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Autore: Vespa    15/03/2006    2 recensioni
Se Hitomi tornasse su Gaea?
E se all'orizzonte si prospettasse una nuova guerra?
Bhe', se volete trovare risposta a questi interrogativi, basta leggere.
Buon divertimento.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hola gentaglia ^___^ !!!!
Questa è la mia prima fan-fiction e la dedico al bellissimo anime de "I Cieli d' Escaflowne".
L' altro giorno mi sono comprata i DVD (azz...mi sono dissanguata!!!) e non ho resistito alla voglia di scrivere un continuo; spero di essere all'altezza, anche se ho i miei seri dubbi; sviluppare una storia è molto difficile, se poi, come base, mi prendo un anime così bello e intricato, la cosa si fa ancor più complessa!!
Spero di ricevere commenti, ma, soprattutto, consigli costruttivi per migliorarmi (che ne ho parecchio bisogno, visto che scrivo come un cane... ).
La storia l'ho messa V.M 18 perchè potrei inserire delle scene erotiche, ma non ne sono sicura; sarà comunque sull'impronta dell'anime: sentimentale, romantica ma anche azione, avventura (se riesco a finirla -_-""" ).
Ancora non ho la minima idea di come si articolerà la vicenda... vabbè... vi lascio che ho parlato fin troppo!
Bacini.


PROLOGO:

Erano passati cinque anni, ben cinque anni da quando Hitomi era partita.
"Cinque anni..." sussurrò Van con aria distratta.
Un lasso di tempo breve, ma che era trascorso lentamente per il bel Re.
La sua adorata città di Fanelia era stata, quasi completamente, ricostruita grazie alla forza di volontà dei superstiti e l' ardente desio di Van.
Il re aveva, di nuovo, un palazzo e un popolo da guidare.
Primavera, la stagione più bella.
L' aria tiepida, accarezzata dai raggi del sole, era impregnata dai dolci profumi dei fiori dai mille colori, l'acqua sgorgava limpida da una piccola sorgente, gli uccellini cinguettavano, come a voler render partecipe l'intero universo alla loro felicità.
Un quadretto idilliaco, se non fosse stato per il fatto che Lei era lontana.
Van disteso sul prato sgargiante di mille colori pensava; quando non era impegnato nel governo della sua adorata Fanelia, la mente volava verso di Lei, aveva la sua immagine scolpita nel cuore, come un tatuaggio indelebile e doloroso.
Tante domande assillavano la sua testa, ma nessuna trovava risposta, a volte, preferendo restare nel beneficio del dubbio, non pensava affatto e fissava la Luna dell' Illusione con aria assente.
"SIGNORINO VAAAAN, SIGNORINO VAAAN!!!!!!!!", la voce squillante di Merle lo fece tornare coi piedi per terra (nda: non sarebbe + appropriato dire coi piedi su Gaea?! bho...) e l'immagine di Hitomi svanì dalla sua mente.
"Merle ha fatto una ghirlanda di fiori per lei, sono così belli... Suvvia, non faccia quell'aria imbronciata !".
Van rivolse alla gatta uno sguardo pieno di dolcezza, la sua Merle, in tutto quel tempo le era restata sempre vicina, sempre disponibile ad ascoltarlo e a consolarlo, quando la tristezza lo attanagliava e non lo lasciava più, lei era pronta ad abbracciarlo e a rimanere così, per ore, senza una parola, senza una domanda.
" Grazie Merle, è molto bella, devi averci impiegato molto tempo." disse, osservando i fiori intrecciati con tanta cura.
"Non importa, Merle è contenta se può rendere felice il signorino Van !!!".
Anche Merle, pur mantenendo i suoi atteggiamenti fanciulleschi, era cambiata; si era fatta più alta e formosa, conservando, però, la sua forma snella e agile da gatta.
I capelli rosati fluivano lunghi e setosi sino alla schiena e gli occhi, blu intenso, avevano preso la caratteristica forma allungata.
Era diventata bella.
Essendo una persona estremamente sensibile percepiva la tristezza del suo amato signorino Van, nonostante lui negasse ogni volta.
Erano stati pochi i momenti in cui si era confidato con lei, ma, d'altra parte, il signorino non era Vun tipo estroverso e le parole gli dovevano essere cavate con le pinze.
Merle si era presa il gravoso impegno di occuparsi di lui; lui aveva fatto rinascere il sorriso nei suoi occhi, quando quello di cui sorridere era ben poco, quindi non l'avrebbe mai lasciato solo, anche se questo avrebbe voluto dire rinunciare alla sua vita.
" Merle, il sole sta calando, torniamo a palazzo."
" Ma signorino Van, Merle adora questo posto, ancora un poco, la prego!!!"
" Domani Merle, domani, non è prudente rimanere fino al calar del sole fuori casa, la temperatura in questa stagione scende molto velocemente."
" Vabbene, ma domani torniamo, vero?" esclamò Merle.
"Certo, domani..."
L' aria imbronciata e, simultaneamente, buffa della ragazza si dissolse per lasciar posto a un sorriso luminoso e pieno d' affetto.

Man mano che camminavano si cominciava a intravedere la conca dov' era ubicata Fanelia.
La giornata stava volgendo al termine e la città era un via vai frenetico ma, allo stesso tempo, rilassante, di gente che si affannava a finire i propri compiti, impaziente di tornare alle proprie case.
Van osservava con sguardo amorevole la propria patria: era veramente bella, quasi come prima che fosse distrutta dalle forze di Zaibach.
Zaibach...al sol pensare quella parola un miscuglio d' emozioni si facevano strada dentro di lui: rancore, rabbia, odio, disperazione, tristezza ma anche nostalgia: nostalgia di Hitomi.
Ogni cosa gli faceva rievocora Hitomi, quei suoi occhi grandi e puliti, il suo sorriso luminoso: semplicemente Lei.
Merle notò che lo sguardo del signorino Van si rabbuiava, sapeva che stava pensando a Hitomi, lo conosceva fin troppo bene e non aveva bisogno di parole per capirlo.

Era scesa la notte sul mondo di Gaea, Van si trovava nella sua stanza e osservava dalla finestra il cielo stellato.
Pensava ancora a Lei, ormai era diventata un chiodo fisso.
All'inizio, quando Hitomi era tornata sulla Luna dell' Illusione, gli bastava sapere che c'era, che c'era qualcuno che lo amasse e che avesse fiducia in lui, non importava dove, questo gli bastava.
Gli anni, però, passavano e con essi si rafforzava la nostalgia di Lei; ora non era più sufficiente sapere che c'era, la voleva lì, con lui, voleva viverla pienamente, voleva vederla sorridere per lui, voleva toccarla, abbracciarla, baciarla; ogni minima fibra del suo essere fremeva al suo pensiero.
Il ragazzo immaturo e ancora acerbo si stava trasformato in un bellissimo uomo: stava sbocciando come un fiore, in tutto il suo splendore; era cresciuto in altezza, si era fatto più muscoloso e i lineamenti del suo viso più marcati.
Anche il suo carattere era mutato e da ragazzo avventato e impulsivo era diventato più pacato e riflessivo.
Ma questo suo essere uomo gli causava molto dolore perchè aveva la consapevolezza che, forse, non l'avrebbe più rivista e, nonostante questo, non riusciva a dimenticarla: aveva voglia di Lei e non solo intellettivamente ma anche fisicamente, sentiva dal basso ventre il desiderio pervadere tutto il suo essere, fino ad offuscargli la mente.
Provava dolore fisico da quanto la voleva.
Basta, non ce la faceva più, aveva aspettato fin troppo tempo, era ora d' agire.
Si sfilò dal collo il ciondolo che gli aveva donato Hitomi, osservò per qualche secondo, con aria decisa, il prezioso gioiello prima di farlo oscillare davanti ai suoi occhi.
Uno, due, tre, quattro; <> disse, quasi in un sussurro e pensò a lei intensamente; cinque, sei; tutte le forze di Van convergevano verso la gemma rossa; sette, otto, nove, "DIECI !" esclamò con le ultime energie rimastegli, aspettandosi di vedere nel cielo stellato una luce bene conosciuta.
La notte, però, rimase scura e silenziosa.
Van, stremato, si gettò sul letto con tanta voglia di piangere.
Si addormentò, poco dopo, con le labbra salate e la testa che gli pulsava dolorosamente.
  
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