Belle
Époque
Cap.
7: Come una principessa
Quando
Toris si svegliò, la mattina seguente, si ritrovò
nel suo letto, nel quale era
sgattaiolato poco prima dell’alba. La luce che filtrava dalle
imposte lo
infastidiva, ma mai quanto i dolori alla schiena e ai fianchi, che gli
fecero
contorcere i muscoli facciali in una smorfia. Eppure, era abituato a
questi
tragici risvegli. Con cautela si rivestì e
risistemò la sua camera, difatti,
sebbene ci fosse la servitù, gli era stato insegnato a
occuparsi da solo di ciò
che lo riguardava. Dopo aver ripiegato una camicia ed averla riposta
nell’armadio di legno intarsiato appoggiato ad una delle
pareti, uscì dalla
stanza e scese l’ampia scalinata di marmo lucente, evitando
movimenti troppo
affrettati per non soffrire, infine si diresse nella sala dove era
stata
allestita la colazione. Una volta entrato, trovò, seduti al
tavolo rettangolare,
sul quale erano stati disposti pane, marmellata, brioches, torte e
crostate,
biscotti, bevande calde e fredde di ogni tipo, Raivis ed Eduard, suoi
cugini
alla lontana, che mangiavano come al solito in silenzio. Dopo un
distratto
saluto, prese posto accanto al più basso dei due, Raivis, e
si versò del latte
caldo nella tazza di fine porcellana che aveva davanti.
«Uhm… posso chiedere dove sono le signorine
Braginski? Non mi è sembrato di
vederle qui in giro.» disse d’un tratto Toris,
guardando le due sedie vuote di
fronte a lui.
«Sono uscite poco fa per andare a far compere in centro. A
dire la verità, la
signorina Natalya non sembrava troppo entusiasta, ma alla fine ha
comunque
accompagnato la signorina Yekaterina.» gli rispose atono
Eduard, prendendo a
sfogliare rapidamente un giornale parigino che non lo interessava poi
molto. Di
certo ne avrebbe preferito uno come minimo che riportasse notizie
internazionali.
«E…
del signor Braginski cosa mi dici?
Forse è uscito anche lui?» dopo una breve pausa
dovuta al nome “Natalya”, Toris
proseguì, spostando lo sguardo sulla sedia vuota a
capotavola posta accanto a
lui. Sinceramente, sperava che fosse così, lo desiderava con
tutto se stesso,
perché ogni mattina che sopraggiungeva dopo quelle nottate
lo uccideva poco per
volta… detestava sedersi al tavolo con tutti gli altri, e
soprattutto con Ivan,
e comportarsi normalmente, come se non fosse accaduto nulla. Era pura
ipocrisia, ed era crudele da parte di Ivan pretendere che lui lo
sopportasse.
«Oh, no. Si trova nel suo studio. Ha appena fatto spedire
tutti gli inviti per
il gran ricevimento, ed è molto soddisfatto. Sembra che
abbia selezionato
personalmente tutti gli invitati, anche se non ho la minima idea di
come abbia
fatto, visto il numero spropositato. A volte mi spaventa davvero. Ah,
Toris?»
lo richiamò alzandosi bruscamente dal tavolo della colazione
e facendo rumore
con la sedia.
«Sì?»
«Smettila di parlare russo con me.» concluse in
estone, la sua lingua madre,
prima di allontanarsi dalla stanza.
«Eduard, a-aspetta!» balbettò Raivis,
alzandosi a sua volta e seguendo il ragazzo
con gli occhiali appena uscito. Toris rimase solo, seduto al tavolo,
con una
brioche tra le dita. Sospirò e si affrettò a
finire.
«Allora,
che ne dite? Ci divertiremo, no?» aggiunse con un sorriso
radioso lo spagnolo,
stringendo piano la mano di Romano, che imbarazzatissimo cercava di
ritrarla.
«Brutto
pezzo d’idiota! Hai letto anche tu che quella cosa si tiene
di sera, e indovina
che faccio io di sera? Lavoro! E poi, perché dovrei andarci
con te?!» strepitò
Romano, scattando in piedi.
«Beh,
Romano, secondo me ti farebbe bene… per il lavoro ci
inventeremo qualcosa.»
disse Elizaveta con aria pensierosa, avvicinandoglisi.
Ancora
una volta si trovavano tutti, Antonio, Romano, Elizaveta e Gilbert, nel
suo
camerino del Moulin Rouge, a discutere della festa che la famiglia
Braginski
avrebbe dato. In quel momento gli inviti erano stati appoggiati sul
ripiano
lucido della specchiera, e Antonio e Gilbert stavano cercando di
convincere i
loro amati. Quando Elizaveta pronunciò quelle parole, scese
un silenzio sorpreso
nella stanza. Nessuno si aspettava che la bella cantante avrebbe
accettato con
tanta facilità.
«E-Eliza…
ho capito bene? Tu vuoi partecipare?» chiese rosso in volto
l’albino, che da
tempo si era convinto che la ragazza lo avesse preso in antipatia.
«Certo!
Io… ho sempre voluto partecipare ad un evento del genere,
con i nobili e tutto
il resto. È sempre stato un mio sogno, fin da quando ero
piccola.» mormorò, con
gli occhi che le si arrossarono. Sembrava commossa, ma il suo tono era
allegro,
e le sue labbra perlacee curve in un timido sorriso. Non sembrava la
donna che
cantava sul palco la sera, sensuale e provocante. Sembrava una ragazza
dolce e
fragile, e, a Gilbert, sembrò ancor più
attraente. Senza poter resistere,
Gilbert le passò un braccio attorno alla vita, stringendola
a se’. Non appena
sfiorò la stoffa plissettata del corsetto
dell’abito, strizzò gli occhi,
aspettandosi l’arrivo di un sonoro ceffone, che
però non giunse: Elizaveta si
lasciò cingere, sorridendo ancor di più.
«Eliza,
ma come, mi abbandoni così?» si lamentò
rassegnato Romano, sentendosi tradito
dall’ungherese.
«Oh,
Roma! Io non vado da nessuna parte senza di te! Ti prego, vieni anche
tu!» lo
pregò la ragazza.
«Cosa?!
Non se ne parla! Anzi, meglio così: io resto qui, e tu fai
lo stesso, fine
della storia!» l’italiano aveva iniziato quasi ad
urlare, ed il suo accento si
era fatto più marcato del solito, tuttavia, non ottenne
l’effetto desiderato.
«Romano,
e allora tu saresti così crudele da strappare una ragazza
dal suo sogno?» lo fulminò
Gilbert.
«Davvero
Romano, non ti importa nulla di me?» fece Elizaveta con voce
lamentosa. Romano
sbuffò, irritato da quelle pressioni.
«Romano,
dai, se non vuoi farlo per noi, fallo almeno per tuo
fratello!» disse Antonio,
dandogli una pacca sulla spalla. Ecco, quello era il loro ultimo asso
nella
manica per convincere l’astioso italiano; gli altri due
fissarono lo spagnolo,
chiedendosi se avesse fatto la mossa giusta ad estrarlo in quel momento.
«Che
cazzo c’entra mio fratello adesso?!»
sbraitò Romano, ormai senza fiato.
«Feli
ha già accettato di venire insieme a me e a Ludwig, e
sembrava molto
entusiasta! Ci resterà malissimo se glielo
proibirai!» rispose Gilbert in aiuto
al suo amico, conscio di aver chiuso la partita.
«…mpf.
Bene. Verrò. Solo per controllare che non accada nulla a mio
fratello!» sbottò
Romano. «E tu!» esclamò voltandosi di
scatto verso lo spagnolo, che emanava una
gioia incontenibile, «Non agitarti troppo per questo! Lo
faccio solo per
Feliciano, di te non m’importa nulla!» alla fine,
uscì dal camerino,
sbattendosi la porta alle spalle. Gilbert e Antonio si guardarono,
sorridendo.
Poi, anche Antonio uscì dalla stanza, deciso a seguire
Romano, pur sapendo che
probabilmente si sarebbe preso delle sonore sberle.
«Ah!
Adesso devo solo convincere Lud. Spero che non faccia tanti
capricci…»
ridacchiò Gilbert, che per tutto il tempo aveva continuato a
cingere la vita di
Elizaveta. Quando se ne accorse, ritirò bruscamente il
braccio, come se avesse
preso la scossa, e sperò che la ragazza non si fosse
arrabbiata, e che non lo
considerasse un viscido maleducato. Abbassò lo sguardo, in
imbarazzo.
«S-scusami,
è che prima mi sono fatto trasportare
e…» balbettò.
«Non
mi dispiace che tu l’abbia fatto.» lo interruppe la
ragazza. Poi, con un
movimento rapido e impalpabile, gli posò un bacio sulle
labbra, lasciando
l’albino impietrito.
«Gott…»
mormorò Gilbert, incapace di articolare una frase.
«Grazie per l’invito, lo
accetto con gioia!» Elizaveta rise, gli restituì i
cartoncini con gli inviti
che erano stati lasciati sulla sua specchiera, e poi lo spinse fuori
dal
camerino, sperando che trovasse velocemente Antonio senza andare a
sbattere
contro ogni ostacolo.
«Una
festa?» ripeté Ludwig con la sua voce profonda,
prendendo l’invito dalle mani
del fratello e leggendolo.
«Proprio
così! Da quando sei arrivato hai continuato a dedicarti allo
studio e al
lavoro, senza pensare neanche un po’ a divertirti! Questa
festa fa al caso
tuo!» esclamò ancora su di giri Gilbert.
«E
oltre a me, chi hai intenzione di invitare?» chiese il biondo
perplesso.
«Ho
già invitato Elizaveta…» fece una
pausa, soffermandosi sul nome della sua
amata, e poi proseguì:«…e Feliciano, ed
entrambi sono molto entusiasti all’idea
di partecipare! Soprattutto, Feliciano mi avrà chiesto un
milione di volte se
saresti venuto anche tu. Gli ho già detto di
sì!» l’albino ammiccò verso
il
fratello, che iniziò a colorarsi di rosso per
l’imbarazzo.
«B-beh,
allora, immagino di non poter rifiutare, sarebbe
scortese…» Dopo aver riposto
l’invito tra le mani del fratello, Ludwig salì le
scale della loro abitazione e
si rintanò nel suo studio, dove, per riacquistare un
po’ del suo solito
contegno, prese un libro da uno scaffale, si sedette sulla poltrona ed
iniziò a
leggerlo, senza in realtà capire cosa stesse leggendo. Tutto
per quel
ragazzino… ma che diamine gli stava accadendo? Lui era una
persona seria, lo
era sempre stata! Che fosse l’aria francese ad essergli
dannosa? Sbuffando,
chiuse di scatto il volume e lo gettò sulla scrivania. Poi,
attirato dal titolo
dorato stampato sulla copertina, lo lesse: “Sogno di una
notte di mezza estate”
di William Shakespeare. Infastidito senza un motivo preciso, lo rimise
al suo
posto.
Nel
frattempo, Gilbert si aggirava irrequieto al piano terra, indeciso su
cos’altro
fare. Sicuramente Francis aveva ricevuto l’invito, ma chi
avrebbe portato con
sé? Qualcuna delle sue avventure? O avrebbe deciso di andare
da solo per poter
fare conquiste durante la festa? Conoscendo Francis, sapeva che avrebbe
avuto
la risposta soltanto la sera della festa, così decise di
mettersi l’anima in
pace e non pensarci.
Note
di fine capitolo: salve! Allora, siete contenti per la piccola scena
tra
Gilbert e Elizaveta? Spero di sì! Ah, per quanto riguarda il
personaggio di
Ucraina, che non ha un nome umano ufficiale, ho scelto di utilizzare il
più
diffuso nel fandom, cioè “Yekaterina”.
La stessa cosa accadrà anche con
personaggi futuri! (Chi saranno mai?) La festa si avvicina sempre
più, chissà
cosa accadrà, visto il grande numero di invitati…
;)
Bene,
è ora di passare ai ringraziamenti! Grazie a Dark Amy per la
recensione, a
GinkoKite, KawaiiBonBon, Marmalade Girl per aver aggiunto la fanfiction
tra le
preferite, e a abusiva, Albion, Dark Amy, Emi_Iino, Ivan_Kirkland,
Julia_Urahara, Orazio il Furetto, PureMorning, Sui, Tifawow,
TsunadeHime per
averla aggiunta tra le seguite! Sapere che ci siete voi mi
dà sempre la forza
di continuare a scrivere, anche quando la pagina è bianca e
la mia testa è
vuota! Infine, grazie Ghy e Sara, che mi sopportate, qualunque cavolata
io dica
o faccia! ^_^
Romano:
sei troppo smielata, lo sai? Anche nel capitolo…
BabiSmile:
ogni tanto fa bene, sai? Dovresti provare anche tu, acido!
Romano:
vai dolcemente a fotterti~
BabiSmile:
appunto. Alla prossima!
P.S.:
Aggiungo che il 10 luglio partirò per le vacanze e
tornerò il 24, quindi i
capitoli potrebbero subire dei ritardi! …però
vado in Spagna! Olè! *inizia a
ballare assieme ad Antonio*
Antonio: ¡Muy
bien! *ridacchia e balla*
Romano:
*li guarda in cagnesco*
Alfred:
ma io che fine ho fatto? Sono il protagonista!
BabiSmile:
prima cosa: non sei il protagonista. Seconda cosa: magari sei morto in
un
burrone, o le iene ti hanno divorato, oppure… *continua ad
elencare*
Alfred:
non sei una brava autrice imparziale! ç^ç
BabiSmile:
no, infatti!~ Bene, e adesso vi saluto sul serio! Ciao! ^_^
BabiSmile