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Autore: FallingInLove    05/07/2011    5 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6. Rincorrendo il sole


DRIIIIIIIIIIN!

Il gallo cantò felice nell'aperta campagna.

DRIIIIIIIIIN!

La gente cominciò a svegliarsi, respirando l'aria fresca.

DRIIIIIIIIIN!

Il gallo non smetteva di cantare, e qualcuno uscì con un fucile..

BAM!BAM!

Poi dicono che la campagna è un toccasana per i nervi tesi!

..Ma quel rumore non era esattamente uno sparo, sembrava più un..

TOC, TOC.

-Nina, vuoi aprire?

Che diavolo ci faceva Mirko in mezzo ad una sparatoria? E che ci faceva la mia cameretta nel bel mezzo della campagna?

Sbattendo due volte le palpebre, mi resi conto piano piano di aver sognato e che non ero in campagna, ma in camera mia.. e soprattutto che non c'era nessun gallo.

-Vic, facci entrare! -ecco anche la voce di Nadia. Mi misi pigramente a sedere, sentendomi tutta congelata e rattrappita.

-Stai bene? -chiese Mirko -Guarda che sfondo la porta

Sfondare la porta? Ma era impazzito? E cos'era tutta quella preoccupazione?

Solo dopo qualche istante riuscii a collegare: avevo freddo perché non avevo le coperte, che si trovavano proprio nel bel mezzo della strada, scaraventate giù dalla finestra dopo che Riccardo..

Mi strinsi di nuovo le braccia al petto, sentendo le guance umide: avevo continuato a piangere anche nel sonno.

-Ok, al tre la sfondo -decretò Mirko -Uno..

Mi decisi ad alzarmi -Arrivo -gracchiai nella classica voce da trans tipica di ogni mia mattina.

Se non altro lui fermò il countdown e mi diede il tempo di arrivare e aprire la porta; appena mi videro, i miei amici sgranarono gli occhi.

Capii subito perché: avevo ancora addosso il tubino della sera prima, quello che Riccardo non aveva mai visto e che adesso era tutto arruffato e spiegazzato. I capelli erano più simili a un cespuglio, e le lacrime erano scivolate sulle guance portandosi dietro lunghe strisciate di trucco.

Sospirai -Sì, lo so, sono uno schifo, adesso potete anche smetterla di guardarmi così.

-Ma che è successo? -domandò Nadia

-Che ti ha fatto quello stronzo? -mi chiese Mirko con rabbia, entrando senza troppi complimenti e prendendomi delicatamente per le spalle

-Il solito -risposi con amarezza, senza guardarlo e indicai il mio vestito da buttare -non è venuto ieri sera. Mi ha detto che aveva gli allenamenti.

Anche loro, come me, sapevano che quella non era altro che una balla colossale.

-E perché ci sono le coperte giù in strada? -domandò Nadia -Ci hai fatti preoccupare quando siamo arrivati qui, trovando questo scenario.

Io scossi la testa, e a quel punto guardai Mirko: lui sapeva cosa avevo progettato, come avevo “addobbato” tutto il letto. Lui infatti annuì grave, senza parlare, e mi strinse a sé.

Sentii che stavo per ricominciare a piangere, e cercai di combatterlo, senza però trovare la forza sufficiente dentro di me. Mirko mi strinse più forte al suono delle mie lacrime, cullandomi fra le sue braccia, mentre io mi aggrappavo alla sua felpa piacevolmente calda, rischiando quasi di strapparla.

Una mano mi accarezzò i capelli, ma era troppo piccola per essere quella di Mirko: anche Nadia si era avvicinata e mi stava lasciando un lieve bacio sulla guancia umida.

Tutto quello che chiedevo era compagnia, braccia intorno, abbracci che uccidono la solitudine e che scaldano il cuore.. ma adesso che li avevo mi facevano piangere ancora di più. Forse perché confermavano che era vero, che era realmente successo quello che era successo, che mi trovavo davvero in quella situazione di merda con Riccardo.

-E' meglio se vado a recuperare le coperte -fece Nadia -te le metto direttamente in lavatrice -e si dileguò.

Rimanevamo solo io e Mirko, le sue braccia a proteggermi dal senso di abbandono, il suo torace forte a rassicurarmi mentre tremavo come un pulcino, scossa dai singhiozzi.

Continuò a cullarmi, accarezzandomi lentamente la schiena, finché non cominciai a calmarmi; fui io a staccarmi, ma lui mi scrutò attentamente prima di lasciarmi andare del tutto.

-Magari mi vado a sciacquare la faccia -suggerii -a questo punto dovrei sembrare più o meno la copia sputata di Ursula.

Lui annuì in silenzio, senza nemmeno sorridere al mio tentativo di sdrammatizzare.

Una volta in bagno, chiusi la porta, appoggiandomici per un momento e sentendo la superficie di legno troppo fredda adesso che non c'era più Mirko a scaldarmi. Guardai poi la mia immagine riflessa allo specchio e per poco non mi misi a urlare: ero veramente un disastro, peggio di quanto pensassi. Le guance percorse da fitte strisciate nere, il contorno degli occhi tutto nero neanche mi avessero preso a cazzotti, per non parlare dei capelli che somigliavano tantissimo una massa informe di liane della foresta amazzonica.

Avrei dovuto pagare una ditta di restauro per riconquistare un aspetto normale; mi rassegnai al fatto di non poter fare miracoli e cominciai a far scorrere l'acqua per poi sciacquarmi abbondantemente la faccia. Già che c'ero, decisi di lavarmi anche i denti, per non rischiare di stendere qualcuno con l'alito; poi fu la volta dei capelli che cercai inutilmente di domare con la spazzola, risolvendomi poi in un'improvvisata coda di cavallo.

Mi levai il tubino, ricominciando così a respirare, mi avvolsi nel mio accappatoio azzurro e uscii.

Trovai Mirko in camera mia, intento a sistemare il cuscino sul letto che aveva appena rifatto, con coperte pulite.

-Mirko.. non dovevi -dissi avvicinandomi.

Lui si voltò a guardarmi e mi sorrise -Adesso hai di nuovo un aspetto umano

Anch'io sorrisi e mi avvicinai -Grazie -dissi, non per quello che aveva detto ma per quello che aveva fatto.

Lui scrollò le spalle e si sedette al bordo del letto, invitandomi accanto a lui; mi sedetti, e aspettai che lui parlasse.

-Lo sai che non ne vale la pena per uno così, vero? -mi chiese infatti

Non potei fare a meno di trovarmi in disaccordo: forse, nonostante tutti i miei discorsi, non aveva capito quanto mi piacesse Riccardo.

-E' uno stronzo, Nina -rincarò la dose -io non sopporto di vederti stare così male per colpa di quel bastardo

-Smettila di insultarlo -ribattei vedendolo alzare gli occhi al cielo -la colpa è mia: non sono abbastanza interessante per uno come lui

-Cosa? -domandò d'un tratto sconcertato e rabbioso, come se avessi detto la più assurda delle assurdità -Com'è riuscito a farti arrivare a pensare una cosa simile? Mi correggo, non è solamente uno stronzo, è un vero e proprio figlio di..

Toc, toc.

Mi alzai, per andare ad aprire, felice che Mirko non avesse concluso la frase, e lui mi seguì.

-Eccole! -esordì Nadia, tutte le coperte del mio letto fra le braccia. Mi stupii che ci avesse messo così tanto.

-Grazie, Nadia -le dissi, liberandola dall'ingombro.

-Dalle a me -fece allora Mirko, tendendo le braccia -vai a vestirti che adesso ti facciamo tornare il sorriso.

-Eh? -domandai passandogli le coperte

Lui scrollò le spalle -Se vuoi venire in bici mezza nuda io sono contento, però forse ti converrebbe di più vestirti.

-In bici? -domandai -Ma non dobbiamo andare a scuola?

-Vic, hai dormito tantissimo -rispose Nadia -è già pomeriggio. Non vedendoti a lezione, siamo venuti qua, perché Mirko mi ha detto del programma della giornata -spiegò mentre le sue guance tradivano un leggero rossore che notai solo io -poi però abbiamo visto le tue coperte per strada e ci siamo un po' preoccupati..

-Oh.. quindi ho quasi perso un giorno, in pratica -mentre realizzavo, mi chiesi come si dovesse sentire una persona che si sveglia dopo cinque anni da un coma

-Più o meno -rispose Nadia

-E tu hai dato l'esame che dovevi dare?

-Sì.. -rispose lei rabbuiandosi all'istante -e non ci ho messo il numero di matricola.

-Cosa? -chiedemmo io e Mirko in coro

-Lo so, è da idioti.. ma ero talmente concentrata sui calcoli, che allo scadere del tempo non mi sono ricordata di scriverlo -scrollò le spalle, rassegnata -Era perfetto, ma pazienza, lo rifarò. Adesso andiamo in campagna! -disse mentre le tornava il sorriso -Ho deciso di seguire il tuo consiglio -aggiunse guardandomi, e io capii che si riferiva a Jason.

-Che consiglio? -domandò Mirko, ovviamente all'oscuro di tutto

-Niente, niente -risposi io -Vado a vestirmi

Mirko emise uno sbuffo di disapprovazione, e io mi diressi in camera ignorandolo.


°°°


Arrivati davanti alla casetta di Jason con la macchina, Mirko smontò le tre biciclette che ci avevamo caricato sopra (la mia, la sua, e quella di Nick per Nadia); Jason, probabilmente sentendo il rumore del motore, ci venne incontro.

-Ecco la gentaccia di città -ci accolse, una sigaretta in bocca.

-E tu ti definisci naturalista? -ribatté Mirko indicando la sua cicca

-Più di te, sicuramente!

Mi salutò, poi io gli presentai Nadia, che gli strinse la mano con un certo imbarazzo.

In casa ci offrì qualcosa da mangiare, che accettai molto volentieri dato che l'ultima volta che avevo mangiato risaliva all'era del giurassico. Dopodiché, salimmo in sella alle nostre bici; solo Nadia rimase accanto alla sua, perplessa e insicura.

-Non aver paura di romperla, tanto è del mio fratellino -la esortò Mirko -Nina mi ha detto che adori andare in bici.

Io la guardai sorridendo a 32 denti, lei ricambiò con uno sguardo assassino; probabilmente non ci era mai andata in vita sua.

-Emh.. sì -fece lei arrampicandosi sugli specchi -il punto è che.. è da tanto che non ci vado.

-Non si scorda mai come si va in bicicletta -fece Jason, avvicinandosi a lei -Ti ci vuole solo un po' di pratica. Dai, sali -la incoraggiò, reggendole la bici.

-Andiamo -sussurrai a Mirko

-Eh? -fece lui

-Andiamo! -ripetei

-Ma perché? Aspettiamoli, no?

-No, muoviti! -insistetti, partendo.

Mi voltai a guardarlo, sembrava piuttosto perplesso, ma alla fine mi seguì.

-Mi sono perso qualcosa? -mi disse quando mi ebbe raggiunto

Scrollai le spalle -Non so niente.

Un tono più falso non mi poteva uscire, non ero brava a dire bugie; Mirko se ne accorse e ghignò -Hai capito: Nadia si è presa una cotta!

Come potevo negare l'evidenza? Scelsi allora la via della minaccia, sempre efficace.

-Se dici anche una sola parola ti spacco la faccia!

-Pensi ancora di poterlo fare dopo la nostra lezione insieme a kick? -mi provocò -Comunque terrò la bocca chiusa, non ti preoccupare

Io lo guardai malissimo -Ok, vediamo come te la cavi nell'alta velocità -proposi per poi pedalare più forte, quasi dovessi prendere il volo

-Sei partita prima! -mi gridò da dietro incominciando l'inseguimento.

Il cielo rosso del tramonto, l'aria fresca sul viso, sentire la terra sotto le ruote, tutta la campagna di fronte a me, piena di campi di grano: era qualcosa di spettacolare, mi sentii come ringiovanita, bambina. Spensierata, libera da tutto, gioiosa.

-Ti ho quasi raggiunta! -urlò allora Mirko, e la mia risata risuonò forte tra gli alberi, contagiando anche lui.

C'era un che di surreale, mi sembrava di essere in un altro posto, in un'altra realtà, un po' stile far west; era così bello, tutto dipinto di arancione, che nemmeno sentivo la fatica, le gambe continuavano a pedalare, pedalare instancabili mentre correvo con Mirko verso il sole.

Riuscii persino a mantenermi in vantaggio su di lui per un po', ma poi cominciò recuperare, fino ad arrivare affianco a me.

-Mi hai fatto sudare sette camicie -ansimò

-Sei tu che hai osato sottovalutarmi -ribattei fiera, poi sollevai le braccia dal manubrio senza fermarmi e cominciai a urlare di gioia, non so nemmeno io bene perché. Era così naturale, così bello, stare lì in mezzo al verde e alla paglia con lui, che rischiavo di scoppiare per quanto mi sentivo carica; dovevo sfogarmi in qualche modo.

Mirko mi guardò qualche istante, da prima stupito, poi sembrò quasi ammirato, contento a sua volta; si unì al mio urlo alla Tarzan, sollevano braccia e occhi al cielo infuocato.

Alla fine era da lì che venivamo, tutti quanti: dal bosco, dalla natura.. forse per quello mi sentivo così a casa, quasi come se non dovessi più andarmene, fatto sta che né io né lui stavamo guardando la strada e il risultato fu che, dopo qualche metro, ci ritrovammo con le gambe per aria, la terra su tutti i vestiti

-Ma che..? -mi domandai, la voce rauca a causa dell'urlo, sentendo un'acuta fitta di dolore alla gamba destra e trovando la bici stesa accanto a me; guardai Mirko, e anche lui era nelle stesse condizioni, più o meno.

-Buca -spiegò semplicemente lui, e sembrava persino divertito -Capita

Scoppiai a ridere guardando i miei jeans pieni di fango -Peccato mi stavo divertendo

Mi alzai, controllando di non avere niente di rotto e sollevai anche la bici.

Anche Mirko si alzò, e non potei fare a meno di notare l'espressione di dolore sul suo viso

-Ti sei fatto male? -chiesi allarmata; e solo allora notai che si era tagliato il ginocchio -Sanguini!

Mi sentivo in colpa, in fondo era stata colpa mia e della mia “selvaggitudine” repressa.

-Cosa? -poi si guardò la gamba -Ah.. no, in realtà è la schiena che mi fa male

In effetti lui era caduto proprio sulla bici, non sulla terra morbida come era successo a me: il manubrio piantato tra una vertebra e l'altra non deve essere proprio il massimo.

-Fammi vedere -dissi andando dietro di lui

-Lascia stare, non è niente -cercò di scansarsi, ma io fui irremovibile

-Sta' fermo! -lo ripresi mentre gli sollevavo la maglia; sembrava stranamente in imbarazzo. Ma che gli prendeva?

-Nina..

-Accidenti -imprecai vedendo quell'estesa traccia rossa al lato della colonna -qui ti ci viene un bel livido -constatai apprensiva, sfiorandola appena con due dita, mentre con l'altra mano gli tenevo una spalla -Mi dispiace -aggiunsi trasformando il tocco in una carezza vera e propria. Sentii un brivido scuoterlo sotto la mia mano, e mi ricordai che lo stavo tenendo a schiena nuda quando non faceva per niente caldo.

-Torniamo indietro -feci allora abbassandogli di nuovo la maglia -Serve del ghiaccio

-No, non ce n'è bisogno -rispose lui deglutendo, con una voce più bassa del solito, evitando il mio sguardo.

-Ce lo mettiamo lo stesso -conclusi, risoluta -E poi serve una fascia per il ginocchio

-Pure?

-Certo

-Ad una condizione -si schiarì la voce, tornando al tono di sempre e incrociando di nuovo il mio sguardo -accetto solo se ti vesti da infermiera sexy.

E io che ancora mi ostinavo a credere che Mirko avesse realmente 21 anni e non 5 e mezzo.


°°°


Da Jason, Mirko si fece medicare dall'amico, seppure con qualche resistenza; io nel frattempo presi da parte Nadia

-Allora? -le chiesi

Lei scrollò le spalle -Gli sono caduta addosso almeno quattro volte prima di riuscire a pedalare da sola..

Io ridacchiai -Come ti è sembrato?

Lei sorrise -Mi piace, Vic. E penso di stargli simpatica, abbiamo riso tanto..

-Benissimo!

-E tu e Mirko?

La guardai come si guarda un fantasma -Io e Mirko, cosa?! Ci siamo ammazzati in una buca, tutto qui

Nadia annuì, misteriosa ma, non so quale angelo custode devo ringraziare per questo, non poté aggiungere altro, perché arrivarono Mirko e Jason

-Jason mi ha rimesso a nuovo -fece Mirko, allegramente; in quel mentre, il mio cellulare squillò.

Ed, eccola, la dura e triste realtà ripiombare sulle mie spalle fragili tutta insieme, distruggendo con un certo gusto la dolce illusione di spensieratezza in cui avevo passato il pomeriggio.

-E' Riccardo?

Nadia e le sue domande ovvie.

-Ci parlo io -Mirko scattò immediatamente verso di me. Forse aveva battuto anche la testa cadendo

-Cosa?

-Passami il telefono -insistette

-Ma che vuoi fare? -intanto continuava a squillare

-Fidati di me -mi esortò, il verde dei suoi occhi limpido e forte nelle iridi.

Tic tac, il tempo scorre e una chiamata non può durare in eterno.

Glielo passai, senza aggiungere altro, e lui mi sorrise; era stato l'istinto a guidarmi, ma adesso non sapevo più quanto avessi fatto bene. Nadia e Jason ci guardavano, lei corrucciata, lui che sembrava da un'altra parte con i pensieri.

-Pronto? -fece Mirko con una faccia da schiaffi -Sì, è qui. No che non te la passo, è con me, che vuoi tu?

Ecco.

Mi picchiai una mano sulla fronte, poi cercai di avventarmi su Mirko per afferrare il telefono, ma fu inutile.

-Chi sono io? -chiese evidentemente ripetendo una domanda che Riccardo gli aveva appena fatto -Diciamo un amico.. un amico speciale

-Basta! -sibilai infuriata, ma lui evidentemente non ne aveva ancora avuto abbastanza.

-Sì, hai indovinato: Mirko -gli confermò -E perché non dovrei toccarla, scusa? Guarda che l'ha scelto lei di passare tutto il pomeriggio con me, oggi.

Guai, guai seri all'orizzonte; Nadia ridacchiò e giuro che l'avrei strozzata se non fossi stata troppo impegnata a cercare di strappare di mano il cellulare a Mirko.

-Non ti disturbare, non siamo a casa sua; però siamo in una casa, sì, e c'è anche un bel letto..

Nadia si sganasciò, io volevo morire.

-Guarda, adesso devo proprio andare, c'è Nina che è troppo impaziente, sai com'è. Ciao, ciao -e riattaccò, guardandomi soddisfatto

-Ti odio -sbraitai cercando di incenerirlo con lo sguardo

Lui scrollò le spalle e mi porse il telefono -Spegnilo, ho idea che stia per richiamare: vedrai come ti salterà addosso domani appena ti vede

Non ci potevo credere: aveva anche voglia di fare il simpatico?

-Ma ti rendi conto che hai appena mandato a puttane la mia storia con Riccardo?! -domandai rendendomi conto di star quasi urlando; ero veramente arrabbiata, non riuscivo a credere che Mirko avesse fatto una cosa del genere

Sentii distrattamente che Jason proponeva a Nadia di andare da un'altra parte e lei che annuiva, lasciandomi sola con Mirko a litigare.

-E' ora che quell'idiota capisca che non sei un giocattolo nelle sue mani, da usare quando gli pare e piace -ribatté lui, adesso serio.

-Non mi vorrà più vedere e sarà tutta colpa tua! -il danno ormai era fatto, e un po' di sana vendetta era l'unica cosa che avrebbe potuto giovarmi: volevo che si sentisse in colpa, che capisse quello che aveva appena combinato.

-Potevi urlare prima -fece allora lui

-Cosa? -domandai senza capire

Si avvicinò di qualche passo -Potevi urlarmi di smetterla invece di sibilarlo, potevi urlare il nome di Riccardo, ti avrebbe sentita e avrebbe capito la messa in scena- mi guardava dall'alto del suo metro e 85 e io mi sentivo come una nanetta sotto il suo sguardo penetrante - invece non lo hai fatto: Perché?

Ma dove voleva arrivare?

-Io.. -scossi la testa -che ne so, mi hai presa alla sprovvista, non sapevo cosa volessi fare.. Ma adesso so che stai cercando di deviare la mia attenzione con queste domande senza senso! -ripartii in quarta

-Io credo che un senso ce l'abbiano, eccome

AAA cercasi traduttore urgentemente: non capivo niente di quello che stava dicendo! E il peggio era che i suoi occhi continuavano a stare fissi nei miei, impenetrabili e indecifrabili; sostenevo il suo sguardo, sperando che dicesse qualcos'altro magari di più sensato, ma lui continuava a tacere.

Alla fine scosse la testa e sospirò -Fidati, domani ti verrà incontro scodinzolando come un cagnolino -decretò sicuro di sé -se non lo fa è più idiota di quanto pensassi -e, detto questo si voltò, probabilmente andando a cercare Jason e Nadia.

Rimasi lì, adesso più confusa che arrabbiata.

Be', comunque stando alle sue parole, Mirko credeva davvero di avermi aiutato con quella scenetta, quindi forse avevo sbagliato ad alterarmi così tanto.

Visto che ormai ero in ballo, tanto valeva ballare: spensi il telefono, infilandolo in tasca. L'indomani, sperando davvero di vederlo scodinzolare mentre correva da me, avrei spiegato tutto a Riccardo.

-Ti posso fare una domanda?

Alzai la testa, trovando Nadia, comparsa all'improvviso; gli altri due dovevano essere ancora nell'altra stanza.

-Certo

-Perché stai con Riccardo? -forse vide la mia faccia accigliata, perché si affrettò ad aggiungere -Non voglio insinuare niente ma.. è ovvio che con te non si stia comportando bene anzi, ti tratta veramente come un peluche. E poi non è tanto più intelligente di un bruco a mio parere..

Ma cosa stava succedendo quel giorno ai miei amici? Rimasi sbalordita dal discorso di Nadia, che mi ferì profondamente.

-Nadia.. tu davvero pensi che ci stia solo per.. i soldi?- chiesi come se fosse una parolaccia. Mi sentivo veramente offesa

-No! -si affrettò a rispondere lei, con una risata che mi risollevò un po' -Assolutamente no! So benissimo che non sei quel tipo di persona, altrimenti non saresti mia amica.

E almeno fin lì c'eravamo; incrociai le braccia, in attesa di sapere quale fosse allora la meta reale del suo discorso.

-Quello che voglio dire è che.. non è che ti sei lasciata un po' ammagliare dal suo sorriso? Perché bello, è bello davvero, ma di altre qualità io non ne vedo.

-Ma certo che no! -risposi -Lui.. mi piace

-Davvero?

Rimasi interdetta, quella conversazione era veramente strana.

-Non ne vale la pena -continuò lei -e tu potresti avere di meglio, lo sai.

In quel momento riapparvero Mirko e Jason sulla soglia della porta.

-Ragazze, andiamo? -fece Mirko -Fuori è già buio e domani abbiamo lezione. Ah, Jason torna in città con noi

Sorrisi a Nadia di quella notizia, che ricambiò con discrezione, poi ci alzammo seguendoli fino all'auto.

Guidò Jason stavolta, e io e Mirko lasciammo ovviamente sedere Nadia accanto a lui, che ne sembrò felice. Per tutto il tragitto, guardai ostinatamente fuori dal finestrino, ascoltando solo distrattamente le chiacchiere allegre di Jason e Nadia; sentivo però chiaramente lo sguardo di Mirko su di me, era come se mi trapassasse da parte a parte, ma non lo ricambiai nemmeno una volta.






°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Spero di essere riuscita a rendere in modo abbastanza realistico il tormento di Ludovica e l'affetto che Mirko prova per lei; è fortunata ad avere un amico così in questo momento, non credete? ;)

E per giunta figo.. ecco, a questo proposito, dato che avete apprezzato molto il fratellino ma di meno Mirko, vi faccio vedere un'altra fotuzza tanto per mettere bene in chiaro di chi stiamo parlando: FOTO

Eh.. =P

Comunque, ho voluto inserire questo moemnto di spensieratezza per compensare l'inizio un po' lacrimoso di questo capitolo.. spero abbiate apprezzato :)

Un'altra cosa.. che ne dite, il brivido improvviso di Mirko quando Nina gli accarezza la schiena, era di freddo? Mmm..

Rimane comunque il problema Riccardo, che si presenterà in tutta la sua presunzione (e anche una buona dose di incazzatura) nel prossimo capitolo.

Nadia e Jason hanno cominciato con il piede giusto, e mi fa piacere che questa nuova-possibile-coppia abbia già riscosso successo! Ovviamente non sono i personaggi principali, quindi non troverete racconti dettagliati, ma cercherò comunque di curarli a dovere ;)

Grazie a tutte voi che seguite questa storia e a chi mi incoraggia nelle recensioni!! =D Al prossimo capitolo :)

  
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