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Autore: ivi87    03/07/2011    13 recensioni
Una nave da crociera, un matrimonio e un omicidio... Kate alla ricerca della felicità. Riuscirà a lasciarsi andare?
Rating arancio.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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# 5 La ricerca della felicità

 

Kate si svegliò, colpita da un fascio di sole.

Si sentiva protetta e al sicuro e non aveva la minima voglia di alzarsi da quel letto.

Il braccio di Castle le avvolgeva completamente i fianchi e sentiva il suo respiro fresco sul collo. Non si sarebbe mossa di un centimetro nemmeno sotto tortura.

Restò immobile ad osservare la mano di Rick. Le sue dita lunghe, sognate la sera prima. Le accarezzò dolcemente, aprendogliele in modo da poterci infilare le proprie.

Le guardò a lungo. Sembrava un incastro perfetto.

Solo Rick e Kate, mano nella mano.

Chiuse gli occhi e assaporò il momento.

Decise che ce ne sarebbero stati altri di momenti simili a quello.

Se non di più belli.

I pensieri della sera precedente erano ancora freschi nella sua mente, come se li avesse appena formulati.

Essere felice. Questa era la sua missione.

Mai sottovalutare il potere di una donna con una missione.

Gliel’aveva detto giusto il mese scorso, parlando delle amicizie di Alexis.

E ora era lei a dover attuare la propria.

Che cominciava col voltarsi supina in modo da guardarlo in volto.

Senza lasciare la sua mano. Basta giochetti.

Che male c’era se lo aveva preso per mano? Nulla. Perciò perché ritirarla?

E così fece, accoccolandosi meglio.

 

Rick uscì dal sonno lentamente, percependo dei movimenti accanto a sè.

Quando aprì gli occhi si ritrovò abbracciato a Kate, la sua fronte contro la propria e mano nella mano.

Con un meraviglioso sorriso Kate disse “Buongiorno”

Dio, dove doveva firmare per svegliarsi ogni mattina così? Pensò Rick.

Emozionato come mai prima rispose anche lui con un “Buongiorno”, incatenando i loro sguardi, e strofinando dolcemente i loro nasi.

Accortosi del gesto, restò in attesa, aspettandosi da un momento all’altro una minaccia di morte. La forza dell’abitudine.

Però non arrivò. Anzi, Kate invece, ridusse ulteriormente la distanza.

Le loro labbra ebbero solo il tempo di sfiorarsi però, appoggiarsi appena.

Il telefono di Kate squillò, reclamando la sua attenzione.

Con riluttanza si tirò su a sedere, afferrando con fastidio il cellulare dal comodino.

Fissò il display, ma non rispose subito, si voltò invece verso Castle.

Si sollevò anche lui, guardandola negli occhi.

“Ok, giusto per essere sicuri, ci stavamo per baciare vero?”

“Vero” rispose lei divertita

“E chi devo uccidere per averci interrotto?”

Kate ruotò il telefono verso di lui, mostrando il nome che lampeggiava sul display.

No, Castle capì che quell’omicidio non era fattibile.

  

Si ritrovarono tutti e quattro nella stiva, l’improvvisata base operativa di Lanie.

Il corpo di Marilene Shepherd giaceva su un tavolo, coperto interamente da un lenzuolo. 

Kate informò il gruppo di quello che aveva appreso da poco.

“Montgomery mi ha chiamata stamattina dicendomi tutto quello che ha trovato sulla nostra vittima. Allora, trentottenne del Minnesota. Viveva da sola, nessun marito e a detta dei vicini non frequentava nessuno. Nessun parente in vita.”

“In pratica ha telefonato per niente” commentò Castle visibilmente infastidito.

Esposito e Lanie lo guardarono perplessi, ma Beckett riprese la parola, gettandogli un’occhiataccia.

“In realtà..” alzò la voce per riattirare l’attenzione dei due su di sé, prima che potessero fare qualsiasi domanda a Castle “ha trovato la sua cartella medica e te l’ha spedita via e-mail” disse rivolta a Lanie.

La donna controllò immediatamente utilizzando il portatile gentilmente offertole dal comandante della nave.

“Eccola, ora la apro” disse mentre i tre si posizionarono alle sue spalle per vedere lo schermo.

Lanie fece scorrere velocemente i dati clinici della donna “A giudicare da quello che vedo Marilene Shepherd aveva la Corea di Huntington”

“L’ho già sentita, ma non so bene di cosa si tratta” ammise Esposito.

“E’ una patologia ereditaria neurodegenerativa causata dalla degenerazione di cellule cerebrali, ovvero i neuroni, situate in specifiche aree del cervello” spiegò Lanie.

“Quindi i farmaci che abbiamo trovato nel suo bagno servivano per curare questa malattia?” le domandò Castle

“Veramente no, Castle, la Corea di Huntington è incurabile”

“Allora perché quei farmaci?” chiese Beckett.

Lanie prese i due flaconcini ancora imbustati “non è propriamente il mio campo, ma direi che la tetrabenazina” e indicò uno dei due contenitori “serviva solo a ritardare gli effetti della malattia”

“E l’altro invece?” disse Castle

“Huntexil. Non lo conosco, dopo alcune ricerche vi saprò dire qualcosa di più”

“Bene, altro?” e Beckett guardò Esposito.

“Si, ieri mentre Castle procurava il nastro adesivo Lanie mi ha suggerito un modo, come dire, originale, per rilevare le impronte digitali nella stanza” spiegò il detective.

“Ma davvero?” chiese Beckett sorridendo all’amica.

“E stato fichissimo!” disse Castle.

“Già, ma io ci ho rimesso tutto il mio ombretto nero!” sbuffò invece Lanie.

Beckett li guardò impazienti, così Esposito proseguì con la spiegazione.

“Ho preso l’ombretto di Lanie..”

Il tossicchiare di Castle lo interruppe, ma Esposito non cambiò il soggetto della frase.

Io ho preso l’ombretto di Lanie, io l’ho polverizzato e con il suo pennello della cipria..”

“Fard” lo corresse lei

“…del fard e io l’ho spennellato per tutta la stanza” continuò rimarcando il singolare della frase a Castle.

Quest’ultimo prese subito la parola “Io invece, ho tappezzato la stanza di nastro adesivo rilevando tutte le impronte che c’erano” disse tronfio.

Beckett roteò gli occhi per l’eccesso di testosterone nella stanza e incontrò anche gli occhi divertiti dell’amica.

“Ok ragazzi, risultato?”

“Un centinaio di impronte!” rispose Esposito.

“Quelle del servizio di pulizia delle camere, probabilmente” disse Castle

“Bene allora, mentre Lanie fa le sue ricerche e l’autopsia, noi tre andiamo a prendere le impronte digitali di tutto il personale che è entrato in quella stanza”

Beckett si girò su se stessa avviandosi verso il ponte superiore.

Esposito la imitò, dicendo “Io prendo ombretto e pennello!” 

Castle fece altrettanto “Io prendo il nastro adesivo!”

Restata da sola Lanie scostò il lenzuolo dal volto di Marilene Shepherd.

“Lo vedi con chi ho a che fare?”

  

In uno degli alloggi degli ufficiali Esposito stava prendendo ad uno ad uno le impronte digitali dell’equipaggio, mentre Castle e Beckett parlavano con il comandante della nave.

“Ho parlato con il mio equipaggio detective” esordì l’uomo “la signora Shepherd se ne stava per la maggior parte del tempo da sola e sempre con un aria malinconica in volto.”

“Abbiamo scoperta che era malata” disse Castle

“Questo spiega la malinconia e la voglia di starsene da sola” aggiunse Beckett.

Il comandante le porse un foglio “Questi sono i nomi delle persone con cui ha interagito la signora Shepherd o perlomeno con cui i miei uomini l’hanno vista almeno scambiare due parole..”

“La ringrazio per l’aiuto comandante” prendendo il foglio tra le mani.

L’uomo strinse la mano ai due e tornò a svolgere i suoi compiti.

Castle chiese a Esposito a che punto fosse.

“Yo, sai da quanti uomini è composto l’equipaggio di questa nave, amico?” rispose con un’occhiataccia.

“Vedo che sei di ottimo umore, magari è meglio se ti lasciamo solo..”

“Chiamaci quando hai finito, noi facciamo due chiacchiere con le persone su questa lista” disse Beckett sventolando il foglio appena ricevuto.

Pochi passi dopo, davanti alle scale che portavano al ponte superiore, Castle sussurrò:

“Dieci dollari che ci mette almeno un’ora” le sorrise, fermandosi sul primo gradino.

“Ce ne vorranno minimo due..” affiancandosi a lui sul gradino accettando con aria di sfida la scommessa.

Così vicini il ricordo del loro risveglio si fece prepotente nelle loro menti.

Si fissarono le labbra. E poi nuovamente negli occhi.

Un sorriso malizioso spuntò sul viso di entrambi a conferma di aver avuto lo stesso pensiero.

Castle annullò quei pochi centimetri di distanza che li separavano, posandole le mani sui fianchi e attirandola a se.

Kate lasciò immediatamente il corrimano, avvolgendo con entrambe le braccia il collo dello scrittore.

“Mi dispiace detective, ma la devo proprio baciare” le sussurrò sulle labbra.

Kate sorrise fissandolo in quei meravigliosi occhi blu.

“La prego, non si trattenga” rispose maliziosa, provocandolo.

E Castle non si trattenne. Le loro bocche, avide di quel contatto, danzavano e giocavano.

Calde e umide. Si lasciavano e si prendevano beffarde.

Kate baciò e si lasciò baciare. Solo con Rick persino un bacio poteva essere divertente.

La detective Beckett era riaffiorata per via della morte di quella donna, ma perché relegare Kate nel suo solito angolino?

Kate era uscita finalmente allo scoperto e non se ne sarebbe andata facilmente, soprattutto ora che era tra le braccia dell’uomo che amava.

E soprattutto ora che la felicità era dietro l’angolo.

La sua missione era cominciata.

‘Felicità, sto arrivando’ fu l’ultimo pensiero di Kate prima di abbandonarsi completamente al bacio.

 
 

Bussarono di cabina in cabina seguendo l’ordine della lista datagli dal comandante.

I primi furono i signori Huxtable, una coppia anziana, i quali erano soliti cenare al tavolo accanto alla vittima. Niente di nuovo: persona molto cordiale ma poco socievole e sempre con un’aria malinconica cucita addosso.

I signori Mayer furono i secondi. Giovane coppia in vacanza, sposata da un anno che alloggiava nella camera accanto alla signora Shepherd. Non hanno mai nemmeno sentito un fiato provenire dalla sua cabina. L’hanno incrociata solo una volta mentre rientravano nella loro cabina e la vittima invece usciva.

I signori Johnson non erano in camera. Probabilmente si stavano godendo una delle tante attrattive della nave. Li lasciarono perciò per ultimi e proseguirono con il prossimo nome in elenco.

Il signor Davidson viaggiava da solo. Raccontò di avere appena chiuso una storia importante e di volere così cambiare aria. Ha tentato di fare colpo su Marilene Shepherd senza però riscuotere troppo successo.

L’ultima coppia in elenco, invece, aveva un cognome decisamente troppo famigliare.

Castle e Beckett si guardarono un istante indecisi sul da farsi.

“Gli rovineremo la luna di miele…” diede voce ai suoi pensieri, Rick.

Kate ci pensò un po’ su.

“Facciamo così io vado da Lanie a vedere a che punto è con le ricerche e l’autopsia, tu torna da Esposito e dagli una mano. Ci ritroviamo tutti insieme a pranzo e solo allora…” Kate lasciò in sospeso la frase permettendo a Castle di finirla.

“…parleremo con Ryan e Jenny dei loro rapporti con la vittima”

 
 

Kate arrivò a passo di carica nella stiva, da Lanie.

Questa proprio non ci voleva. L’ultima coppia in elenco erano proprio i signori Kevin e Jennifer Ryan. Il che equivaleva a doverli trattare come minimo da sospettati.

Senza contare il viaggio di nozze rovinato.

Sospirò pesantemente una volta di fronte alla dottoressa Parish.

“Tesoro, cos’è quella faccia?”

“Ryan e Jenny sono appena entrati nella lista dei sospettati e io sono costretta ad interrogarli” spiegò la detective.

“Si, direi che la tua faccia è giustificata allora” disse con un mezzo sorriso Lanie, poi proseguì “lo sai meglio di me che quei due non farebbero male nemmeno a una mosca, vero?”

Kate ricambiò il sorriso “Si, si, lo so, proprio per questo mi scoccia doverli interrogare a proposito di un cadavere, due giorni dopo il loro matrimonio. Di sicuro questa luna di miele non se la scorderanno tanto facilmente..”

“Tu che mi dici invece?” chiese Kate.

“Ho finito proprio ora uno scambio davvero interessante di mail con un mio collega a New York. Appena avrà un po’ di informazioni dettagliate sull’Huntexil mi invierà una mail” spiegò la dottoressa.

“Perfetto. E l’autopsia invece?”

“Il comandante mi ha gentilmente prestato l’ufficiale Brayson, in quanto medico di bordo, per eseguire l’autopsia e io l’ho mandato a cercare quanto di più affilato trovasse. Non appena sarà tornato cominceremo l’autopsia”

Con un sorrisino Kate disse “Ti piace avere qualcuno da comandare a bacchetta eh?”

“Tantissimo!”

Le due donne risero alleviando così la tensione che regnava.

Prima il ritrovamento di un corpo e ora il possibile coinvolgimento di Ryan e Jenny.

Il tutto senza gli adeguati mezzi e strumenti idonei ad un’indagine.

Ci voleva un momento di frivolezze tra donne.

Il gossip ad esempio, poteva andare bene.

“E’ successo qualcosa…con Castle..stanotte..” ammise flebile diventando rossa e fissando per terra.

Lanie spalancò occhi e bocca come se le avessero appena pestato i piedi.

“Katherine Beckett raccontami tutto e non tralasciare i dettagli!!”

 

 

Angolo dell’autrice:

Ed eccoci nel pieno delle indagini! Come avrete capito si devono arrangiare come possono non avendo di certo previsto un omicidio, quindi se vi chiedete “ma quella cosa dell’ombretto e dello scotch, è vera?” chiedete a Angol, lei l’ha fatto e dice che funziona!! XD grazie signora oscura per il suggerimento!!! XD

Un bacione, come sempre alla beta!!

Buona lettura e come sempre...lasciate un commentino, anche piccino picciò!!

 
Baci,

 
Ivi87

   
 
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