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Autore: Unriccio    01/07/2011    0 recensioni
Nella Parigi del 1890 si intrecciano le storie di tanti personaggi, tra feste e salotti, caffè ed intrighi. E scandali. Venite a ballare anche voi il cancan, in una società fatta d'ipocrisia e marcia dentro. Vedrete la parte più oscura dell'animo umano, ricoperta da un'attraente carta dorata. A fare da padrone di casa, chi se non Francis Bonnefoy, il re dei salotti? Seguitelo allora nel suo mondo voluttuoso. Ma occhio a non lasciarsi trascinare giù. [Attenzione: i personaggi NON rappresentano le nazioni.] [FrUk principalmente, ma arriveranno altre coppie...]
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Belle Époque

Cap. 7: Come una principessa

Quando Toris si svegliò, la mattina seguente, si ritrovò nel suo letto, nel quale era sgattaiolato poco prima dell’alba. La luce che filtrava dalle imposte lo infastidiva, ma mai quanto i dolori alla schiena e ai fianchi, che gli fecero contorcere i muscoli facciali in una smorfia. Eppure, era abituato a questi tragici risvegli. Con cautela si rivestì e risistemò la sua camera, difatti, sebbene ci fosse la servitù, gli era stato insegnato a occuparsi da solo di ciò che lo riguardava. Dopo aver ripiegato una camicia ed averla riposta nell’armadio di legno intarsiato appoggiato ad una delle pareti, uscì dalla stanza e scese l’ampia scalinata di marmo lucente, evitando movimenti troppo affrettati per non soffrire, infine si diresse nella sala dove era stata allestita la colazione. Una volta entrato, trovò, seduti al tavolo rettangolare, sul quale erano stati disposti pane, marmellata, brioches, torte e crostate, biscotti, bevande calde e fredde di ogni tipo, Raivis ed Eduard, suoi cugini alla lontana, che mangiavano come al solito in silenzio. Dopo un distratto saluto, prese posto accanto al più basso dei due, Raivis, e si versò del latte caldo nella tazza di fine porcellana che aveva davanti.
«Uhm… posso chiedere dove sono le signorine Braginski? Non mi è sembrato di vederle qui in giro.» disse d’un tratto Toris, guardando le due sedie vuote di fronte a lui.
«Sono uscite poco fa per andare a far compere in centro. A dire la verità, la signorina Natalya non sembrava troppo entusiasta, ma alla fine ha comunque accompagnato la signorina Yekaterina.» gli rispose atono Eduard, prendendo a sfogliare rapidamente un giornale parigino che non lo interessava poi molto. Di certo ne avrebbe preferito uno come minimo che riportasse notizie internazionali.
 «E… del signor Braginski cosa mi dici? Forse è uscito anche lui?» dopo una breve pausa dovuta al nome “Natalya”, Toris proseguì, spostando lo sguardo sulla sedia vuota a capotavola posta accanto a lui. Sinceramente, sperava che fosse così, lo desiderava con tutto se stesso, perché ogni mattina che sopraggiungeva dopo quelle nottate lo uccideva poco per volta… detestava sedersi al tavolo con tutti gli altri, e soprattutto con Ivan, e comportarsi normalmente, come se non fosse accaduto nulla. Era pura ipocrisia, ed era crudele da parte di Ivan pretendere che lui lo sopportasse.
«Oh, no. Si trova nel suo studio. Ha appena fatto spedire tutti gli inviti per il gran ricevimento, ed è molto soddisfatto. Sembra che abbia selezionato personalmente tutti gli invitati, anche se non ho la minima idea di come abbia fatto, visto il numero spropositato. A volte mi spaventa davvero. Ah, Toris?» lo richiamò alzandosi bruscamente dal tavolo della colazione e facendo rumore con la sedia.
«Sì?»
«Smettila di parlare russo con me.» concluse in estone, la sua lingua madre, prima di allontanarsi dalla stanza.
«Eduard, a-aspetta!» balbettò Raivis, alzandosi a sua volta e seguendo il ragazzo con gli occhiali appena uscito. Toris rimase solo, seduto al tavolo, con una brioche tra le dita. Sospirò e si affrettò a finire.

 

«Allora, che ne dite? Ci divertiremo, no?» aggiunse con un sorriso radioso lo spagnolo, stringendo piano la mano di Romano, che imbarazzatissimo cercava di ritrarla.

«Brutto pezzo d’idiota! Hai letto anche tu che quella cosa si tiene di sera, e indovina che faccio io di sera? Lavoro! E poi, perché dovrei andarci con te?!» strepitò Romano, scattando in piedi.

«Beh, Romano, secondo me ti farebbe bene… per il lavoro ci inventeremo qualcosa.» disse Elizaveta con aria pensierosa, avvicinandoglisi.

Ancora una volta si trovavano tutti, Antonio, Romano, Elizaveta e Gilbert, nel suo camerino del Moulin Rouge, a discutere della festa che la famiglia Braginski avrebbe dato. In quel momento gli inviti erano stati appoggiati sul ripiano lucido della specchiera, e Antonio e Gilbert stavano cercando di convincere i loro amati. Quando Elizaveta pronunciò quelle parole, scese un silenzio sorpreso nella stanza. Nessuno si aspettava che la bella cantante avrebbe accettato con tanta facilità.

«E-Eliza… ho capito bene? Tu vuoi partecipare?» chiese rosso in volto l’albino, che da tempo si era convinto che la ragazza lo avesse preso in antipatia.

«Certo! Io… ho sempre voluto partecipare ad un evento del genere, con i nobili e tutto il resto. È sempre stato un mio sogno, fin da quando ero piccola.» mormorò, con gli occhi che le si arrossarono. Sembrava commossa, ma il suo tono era allegro, e le sue labbra perlacee curve in un timido sorriso. Non sembrava la donna che cantava sul palco la sera, sensuale e provocante. Sembrava una ragazza dolce e fragile, e, a Gilbert, sembrò ancor più attraente. Senza poter resistere, Gilbert le passò un braccio attorno alla vita, stringendola a se’. Non appena sfiorò la stoffa plissettata del corsetto dell’abito, strizzò gli occhi, aspettandosi l’arrivo di un sonoro ceffone, che però non giunse: Elizaveta si lasciò cingere, sorridendo ancor di più.

«Eliza, ma come, mi abbandoni così?» si lamentò rassegnato Romano, sentendosi tradito dall’ungherese.

«Oh, Roma! Io non vado da nessuna parte senza di te! Ti prego, vieni anche tu!» lo pregò la ragazza.

«Cosa?! Non se ne parla! Anzi, meglio così: io resto qui, e tu fai lo stesso, fine della storia!» l’italiano aveva iniziato quasi ad urlare, ed il suo accento si era fatto più marcato del solito, tuttavia, non ottenne l’effetto desiderato.

«Romano, e allora tu saresti così crudele da strappare una ragazza dal suo sogno?» lo fulminò Gilbert.

«Davvero Romano, non ti importa nulla di me?» fece Elizaveta con voce lamentosa. Romano sbuffò, irritato da quelle pressioni.

«Romano, dai, se non vuoi farlo per noi, fallo almeno per tuo fratello!» disse Antonio, dandogli una pacca sulla spalla. Ecco, quello era il loro ultimo asso nella manica per convincere l’astioso italiano; gli altri due fissarono lo spagnolo, chiedendosi se avesse fatto la mossa giusta ad estrarlo in quel momento.

«Che cazzo c’entra mio fratello adesso?!» sbraitò Romano, ormai senza fiato.

«Feli ha già accettato di venire insieme a me e a Ludwig, e sembrava molto entusiasta! Ci resterà malissimo se glielo proibirai!» rispose Gilbert in aiuto al suo amico, conscio di aver chiuso la partita.

«…mpf. Bene. Verrò. Solo per controllare che non accada nulla a mio fratello!» sbottò Romano. «E tu!» esclamò voltandosi di scatto verso lo spagnolo, che emanava una gioia incontenibile, «Non agitarti troppo per questo! Lo faccio solo per Feliciano, di te non m’importa nulla!» alla fine, uscì dal camerino, sbattendosi la porta alle spalle. Gilbert e Antonio si guardarono, sorridendo. Poi, anche Antonio uscì dalla stanza, deciso a seguire Romano, pur sapendo che probabilmente si sarebbe preso delle sonore sberle.

«Ah! Adesso devo solo convincere Lud. Spero che non faccia tanti capricci…» ridacchiò Gilbert, che per tutto il tempo aveva continuato a cingere la vita di Elizaveta. Quando se ne accorse, ritirò bruscamente il braccio, come se avesse preso la scossa, e sperò che la ragazza non si fosse arrabbiata, e che non lo considerasse un viscido maleducato. Abbassò lo sguardo, in imbarazzo.

«S-scusami, è che prima mi sono fatto trasportare e…» balbettò.

«Non mi dispiace che tu l’abbia fatto.» lo interruppe la ragazza. Poi, con un movimento rapido e impalpabile, gli posò un bacio sulle labbra, lasciando l’albino impietrito.

«Gott…» mormorò Gilbert, incapace di articolare una frase. «Grazie per l’invito, lo accetto con gioia!» Elizaveta rise, gli restituì i cartoncini con gli inviti che erano stati lasciati sulla sua specchiera, e poi lo spinse fuori dal camerino, sperando che trovasse velocemente Antonio senza andare a sbattere contro ogni ostacolo.

 

«Una festa?» ripeté Ludwig con la sua voce profonda, prendendo l’invito dalle mani del fratello e leggendolo.

«Proprio così! Da quando sei arrivato hai continuato a dedicarti allo studio e al lavoro, senza pensare neanche un po’ a divertirti! Questa festa fa al caso tuo!» esclamò ancora su di giri Gilbert.

«E oltre a me, chi hai intenzione di invitare?» chiese il biondo perplesso.

«Ho già invitato Elizaveta…» fece una pausa, soffermandosi sul nome della sua amata, e poi proseguì:«…e Feliciano, ed entrambi sono molto entusiasti all’idea di partecipare! Soprattutto, Feliciano mi avrà chiesto un milione di volte se saresti venuto anche tu. Gli ho già detto di sì!» l’albino ammiccò verso il fratello, che iniziò a colorarsi di rosso per l’imbarazzo.

«B-beh, allora, immagino di non poter rifiutare, sarebbe scortese…» Dopo aver riposto l’invito tra le mani del fratello, Ludwig salì le scale della loro abitazione e si rintanò nel suo studio, dove, per riacquistare un po’ del suo solito contegno, prese un libro da uno scaffale, si sedette sulla poltrona ed iniziò a leggerlo, senza in realtà capire cosa stesse leggendo. Tutto per quel ragazzino… ma che diamine gli stava accadendo? Lui era una persona seria, lo era sempre stata! Che fosse l’aria francese ad essergli dannosa? Sbuffando, chiuse di scatto il volume e lo gettò sulla scrivania. Poi, attirato dal titolo dorato stampato sulla copertina, lo lesse: “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Infastidito senza un motivo preciso, lo rimise al suo posto.

Nel frattempo, Gilbert si aggirava irrequieto al piano terra, indeciso su cos’altro fare. Sicuramente Francis aveva ricevuto l’invito, ma chi avrebbe portato con sé? Qualcuna delle sue avventure? O avrebbe deciso di andare da solo per poter fare conquiste durante la festa? Conoscendo Francis, sapeva che avrebbe avuto la risposta soltanto la sera della festa, così decise di mettersi l’anima in pace e non pensarci.

 

Note di fine capitolo: salve! Allora, siete contenti per la piccola scena tra Gilbert e Elizaveta? Spero di sì! Ah, per quanto riguarda il personaggio di Ucraina, che non ha un nome umano ufficiale, ho scelto di utilizzare il più diffuso nel fandom, cioè “Yekaterina”. La stessa cosa accadrà anche con personaggi futuri! (Chi saranno mai?) La festa si avvicina sempre più, chissà cosa accadrà, visto il grande numero di invitati… ;)

Bene, è ora di passare ai ringraziamenti! Grazie a Dark Amy per la recensione, a GinkoKite, KawaiiBonBon, Marmalade Girl per aver aggiunto la fanfiction tra le preferite, e a abusiva, Albion, Dark Amy, Emi_Iino, Ivan_Kirkland, Julia_Urahara, Orazio il Furetto, PureMorning, Sui, Tifawow, TsunadeHime per averla aggiunta tra le seguite! Sapere che ci siete voi mi dà sempre la forza di continuare a scrivere, anche quando la pagina è bianca e la mia testa è vuota! Infine, grazie Ghy e Sara, che mi sopportate, qualunque cavolata io dica o faccia! ^_^

Romano: sei troppo smielata, lo sai? Anche nel capitolo…

BabiSmile: ogni tanto fa bene, sai? Dovresti provare anche tu, acido!

Romano: vai dolcemente a fotterti~

BabiSmile: appunto. Alla prossima!

P.S.: Aggiungo che il 10 luglio partirò per le vacanze e tornerò il 24, quindi i capitoli potrebbero subire dei ritardi! …però vado in Spagna! Olè! *inizia a ballare assieme ad Antonio*

Antonio: ¡Muy bien! *ridacchia e balla*

Romano: *li guarda in cagnesco*

 

 

 

Alfred: ma io che fine ho fatto? Sono il protagonista!

BabiSmile: prima cosa: non sei il protagonista. Seconda cosa: magari sei morto in un burrone, o le iene ti hanno divorato, oppure… *continua ad elencare*

Alfred: non sei una brava autrice imparziale! ç^ç

BabiSmile: no, infatti!~ Bene, e adesso vi saluto sul serio! Ciao! ^_^

 

BabiSmile

 

 

 

 

 

 

                                 
                                                                                                              

 

 

 

 

 

   
 
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