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Autore: Werewolf1991    03/07/2011    3 recensioni
La storia di una Snivy sfortunata che dopo aver avuto un pessimo allenatore si ritrova a viaggiare con una ragazza dall'animo gentile e con un suo amico accompagnato da un Oshawott.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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EMPERESS
Capitolo I Ricordi
Era una giornata soleggiata. Gli uccelli cinguettavano. Gli insetti tutt’intorno ronzavano. Poteva sentirsi un fiume scorrere in lontananza. Era, insomma una splendida giornata estiva. Una strana creatura verde osservava da una finestra il paesaggio circostante. Questa creatura era rassomigliante ad un serpente color verde acceso. Aveva un corpo flessuoso, quattro piccole zampe e una foglia come coda. Aveva degli occhi color ambra allungati proprio come quelli di un serpente. Fissava fuori dalla finestra con uno sguardo malinconico. Premette le zampe contro un vetro. Sentì un nodo alla gola ma lo respinse. Si ritirò verso il fondo della gabba in cui era rinchiusa. Poi qualcuno entrò nella stanza.- Sempre a guardare fuori, vero Snivy?- aveva detto con voce gelida la nuova arrivata. Snivy si voltò a fissarla carica di odio. La persona che aveva parlato altri non era se non la Professoressa Aralia, rinomata in tutta Unima per le sue conoscenze sui Pokemon. Era lei che consegnava agli allenatori il loro primo Pokemon il giorno in cui compivano 15 anni, o anche quando si sentivano pronti. Era rispettata da tutti per la sua conoscenza. Ma per la piccola Snivy era solo la sua aguzzina. Era stata lei a rinchiuderla dove ora si trovava, impedendole qualsiasi contatto con gli altri starter Tepig e Oshawott  e a tenerla segregata lì senza permetterle nemmeno di assorbire la luce del sole attraverso la foglia che aveva come punta della coda. Era lì da una settimana. Se ripensava al motivo per cui all’improvviso la sua vita era diventata un inferno si sentiva ribollire dalla rabbia.

Sembrava una giornata come tante. Era sdraiata su un ramo a prendere il sole. La professoressa la chiamò, insieme a Tepig e Oshawott per comunicare loro che un aspirante allenatore si era presentato quel giorno per scegliere uno di loro. La cosa la rallegrò. Entro insieme agli altri due e attese impaziente. Sentì la professoressa parlare con l’aspirante allenatore- Allora ti senti pronto?- aveva chiesto- Si- aveva risposto il ragazzo. Al sentire quella voce Snivy aveva provato una strana sensazione sgradevole. Aveva cercato di riscuotersi. Gli altri due non si erano per niente spaventati. –Bene, allora. Qui ci sono i Pokemon tra i quali puoi scegliere_ aveva proseguito con voce calma la Professoressa. Il ragazzo si era avvicinato. Snivy a guardarlo si sentì agitata. Non ne capiva il motivo ma sentiva che in quel ragazzo qualcosa non andava. Scacciò questo pensiero dicendosi che, probabilmente era solo agitata per il fatto che sarebbe potuta andare via insieme a lui, in caso fosse stata scelta. Il ragazzo era alto circa un metro e 80. Aveva corti capelli neri, occhi blu gelidi che erano intenti ad osservare i  Pokemon davanti a lui. Portava una maglia nera con una giacca. Aveva dei pantaloni scuri e dalla tasca spuntava fuori qualcosa di metallico.Dopo aver osservato attentamente gli altri due il ragazzo posò lo sguardo su di lei. Un ghigno si formò sulle sue labbra. Si chinò verso di lei. Snivy sentì un brivido correrle lungo la schiena, ma si trattenne. La sensazione sgradevole era aumentata. Il battito cardiaco era accelerato. La piccola fece in modo da non darlo a vedere. Il ragazzo allungò una mano verso di lei sfiorandole il muso. Lei sentì l’istinto di soffiargli contro ma si trattenne. Il tocco del ragazzo aveva qualcosa di… inquietante.- Ciao, piccola- aveva detto lui con voce suadente ma allo stesso tempo maligna. – Che ne dici di venire con me?- aveva proseguito lui. Lei non sapeva cosa rispondere. Poi decise di dare una possibilità allo strano ragazzo e annuì. – Bene. Professoressa, ho deciso. Prendo Snivy.- lei gli aveva augurato buona fortuna, dopo avergli consegnato il Pokedex e le Pokéball raccomandandogli di prendersi cura di lei. Lui aveva ringraziato e aveva messo tutto nello zaino che aveva con se. Poi aveva preso in braccio Snivy. La piccola si era sentita strana. Non era una presa affettuosa. Era dura quasi come se il ragazzo la stesse tenendo prigioniera. Snivy scacciò questo pensiero. Intanto erano usciti dal laboratorio.

Dopo essersi allontanati il ragazzo l’aveva messa giù e le aveva detto:- Allora Snivy, io mi chiamo Lucas. Sono il tuo allenatore, ma soprattutto sono il tuo padrone.- aveva parlato con quello strano tono di voce che lo contraddistingueva. Poi aveva estratto l’oggetto metallico dalla tasca. Era una catena con un grosso anello metallico attaccato ad un’estremità. Snivy l’aveva guardato scioccata. Aveva poi tentato di allontanarsi ma lui era stato più svelto. L’aveva afferrata per la coda e tirata su. Poi, mentre lei si dimenava per liberarsi, le aveva attaccato l’anello al collo per poi rimetterla giù soddisfatto.- Bene- aveva detto fra se e se. Lei aveva tentato di sfilarselo ma non c’era riuscita. Sibilò qualcosa contro di lui. Allora lui premette un tasto su un telecomando. Snivy sentì un improvvisa ondata di dolore. Era il collare. Tentò di liberarsi ma fu tutto inutile. Il suo “allenatore” intanto aveva cominciato a ridere guardando i suoi tentativi di opporgli resistenza. Poi aveva premuto un altro tasto. Il dolore era cessato. Snivy era senza forze ma continuò a fissare il suo allenatore con odio. Lui la guardò con aria di superiorità e le disse:- Tu mi appartieni ora. Posso fare di te ciò che voglio. Vuoi che la tua vita con me sia più facile? Allora arrenditi e fa tutto quello che ti ordinerò. Ci siamo intesi, Serpe?- lei lo fissò con tutto l’odio che riuscì ad accumulare nello sguardo.- Ho capito- disse lui- allora vuoi che la tua vita sia difficile? Bene. Sarà un vero piacere renderti una perfetta schiava, Serpe. Sarà  uno spasso vederti contorcere in preda al dolore, vederti piangere di disperazione. E tu cederai prima o poi. Credimi.- Detto questo premette un’altra volta il telecomando. Un’altra ondata di dolore più forte delle precedenti. Lei resistette senza smettere di fissarlo neanche un attimo.- Bene sei una dura, Eh? Perfetto. Adoro le sfide.- aveva ghignato lui gli occhi accesi per l’eccitazione. Aveva premuto un altro tasto. Questa volta però la piccola sentì un’ondata di calore invaderla. Si fece sempre più forte fino a che non divenne insostenibile. Lei tentò di resistere ma non poté evitare che un grido uscisse dalla sua bocca. –il ragazzo le chiese:- Allora, Serpe? Ne hai abbastanza? Vuoi che finisca?- lei aveva scosso la testa decisa. Lui aveva aumentato l’intensità del calore. La tortura era continuata per circa un’ora. Poi Lucas aveva premuto un altro pulsante e il calore era cessato. Snivy era a terra in preda a tremori per via del dolore che il suo corpo era stato costretto a sopportare. Lucas l’aveva trascinata con se poi si era accampato a metà strada tra Soffiolieve e Quattroventi. Aveva cominciato a preparare il pranzo. Aveva incatenato Snivy ad un albero. L’odore del cibo le fece ricordare che quella mattina non aveva mangiato. Il suo stomaco brontolò. Si maledisse per questo. Lucas si voltò a fissarla e disse.- Sai, questo stufato è veramente ottimo.- prese ancora un po’ del suo pasto e disse – Mmh. Si scioglie in bocca.- sempre guardando la piccola Snivy. Lei fissò il suo “allenatore con aria affamata. Cominciò a sentire l’acquolina in bocca. Si chiese se avesse intenzione di darle da mangiare almeno. Era il minimo visto come la stava trattando. La sua fame aumentava ogni volta che il suo padrone mandava giù un boccone. Arrivò al punto in cui non ce la faceva più. Cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla catena che la teneva bloccata. Il suo allenatore la fissò con scherno. Stava per mettere mano al telecomando, ma ci ripensò e disse:- Vuoi mangiare, Serpe?- lei lo fissò con sguardo eloquente- Bene. Allora sei pronta a fare tutto quello che ti ordinerò?- aveva continuato lui. Lei aveva scosso la testa decisa, non si sarebbe abbassata a tal punto solo per mangiare.- Bene. Allora non hai tutta questa fame in fondo, Serpe.- aveva commentato lui riprendendo a mangiare. Snivy  era molto affamata ma resistette alla tentazione di cedere. Non mangiò nemmeno la sera. Il giorno dopo Lucas la liberò tenendola con la catena per evitare che fuggisse.- Ascolta Serpe: la mia pazienza ha un limite. O cominci ad ubbidirmi…- aveva detto con tono minaccioso- o ti torturerò a morte. Che cosa decidi. La piccola si era trovata spiazzata di fronte a tale crudeltà. Non volle cedere. Fissò Lucas con aria di sfida. Allora lui disse:- E va bene. L’hai voluto tu.- Detto ciò aveva premuto un bottone provocandole una fitta di dolore tale da mozzarle il fiato in gola. Cadde a terra in preda a violente convulsioni. Annaspò disperatamente cercando di respirare. Ma la gola bruciava, il cuore sembrava volerle uscire dal petto. Portò le zampe anteriori alla gola, tentando debolmente di rimuovere il collare. Lucas era rimasto impassibile di fronte a quello spettacolo. La  piccola serpe era molto testarda. Aveva fissato il suo aguzzino per tutto il tempo senza cedere, anche mentre tentava di liberarsi senza riuscirci. Era allo stremo eppure non avrebbe ceduto. Non poteva cedere. Poi però le forze le vennero meno. Il ragazzo allora fece qualcosa che la sbalordì. Spense il telecomando facendo cessare il dolore. Si chinò ad osservare la piccola creatura. Il suo sguardo era cambiato. Le poggiò una mano sulla spalla. Poi fece un respiro profondo e le disse.- Se non erro, questo doveva essere l’inizio di una nuova vita per te, vero?- questa volta il suo tono di voce non era crudele o inquietante. Era serio e composto. Snivy vi avvertì una punta di amarezza. Lui proseguì- Credo che dovresti smettere di resistere. Se ti arrendi ora potrei essere più gentile con te. Potrei fare in modo che tutto questo finisca. Ti va ?- concluse. Lei ci rifletté un attimo. In fondo cosa aveva da perdere? Decise di acconsentire. Non poteva sapere di stare commettendo il primo errore più grande della sua vita. Lui  allora le tolse il collare. Lei si massaggiò debolmente il collo. Lui aveva preso una pozione da dentro lo zaino e aveva cominciato a spruzzarla sulle sue ferite. Poi aveva acceso il fuoco e preparato qualcosa da mangiare per entrambi. Posò di fronte a lei un piatto di cibo. Snivy stava per prenderne un po’, quando lui le disse.- Aspetta Serpe: prima vorrei vedere quello che sai fare. Certo se preferisci tirarti indietro ti capisco.- lei sentendosi sfidata aveva rivoltò un’occhiata fiera al suo allenatore. – Usa l’attacco frustata contro quella roccia.- aveva ordinato lui secco. Lei aveva sferrato il suo attacco che aveva provocato una spaccatura nella roccia. Poi si era voltata verso di lui soddisfatta. Lui era rimasti impassibile, poi aveva detto.- Riprova.- in tono secco. Lei l’aveva fissato irata e aveva ripetuto l’attacco. Lui aveva continuato a ripeterle di riprovare fino a quando lei non era riuscita a spaccare la roccia. Poi lui aveva detto: -Sembra che tu sia meglio di quanto sembri.- poi le aveva ordinato di provare tutti i suoi attacchi fino a quando non gli erano parsi perfetti. Dopodiché l’aveva lasciata mangiare. L’allenamento era continuato fino a tarda sera. Quando lei, esausta aveva tentato di fermarsi per riprendere fiato, lui le aveva tirato un calcio dietro la testa, spedendola a faccia avanti sul terreno. – Tu ti fermi solo quando lo dico io, hai capito bene Serpe?- aveva sibilato lui a denti stretti guardandola con disprezzo. Lei si era rialzata e aveva insistito fino a quando lui non era stato soddisfatto. Poi aveva osservato il ragazzo preparare la cena per se. Non la preparò per lei. Quando cercò di chiedergliene il motivo lui le disse- Mi hai disubbidito. Vai a dormire senza cena- Lei l’aveva fissato con odio ma aveva fatto come le era stato ordinato.

I giorni che seguirono furono i più terribili della sua vita. Lucas non era mai soddisfatto. Pretendeva sempre di più da lei e non era mai abbastanza. Le diceva: - Non sai fare di meglio Serpe?- -è tutto qui, piccola Serpe?- - sei completamente inutile Serpe.- già, inutile serpe. Erano queste le parole che aveva pronunciato spesso il suo allenatore. La maltrattava di continuo picchiandola e privandola di cibo e acqua Lei non sopportava più questo trattamento. Poi finalmente il sesto giorno riuscì a scappare dal suo allenatore mentre lui dormiva. Era arrivata al laboratorio verso l’alba, stanca ma felice, credendo che l’incubo fosse finito. La poveretta non poteva certo immaginare che invece era appena cominciato. Il giorno dopo al risveglio ebbe un’amara sorpresa. Il suo allenatore era tornato, fingendosi addoloratissimo per la sua fuga. Si era presentato dalla professoressa con l’aria più mortificata che era stato capace di mettere su, dicendosi preoccupato per l’improvvisa scomparsa della sua piccola amica. Era scoppiato a piangere come un bambino fra le braccia della sconcertata Aralia, che lo aveva consolato. Ovviamente era una finta, ma la prof. non se ne accorse. Fissò Snivy con aria di rimprovero. Poi le ordinò di tornare con lui e di chiedergli scusa. Lei aveva rifiutato categoricamente di farlo. Aveva poi tentato di spiegare alla donna che in realtà lui era il cattivo e lei la vittima. Ma era stato tutto inutile. Poi, quando la prof si era avvicinata per prenderla in braccio lei non aveva trovato di meglio che soffiarle contro e colpirla con le sue liane. La professoressa era rimasta scioccata. Poi aveva detto a Lucas che forse sarebbe stato il caso di scegliere un altro Starter. Lui aveva ringraziato la professoressa e le aveva detto che forse avrebbe scelto Tepig. Snivy aveva allora tentato di fermarlo. Non avrebbe permesso a quel mostro di farla franca e far del male a qualcun altro! Aveva tentato di inseguirlo ma la professoressa l’aveva afferrata per la coda e fissandola negli occhi le aveva detto- Non so cosa ti sia preso, ma sappi che non la passerai liscia, signorina. Mi hai profondamente delusa. Io mi sono occupata di te da quando eri un uovo e tu mi ripaghi così? Non me lo sarei mai aspettato da te. Ora affronterai le conseguenze di questo comportamento. Non vuoi un allenatore? Bene allora. Passerai un periodo in isolamento durante il quale farai meglio a riflettere sulle conseguenze delle tue azioni. Nel frattempo deciderò cosa fare di te. Posso prometterti una cosa comunque. Tu non avrai mai più la possibilità di avere un allenatore-dopo queste parole l’aveva portata dentro ad una stanza e l’aveva chiusa in una piccola gabbia. Aveva messo un lucchetto e aveva messo la chiave in tasca. Lei  aveva  tentato di dire qualcosa ma la donna si era dimostrata inflessibile.- Non so se riuscirò mai a perdonarti.- erano state le ultime parole della professoressa, che non si era nemmeno voltata a guardarla, pronunciandole. Poi se ne era andata sbattendo la porta. Lei  era rimasta scioccata da quelle parole. Era stato come ricevere delle pugnalate. Ormai  poteva solo aspettare. Lucas aveva alla fine rinunciato ad avere Tepig. Aveva detto di aver trovato un altro pokemon. Era un Pansage. Intanto la vita nel laboratorio era ripresa come se niente fosse, tranne per Snivy. Il primo giorno la professoressa non le aveva portato da mangiare. Il secondo le aveva portato un po’ d’acqua. Il terzo, finalmente del cibo. Il quarto giorno la piccola aveva tentato di uscire dalla gabbia. La Professoressa l’aveva scoperta e ammonita. Le  aveva detto che, ad un eventuale secondo tentativo di fuga, sarebbe stata costretta a prendere provvedimenti. Avrebbe persino dovuto chiamare le autorità. Snivy impallidì a quel pensiero. Non voleva finire in prigione! O peggio, finire i suoi giorni come cavia, manipolata da degli scienziati che l’avrebbero sicuramente aperta in due! Aveva dunque promesso di non tentare di evadere. Sapeva però, che adesso aveva ridotto le possibilità di ottenere il perdono della professoressa a 0. Non gliene importava, dal momento che lei era innocente. Cominciò a provare un forte odio verso di lei e gli umani in generale. Aveva cominciato a guardare fuori, depressa. Sapeva che la professoressa non l’avrebbe fatta uscire molto presto. Forse non sarebbe più uscita di lì.
  
  
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