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Autore: Sten__Merry    03/07/2011    4 recensioni
Una mattina qualunque, il sole, lo strepitio della gente e due occhi scuri.
*
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Antony Costa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cla: Ho risposto dall'altra parte xD
Iry: contenta ti piaccia. Chissà se sarà lui xD lol. In questo capitolo c'è un chiaro indizio. :)
Ellie: ho aggiornato presto! yey! contenta ti piaccia. Ecco qui forse ti fai un' idea più chiara su chi sia il protagonista maschile.

Ringrazio anche le altre 130 visite avute fin' ora. Sono tantissime in tre giorni *_* Commentate di pià però, aaamo vedere i commentini. *_*



STEN

Capitolo 2. Akward Stranger



Scoppiai a ridere arrotolando una ciocca di capelli castani attorno all'indice, il bar a cui eravamo seduti era all'aperto, l'insegna gialla strideva con l'edificio verde a cui era appesa ed il barista ci osservava con sguardo poco amichevole dallo stipite della porta

“Quindi vuoi farmi credere che sei solo una specie di molestatore di ragazze innocenti intente a far shopping per due soldi?” domandai incuriosita dal fatto che avesse accuratamente evitato di rispondere alla domanda per ben due volte fino a quel momento,

lui accennò un sorriso che gli illuminò il volto, non potei non notare l'incavo sul collo che gli metteva in risalto il pomo d'Adamo ed inconsciamente mi ritrovai a mordicchiarmi l'interno del labbro inferiore

“E' quello che ti ho detto, no?”disse, interrompendo la mia contemplazione; poi iniziò a guardarsi attorno stranito.

Alcuni tra gli altri clienti del bar ci guardavano incuriositi, mi ripromisi di abbassare il tono di voce convinta di aver attirato tutti quegli sguardi indiscreti, “hai detto di essere italiana, vero?” annuii mentre sorseggiavo il succo d'arancia da una cannuccia rosa

“E davvero non sai cosa faccio nella vita?” sembrava sbigottito, io mi strinsi nelle spalle accasciandomi sulla sedia

“Se me lo avessi detto quando te l'ho chiesto, a quest'ora lo saprei” scherzai, lui si mosse a disagio sulla sedia

“Ah, no. Ecco. E' che io...” iniziò, grattandosi il mento col palmo della mano con gesti decisi, poi stabilì fosse opportuno farmi omaggio di una pausa quasi teatrale

“Tu cosa?” lo invogliai inclinandomi leggermente verso di lui sopra al tavolino dalle tinte chiare

“No, nulla. Ho fatto un paio di lavori per la tv italiana, pensavo mi avessi riconosciuto, tutto qui” scoppiai di nuovo a ridere umettandomi le labbra coperte dal rossetto chiaro

“Cielo, iniziavo a pensare che mi stessi per confessare di essere un Serial Killer! Mi dispiace deluderti, ma non sono una fan del mezzo televisivo, preferisco occupare il mio tempo in maniera costruttiva, non so, scrivendo, leggendo; occupare la mente mantenendola attiva, insomma.” conscia del fatto che molte volte questo discorso mi aveva fatto apparire snob agli occhi di alcune persone cercai subito di ripararvi rivolgendogli un ampio sorriso incoraggiante, per qualche ragione sentivo di voler impressionare il giovane uomo con cui stavo condividendo la mattinata

“Ma sentitela!” esclamò ironico “quindi, Miss Mente Attiva, che le piace leggere oltre a Sherlock Holmes?” spalancai gli occhi, alzai l'indice della mano destra e glielo feci ondeggiare di fronte al viso

“No, no, no! Non te la caverai così! Siamo venuti qui per trovare una soluzione rispetto a chi debba comprare il libro, io dico di meritarmelo perché ho saggiamente rinunciato all'acquisto di un foulard che non potevo permettermi, necessito di shopping consolatorio!” esclamai alzando le sopracciglia, sbuffò leggermente e appoggiò la tazza di caffè che teneva tra le mani sul tavolino traballante

“Propongo di giocarcela. Hai una moneta?” iniziai ad esplorare la borsa decisa senza mai guardare al suo interno, i miei occhi non volevano saperne di abbandonare il ragazzo che mi stava di fronte, poi tra le dita sentii un freddo metallico e capii di aver trovato una sterlina solitaria, ma non appena realizzai aprii la mano e la lasciai ricadere; se avessi trovato la moneta questa piacevole parentesi con lo sconosciuto si sarebbe chiusa qui, con noi che non avevamo più nulla da dirci

“Mi dispiace, sono a corto di spiccioli” mentii fissando lo sguardo sull'angolo destro della sua bocca, lui si strinse nelle spalle con un movimento rapido

“in tal caso, non abbiamo nessun motivo di alzarci da questo tavolo finché la questione non sarà risolta” arricciò la bocca, prima da un lato e poi dall'altro “ho trovato!” esclamò “Madame, le propongo una sfida a duello” continuò con tono snob ed accennando ad una reverenza, mi composi sulla sedia raddrizzando la schiena

“Messere, che malandrino! Un duello con una donna? Sia mai!” risposi imitandone i modi ottocenteschi, lui scoppiò a ridere stringendosi forte l'avambraccio destro con la mano opposta

“Sei la prima che mi asseconda in queste cose”

“D'altronde immagino di essere anche la prima che accetta un invito per litigarsi un libro” feci una smorfia appena accennata socchiudendo gli occhi, lui smise di ridere e mi guardò intensamente

“Sei proprio un bel tipetto! Hai sempre la risposta pronta...” la frase rimane in sospeso con lui con le labbra socchiuse “Non mi hai ancora detto come ti chiami” si accorse improvvisamente, annuii lievemente

“Cassandra, significa colei che trionfa” risposi sorridente “quindi, sappiamo entrambi a chi di noi due andrà quel libro” ammiccai. Non conscia, feci scorrere un il mio indice destro dall'orecchia fino al mento, lentamente, seguendo la linea della mascella, poi me lo appoggiai sulle labbra e lo mordicchiai con delicatezza, senza staccare gli occhi da lui; mi ci volle qualche istante per realizzare che il mio corpo non stava rispondendo agli impulsi che gli mandava la mente. Scattai in piedi tutto d'un tratto, facendo cadere fragorosamente la sedia dietro di me, lui mi guardò stranito

“Devo scappare!” mi scusai, balbettando, presi di fretta la borsa, lo salutai con la mano e a passo spedito mi diressi verso la stazione metro.

Mi voltai nonostante stessi cercando di evitarlo, lui mi stava seguendo con lo sguardo mentre mi allontanavo probabilmente domandandosi che cosa mi passasse per la testa.

Non tardai molto ad arrivare in hotel, lanciai borsa e giacca sul letto da poco rifatto e mi fiondai in bagno, accesi la doccia, mi liberai di tutta fretta dei vestiti e senza aspettare che l'acqua si scaldasse mi fiondai sotto il getto, il gelo iniziare avrebbe dovuto spingermi a ritrarmi, decisi invece di ignorare i miei istinti e di resistere. Alzai il viso verso il getto quando ormai l'acqua era tiepida, allora, e solo allora, permisi al mio corpo di rilassarmi.

Che mi era successo poco prima al bar? Avevo perso la mia razionalità e ciò non costituiva una possibilità, la mia vita doveva essere vissuta all'insegna del controllo. L'ultima volta che l'avevo perso era rimasta senza nulla, avevo finito col perdere anche me stessa.

*

Hai paura?” mi chiese il ragazzo seduto accanto a me, le mie dite affondate nel rivestimento morbido dei sedili grigi dell'aereo 'Aerolineas Argentinas' che mi avrebbe fatta atterrare in un altro continente di lì a poche ore, sorrisi lieve, accennando alle mie mani con un veloce cenno della testa. Le nocche erano ormai bianche.

Tu che ne dici?” chiesi sarcastica, lui annuì

Andrà meglio appena finita la fase di salita” dichiarò certo

Mi auguro che tu abbia ragione, perché se dovessi sentirmi così per dodici ore finirei col morire di infarto!” acida.

Affondai la testa più profondamente nell'appoggia testa.

Gradualmente il rumore dei motori si affievolì, l'aereo riacquistò una posizione orizzontale e si spensero le spie che indicavano la necessità di mantenere allacciate le cinture di sicurezza

Avevi ragione!” esclamai, grata. Lui sorrise

Non avevo dubbi”

*

L'atteggiamento, i suoi occhi scuri, i capelli corti un po' spettinati, il viso pulito da ragazzino per bene, tutto questo aveva contribuito a farmi cadere ai suoi piedi dopo poche ore di viaggio.
Un insegnamento avevo tratto da quell'esperienza: mai fidarsi dei propri istinti.

*

Mi chiamo Manuel, vivo a Buenos Aires” si presentò con un sorriso smagliante dipinto sul viso

Cassandra” risposi “ Ho un paio di appartamenti da vedere più tardi, quando atterriamo” spiegai “Quindi in questo momento sono ufficialmente una senza tetto”, lui socchiuse un po' gli occhi, confuso

Non sei un po' troppo piccola per andartene in giro per il mondo da sola?” mi strinsi nelle spalle

Non ho mai avuto dei gran rapporti con la mia famiglia, ci vogliamo bene, certo, ma è sempre meglio che tra noi ci sia qualche chilometro di distanza. Va meglio per tutti in questo modo” chiarii sbrigativamente

qualche chilometro?” rise “hai messo un oceano intero tra voi”, inclinai la testa verso il basso

le precauzioni non sono mai troppe” scherzai, poi decisi di imporre una nuova rotta al discorso “Manuel, tu invece che ci facevi in Italia?”
“Ero in vacanza” annuii

E ti sei divertito?”

Beh, sai che si dice delle italiane, no? Diciamo che sanno farti sentire a casa”, allungai una mano per dargli una leggera spinta sulla spalla ridacchiando, lui me la fermò con decisione, si fece serio, con la mano libera mi cinse il collo e mi attirò a sé.

Ci abbandonammo a un lungo e intenso bacio.

*

Il ricordo era più potente dell'acqua ormai bollente e il mio corpo rabbrividì anche avvolto da tutto quel calore, pensare a quel bacio mi indebolì le gambe e mi obbligò a sedere sul fondo della vasca, appoggiai la testa alle mani e lasciai che il getto della doccia mi accarezzasse la nuca.

*

Il volo passò in fretta, io e Manuel non avevamo smesso di parlare, di baciarci, di assaporarci, stavamo iniziando la discesa quando io mi aggrappai a lui in preda al panico, lui mi guardò serio

Stavo pensando che dovresti venire a star da me” lo sguardo incoraggiante e speranzoso, io spalancai gli occhi

Cosa? Sei impazzito?” chiesi attonita

Cassandra, il vero amore si trova solo una volta nella vita. Lo so, lo sento, sei tu. Non perdiamo tempo” Gli credetti e accettai.

Gli credetti e feci un errore.

*

“Al diavolo!” esclamai alzandomi dal rifugio in cui mi ero nascosta.

Oggi al bar, quando avevo capito che non stavo rispondendo delle mie azioni, mi ero sentita esattamente come quel giorno sull'aero, esattamente come nel momento in cui avevo deciso di credergli, sapevo che stavo rischiando di ricadere in un errore simile.

Da quando era finita con Manuel avevo evitato contatti con il sesso maschile, qualche conoscente, un paio di amici non troppo intimi, nulla di più.
Manuel aveva preso a due mani la fiducia che io riponevo negli uomini ed aveva tirato con tutte le sue forze, fino ad estirparla, fino a farmi a pezzi e a lasciarmi vuota.

Non mi sarebbe più ricapitato, avrei fatto di tutto per assicurarmene.

Uscii dalla doccia infilando ai piedi un paio di ciabatte di morbido tessuto bianco e camminai verso il letto strofinandomi i capelli con l'asciugamano, gettai a terra la salvietta ed aprii la borsa in cerca del telefono, non appena feci saltare il gancetto d'apertura la tanto agognata edizione de 'Le Avventure di Sherlock Holmes' fece capolino. Le mani scattarono in avanti e la afferrarono avidamente, aprii la prima pagina. Da un lato speravo di trovare un suo recapito, un modo per contattarlo, dall'altro volevo sentirmi al sicuro, volevo che non ci fosse scritto nulla.

C'era.

“Prima le signore.” ed un numero di telefono.

   
 
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