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Autore: devilrose1982    05/07/2011    2 recensioni
Myles Kennedy, Alter Bridge, Slash
Una fan fiction inventata su Myles Kennedy e una mogliettina "in fuga".
Riuscirà il nostro eroe a convincerla a tornare a casa?
"So I'm coming home
Lost on a road I don't belong
I rest my soul I'm so alone
Far from the streets I call my own
I'm coming home"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“couer d'alene sta chiamando
e non vorrò essere lontano
couer d'alene sto arrivando adesso
nel posto in cui appartengo”


Il tour era ormai concluso e Myles e Leinie avevano deciso di passare insieme quei pochi giorni prima che Myles ripartisse di nuovo per un altro tour, l’ennesimo. Si erano presi una giornata libera solo per loro due, se fino al giorno prima avevano recitato la farsa della famiglia felice di fronte al figlio ora era arrivato il momento della verità, si sarebbero isolati dal resto del mondo per parlare di loro, per chiarirsi le idee a vicenda e provare a trovare una soluzione.
Myles guidò in silenzio per l’intero tragitto: non aveva ancora né la voglia né la forza di parlare, Leinie riconobbe la strada, si perse nel silenzio ovattato dell’auto, con la testa appoggiata al finestrino e la mente che viaggiava a briglia sciolta, occupata in mille pensieri tristi che cercò di scacciare, inutilmente.
Riconobbe quei paesaggi che erano diventati così familiari per lei e quando la macchina si fermò aveva già chiaro in mente dove fossero esattamente.
Sapeva che quel luogo aveva qualcosa di magico, sarà stato per quei colori, il verde scuro dei cipressi che si ergevano a punta fin quasi a sfiorare le nuvole bianche in quel cielo azzurro come gli occhi del suo amore, sarà stato per il profumo pungente della resina degli alberi che arrivava fino alle narici accompagnando il vento che scompigliava i capelli.
Seguì Myles in silenzio, rispettò la sua poca voglia di parlare, camminarono per  un po’, vicini, senza rivolgersi parola tra i sentieri alberati e quieti. Sembrava ormai primavera inoltrata; un sole tiepido di inizio marzo riscaldava l’aria rendendola piacevole al contatto con la pelle, non c’era ancora ombra di turisti, potevano ancora godersi la tranquillità del luogo senza quel vociare rumoroso tipico della stagione estiva.
“Vieni, sediamoci qui” disse Myles fermandosi in uno spiazzo all’ombra di un albero vicino alla riva del lago.
“Perché mi hai portata qui?” chiese lei guardandosi intorno, quei luoghi, quella quiete, quel paesaggio avevano sempre avuto per loro una grande importanza, avevano fatto da scenario romantico alle loro decisioni più importanti, ai loro momenti speciali, era questo quindi quello che si aspettava ora Leinie: un discorso solenne.
Era preoccupata. Sapeva che lui quel luogo lo considerava speciale, come uno scrigno che conteneva i suoi ricordi più belli, ma il suo silenzio, la sua faccia contrita in un espressione tesa non promettevano niente di buono, era nervoso Myles, più nervoso del solito e Leinie ebbe paura che quell’espressione nascondesse un dolore troppo profondo da riuscire ad essere scacciato.
“Perché qui è iniziato tutto, qui ci sono i ricordi più belli della mia infanzia, i ricordi più belli della mia vita”…”
“Qui mi hai chiesto di sposarti” lo interruppe lei 
“E tu hai riposto di si” continuò lui per lei “Qui mi hai anche detto di aspettare un bambino, ti ricordi? Era quasi settembre, eravamo qui con i ragazzi e tu ti vantavi della tua abbronzatura con i nostri amici perché eri stata al mare. Però eri strana, stavi male, nonostante scherzassi con tutti sei stata male tutto il giorno e non volevi dirlo a nessuno, la sera ci siamo sdraiati in riva al lago a guardare le stelle e quando ne hai vista una cadere hai espresso un desiderio, volevi che il tempo si fermasse, che tutto fosse per sempre così bello com’era in quel momento e ti sei stretta forte a me. Poi mi hai detto che sarei diventato padre ed ero la persona più felice del mondo, perché avevo te e perché stavi per darmi un figlio”
“Myles” disse lei con un sussurro sdraiandosi senza più forze sull’erba provando a ricacciare indietro i singhiozzi “Perché mi vuoi fare del male ulteriormente?”
“Non capisci Leinie. Io non voglio farti del male, non ti ho portato qui per farti soffrire, o perlomeno, all’inizio era stato il mio pensiero, non sai quanto sono stato male nell’ultimo mese, non hai nemmeno la più vaga idea di come sono stato male e ti confesso che si, volevo farti soffrire”
“Ma…”
“Ma non sono così e mi avrebbe solo fatto stare peggio, sei la persona più importante della mia vita, sei la madre di mio figlio, sei la donna che amavo e che nonostante tutto continuo ad amare più della mia stessa vita”
“Anche io ti amo più della mia stessa vita”
Myles si sdraiò sull’erba di fianco a lei, percorse con la mano il profilo del suo viso illuminato dalla luce del sole che filtrava dalle foglie degli alberi, pensò che se mai fosse stato possibile era ancora più bella di quanto potesse ricordare.
Lei stava li, ferma immobile non sapendo come reagire a quel tocco leggero, allungò la mano per sfiorare timidamente quella di lui che al tocco della ragazza ritirò la mano e si voltò dall’altra parte

 
“guardo nello specchio
non so chi sono
le vite sono distrutte”

 
“Perché hai distrutto tutto?” chiese senza realmente rivolgersi a lei, come se lei non fosse realmente stata lì, la sua voce non era più ferma, non era più dolce e carezzevole come prima, era mutata d’improvviso. Era rotta, flebile.
“Myles” lo chiamò lei tirandosi su, si sedette accanto a lui, allungò un braccio per toccarlo, gli sfiorò la pelle liscia, vide da sotto gli occhiali da sole che i suoi occhi da bambino avevano iniziato a piangere, gli asciugò una lacrima col dorso della mano ma a quel contatto inaspettato lui sussultò e la scacciò via bruscamente.
“Me ne vado se vuoi”
“No, voglio sapere perché”
“Perché sono una cretina, perché sennò? Come avrei fatto sennò a buttare via tutto? Perché mi sentivo sola non ero abituata ad averti lontano per così tanto tempo e ci sono impazzita. Ho passato mesi da sola con Christian che non mi dava pace perché chiedeva costantemente di te, vedeva gli altri bambini in giro al paco con i loro padri e lui era così piccolo, non capiva perché il suo fosse sempre così lontano, credeva che tu fossi lontano perché non ci volevi bene e non hai nemmeno la più pallida idea di come sia stato difficile convincerlo del contrario, lui si sentiva diverso dagli altri. Ho passato mesi in cui ero sola sperduta insieme a un bambino di due anni quando non ero occupata a girovagare per gli aeroporti di mezzo mondo insieme a lui, ho perso il conto di quanti aerei ho preso per stare con te anche solo due giorni e non ti posso dire che mi pesava perché l’ho sempre fatto volentieri, ti avrei seguito anche in capo al mondo…”
“No, aspetta” disse Myles sedendosi. Si tolse gli occhiali da sole, prese tra le mani il volto della moglie costringendola a guardarlo “Guardami negli occhi, mi stai dicendo che è colpa mia? Tu lo sapevi fin dall’inizio che questa era la mia vita…”
“Non ti sto dicendo che è colpa tua, ho scelto io di seguirti, ho fatto di tutto per conoscerti se non te lo ricordi, quindi no, non sto dando la colpa a te, lo facevo col cuore, solo che poi non lo so nemmeno io cos’è successo…”
“Te lo dico io cos’è successo. E’ successo che non ti sono più bastato, è successo che te ne sei fregata di avere un marito e un figlio e sei andata a divertirti con le tue amiche”
“Non è andata così”
“Allora dimmelo com’è andata”
“Te l’ho detto, non lo so nemmeno io cos’è successo, avevo bisogno di staccare un po’, ho lasciato Christian ai miei e sono andata qualche giorno al mare”
“Ma pensi che io sia scemo? Se non c’era nulla da nascondere perchè non mi hai detto niente? Quello che non capisco è perché hai fatto tutto di nascosto, bastava che mi dicessi che avevi bisogno di qualche giorno di relax e io avrei capito, ma tu hai voluto fare tutto di testa tua, sperando che non ti scoprissi, tu mi hai detto di essere ancora a casa, come hai potuto anche solo pensare che non l’avrei mai saputo? “
“Ok, ho sbagliato a non dirti niente, ma non volevo che ti preoccupassi, avrei staccato per un po’ poi sarei tornata a casa più tranquilla, non volevo dirti niente perché non volevo che ti sentissi in colpa, avevo bisogno di chiarirmi le idee”
“Leinie, tu mi hai detto che ti sentivi sola, che ti pesava fare avanti e indietro, ma quando io ti ho chiesto di tornare indietro con me tu mi hai detto chiaramente di non sapere se eri ancora innamorata di me e che mi avevi tradito, questo come lo spieghi? Cercavi te stessa?”
“Non ti ho tradito”
“No? Non me lo sono inventato me l’hai detto tu stessa, se ti ricordi ai tempi ero anche deciso a perdonarti, credo che non me ne sia accorto di quanto sei stata sola negli ultimi tempi? Me ne rendevo conto, non era facile tenere in piedi due gruppi, ma quando ti ho chiesto se per te era un problema hai sempre risposto sorridente che sapevi perfettamente che quella era la mia vita e che ti stava bene, che eri contenta per me, dovevi dirmelo che non era così”
“Ma pensi che sia facile? Era il tuo sogno Myles. Quando ti ho conosciuto eri solo il nuovo cantate di un gruppo che stava cercando di vincere una scommessa. Io ti adoravo, sono stata io la prima a credere in te, ho incoraggiato il tuo sogno in tutti i modi, credi che non mi faccia piacere sapere che l’hai realizzato? Vuoi la verità? Ero gelosa, è brutto da dirsi ma è così, ti invidiavo a morte perché ce l’avevi fatta mentre io non ho realizzato niente, ho mollato tutti i miei sogni per venire dietro a te”
“Leinie, cosa mi stai rinfacciando?”
“Non ti sto rinfacciando niente, ti amavo, anzi, ti amo ancora e sono felice per te. Mi inorgoglisce sapere che ce l’hai fatta, non cerco giustificazioni, ma mettiti nei miei panni, ero una ragazzina e ho mollato tutto, sono venuta dall’altra parte del mondo solo per seguire te, un attimo di sbandamento concedimelo…”
“E l’altro?”
“Non c’è nessun altro, te l’ho già detto”
“Non sono scemo, Cristo Leinie, me l’hai detto tu” alzò la voce Myles “Erano due mesi fa, eravamo sotto casa tua, hai detto che non eri più innamorata e che mi avevi tradito”
“Non ti ho tradito. Ero con le ragazze a una festa sulla spiaggia, avevamo bevuto un po’, si è avvicinato questo tizio che ha iniziato a fare il carino con me, mi sono sentita importante, per una volta ero io ad essere al centro dell’attenzione, ho giocato un po’ e non mi sono resa conto del tempo che passava, mi sono ritrovata da sola perché le altre se ne erano andate e sono andata via con lui, ma quando ho realizzato cosa stavo facendo mi sono tirata indietro. Non è successo nulla. Credici o no, non mi interessa, ma questa è la verità”
“Perché allora mi hai detto tutte quelle cose? Mi dovevi dire la verità fin dall’inizio”
“Che senso aveva dirtelo? Ho sbagliato, ho reagito d’istinto ma ho pensato che se ero anche solo arrivata a pensare di tradirti dovevo rivedere i miei sentimenti. L’ho capito troppo tardi che eri solo te quello che volevo e mi dispiace aver rovinato tutto, però me ne sono resa conto, ho capito che eri troppo importante, ho capito di essere ancora innamorata di te, sono venuta a cercarti dall’altra parte del mondo per dirtelo. Myles voglio ricominciare, voglio stare con te, ho sempre voluto solo te”
Strinse le mani di Myles, accarezzò il suo viso dolcemente, voleva lui, lo voleva fortemente, aveva capito che quella era la sua strada, che non c’era nessun altro posto dove sarebbe voluta stare se non al suo fianco, si avvicinò dolcemente a lui “Perdonami per favore” mormorò stringendosi a lui.

 
“salvo all'ultimo nelle tue braccia
sono salvo all'ultimo nelle tue braccia”

 
Cercò le sue labbra, aveva solo voglia di perdersi nel suo abbraccio, di perdersi tra i suoi baci, appoggiò timidamente la bocca sulla sua ricercando quel brivido tanto familiare quando potente. Solo lì, in quel luogo magico sarebbero stati in grado di ricreare la loro favola, fu un bacio fugace ma carico di passione, quanto tempo non sentivano l’uno il sapore dell’altra, i loro respiri mischiati, il calore della loro pelle a contatto, fu un bacio lungo, che annebbiava la mente e sembrava non finire più, un bacio che entrambi avrebbero voluto far durare in eterno.
Fu Myles a staccarsi da lei, la guardò a lungo ma i suoi occhi avevano una luce strana, erano velati, nascondevano un’inquietudine profonda.
“Leinie aspetta, ora sono io a non essere più sicuro di niente, non sono ancora pronto per ricominciare, non dopo tutto quello che mi hai detto, non me la sento, ho bisogno di tempo”


“desidero ancora la semplicità
sono giusto un uomo comune
e con questo cuore dolorante”
 
   
 
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