Anime & Manga > Escaflowne
Segui la storia  |       
Autore: Vespa    17/03/2006    0 recensioni
Se Hitomi tornasse su Gaea?
E se all'orizzonte si prospettasse una nuova guerra?
Bhe', se volete trovare risposta a questi interrogativi, basta leggere.
Buon divertimento.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccoci, dunque, al secondo capitolo, oserei definirlo più brutto del primo :D; vabbè, è la mia prima fan-fic, quindi sono, ampiamente, giustificata.
In realtà, sto solo cercando di trovare una scusante per giustificare i miei obbrobri.
Benchè la storia sia lentissimissima, lo ammetto, è gia' tanto che sono riuscita a postare il secondo capitolo e a non abbandonare tutto.
Mi sono accorta che un notevole contributo, nel creare la magia in questo anime, è dato dalle splendide musiche di Yoko Kanno, davvero divine, come farò a rievocare tali atmosfere T__T ?
Vi consiglio vivamente di procurarvele!
Vabbè, Hitomi non è tornata su Gaea, ma che fine ha fatto?
Me lo sto chiedendo anch'io -___-!
Bhe' vi ringrazio in anticipo, dovete essere degli obbiettori di coscienza per leggere 'sto schifo!
Mi raccomando, commentate!!!
Ora vi lascio, per vostra sfortuna, al secondo capitolo; ho parlato fin troppo!
Baci.
Ari.


CAP.2
Un nuovo giorno a Fanelia.
Con il sole, anche la cittadina si svegliò e cominciò il solito tran tran.
I negozianti, ancora insonnoliti, allestivano le bancarelle con ogni tipo di mercanzia; presto una folla di persone sarebbe accorsa al mercato centrale.
Anche il palazzo si stava, pian piano, rianimando e i lussuosi corridoi si popolavano di servitori, intenti nei loro incarichi mattutini.
Merle, come ogni gatta che si rispetti, era già alzata e pimpante; aspettò, impaziente, davanti la camera del signorino Van e bussò alla sua porta, ripetute volte, ma lui non si fece vedere.
Presa dai morsi della fame corse, famelica, verso la sala da pranzo, aspettando, con la bava alla bocca, la colazione.
Poco dopo, le venne servito un pasto luculliano che spazzolò via in pochi secondi.
Quella mattina, il signorino Van si faceva attendere più del solito.
Quando non era in compagnia del re, Merle trascorreva il tempo parlando, o meglio litigando, con Frederick.
Frederick era un ragazzo molto bello, di circa 25 anni terrestri, aveva lo sguardo gelido e malizioso ma, allo stesso tempo, vi si poteva intravedere un fondo di dolcezza, una dolcezza perduta e triste, ma non dimenticata.
Del suo passato si sapeva ben poco.
Era giunto alle porte di Fanelia, tre anni prima, ferito gravemente sulla schiena, stava morendo dissanguato.
Al suo risveglio, Frederick non ricordava nulla del suo passato, escluso il nome e, non avendo posto dove andare, fu accolto al palazzo per occuparsi della pulizia delle stalle.
Data la sua bellezza era stato subito adocchiato dalla maggior parte delle servitrici e, anche, da donne di stirpe nobile, giunte al palazzo con i rispettivi consorti.
Quest' ultime, di nascosto dai mariti grassi e brutti, trascorrevano notti di sesso con il misterioso ragazzo e, puntualmente, si struggevano d' amore per lui. Facevano carte false per rivederlo.
Frederick, però, non passava che una sola notte con le sue spasimanti e, poi, la notte dopo, di nuovo, ma con un'altra donna.
Nessuna era mai riuscita ad averlo per, almeno, due volte.

"Sempre di buon' ora, piccola Merle, eh?" esclamò il ragazzo, notando che la gatta si era acciambellata sul muricciolo davanti una stalla.
"Già..." si limitò a rispondere Merle, leccandosi la mano sinistra e passandosela sopra l' orecchio corrispondente.
"Come mai non sei insieme al re Van, stamani? Non ci avrai mica litigato? Certo che, con il carattere che ti ritrovi, è difficile sopportarti tutti i giorni..." esclamò divertito.
"Ma come osi, se c'è qualcuno con il caratteraccio quello sei tu! Tsk... se sei qui è tutto merito mio!!! Sono io che ho convinto il signorino Van ad accoglierti al castello..." puntualizzò Merle, che era stata punta sull'orgoglio, alzandosi in piedi.
"E dovrei anche ringranziarti ?! Già che c'eri potevi trovarmi un' occupazione più gratificante, oh potente Merle..."
"Oggi sei veramente insopportabile, presuntuoso!" esclamò offesa la gatta, facendo dietro-front verso il palazzo.
"Ehi, Merle, aspetta, dai. Lo sai che mi diverto a stuzzicarti e se tu ci caschi, tutte le volte, come una patata lessa non è mica colpa mia !!!"
"Allora, ti vuoi scusare o vuoi continuare a prederti gioco di me?!" esclamò irata la gatta, il cui pelo della coda si era rizzato tutto.
"No, no, scusa torna qui." concluse Frederick in tono dispiaciuto, almeno all'apparenza.
Merle si accoccolò, nuovamente, sul muricciolo accarezzato dai raggi del sole.
Il giardino che contornava il palazzo era veramente splendido; alberi colmi di frutta, aiuole di fiori colorati e fontanelle zampillanti lo adornavano; sembrava, quasi, il paradiso terrestre.
"Allora, come sta il re?" si informò il ragazzo dai capelli rosso fuoco.
"Bhe', insomma, ultimamente è molto triste, sai, ti ricordi di Hitomi...?"
Frederick annuì.
Merle, per sfogare la tristezza che il signorino Van riversava su di lei, aveva paralto a Frederick, per filo e per segno, della storia di Zaibach, dell' Escaflowne, di Asturia, di Allen e, naturalmente, di Hitomi.
" Ormai sono cinque anni che non si vedono più e il signorino Van ne soffre molto... vorrei aiutarlo in qualche modo, ma so che non è possibile...solo Hitomi potrebbe riuscirci e lei è lontana; non sappiamo neanche se si ricordi di noi..." disse, quasi in un sussurro, diventando improvvisamente mogia.
"Capisco...bhe' vedrai che tutto si risolverà per il meglio" la interruppe il bel ragazzo.
Poi, tanto per distrarla, le lanciò una mela bacata, che si trovava, abbandonata, nell'angolo della stalla.
"Tieni Merle, per la tua colazione!" esclamò giulivo.
"Ma che diavolo fai ???? SEI IMPAZZITO???".
"E dai, oramai, la tua voracità è nota in tutto il castello!"
"Ti stai prendendo troppe confidenze con me! Stammi alla larga d'ora in poi!!!"
"Ma se sei venuta tu qui!"
"Non centra nulla questo...portami più rispetto, intesi?!" farfugliò Merle, imbarazzata.
"Dai, dai, basta discutere. Piuttosto andiamo a fare una vera e propria colazione, ho una fame...è da stamattina che pulisco queste stalle, non ne posso più..."
Merle lo seguì verso le cucine dei servitori, contenta che lui avesse cambiato discorso.
"Ma ora che ci penso...io ho già fatto colazione!" esclamò la gatta.
"Ahahahah, sei sempre la solita; allora avevo ragione a darti della magiona!" ribattè il ragazzo, sulla soglia delle cucine.
Merle non disse nulla e si limitò ad arrossire; qualche volta, si poteva comportare anche lei da donnicciola indifesa.

I raggi caldi del sole, già alto, filtrarono dalla finestra aperta.
Il re si risvegliò da un sonno che gli era sembrato durare in eterno, profondo e senza sogni.
I ricordi della sera precedente erano confusi.
Mentre si alzava si accorse che nella mano stringeva qualcosa. Il ciondolo di Hitomi...già, Hitomi.
"Perchè non ha funzionato? Eppure l'ho desiderata con tutto me stesso" si chiese.
Un pensiero doloroso fece breccia dentro di lui.
"Che si sia dimenticata di Gaea, di Fanelia, di ME? Infondo, tra di noi non c'è stato nulla, se non una dichiarazione, parole."
Due innamorati, purtroppo, non potevano vivere di un amore platonico e per loro la situazione, in quel momento, era proprio quella.
Van cercò di cacciare i cattivi pensieri.
Quella mattina, tanto bella ma così triste, Van decise di andare nel boschetto dove riposava l' Escaflowne e i suoi cari defunti, quel posto lo rilassava e gli sgomberava la mente.

Appena uscì dalla camera lo fermò il maestro di corte, colui che prendeva le decisioni in mancanza del re, e lo apostrofò, severo.
"Re Van, mi permetta di dirle che questa non è l'ora consona per alzarsi. Ha la responsabilità di un regno. Stamattina, come ben sa, sono arrivati degli ambasciatori dal regno di Basram, è prudente mantere buoni rapporti con tutto il mondo di Gaea; la gente è assetata di potere e una qualsiasi scusa sarà buona per iniziare una guerra di conquista..." sentenziò quello, prolisso.
"Si, mi spiace, ma ieri non mi sentivo molto bene e stamani mi sono svegliato tardi..." sviò Van, nel tentativo di far terminare, al più presto, la ramamzina del vecchio.
Nonostante amasse molto il suo regno e il suo popolo, Van era sofferente nella carica di re diplomatico, non sopportava di dover trattare, ogni giorno, coi vari re e ambasciatori di Gaea ed ascoltare le loro lamentele, i loro progetti e via discorrendo; infatti, delegava, quando era possibile, il maestro di corte affinchè mantenesse vive le alleanze; oltre a risparmiargli una gran fatica era, a differenza di Van, un gran oratore e, come tale, se la cavava divinamente nelle trattative.
"Non si deve scusare, dopotutto, è sempre il re, dico questo per il bene di tutto il regno..." esclamò spiazzato; il re, stamani, sembrava più malleabile del solito.
"Si, lo so..." disse Van, mentre si recava all'uscita del palazzo.
"Ma re, dove sta andando....e Basram?!"
"Occupatene te Al, io ho da fare." disse, mentre attraversava la soglia del castello.
"Benedetto ragazzo, quando imparerai..." mugugnò il vecchio, contrariato, dirigendosi nella sala del trono, dove i famosi ambasciatori attendevano il re, impazienti.

L' Escaflowne, in tutta la sua imponenza, giaceva, addormentato, nella radura.
Sembrava essere il guardiano del piccolo cimitero.
Van sfiorò la robusta corazza, benchè il volere di suo fratello fosse quello di non usare più l'Escaflowne, a volte, desiderava poterlo guidare ancora.
L'ebrezza e l'adrenalina che provava sulle ali dell' Guymelef Ispanico erano uniche e magiche.
La sensazione di sentirsi un tutt'uno con esso.
Si fermò, qualche istante, a osservare le tombe dei suoi cari.
Di suo fratello Folken.
Dio, quanto gli mancava.
Alla mente gli tornavano i ricordi di un' infanzia perduta, di giorni pigri e felici con la sua famiglia.
Sua madre, suo padre.
La terra protetta dai draghi che mai sarebbe tornata come prima.
Si sdraiò sull' erba verde brillante, che, dopo un rigido inverno, era rinata più bella che mai.
Ma lui sarebbe mai rinato? Sarebbe mai riuscito a riconquistare la felicità perduta?
Troppe vite umane erano state spezzate per poter ricominciare da capo, imbossibile far finta di nulla.
Era cresciuto per credere, ancora, nelle favole.
Si addormentò, così, sotto l'aria tiepida e benevola.

Merle, al palazzo, era preoccupata.
Il signorino Van non si era ancora fatto vedere.
Il sole aveva già raggiunto il suo picco e si stava, lentamente, abbassando nel cielo limpido.
Il maestro del palazzo le aveva riferito che, in tarda mattinata, lo aveva visto uscire dal palazzo, non sapeva, però, dov'era diretto.
Frederick era occupato con il veterinario: un cavallo accusava strani malesseri, e, quindi, la gatta non sapeva cosa fare.
"UFFA!" esclamò, imbronciata.

Van si svegliò quando il sole stava, ormai, morendo dietro le colline.
Si mise a sedere, ancora, rintontito e un canto celestiale catturò la sua attenzione.
"Chi è che si trattiene, fino a quest'ora, a cantare nel bosco?" si chiese perplesso.
Proveniva dal fitto della selva.
Era una voce angelica ma, allo stesso tempo, malinconica.
Quelle parole dolci lo stavano, quasi, ipnotizzando.
Era una melodia che non aveva mai udito ma, al cui suono, un turbinio di emozioni nostalgiche si rimescolavano, confuse e agitate, nel suo cuore.
"Io, ho già sentito questa canzone, il mio corpo reagisce ad essa" pensò, mentre si avvicinava, correndo, alla fonte del suono.
Tra gli alberi fitti, seduta su una pietra, stava una fanciulla dalla bellezza indescrivibile.
Lunghi capelli color dello smeraldo la adornavano.
Il viso di una bambola, perfetto, dai tratti delicati.
Sembrava una Dea.
Van si fermò, estasiato, a quella vista.
La ragazza interruppe il canto.
I loro sguardi si incrociarono e in pochi secondi si dissero tanto, che una vita intera non sarebbe stata sufficiente a dire.
Van, ammutolito, dopo qualche istante riprese l'uso della parola.
" Chi sei?" chiese, secco.
"Io sono Sirya" rispose, pacata, la fanciulla.
"Che ci fai qui, in questo bosco?"
" Potrei farti la stessa domanda."
Van stette in silenzio.
Cosa cavolo gli stava capitando?
Insomma, non era la prima volta che incontrava una bella ragazza, non era da lui imbarazzarsi così, alla vista di una donna, se pur splendida.
Ma lui ne era certo, non sapeva come ma ne era certo, lei era speciale, l'aveva capito subito.
"Non hai dove andare, vero?" disse, speranzoso che la risposta fosse affermativa.
Non aveva mai visto quella donna prima ad ora; lo infastidiva e, allo stesso tempo affascinava, il fatto che lei, alla sola vista, scatenasse in lui quel vortice di sentimenti.
Non sapeva ben definire che tipo di sentimenti, ma il fatto che qualcuno fosse capace di provocarli era davvero singolare; era da tanto che non provava più nulla per nessuno, il suo cuore si era, ogni giorno, indurito sempre più; fino a diventare inscalfibile come il diamante.
In tutti quegli anni aveva atteso, speranzoso, l'arrivo di qualcuno che si prendesse cura di lui.
Qualcuno che lo consolasse, quando gli incubi lo perseguitavano.
Qualcuno che lo accettase, così com'era, pieno di difetti e titubanze.
Semplicemente, qualcuno che lo rendesse felice.
Ma quel qualcuno che aveva tanto atteso, con tutto sé stesso, non era arrivato e lui era solo, com'era sempre stato, da quando era morta la sua famiglia.
Lei annuì.
Lui abbozzò un sorriso.
"Seguimi al castello, allora."
Van cominciò a camminare, si voltò solo per essere sicuro che la ragazza lo stesse seguendo, e si recò alle volte del castello.
Non si scambiarono più una parola nè si riguardarono negli occhi.
Ma un legame, ancora confuso ed indefinito, si era formato tra i due.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Escaflowne / Vai alla pagina dell'autore: Vespa