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Autore: Vals Fanwriter    03/07/2011    8 recensioni
Questa va a Blackpearl.
“Non dovresti piangere così tanto. Attirerai una quantità immane di nargilli e ti confonderanno oltremodo le idee”.
Terza classificata a "un prompt al giorno toglie il contest di torno, 2^ edizione".
[Neville/Luna]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa va a Ginnig, detta Gin o anche Nig, o meglio a Blackpearl.

Grazie della consulenza (e della minaccia), tesò. ♥

 

 

 

 

Brina e Foglie

 

 

Ritrovarmi da solo non è una novità.

In verità, non lo è nemmeno la brina.

Eppure non smetto di contemplare quella meraviglia.

E’ sempre lì, dopo una fredda notte d’inverno, ad accarezzare la vegetazione, le foglie, l’erba.

Loro ce l’hanno almeno un compagno.

La brina si cura ogni giorno di dar loro lucidità e bellezza.

Ed io? Io ce l’ho qualcuno che riesce a rendermi felice, a farmi sentire importante?

Magari no.

Magari il parlare con qualcuno, il ridere con qualcuno, lo studiare con qualcuno, non corrisponde propriamente all’avere qualcuno.

Avere qualcuno che ti squadri il viso e capisca all’istante ciò che ti passa per la testa.

Qualcuno che sappia consolarti e conosca il tuo punto debole per strapparti un sorriso, anche stentato.

Ci penso e ci ripenso.

Non ne trovo.

Piango.

E piangendo una lacrima funge da brina.

Sussurra la mia tristezza all’erba ondeggiante nel vento.

Ma lei non può sentirmi o parlarmi.

Sono solo.

 

 

La gente mi ritiene strana.

Ma stranezza più forte non c’è, che ritenere strana una persona che non si conosce, o almeno così si dice.

Accarezzo il cucciolo di Thestral davanti a me.

Un po’ mi somiglia.

A lui manca il papà.

A me manca la mamma.

A entrambi manca un amico.

Ma qualunque amico mi guarderebbe da strana.

Anche se non sapesse chi sono, lo farebbe.

Un brivido mi sfiora la schiena.

E’ Gennaio. Fa freddo. Ed io sono senza scarpe. Di nuovo.

Decido di andar via.

Lancio un’ultima coscia di pollo alla piccola creatura e sorrido nel vederla saltare addosso alla preda.

Sì, mi somiglia proprio. Anche a me piace il pollo.

 

 

Giungo al limitare della foresta.

Intravedo già il Lago Nero ed, a pochi metri dalla riva, qualcuno.

Mi avvicino. Devo raggiungere il portone d’ingresso, del resto.

Lo riconosco, sebbene abbia la faccia nascosta tra le braccia.

Neville.

 

 

Mi asciugo le lacrime.

Difficilmente riuscirò a farle smettere.

Odio questo senso di solitudine, che mi piomba addosso quando meno me l’aspetto.

Mi volto, sperando che non mi abbia visto nessuno.

Ma così non è. Vedo una chioma lucente e bionda, a tre metri da me.

Luna.

 

 

Si accomoda al mio fianco e mi sorride.

“Non dovresti piangere così tanto. Attirerai una quantità immane di nargilli e ti confonderanno oltremodo le idee”.

La fisso stranito, un sopracciglio inarcato, non solo perché ha notato i miei occhi rossi e gonfi di pianto, ma in particolare per il riferimento ai nargilli.

“Non sono confuso”, ribatto.

“E cosa?”, bisbiglia lei.

Non so perché dovrei renderla partecipe di ciò che mi affligge, ma sento di poterlo fare. Sembra sinceramente interessata.

Abbasso lo sguardo. Assumo un’espressione triste.

“Il fatto è che mi sento solo”.

“Avevo ragione. Ti hanno confuso”.

Il tono che usa mi pare fin troppo lieto.

Torno a guardarla.

Ride. E’ strano, ma ride.

Capisco solo allora che la sua frase cela una battuta velata.

“Se tu fossi solo, io non sarei qui. E se io non fossi qui, allora ci starei sognando. E se stessi sognando noi, allora risulterei ancora più strana di quello che realmente sono”.

Non smetto di fissarla.

Aggrotto le sopracciglia nel carpire le sue preoccupazioni.

“Ma tu non sei strana, anzi…!”.

Inspiegabilmente arrossisco, prima di aggiungere: “Tu sei normalissima!”.

Il suo sorriso diventa dolce ed io lo ricambio.

“Grazie, Neville. Sei un vero amico”.

Mi sento felice. Tanto, troppo felice.

Poggio una mano sulla sua e rivolgo lo sguardo all’orizzonte, per nascondere l’imbarazzo, indotto dal mio stesso gesto.

“Anche tu, Luna… Grazie”.

 

 

Continuo a regalargli un sorriso placido e sereno, forse intriso di un che di felicità.

Lascio scivolare la mia mano sotto la sua, in modo tale da permettere alle nostre dita di intrecciarsi.

Un vuoto sembra colmarsi.

Fisso un olmo.

Sembriamo proprio come brina e foglie.

 

Neville/Luna

   
 
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