 - Volterra


Edward


Quando la nebbia che avvolgeva il mio cervello si alzò , per prima cosa annusai l'aria per rassicurarmi di essere solo poi iniziai a muovermi lentamente aspettando che le fitte di dolore mi colpissero. Mi resi subito conto che ero di nuovo padrone del mio corpo e che ero solamente un po' indolenzito. Con calma aprii gli occhi e dopo un minuto riuscii finalmente a mettere a fuoco le cose intorno a me. Finalmente la nebbia che mi aveva appannato i sensi in quelle ultime ore era sparita. Mi trovavo disteso su un letto avvolto in una leggera coperta di pile bordeaux. Cercai di mettermi seduto, ma la testa iniziò a girarmi. Mi sdraiai nuovamente, dovevo fare le cose più lentamente. Cercai allora di pensare a quello che era accaduto. Dovevo essere a Volterra, ricordavo chiaramente Jane che me lo annunciava sorridente, ma cosa era accaduto prima?


****

Dopo che avevo accettato di appartenere alla Guardia, ero sprofondato nel buio, e ricordavo vagamente quando qualcuno, suppongo Felix, mi aveva preso in braccio e caricato in macchina. Inutile dirlo ero di nuovo ricaduto nel torpore che mi impediva di pensare con lucidità ma anche di sentire troppo dolore. A richiamarmi alla realtà era sopraggiunta Jane. La sua voce cristallina mi chiamava, mentre strofinava qualcosa di bagnato sul mio viso. Con un gemito di dolore avevo aperto gli occhi . Il suo viso a pochi centimetri dal mio mi fissava negli occhi. La mia vista era appannata come tutti i sensi, solo il dolore sembrava non essere diminuito. Mi afferrò il volto in modo che dovessi guardarla e mi parlò lentamente per dare il tempo alle parole di essere assorbite dal mio cervello.

Edward, apri gli occhi. Bravo così. No! Tienili aperti, guardami !” era una cosa difficile per me, volevo ritornare al mio torpore, ma mi sforzai di starla a sentire. “Siamo all'aeroporto, adesso dobbiamo salire sull'areo e abbiamo bisogno che tu ti comporti nella maniera più normale possibile. Hai capito?”

E' inutile Jane, deve riposare. Anche se riuscisse a stare lucido, difficilmente riuscirebbe a camminare come se niente fosse. Sembrerà un ubriaco e ci fermeranno” Chelsea scuoteva la testa preoccupata. “Te l'avevo detto. La droga che gli abbiamo fatto bere lo terrà in questo stato ancora per parecchie ore”

Ho un piano, non ti preoccupare di questo” risposte stizzita Jane, mentre con un asciugamano bagnato mi passò nuovamente il viso, per attirare la mia attenzione

Edward, guardami. Bravo, così! Adesso ti aiutiamo ad alzarti e devi camminare dietro di me. Se ti rivolgono qualche domanda non rispondere e non parlare. Se ti senti cadere non ti preoccupare, Felix camminerà affianco a te e ti sorreggerà se le gambe ti tradiranno. L'importante è che tieni gli occhi aperti e cerchi di vedere dove vai. Cerca anche di non attirare l'attenzione. Ricordati che sei in mezzo agli umani. Mi hai capito? Rispondimi!”

Sbattei nuovamente gli occhi. Avevo sentito e capito tutto, ma non ero sicuro di riuscire a fare ciò che mi chiedeva. A denti stretti sussurrai “ Ho capito... ma ho tanto male d'appertutto” Anche parlare era assai difficile.

Jane annui e a un suo ordine Felix mi mise in piedi. Le gambe dolevano e con difficoltà mi trascinai attraverso l'aeroporto. Seguivo Jane come un ubriaco e più di una volta Felix dovette impedirmi di cadere.

Quando finalmente salì sull'aereo tirai un sospiro di sollievo. Felix mi spinse nel posto affianco al finestrino e si sedette vicino a me. Cercai una posizione comoda o che perlomeno non mi facesse impazzire dal male e appoggiai la testa all'oblo. Respiravo con fatica, sentivo il vociare dei passeggeri e i loro pensieri colpirmi il cervello. Ero irrequieto. La testa mi stava esplodendo e l'agitazione m'impediva di rilassarmi. Per distrarmi guardai fuori. La vista era annebbiata ma notai un gruppetto di persone, dovevano essere cinque o sei discutere animatamente con i controllori di volo a terra. Forse si trattava di qualche passeggero che voleva salire all'ultimo minuto. Stavo ancora guardando curioso la scena quando Felix mi tirò la tendina. “Cerca di rilassarti Edward. Stai tremando come una foglia, facendo così attirerai troppa attenzione”

Era vero, un forte tremore si era impossessato del mio corpo, ma io distratto non me ne ero accorto. Annui e chiusi gli occhi cercando di concentrarmi per calmarmi. Sentii Jane parlare con la hostess, che sembrava preoccupata. Probabilmente aveva notato che qualcosa di strano nel mio modo di fare e stava chiedendo informazioni. Per un secondo, prima che una fitta fortissima mi colpisse, riuscii ad avvertire i suoi pensieri “Povero ragazzo, così bello e così malato. Un vero spreco della natura. Speriamo che in Italia riescano a curarlo. Adesso gli vado a prendere una coperta da come trema deve avere molto freddo.”

Avevo emesso un leggero gemito e Felix mi strattonò. “Stai zitto Edward,”

Dovevo distrarmi e calmarmi, scostai con una mano la tendina in modo da vedere fuori. Il gruppetto di persone si era allontanato e notai che una di esse, forse una ragazza dai capelli lunghi e scuri, si doveva essersi sentita male perché gli altri le erano attorno con fare preoccupato. Poi si allontanarono e salirono su due macchine, una nera e l'altra gialla. La vista ancora debole non mi permise di distinguere le vetture, ma per un attimo ebbi la netta sensazione che avrei dovuto riconoscerle.

Felix attirò di nuovo la mia attenzione infilandomi un cuscino sotto la testa e una coperta addosso. “Riposati Edward, il viaggio sarà parecchio lungo e se fai il bravo il tempo passerà veloce” lo guardai e dopo aver rivolto una sorriso alla hostess, finalmente cullato dai motori dell'aereo, ricaddi nella mia nebbia personale.

Era buffo a ripensarci ma non so come feci a scendere dall'aereo e a salire in macchina per arrivare a Volterra. Mi resi subito conto di non avere alcun ricordo solo la voce di Jane, che felice mi annunciava “Finalmente siamo arrivati a Volterra, Edward! Sei nella tua nuova casa. Non ti preoccupare continua a riposare” poi rivolgendosi a Felix “ E' inutile disturbarlo nuovamente. E' decisamente crollato. Portalo nella sua stanza mentre io e Chelsea andiamo ad annunciare ad Aro il nostro arrivo. Sarà sicuramente contento di come è andata liscia la missione”


****


Visto che la mia mente e il mio corpo reagivano bene decisi di mettermi seduto per studiare quel nuovo ambiente. Mi stavo ancora guardando in giro che sentii la porta aprirsi ed un Demetri sorridente entrò.

Finalmente sei tornato fra noi. Pensavo ti fossi pietrificato. Sei stato fermo su quel letto per quasi tutta la notte e tutta la mattina . Aro è diventato impaziente d'incontrarti. Vestiti che ti accompagno da lui.” e con un gesto m'indicò un divano verde oliva su cui sopra c'erano appoggiati dei vestiti. “Ti aspetto qua fuori” e fece per uscire ma io lo fermai “Demetri, posso farmi prima una doccia?”

Mi sentivo indolenzito e arruffato e non c'era niente di meglio che l'acqua calda sul mio freddo corpo per riprendermi del tutto .

Lui rimase un attimo interdetto, probabilmente non si aspettava la mia domanda e io ne approfittai per provare a leggergli nella mente cosa stesse pensando. Ma nulla. Era come se fosse schermato! “Ok Edward. Dietro quella porta c'è un piccolo bagno. Troverai tutto lì dentro. Ma non ci mettere tanto, non possiamo fare aspettare troppo Aro” e detto questo uscii.

Con un agile mossa scesi e m'infilai nel bagno sorridente.

   
 
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