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Autore: Beatrix Bonnie    01/07/2011    2 recensioni
Extraiures, fuorilegge... o meglio, fuori dagli schemi. Questo è il racconto della vita e dell'amicizia di Reammon e Septimius, due maghi irlandesi che hanno imparato ad andare oltre i pregiudizi del loro tempo e a vivere fuori dagli schemi.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Caccia al tesoro
Parte seconda


Giugno 1976, New York

La prima cosa che stordì Mary fu il caos: ancora prima che aprisse gli occhi per scoprire dove Reammon l'avesse portata, una serie di rumori indistinti, il vociare delle persone, urli e schiamazzi la aggredirono come se si fosse materializzata nel bel mezzo di una sagra paesana. E poi aprì gli occhi e si ritrovò circondata da immensi grattacieli che sembravano farsi beffe della sua piccolezza.
«Benvenuta a New York!» esclamò entusiasta Reammon.
Mary scoppiò a ridere: ma che diavolo gli era saltato in mente? Scuotendo la testa rassegnata, si mise in tasca il frammento i coccio, primo ricordo di quella assurda caccia al tesoro.
Proprio mentre ammirava la caotica vita della metropoli Babbana, un ragazzo afroamericano si avvicinò a loro con un gran sorriso. Indossava una canottiera bianca aderente che metteva in risalto i muscoli e un paio di pantaloni piuttosto larghi, che un tempo dovevano essere appartenuti ad una tuta da ginnastica. A coronare il tutto, in testa aveva un berretto grigio, che aveva tanto l'aria di essere di lana, nonostante fosse estate. «Rayray!» esclamò il ragazzotto allungando la mano verso Reammon per farsi dare il cinque.
«Chris, come butta?» gli chiese il giovane irlandese, ricambiando il gesto.
Mary lo guardò straniata. Come butta?
Da quando Reammon utilizzava lo slang americano?
Eppure i due ragazzi sembravano particolarmente affiatati.
«Ehi, Mary, ti ricordi di Chris? L'ho conosciuto quell'estate in cui il professor Codail mi aveva mandato a quel campo scuola di archeologia in Marocco» spiegò Reammon, con un sorriso entusiasta.
Mary annuì circospetta: sì, Reammon le aveva parlato di lui ma certo non si aspettava che quel tipo fosse un archeologo. Se Lorenzo coincideva appieno con l'immagine che Mary si era sempre fatta di un archeologo, Chris non c'entrava nemmeno per le scarpe rotte (e, in effetti, le sue scarpe, un vecchio modello da tennis, erano davvero rotte).
«In realtà, Rayray, ho mollato con l'archeologia. Adesso ho un chiosco e vendo ciambelle: è incredibile la quantità di schifezza che i maghi americani ingurgitano ogni giorno» spiegò Chris, mettendo un braccio intorno alle spalle dell'amico, come se dovesse rivelargli un importante segreto.
«Comunque, venite, venite» aggiunse poco dopo, conducendoli verso un vicoletto cieco alle spalle di un grattacielo enorme.
Chris estrasse la bacchetta magica dalle tasche dei pantaloni e toccò mollemente il terzo cassonetto di destra, che era incredibilmente immacolato e lindo rispetto agli altri. A quel gesto, nel muro davanti a loro si aprì un varco sufficientemente largo da far passare tre persone a braccetto, che dava su un'affollata stradina che pareva rimasta identica a un vialetto di tardo Ottocento.
«Questi sono i Five Wizs, dov'è nata l'America!» esclamò soddisfatto Chris.
Passeggiando per i Five Wizs (cinque strade con altrettanti accessi dalla metropoli Babbana, che convergevano i un'unica grande piazza), si riusciva a cogliere l'anima dell'America magica, che rimaneva ancorata alle sue tradizioni, con maghi che giravano in tuba e cappotti ottocenteschi, ma allo stesso tempo puntava alla modernità, personalizzata in giovanotti come Chris che assorbivano le mode più in voga in quegli anni*. Ma l'America non rinunciava mai al suo tocco eccentrico: Mary era certa che il tizio che le era passato davanti stava portando al guinzaglio un autentico troll.
Arrivati in piazza, Chris si avvicinò ad un gruppo di ragazzi più o meno abbigliati come lui, che si stavano dando da fare intorno ad una radio piuttosto vecchiotta.
«Allora, baby, lascia che ti spieghi le regole» le disse Chris con un sorriso divertito.
Mary non era certa di voler sapere che cosa prevedesse quella tappa a New York: sicuramente, una volta a casa, ne avrebbe dette dietro a Reammon un bel po'.
«I miei amici fanno partire la radio, tu balli con me e se te la cavi bene, io ti do il prossimo indizio».
«Ballare con chi?» gli fece eco Mary, terrorizzata dalla prospettiva. Non fece a tempo a lanciare un'occhiata fulminante a Reammon che i ragazzi erano riusciti a far partire la radio e Chris l'aveva trascinata sul marciapiede.
Mary non sapeva ballare: riusciva giusto a dondolarsi e ciondolare un po', e inoltre era terribilmente imbarazzata da quella situazione. Al contrario, Chris si muoveva fluido e sciolto, con passi e movenze che Mary non aveva mai visto. Alla fine, si ritrovò a fare il palo mentre Chris le ballava intorno; a coronare il tutto Reammon che sghignazzava poco lontano.
«Vieni tu a ballare, se sei capace!» protestò Mary, battendo i piedi a terra.
Fu allora che, forse per pietà, forse per toglierla dall'imbarazzo, anche altri si unirono alle danze, compreso alcune ragazze. In realtà, nel vedere le movenze sinuose e aggraziate delle giovani americane, Mary si sentì mortificata, ma dopo un po' riuscì a sciogliersi e ad azzardare qualche passo con Chris.
Alla fine, perfino Reammon si mise a ballare e Mary fu costretta ad ammettere che era decisamente più bravo di lei.
«Ehi, baby, sei proprio scarsa!» le rivelò alla fine Chris, ridendo di gusto. «Guarda il tuo uomo come si muove bene!» continuò, indicandole Reammon, che a quelle parole fece un paio di azzardati passi di danza tanto per fare il ganzo.
«Comunque, non voglio fare il guastafeste, quindi eccoti il tuo indizio» le disse, togliendosi dal collo una catena d'oro e mettendogliela tra le mani.
Mary capì subito che doveva trattarsi di un'altra Passaporta, tanto più quando Reammon si avvicinò con un sorrisetto davvero irritante per posarci sopra un dito.
«Ehi, bello, voglio essere invitato, poi!» gridò loro dietro Chris, proprio mentre la Passaporta li trascinava lontano.
Quando Mary riaprì gli occhi, non capiva perché non ci vedesse nulla. Poi si abituò alla penombra e realizzò di trovarsi in un bosco in cui i rami degli alberi erano talmente intricati e fitti da non permettere ai raggi del sole di filtrare fino a terra.
«Siamo nella Foresta Nera» le sussurrò all'orecchio Reammon, come se temesse di disturbare gli spiriti del bosco parlando più forte.
Mary osservò rapita il tortuoso gioco di rami sopra la sua testa, quando una voce ruvida la costrinse ad abbassare nuovamente lo sguardo. Un signore tarchiato, con un paio di enormi baffoni biondi e le guance rosse come peperoni, li stava allegramente salutando.
«Gustav!» esclamò Reammon, stringendogli calorosamente la mano.
«Buonciorno, miei cari» rispose l'uomo, con un durissimo accento tedesco.
«Lasciami indovinare, l'hai conosciuto in uno dei tuoi scavi» sospirò Mary. «Sì!» esclamò entusiasta Reammon. «Ti ricordi quel lavoro alla necropoli di Pathoger?»
Gustav allungò la sua mano grassoccia verso Mary che gliela strinse.
«Reammon mi ha detto che sei appassionata del ciogo del Quidditch. Allora questo ti piacerà» le disse, strizzandole l'occhio. Dopodiché si avvicinò ad un albero e lo sfiorò con la bacchetta.
Improvvisamente apparve una Pluffa dalle dimensioni enormi, che prese a parlare attraverso una delle cuciture. «Das Lusungswort?» chiese in tono neutro.
Mary immaginò che si trattasse della parola d'ordine.
«Junge Sperling» rispose Gustav con sicurezza.
«Zapete, un amico di un mio amico conosce il custode del campo e siamo riusciti ad organizzare questa cosuccia» spiegò l'uomo, proprio mentre il tronco si apriva magicamente davanti ai loro occhi, lasciando intravedere una costruzione immensa che si celava oltre l'apertura.
Mary capì immediatamente di cosa si trattava: lo stadio di Quidditch di Gunther der Gewalttätige, il più grande e famoso d'Europa. Era il Tempio del Quidditch: il sogno di ogni giocatore europeo era quello di volare a cavallo di una scopa nel Gunther, lanciare Pluffe dentro quegli anelli meravigliosi, sentire il vento che scompiglia i capelli, le urla della folla che ti assordano...
«Mon...!» fu l'unica cosa che riuscì a sospirare Mary, ammirando estasiata lo stadio.
Da quando aveva finito Hogwarts, aveva smesso di giocare a Quidditch, mettendo da parte il suo sogno di diventare campionessa per cominciare a lavorare in un piccolo ufficio che si occupava di mandare pacchi all'estero. Niente di impegnativo o particolarmente gratificante, ma almeno aveva cominciato a mettere da parte un po' di galeoni. Tuttavia, una passione come quella che provava per il Quidditch, non poteva essere cancellata in pochi anni. Se realmente Reammon era riuscito ad organizzarle un'occasione per volare al Gunther... santo cielo, Mary non riusciva a crederci! «Prego» esclamò Gustav, accennando alla porta d'ingresso dello stadio.
Mary trattenne il respiro e fece il suo ingresso al Gunther, come una star che sale per la prima volta sul palco di un grande concerto. Lo stadio era immenso proprio come Mary se l'era sempre immaginato, con i sei anelli luccicanti e l'erba perfettamente tagliata. E là, al centro, ad altezza giusta per essere cavalcata, vibrava una scopa dell'ultimissimo modello, la Nimbus 1001, uscito proprio quell'anno.
Mary si voltò prima verso Reammon, poi verso Gustav, ed entrambi la incitarono a salire a cavallo della scopa.
Fu come un sogno poter volare con un manico di scopa utilizzato dai più grandi campioni del mondo nello stadio considerato il Tempio del Quidditch. L'ebrezza di raggiungere la velocità limite, di alzarsi in picchiata, di sterzare all'ultimo minuto davanti agli ostacoli fecero sentire Mary nuovamente viva e libera. Dopo una lunga serie di acrobazie in volo, si decise a planare di nuovo verso terra, dove la stavano attendendo Reammon e Gustav.
Quest'ultimo aveva in mano una Pluffa nuova fiammante. «Kueste le regole: tu prendi Pluffa e fai centro e io ti do il prossimo indizio» le disse lanciandole la palla di cuoio.
Mary la afferrò al volo ma rimase perplessa: era convinta che quello fosse il premio della caccia al tesoro, non una delle sue tappe.
«Tutto qui? Un centro e basta?» domandò allora, facendosi rigirare la Pluffa tra le mani.
«Un centro e basta» asserì Gustav, annuendo.
Mary capì immediatamente perché dovesse realizzare un centro e basta: non appena si alzò in volo, la Pluffa le scivolò via dalle mani come se fosse fatta di sapone. Lei si tuffò subito a riprenderla, ma questa le schizzò nuovamente via. La palla doveva essere stata stregata. Prima di lanciarsi nuovamente a recuperarla, Mary schioccò un'occhiataccia a Reammon, che rispose con il suo sorriso più innocente.
Dopo una serie di difficoltosi tentativi, Mary riuscì ad agguantare la palla e tenendola stretta a sé si diresse verso il palo centrale; ovviamente, avendo entrambe le mani occupate a frenare l'entusiasmo della Pluffa, fu costretta a manovrare la scopa solo con le gambe e questo le impedì di sfruttarne il massimo potenziale. Come si era aspettata, la palla non ne voleva sapere di centrare l'anello ma, per fortuna, non essendoci il portiere a difesa dei pali, Mary poté quasi entrare con la scopa nel cerchio. Non appena la Pluffa truffaldina attraversò l'anello, il tabellone dorato al centro dello stadio si illuminò e segnò dieci punti per l'immaginaria squadra di Mary.
La ragazza fece un giro dell'arena esultando per il punto e incitando un pubblico inesistente. Dopodiché ridiscese a terra, dove la stavano aspettando Gustav e Reammon, entrambi con un ghigno divertito stampato in faccia.
Gustav appellò la Pluffa e con un tocco di bacchetta eliminò il malocchio. Poi la lanciò a Mary, dicendole: «Kuesto è il prossimo indizio».
Mary osservò la palla con gli occhi sgranati: doveva trattarsi della nuova Passaporta, ma ciò che l'aveva colpita di più era il fatto che quella Pluffa nuova di zecca, con la G simbolo dello stadio in rilievo tra le cuciture, poi sarebbe rimasta sua per sempre.
Proprio in quel momento un sorridente Reammon si avvicinò a lei e mise la sua mano sulla palla.
Gustav guardò l'orologio d'oro che portava al polso. «È ora. Buon viaccio».
E la Passaporta li trasportò via dallo stadio.
La prima cosa che Mary sentì fu un forte vento che li investiva in pieno, poi il rumore del mare, lontano e possente, che si infrangeva contro le rocce. Quando aprì lentamente gli occhi, realizzò di essere su una scogliera a strapiombo sull'oceano. A giudicare dal cielo grigio e plumbeo, dovevano essere in Irlanda.
«Queste sono le scogliere di Moher» spiegò Reammon, in un tono insolitamente dolce.
Mary si guardò attorno, aspettandosi l'arrivo di qualche altro strampalato amico di Reammon, ma questa volta non venne nessuno.
Reammon le tolse dolcemente la Pluffa dalle mani e se la mise in tasca (quella magicamente allargata dall'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile). Dopodiché le prese le mani tra le sue e la guardò dritta negli occhi con intensità. «Mary, ci è voluta tanta strada per arrivare fin qui» cominciò a dire, anche se aveva la gola completamente secca. «E non intendo per via della caccia al tesoro... sai quanto ci abbiamo messo e quante cose sono accadute. Io non so cosa sia successo la prima volta che ti ho incontrato, ma è successo, è scattato qualcosa. E io credo proprio di essermi innamorato di te».
Con quelle parole si inginocchiò davanti a lei e mise una mano in tasca per estrarre una scatolina di velluto rosso. Ma proprio in quel momento una folata di vento più forte delle altre li investì in pieno e la scatola scivolò via dalle mani sudaticce per l'ansia di Reammon e cadde giù dal precipizio.
«Benedetto San Patrizio!» esclamò Reammon contrariato, sporgendosi dalla scogliera per vedere la preziosa scatolina che veniva risucchiata verso le rocce sottostanti. Il ragazzo allora estrasse la bacchetta di tasca (dopo alcuni nervosi secondi di frenetica ricerca) e gridò: «Accio scatola!» Forse a causa dell'agitazione, forse per una sfortunata coincidenza, l'incantesimo funzionò solo in parte e il costoso contenitore, invece di atterrare docilmente tra le sue mani, colpì Reammon in piena fronte.
«Oh cielo, ti sei fatto male?» domandò premurosa Mary, anche se aveva trattenuto a stento una risata nel vedere la scena.
«Tutto a posto» rispose Reammon, massaggiandosi il punto che era stato colpito. Gli sarebbe spuntato fuori un bel bernoccolo.
Dopo quel momento di agitazione, Reammon tornò serio. «Mary Weasley» sentenziò con voce sicura.
Nel mentre fece scattare la serratura della scatola e un anellino d'argento con un piccolo diamante fece capolino adagiato sul velluto.
«Vuoi sposarmi?»
Mary si specchiò per un attimo negli occhi verdi e luminosi di Reammon.
Solo una parola.
«Sì».





*ricordo che “quegli anni” sono gli anni Settanta!

Che caro il nostro Reammon! Vi aspettavate che tutta questa messinscena fosse per chiedere a Mary di sposarlo? Andiamo, non è dolcissimo? *-*
Ok, lasciamo perdere le mie smancerie e vediamo di chiarire un paio di punti. I Five Wizs (troncamento di Five Wizards) è ovviamente un elogio ai Five Points, un vecchio quartiere di Manhattan che ora non esiste più, ma che nell'Ottocento era famoso per povertà e malessere e che è stato teatro di numerose guerre tra bande (per chi volesse approfondire, consiglio il meraviglioso film “Gangs of New York). Quanto allo stadio di Gunther der Gewalttätig (ah, la parola d'ordine significa semplicemente passerotto... non ha alcun significato, mi piaceva!) è completamente inventato, ma non nel nome. Il nome significa “Gunther il Gradasso” ed è riferito ad un celebre dipinto dove è rappresentato il gioco tedesco dello Stichstock, una specie di antenato del Quidditch (la Rowling ne parla ne “Il Quidditch attraverso i secoli”). Infine, il modo di parlare di Chris e Gustav (come già quello di Lorenzo) rispecchia il più possibile il loro accento, slang americano per il primo, accento tedesco per il secondo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Il prossimo lo pubblicherò venerdì 08/07, quando sarò finalmente in vacanza e, se tutto va bene, comincerò ad aggiornare 2/3 volte a settimana per gli ultimi 3 capitoli della storia. Inoltre, probabilmente già dalla metà di luglio, darò alle stampe il quarto racconto della saga, “Il torneo Trecolonie”.
A presto!
Beatrix


EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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