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Autore: Elanor Eliniel    04/07/2011    4 recensioni
Una raccolta di One-shot sulle donne di Aman, quelle elfe che persero mariti, figli o semplicemente i propri amati a causa della Fuga dei Noldor; quelle Elfe che si rifiutarono di prenderne parte.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anairë fissava, senza in realtà vederlo, il buio che si estendeva al di là della finestra, buio che avvinghiava tutta Arda e i cuori di coloro che la abitavano. Chiuse gli occhi, pensando all’addio che aveva dato ai suoi adorati figli, i quali attendevano il padre nella bella piazza di Tirion, ai piedi della Mindon Eldaliéva.
Volse infine gli occhi privi di lacrime a Fingolfin suo sposo che si ergeva sull’uscio di quella stanza, in attesa di una sua reazione.
- Non seguirai dunque tuo marito e i tuoi figli, mia signora? – chiese Fingolfin amareggiato.
- Non lo farò – ribatté l’Elfa con decisione, senza guardarlo.
Fingolfin ammirò per l’ultima volta il suo viso candido, i suoi capelli d’ebano simili alla seta, i suoi occhi neri, cercando di imprimerli a fuoco nella sua mente.
- La volontà di tuo fratello è divenuta follia, Nolofinwë! – gridò la dama come può gridare chi ha di fronte un interlocutore privo di senno.
Fingolfin desiderò con tutto se stesso rispondere anche lui con un urlo, urlare che quella non era la sua ribellione, che intraprendeva un cammino ignoto soltanto per amore di suo figlio Fingon e per non lasciare l’intero suo popolo ai voleri di Fëanor. Ma il grido gli morì in gola mentre rammentava le parole dette al fratellastro innanzi ai Valar.
“Fratello a mezzo nel sangue, fratello intero nel cuore voglio esserti. Tu guida e io ti seguirò.”
- Ti ho già esposto le mie motivazioni – disse soltanto.
Anairë lo fulminò con lo sguardo, incapace di comprendere il modo in cui egli stesse gettando la sua vita, quella dei suoi figli e del suo popolo; ai suoi occhi la fuga dei Noldor appariva nient’altro che pazzia, un momentaneo miscuglio di ira e disperazione.
- Resta – disse con voce improvvisamente carezzevole – Io ti dico, se rinunciassi a partire, tuo figlio Turukàno lesto ti appoggerebbe, come al momento del giuramento di Feanaro. E Irissë, nostra figlia, seguirebbe suo fratello e così Arakàno; rimasto solo forse persino Findekàno rinsavirebbe. Se ora ve ne andate, non vi rivedrò più. E Itarildë, la più bella di tutti i Noldor, come potete consegnarla al Ghiaccio Stridente o alle tempeste del Mare? –
La voce le si spezzò; una parte di lei sperava ancora di riuscire a fermare la sua famiglia, un’altra parte la rimproverava per il fatto che non li avrebbe seguiti nella loro disperata ed inutile impresa; pure, la parte più saggia di lei sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto, che ogni decisione era già stata presa.
- Vorrei darti ascolto, mia signora, ma non posso – mormorò Fingolfin, dilaniato dal dolore per quell’eterna separazione.
- Se varcherai quella soglia, non ti rivedrò – ripeté Anairë; e quelle parole suonarono al tempo stesso come una supplica e una sprezzante constatazione. Ma era una supplica rivestita dal tono duro e  dall’ orgoglio.
- L’asprezza dell’esilio non graverebbe affatto sul mio cuore se tu restassi al mio fianco – sussurrò Fingolfin poggiando la sua mano sulla guancia della sposa; e la sua pelle era simile al marmo per il colore e per la freddezza. Poi, senza sapere se si trattasse di un addio o di un estremo tentativo di portarla dalla propria parte, la baciò stringendola a sé ed accarezzandone i lunghi capelli scuri. La sentì sciogliersi a quel gesto, come una statua di ghiaccio esposta al calore del fuoco e per alcuni lunghi istanti le loro anime furono vicine come un tempo.
Ma allorché si allontanarono, Anairë tornò in breve gelida e risoluta e il suo sguardo scuro e dardeggiante trapassò il cuore del marito.
- Ma io sono una fiera dama dei Noldor, non una dei tuoi sudditi e non tornerò sui miei passi. Le nostre scelte sono ormai compiute: la tua è l’Est, la mia l’Ovest. –
Il principe dei Noldor comprese che in nessun modo ella avrebbe mutato parere; assicurò la propria spada alla vita e si avvolse nel mantello. I primi passi di quell’enorme viaggio furono per lui i più difficili da compiere, perché lo allontanavano da colei che possedeva il suo cuore.
- Dunque, questo è un addio, mia amata – fece allontanandosi. Non ci sarebbero state lacrime, né scene di debolezza per loro, lo sapeva bene.
- Lo è. -  rispose lei al tempo stesso fredda come l’inverno ma ardente come il fuoco. – Namarië. –
Anairë lo guardò allontanarsi, mentre la sua esistenza, la sua famiglia andavano in pezzi. Il buio, che era piombato su Valinor, inghiottì l’Elfo e quella fu l’ultima volta che lo vide.
- Addio, mio amato Nolofinwë – mormorò ormai sola, mentre un’unica lacrima perlacea solcava il suo viso di pietra.
  
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