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Autore: lifeistooshort_    01/07/2011    0 recensioni
"Non ci credo.. " nonostante la situazione, un ghigno, il solito, gli si dipinse sul volto. "La santa Macmillan ubriaca! Cavolo, che giorno è?"
"Ubriaca?! Scherzi?" gli si buttò di nuovo tra le braccia, stavolta tenendo il viso poco lontano dal suo. "non mi sono ancora divertita. Sai cosa intendo. Beh, sono venuta per farlo." la ragazza gli baciò il collo, ridacchiando "In tutti i sensi."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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M&I Uno, due, tre.
Inizia lo spettacolo.
La porta si aprì, rivelando un ragazzo mezzo assonnato sulla soglia.
"Chi cazzo.. Iryde!" i suoi grandi occhi azzurri si spalancarono in un'espressione di puro stupore, davanti alla ragazza con un sorriso da ebete stampato in faccia. Ragazza che gli saltò al collo.
"Maaaaaaaatthew, che piacere vederti!" non stava bene, proprio per niente.
Matt se la scrollò di dosso, com'era solito fare, prendendola per le spalle. Annusò l'aria, infastidito dall'odore di alcool.
"Non ci credo.. " nonostante la situazione, un ghigno, il solito, gli si dipinse sul volto. "La santa Macmillan ubriaca! Cavolo, che giorno è?"
"Ubriaca?! Scherzi?" gli si buttò di nuovo tra le braccia, stavolta tenendo il viso poco lontano dal suo. "non mi sono ancora divertita. Sai cosa intendo. Beh, sono venuta per farlo." la ragazza gli baciò il collo, ridacchiando "In tutti i sensi."
Cavolo, cavolo, Parkinson, sei tu che fai cadere ai tuoi piedi le ragazze, non il contrario.
Il bruno chiuse gli occhi, abbandonandosi al quel momento di puro piacere: quella ragazza sapeva come far cadere tutte le sue difese, frantumarle con un semplice gesto, o una semplice parola azzeccata.
L'avrebbe sbattuta contro il muro in quel preciso istante, se solo non fosse stata completamente fatta.
Con un enorme sforzo di volontà, allontanò la ragazza da lui, abbandonando le braccia lungo i fianchi. "Piccola, non credo sia possibile, non voglio passare per uno stupratore." il ghigno non aveva comunque lasciato il suo volto. Una parte di lui diceva, da buona Serpe, di approfittarsi della situazione, di essere furbo, come sempre. L'altra parte, che era prepotentemente apparsa qualche giorno prima dopo lo sgradevole episodio, gli diceva come al solito di aiutarla, e non facendo quello che voleva lei, ovviamente.
La ragazza mise il broncio "Ma io sono accondiscendente, non passeresti per uno stupratore.. eddaaaaai." cercò ancora una volta di avvinghiarsi a lui.
Matthew la prese in braccio, roteando gli occhi: perchè non era andata dal suo amato fratellino invece di venire da lui? Che domanda idiota.
La posò delicatamente sul divano -che le piace tanto- sedendosi il più lontano possibile da lei. Si passò una mano sulla faccia, sospirando: non poteva approfittarsi di una ragazza. Non di lei. Non di Iryde.
Uno sbuffo provenì dal sacco di vestiti sgualciti vicino a lui. Si mise seduta, estraendo dalla tasca della "gonna" -se poteva essere definita tale, cosa che metteva ancora di più in soggezione gli ormoni del ragazzo- un pacchetto di sigarette.
Sinceramente sorpreso, si chinò appena verso di lei, aggrottando la fronte "Non credevo fumassi."
"Ci sono tante cose che non sai di me" borbottò in risposta lei, accendendo la sigaretta che teneva tra le labbra, facendo un lungo tiro. Chiuse gli occhi, alzando il capo verso l'altro, prima di soffiare fuori il fumo grigiastro.
Scuotendo la testa, ancora sconvolto da tutte quelle rivelazioni in pochi minuti, il moro si alzò, dirigendosi verso la cucina della grande villa "Vado a farti un caffè, anche se te ne servirebbe più di uno-" prima che potesse dire alcunché, si sentì sbattere contro il muro di casa sua. Con lei a pochi, troppo pochi, centimetri dal suo viso.
"Ti ricorda qualcosa, Matthew? A me si." si leccò le labbra, inumidendole.
Iryde, basta, potrei non fermarmi una volta cominciato.
"Eravamo invertiti in effetti, ma si, ho un vago ricordo." ghignò ancora, abbassando suo malgrado lo sguardo verso la sua scollatura parecchio pronunciata. Deglutì, per la prima volta -forse nella sua vita- a disagio.
"Si, prima che tu mi mollassi in mezzo a quel giardino, grondante di pioggia, ricordi?"
"Si può sapere perchè scappi sempre?"
Passi nelle pozzanghere, l'aveva ormai raggiunto.
"Non sto scappando."
"Allora dimmi cosa non puoi. Perchè non credo che la tua risposta sia quella giusta, o sbaglio?"
Non riusciva a non toccarla, a non sfiorarla, a non volerla. L'unica cosa che poteva fare in quel momento, era semplicemente accarezzarle una guancia, delicatamente.
Mentire. Come sempre.
"Era giusta."
"Intrattenerti. La risposta giusta." odiava vederla delusa, specialmente se a deluderla era lui. "Perchè ti sei fermato all'improvviso, me lo vuoi spiegare si o no? E non accetto un no." quanto amava quando era così decisa.
Paura. Per la prima volta, paura, e di se stesso.
"Devo andare."
Smaterializzato.
"Si. Ricordo, sei venuta a farmi la predica?"
La bruna sorrise, da ubriaca com'era, ovviamente "No sciocchino. Sono venuta per finire quello che non ho voluto iniziare."
Così dicendo premette le labbra contro le sue con forza, desiderio.
Preso alla sprovvista, non potè fare a meno di ricambiare il bacio: l'avrebbe fatto comunque, se non in quel momento, in un altro. Ogni volta che si vedevano non riusciva a non farlo, da quando si erano baciati su quella scale ad Hogwarts.
"Non capisco quale sia il tuo fine, Parkinson."
"Non sono un tipo complicato."
"Oh, invece lo sei, eccome." riusciva a vedere tutte le sfumature delle sue iridi. Non sapeva bene di che colore fossero. Non c
he gli interessasse, ovviamente, era una delle tante. "Tanto lo so che non ne hai il coraggio."
Era il momento. Dopo aver posato le labbra su quelle della ragazza, affondò una mano nei suoi capelli. Erano soffici, profumati, incantevoli. Si sentì cingere il collo da due braccia esili, ma non poteva darle questa soddisfazione, ovviamente. Si sarebbe fatta venire strane idee. Gli regalò il solito ghigno dopo aver sciolto l'abbraccio "Hei, hei.. Era solo per dimostrarti che ho il coraggio di fare questo e altro. Mi porto una ragazza diversa ogni volta a letto, e figurati se non riesco a baciare una ragazzina come te."
La ragazza, dal canto suo, o dal suo sguardo, non se l'aspettava. Visibilmente infastidita si alzò, come per andarsene, anche se le si leggeva in faccia che era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
"Uhm.. Si, certo, ovvio. Beh, non credo ci sia altro da aggiungere, no?" un sorriso falso le apparve in volto. Non voleva mai far trasparire le sue emozioni, e provava a nasconderle con scarsi risultati.
Sentire le mani di lei esplorare il suo corpo era un'emozione indescrivibile: cosa stava succedendo? Non riusciva più a connettere, aveva ancora le braccia lungo i fianchi, troppo occupato a godersi quel semplice momento. Sapeva che non era lei, non lei veramente. Ma almeno fisicamente, c'era. Quando però le piccole dita di Iryde arrivarono a sfiorargli la cintura, la sua lucidità ebbe la meglio. Con un scatto si stacco dalla morsa della ragazza, afferrandole la mano che stava per esplorare luoghi non proprio casti.
"Ti ho detto di no, Iry. E un no, è un no, anche da ubriachi." usando l'ultimo briciolo di buon senso, la oltrepassò, lasciandola con il viso rivolto verso il muro bianco.
"Allora avevo ragione."
Matthew voltò appena il viso verso la figura in penombra "Cosa?"
La ragazza rimase di spalle, mentre quest'ultime iniziavano a tremare. "Non mi vuoi."
Sempre più sconvolto, il giovane aggrottò le sopracciglia "Ma che dici?"
"Neanche da ubriaca!" urlò lei, dopo essersi improvvisamente voltata di scatto. Si potevano distinguere delle piccole tracce umide sulle sua guance, alla luce lunare che proveniva dall'enorme finestra del salone. "Non mi hai voluto la volta scorsa, e non mi vuoi ora! Sai cosa ti dico?" si avvicinò minacciosamente, tanto che il ragazzo, spaventato, arretrò fino a cadere tra i cuscini del divano in pelle, con lo sguardo alzato rivolto verso di lei. "Vaffanculo Matthew! Tu e le tue risposte inutili, i tuoi cambi di discorso, i tuoi ghigni del cazzo, le tue scopate con le bionde senza cervello, e tutto quello che ti riguarda!" lacrime e urla si fondevano in una sola cosa: una faccia stravolta, ma non dalla sbornia, non dal trucco colato, bensì dal dolore e dalla delusione. "Cosa credi, che io sia la tua scopa-amica? Beh, ti sbagli di grosso! Tanto so che non mi risponderai mai a quella domanda, quindi tanto vale non insistere, no?" così dicendo corse verso la porta, posando una mano sulla maniglia. Respirava affannosamente, anche se sembrava essersi calmata. Quando riparlò, il suo tono di voce era stanco, e leggermente abbassato. "Parto domani. A mai più, si spera." l'ultima parola incrinata dal pianto, la Tassa aprì la porta sbattendosela alle spalle.
Matthew si alzò lentamente, indeciso su cosa fare. Doveva già essere arrivata al cancello, era parecchio veloce.
Un colpo al muro, un'imprecazione, e poi fu silenzio.


Bene, ehm... Sono una roleplayer, e in quanto tale, ho un personaggio. Il mio personaggio è Iryde, e la sua "storia" con questo Parkinson mi ha ispirato così tanto da scrivere una FF, su una cosa che non è ancora accaduta, ma che mi piacerebbe accadesse un giorno (magari non proprio come la voglio io, visto che a ruolare si è in due ^^). Per chi non lo sapesse "essere una roleplayer" vuol dire partecipare ad un Gioco di Ruolo con un personaggio, io faccio parte di diversi GDR su Harry Potter, e Iryde Macmillan è la sorella inventata di Ernie Macmillan.
Spero vi sia piaciuta, se è così, lasciate un commento, così deciderò se continuarla o meno ^^

Veronica.
  
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