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Autore: OnTheFirstPage_    03/07/2011    0 recensioni
Guardai i suoi occhi e mi sembrò di farlo per la prima volta davvero.
-"I tuoi occhi sono meravigliosi" sussarai. Lo sentì sorridere, alzai la testa.
-"Non avere paura" Disse a voce bassa, sembrò quasi un sussurrò del vento...Si voltò e andò, lasciando che la notte si prendesse cura di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo secondo Capitolo Secondo

Passai il resto del pomeriggio a girovagare per il centro. Mi sentivo stranamente appacata. Responsabile. Avevo un lavoro, non era una cosa da poco sà. Per dippiù un lavoro approvato dalla scuola. Mi accomodai ad un tavolino di un bar affollato ordinai un gelato. Avevo sempre amato il sole quando mancava poco al tramonto, e quel giorno il sole pareva proprio non voler tramonatare. Per il resto la città era tornata caotica e indaffarata come la ricordavo, provai un moto di soddisfazione nel vedermi lì calma e senza pensieri. Osservai il display del mio cellulare, mi decisi a darmi una mossa. Recuperai la borsa dall'altra sedia aprì il portafogli per pagare.
-"Ohh che te ne vai quando arrivo io?" Un ragazzo dalla carnagione scura mi si presentò davanti.
-"Simone!" Sorrisi al mio migliore amico il ragazzo ricambiò il sorriso, ma nonostante mi stesse incitando a rimanere, non si sedette, lo rifeci io.
-"Avanti siediti" lo spinsi sorridendo, lui recuperò una sedia da un tavolino vicino e si accomodò.
-"Allora quali sono queste grandi novità che preannunci su twitter?" Mi chiese con fare indifferente, prese la sedia su cui prima c'era poggiata la mia borsa, l'avvicino a se, ci poggiò i piedi, poi non sentendosi dare una risposta tornò a guardarmi con un sorriso compiaciuto. Non pretendeva di sapere le cose per primo, ne lo tenevo informato su tutto ciò che facevo, spesso avrei voluto farlo ma c'era sempre qualcosa che mi aveva bloccato, forse la sua indifferenza verso tutto ciò che lo circondava.
-"Ho trovato lavoro" il mio sorriso partiva da un orecchio e finiva all'altro.
-"Dai cazzo veramente?" Si tirò su coi gomiti, abbassò i piedi dalla sedia, sorrise. Ecco, uno dei pochi momenti in cui facevo breccia al dilà de muro apatico. Ero fra i pochi a riuscirci, non potevo lamentarmi.
-"Si! Non so neanche io come ho fatto, ma si" Ripensai all'assurdo colloquio sostenuto poco tempo prima.
-"Assistente Designer quindi?" Mi sorrise, dandomi quel nome.
-"Si! Ehy aspetta tu come..."
-"mmmm attenta a ciò che scrivi su twitter...Da lì si sa tutto" Mi sventolò sotto il naso il suo cellulare, la pagina iniziale era parte proprio sul sito del social network, sorrise questa volta in modo beffardo.
Lo osservai, non risposi niente mi lasciai cadere sullo schienale della sedia sorrisi a mia volta...Sapeva gia tutto, logico.
Nel frattempo il camerire che poco prima si stava avvicinando per portarmi il conto, questa volta tornò con il suo blocco.
-"Prendete qualche altra cosa?" Si rivolse a Simone, ignorandomi. Simone mi osservò, poi parlò col camerire.
-"due the freddi alla pesca." Tornò ad ignorarlo.
-"Il tuo atteggiamento da snob è qualcosa di eccezionale sai?"
-"Quale atteggiamento da snob?" mi guardò serio, poi sorrise raccolse il vassoio dalle mani del camerire
-"Lascia pure faccio io" si sedette porgendomi il thè.
-"Vabbene così o devo mettermi il suo grembiule e lavorare al suo posto?" Aprì la lattina di thè incominciò a berlo senza versarlo nel bicchiere.
-"Perfetto" Infilai la cannuccia nel thè e interruppi la conversazione guardando altrove.
Finì il mio thè lentamente, bevendolo a piccoli sorso, gustandomi il sapore della pesca, mischiato al tramonto rosso fuoco, Simone non parlò piu', finito il thè allontanai la lattina, sospirai e se ne accorse.
-"Vuoi qualche altra cosa o possiamo andare?" Il suo tono non era pu critico, ma neutrale, apatico. Quello di sempre.
-"No apposto così, chiedo il conto aspetta" feci per alzarmi
-"Non ce n'è bisogno gia fatto andiamo" Si alzò, accostò la sedia al tavolino.
-"Come gia fatto?" non mi ero ancora alzata, alzai la testa per osservarlo.
-"Ho gia pagato" parlò lento, come qualcuno che spiega una cosa ovvia ad un bambino. Rimasi interdetta, si era alzato solo per buttare la lattina...
-"Andiamo?" Mi incalzò, mi alzai. Senza girarsi si diresse verso l'auto.
Era così lui. E' che poco prima rideva e poi non lo faceva piu. Faceva parte del piano, faceva parte di Simone. Della sua insicurezza, del suo non apprezzare qualsiasi cosa provenisse da lui, e dei suoi complessi. I suoi complessi nati dall'essere un ragazzo di colore in una città di "Bianchi". In una città dove se ti vedevano in metro dovevano fissarti le scarpe per capire se eri un "nero" per bene. Tutto questo gli pesava sulle spalle, eppure non l'aveva mai detto, mai.
Salì sulla sua auto, volutamente costosa, volutamente sofisticata. Il suo profumo mi inibriò. L'abitacolo era impreganto da quell'odore, che ormai associavo a lui. Notai sul sedile posteriore il suo giubbino, salì chiuse la porta e mise in moto, sicuro senza problemi, mai sarebbe potuto sembrare un neopatentato. Sarà perchè qualsiasi cosa facesse gli riusciva, o perchè guidava dai quattordici anni.
-"Non ti avevo chiesto un passaggio comunque..." Fissai dinnanzi a me, parlai senza davvero averne il bisogno, lo feci solo per spezzare il silenzio. Lo sentì sorridere. -"Ne ti avevo chiesto di pagarmi il conto." Questa volta rispose.
-"Beh che avresti potuto pagarti il conto non ho dubbi." Si girò a guardarmi, solo per un secondo, tornò a fissare la strada. -"Per quanto riguarda il passaggio non credo saresti tornata a piedi. No, non credo proprio" Sorrise fra se' scuotendo la testa. Aprì il finestrino, lasciò che il vento entrasse, appoggiò il gomito al finestrino, manteneva il manubrio con una sola mano.
Arrivammo a casa mia quando ormai la luna era spuntata gia da un po, sentì lo stomaco brontolare per la fame. Non spense il motere.
-"Tua mamma è tornata?" si voltò ad osservarmi.
-"Credi che si prenda qualche giorno di ferie dalla suo incredibile albergo per venirmi a trovare? Nah." L'amarezza nella mia voce risunonò nell'abitacolo dell'auto.
-"Di che ti lamenti! E' il sogno di tutti vivere senza genitori" sorrise.
-"Tu dici? mmmm per far firmare l'autorizzazione per venire in gita dovrei andare un attimino in Olanda da mio padre e poi ah si visto che mi trovo faccio un salto a Dublino nell'hotel di mia madre così firma anche lei." Lasciò cadere l'argomento, senza rispondere. Era così che faceva, lui non ti confortava ti ascoltava soltando, in silenzio. Passò qualche secondo nel silenzio, decisi di scendere.
-"Ambra" mi fermai.
-"Si?"
-"stai studiando vero?" guardava avanti a se.
-"Cosa?"
-"Manca poco ad aprile e non hai fatto neanche un interrogazione." La scuola. Alle nove di sera. No.
-"Si" No.
-"Anna devi passare quest'anno indenne lo sai vero? Non puoi farti bocciare, forse questo lavoro non.." lo interuppi.
-"No. No ti prego Simone! Bastano i miei genitori per le prediche okkey? E poi non mi sembra tu sia in una condizione migliore." Misi una mano sulla portiera, tastandola allo scura per cercare la maniglia.
-"Si ma io in un modo o nell'altro me la cavo"
-"Chi ti dice che io non possa fare lo stesso?" Smisi di cercare la maniglia, lo fulminai con gli occhi.
-"Vabbene" voltò la testa verso il suo finestrino.
-"Come cavolo si apre questa cosa?!" fece scattare la sicura, finalmente la porta si aprì, scesi l'aria fredda primaverile m'investi, mi lasciai colpire dal vento, che non sapeva del suo profumo.
-"Ciao" gli dissi mentre chiudevo la porta.
Non so se rispose, molto probabilmente si. Perchè era anche così lui, non s'offendeva mai. Gli scivolava tutto addosso sul quel suo velo trasparente di indifferenza che non risparmiava nessuno, ma proprio nessuno.









  
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