Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Bikachu    05/07/2011    3 recensioni
Essere l'unica persona su cui possono fare affidamento.
L'unica che possa nasconderli e tenerli al sicuro dalle telecamere.
Un'amica, una persona importante capace di far tornare il sorriso a chi davanti alla propria vita ha trovato il buio tutto d'un fiato.
Tom ha bisogno di lei e Bill ora più che mai teme di non riuscire a controllare se stesso.
Ma quando il sostenere un amico diventa un qualcosa di più, ecco riaffiorare i ricordi passati che metteranno a dura prova una storia d'amore tenuta sospesa fra il presente, il passato e il futuro di due gemelli che vedranno in pericolo la loro notorietà e di una ragazza che, offuscata dall'amore ma per niente ingenua, tenterà di non fare l'ennesima scelta sbagliata.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Casa Keller

Ore 24:00

 

In casa tutto era silenzioso: l’unico lieve rumore che si poteva sentire era lo scoppiettio della legna nel camino. Kate aveva mangiato con noi e poi era tornata a casa sua ribadendomi che per qualsiasi cosa potevo chiamarla, anche all’una di notte. Il problema però era che non volevo disturbarla per farle presente la mia insonnia: avevo gli occhi spalancati tipo gufo e andavo avanti e indietro fra divano e frigo senza prendere o mangiare nulla, quasi avessi un tic. La verità era che non riuscivo a prendere sonno sapendo che avevo lui nel mio appartamento, anzi, in camera mia nel mio letto a due piazze avvolto nelle lenzuola e nel piumone. Forse a torso nudo, forse con indosso solo una maglietta leggera o forse…
Oh ma che ti prende!
Non dovevo neanche pensare certe cose nei suoi confronti! Non dopo tutto quello che mi ero ripromessa e dopo tutto il tempo passato a cercare di tenerlo lontano dalla mia testa!
Eppure c’era un qualcosa che era più potente di ogni resistenza che tentavo di utilizzare, che riusciva a superare l’immenso muro della voluta indifferenza e che nuotava liberamente nel lago di lacrime che avevo accumulato con il passare degli anni.
Probabilmente era solo un qualche attacco nervoso causato da sindrome d’abbandono o qualcosa di vagamente simile ma di una cosa ero certa: non dovevo permettere a questa “cosa” di farmi illudere nuovamente.

Farti illudere su cosa, esattamente?
Bene, adesso parlavo anche con la piccola Kim all’interno del mio cervello.
Sto impazzendo, lo sento.
Livello d’esaurimento? Ormai ha sconfinato verso l’infinito e oltre!
- Sto proprio fuori. E me lo dico anche da sola, sto doppiamente fuori! – buttai giù un sorso di Corona passivamente.
La pioggia batteva contro il vetro della finestra brutalmente, le gocce erano giganti e il rumore che facevano era alla pari di un chicco di grandine contro una persiana di ferro. Terribili.
Guardai fuori e di automobili neanche l’ombra.
A Berlino siamo soliti uscire in bicicletta o in metro semplicemente perché abbiamo degli ottimi mezzi pubblici e la macchina quasi non serve. Io sono l’eccezione alla regola.
Si, è vero, anche io utilizzo poco Skids per muovermi in centro ma rispetto ai normali berlinesi la mia macchina ha fatto più chilometri di quanto una Volkswagen riuscirebbe a fare in mano a qualsiasi altra persona in città.
Amo guidare, amo la velocità.
Mio padre ha la passione per le moto da corsa e quando può, insieme ad alcuni suoi amici, ne approfitta per andare a girare in pista al Nurburgring. Peccato che ha cominciato tardi a frequentare le piste motociclistiche, se avesse iniziato da piccolo chissà… la stoffa del campione ce l’ha sempre avuta in fondo.
Anche quando ha insegnato a Tom ad andare in bicicletta.
Un sorriso si dipinse sul mio volto rivivendo quei momenti.
Eravamo sulla via di casa nostra, che era anche quella della famiglia Kaulitz, e mi ricordo che mio padre mi aveva comprato una bicicletta bellissima rossa. La mia prima due ruote, un fulmine, una saetta.
Ero emozionatissima quando ci salii e affianco a me c’era Tom che guardava tutto con estrema venerazione.
Io, diciamocelo, non ero poi così brava quindi decisi di scendere e di far salire salire Tom che non sapeva ancora andarci benissimo.
Papà lo teneva dietro al sellino e lui cominciò a pedalare veloce, sempre più veloce, finché mio padre lo lasciò andare e lui sfrecciò via come se fosse nato per stare in sella ad una bici!
Era fantastico vederlo libero e felice, con quel sorriso che sprizzava gioia e purezza da ogni angolazione e vederlo adesso, in casa mia, con questa strana cosa che lo ha affetto costretto a nascondersi dalla gente è un paradosso.
Il sorriso sul mio voltò svanì a mano a mano che facevo chiarezza e il ricordo di Tom si affievolì, sparendo totalmente nel giro di pochi attimi.
Una strana sensazione di vuoto mi contornò.
Sorseggiai una seconda volta la birra notando che le goccioline formatesi sulla bottiglia mi avevano bagnato tutta la mano. Spostai la Corona nella mano asciutta e passai l’altra dietro al collo.
Il fresco dell’acqua mi riportò con i piedi per terra e lasciò che un po’ della mia ansia se ne andasse per conto suo.
- Hey… - mi voltai cercando di capire nella penombra del salone chi dei due fosse che aveva richiamato la mia attenzione. I battiti accelerarono e decelerarono improvvisamente quando focalizzai che Tom si presentò davanti ai miei occhi con un paio di pantaloni larghissimi di cotone e una canotta bianca.
Si passò una mano sugli occhi stropicciandoseli.
- Sei ancora sveglia? – chiese quasi dormendo.
- Si, non riesco a dormire. – dire la verità in certi casi è la scusa più plausibile.
- Vampira. –
- Come scusa? – forse avevo capito male.
Si avvicinò alla finestra dove la luce della città lo illuminò meglio: gli occhi un pochino gonfi dal sonno, le ciglia lunghe e folte, la sua altezza, le sue spalle larghe messe ancora più in risalto da quella canottiera e per finire in bellezza le labbra carnose.

Wow.
Si limitò a dire la mia coscienza e dentro di me risi a quel pensiero.
Io guardavo Tom come un fratello, non vedevo in lui una strana voglia di saltargli addosso come migliaia di ragazzine urlanti avrebbero fatto in un momento come questo, però non c’era nulla da dire perché metteva paura per quanto era bello!
- Vampira, vampira, vampira… non dormi mai, questa cosa ti è rimasta. Non è una sorpresa vederti sveglia Kim, anche quando abitavamo vicini la luce nella tua stanza era per la maggior parte delle notti accesa. –
Arrossii ripensando ai tempi che furono.
- Ti ricordi, eh? –
- Eh bhè, come potrei non ricordarmi… la tua luce mi perforava la finestra! Sono dovuto ricorrere alla mascherina da notte perché altrimenti avrei avuto delle borse, anzi no, delle valige sotto gli occhi non indifferenti! – disse sorridendo e muovendo le braccia.
- Avevi il sonno così leggero? –
- Io no per fortuna ma Bill non sai quante notti mi ha fatto passare sveglio mentre era affacciato a guardarti! –
- Che hai detto? – sembrava che cadessi dalle nuvole.
Lui mi osservò e proseguì, questa volta assumendo un tono della voce serio.
- Ehm, ok. Bill, quando abitavamo o per lo meno quando tornavamo a casa per quei brevi giorni liberi che ci erano concessi, senza che tu lo sapessi ha continuato a guardarti in finestra anche dopo… ecco… il messaggio, sai quello della… segreteria telefonica… -.
Gelo, fuoco e poi di nuovo ghiaccio.
Il mio volto passava dal rosso, al viola, al blu, al verde senza mai fermarsi.
Ringraziai il cielo che la stanza era buia o mi sarei nascosta con la testa sotto il parquet.
- Devo sedermi. – confessai.
Tom mi passò un braccio intorno alla vita e mi fece sedere affianco al camino. Il calore delle fiamme avvampò su di me in breve tempo e quel tepore mi tranquillizzò.
Riportare a galla certe cose era una cosa difficile da mandare giù, però ora volevo sapere.
Il fratellone si sedette a gambe incrociate sul tappeto con me e guardandomi preoccupato disse:
- Mi dispiace averti ricordato queste cose ma… se non lo faccio ora non lo farò più. –
- Cosa intendi dire con questo? – chiesi con sguardo interrogativo.
Sospirò.
- Sai, non è facile vivere come me e Bill. Non penso che se prendessimo una persona a caso e le facessimo rivivere il rapporto che avevate questa si giustificherebbe in altra maniera da come ha fatto mio fratello. – per qualche secondo si girò a guardare nel camino, poi tornò a me. – Quando siamo andati via lui non sapeva come fartelo sapere e cercò in ogni modo e maniera di venirti in contro prima della partenza per poterti parlare, ma vedendoti così entusiasta di lui e così innamorata, non ebbe il coraggio di parlarti. Poi ci fu l’incidente… - brividi. - Un’orrenda casualità, vero, ma un’opportunità d’oro per inventarsi qualcosa. Bill improvvisamente perde la memoria, succede quello che succede e poi non hai più notizie nostre per due giorni. In quei due giorni non sai e nemmeno puoi immaginarti come stava conciato… era un automa che vagava per il bus come un’anima in pena. Vedendolo in quelle condizioni non potei fare a meno di esporgli la mia idea del messaggio… -
- Sei stato tu! Tu gli hai permesso di lasciarmi così? – mi alzai improvvisamente in piedi portando le mani al viso, trattenendo le lacrime che stavano per sgorgare irrimediabilmente.
- Non c’era altra maniera Kim! Lo vuoi capire? –
- Poteva semplicemente dirmelo, non sono un mostro non lo avrei mangiato! –
- Ma avresti pianto come stai facendo ora e lui era proprio questo che non voleva! Non avrebbe sopportato di farti piangere per colpa sua! –
- Queste sono lacrime di rabbia, cretino! – gli urlai contro sempre tenendo un tono moderato perché non volevo che Bill in camera mia si svegliasse o sentisse la discussione.
Tom si immobilizzò sentendomi esordire con quella parola e aspettò che mi calmassi.
Andai in cucina e feci scorrere l’acqua fredda dal rubinetto del lavandino, presi un bicchiere e lo riempii bevendo tutto d’un fiato.
Tornai a sedermi davanti al camino.
La pioggia scendeva ancora rabbiosa su Berlino e la sua musica accompagnò i nostri respiri per il successivo paio di minuti.
Il respiro mi tornò regolare e sfiorai il braccio di Tom, quasi come per scusarmi dell’ira improvvisa.
- Come va? – chiese comprensivo.
- Stavo meglio prima ma… continua Tom, devo sapere. –
- Ok, mi pare giusto che tu debba sapere certe cose. –
- Già. – annuii.
- Allora, dopo la mia idea… - mi guardò di sottecchi per vedere se avessi avuto un’altra delle mie sfuriate ma io rimasi calma e impassibile. – Bill capì che forse era l’unica via d’uscita possibile. Scrisse tutte le pagine di un intero quaderno sull’ipotetico discorso che poteva farti ma non trovò nulla che andasse bene per non farti soffrire e al tempo stesso per metterti al corrente della situazione. Un giorno prese in mano il telefono e compose il tuo numero, così, senza fogli vari o frasi appuntate e ti disse ciò che sai… -
Feci di si con la testa spronandolo a continuare a parlare.
- Un volta chiusa la chiamata si sedette stremato su un divanetto dell’autobus e rimase là, a guardare fisso la strada che scorreva veloce. Io non riuscivo a parlargli perché,
sinceramente, non sapevo cosa dirgli o come fargli pesare meno la cosa. Avevo paura che per una minima parola sarebbe scoppiato come un pop – corn vicino al fuoco! –
- Wow che paragone… - dissi ironicamente per alleggerire l’atmosfera.
Avevo fatto un passo avanti: riuscivo a parlare dell’argomento senza esplodere in un pianto teatrale e per di più sapevo scherzarci sopra!

Brava!
Grazie.
- Eh bhè che vuoi, la vena artistica da poeta ce l’ha mio fratello io mi limito a strimpellare… - lasciò il discorso sospeso e mi guardò con occhio furbetto.
- Si si ho capito dai… fai meno lo spavaldo sex – gott che con me non attacca e vai avanti! – rise alla battuta e mi diede una bacetto sulla guancia.
Tom è sempre stato un donnaiolo fin da piccolo, però mi faceva impazzire quando veniva in casa mia e mi raccontava delle sue fidanzatine delle medie chiedendomi consigli su come conquistarle.
Dietro quella maschera da super figo, c’è sempre stato il Tom dolce e un po’ bambagione che in realtà nessuno si aspetta da uno come lui. L’apparenza inganna.
- Quindi è così… il tempo poi scorre, cerchi di andare avanti non pensando troppo al passato che avrebbe deviato tutto eppure ogni anno che passa, quel preciso giorno che ti ha lasciato il messaggio in segreteria, lui è di un triste e insopportabile assurdo! Ti giuro! Non puoi stargli vicino anche perché si rifugia da qualche parte e sparisce, puff! – ero sorpresa nel sentirmi dire queste cose. – Io sono strano, ma lui mi batte alla stragrande, credimi! – disse quasi scandendo parola per parola.
- E’ strano… ho passato gli ultimi anni a cercare di capire se avessi sbagliato qualcosa, facendo mea culpa per essere stata troppo ingenua ad aver creduto ad una storia così folle eppure Tom, anche se mi ha ucciso dentro e se n’è andato senza dire nulla, anche se tutto quello che aveva detto si è dileguato in un nano secondo con quel maledetto messaggio… ti sembrerà una pazzia ma… - non ero sicura di doverlo dire ma in fin dei conti era Tom, i nostri segreti erano nostri, se gli dicevo di tenerselo per sé non lo avrebbe mai detto a Bill giusto? Oh ma al diavolo tutto, glielo dico! – Io non ho mai smesso di amarlo, adesso però è diverso. Ho capito che per andare avanti non ho bisogno di lui, mi sono fatta una vita e sto studiando per realizzare i miei sogni dove Bill non ne fa più parte, prima magari era il protagonista della mia favola incantata come quelle scritte sui libri ma le favole rimangono tali… questa è la vita reale. –
Tom non poté fare a meno di annuire al mio discorso logico rimanendo muto.
- Quindi… - proseguii. – Sono contenta che per lui ho significato qualcosa e che ricorda ogni anno l’anniversario della nostra “rottura telefonica” – mimai le virgolette con le dita mentre mi alzavo lentamente da terra. – Ma Bill non è niente per me adesso se non un ospite in casa mia, scusami Tom ma è così. –
Prima che potessi aggiungere altro, Tom mi fermò con la mano il polso proprio come aveva fatto il fratello il pomeriggio dello stesso giorno, solo che lo fece in maniera molto più delicata.
- Kim… - espirò rumorosamente. – Se solo Bill sa che ti sto dicendo questo mi ucciderebbe in maniera lenta ed atroce… -
- Addirittura? –
- Già, proprio così quindi farmi il favore di stare un secondo zitta e sentimi! – rimasi allibita da quel fare di Tom così sicuro e determinato.
- Ok, ti ascolto. –
- Bene… prima di entrare da quella porta – indicò l’ingresso dell’appartamento. – Bill è rimasto a fissarla per un’ora e mezza, minuti contanti da me medesimo, chiedendo se era stata una buona idea di far venire David a chiederti una mano oppure se potevamo prendere baracca e burattini e trasferirci da mamma. L’ho bloccato mettendogli le mani sulle spalle e gli ho dato una bella scrollata, era diventato una cosa allucinante. Kim, te lo dico, Bill sta impazzendo e quello che ti chiedo di fare è solamente di salutarlo o di parlarci qualche volta perché sai anche tu com’è fatto: se non c’è nessuno che se lo fila diventa schizzato e per di più se chi non gli dà importanza se tu, figuriamoci! –
- Ma perché dovrei parlarci quando non ho nulla da dirgli se non di starmi lontano!? Tom, mettiti nei miei panni… cosa faresti tu? Gli parleresti come se niente fosse o ci
penseresti due volte prima di rivolgergli la parola? –
- E tu, Kim? Mettiti nei suoi panni… che faresti se colui che hai sempre amato e sei stato costretto a lasciare non ti rivolgesse più la parola per un banalissimo e superficiale fattore d’orgoglio? –
- Non è orgoglio! –
- Oh si che lo è altrimenti lo capiresti! –
- Io Bill lo capisco benissimo! –
- Non dire cose di cui poi potrai pentirti perché di Bill ti sei persa un bella fetta di vita… -
- E l’ho voluto io secondo te? Io sarei partita con voi, sarei partita con lui se solo me lo avesse detto e mi avesse dato il tempo di organizzarmi! –
- Avevamo solo diciassette anni, non potevamo capire cose che riusciamo a malapena a comprendere adesso che ne abbiamo ventuno. –
- Forse si, se me ne aveste dato l’occasione! – Tom mi lasciò andare il polso che sembrava aver preso la forma delle sue dita, era così indolenzito che dovetti sfregarlo per riattivare la circolazione.
Si alzò, mi guardò senza dire nulla e fece per andarsene quando si voltò e tornò indietro.
- Di tutte le donne che ho conosciuto e che ho avuto il piacere di avere con me, tu sei stata l’unica che non mi ha mai attratto in quel senso… – lo guardavo non capendo ancora dove voleva arrivare. – Sono passati un sacco di anni ma questo non mi impedisce di dirti che stai facendo una grandissima cavolata. Non capisci, almeno non ancora. Parli con la rabbia nel cuore esponendo solo quello che vedi tu non cambiando prospettiva alle cose e questo ti fa vedere tutto nero. Mi sento come se fossi veramente parte della tua famiglia e tenendo fede a questo ruolo mi permetto di darti un consiglio che spero seguirai saggiamente: Bill ti ama… - a quelle parole sobbalzai e il cuore sembrava aver perso i suoi battiti, il fiato mi si mozzò in gola e le gambe cominciarono a tremarmi. - Anche adesso che sta dormendo sono sicuro al 100% che sta sognando te. Avete sofferto tantissimo entrambi durante questi anni, perché non cercate di mettere fine a questa storia? Non dico che dovete tornare insieme, tutti e due siete troppo cambiati, però fare chiarezza può essere l’inizio della fine di questo periodo di dolori. Non voglio più vedervi stare male, ok? –
Annuii deglutendo.
- Promesso? –
Annuii di nuovo.
- No, parla, voglio sentire uscire “si, lo voglio” da quelle tue labbra a cuore! –
- “Si, lo voglio”? –
- Si… lo devi volere altrimenti non ha senso. –
- Senti Tom, non so da dove ti sia uscita tutta questa saggezza o se hai fatto qualche gita spirituale sulla Muraglia Cinese ma va bene, te lo prometto e si… lo voglio! – dissi con un solo respiro.
Sorrise compiaciuto.
- Perfetto ora posso andare a dormire… -
- Aspetta un momento, tu ti saresti alzato per parlarmi? –
- In realtà ho aspettato che Bill cadesse in fase rem per venire di qua e svegliare te saltandoti con i piedi sulla schiena ma tu lo eri già e quindi mi hai anche levato il divertimento della serata oltre che avermi sottratto del tempo vitale al mio sonno ristoratore! Grazie tante… buonanotteeee –
- Buonanotte Tom. – gli augurai mentre lo vedevo sparire dietro l’arco.
La porta della stanza si chiuse e io rimasi sola con i miei pensieri…

Cosa pericolosa.
Mh, forse… ma almeno adesso sapevo che in fondo Bill non poteva fare altro, forse aveva agito veramente nel miglior modo possibile e magari avevo esagerato a comportarmi mettendo paletti così spessi sulla mia immaginaria linea di confine tra me e lui, però non volevo trarre conclusioni affrettate. Come aveva detto Tom “mi sono persa una bella fetta di vita di Bill”, quindi non ero sicura di riuscire a ritrovare in quel Bill nuovo il mio vecchio modello, ci avevo già provato e il primo tentativo era decisamente fallito!
Oh cavolo!
Mi ero scordata di dire a Tom di non fare parola con Bill di quello che gli avevo confessato…e  adesso?
Naaa, tranquilla Kim, Tom è muto come una tomba.

Ma lo sappiamo tutti che fine ha fatto “Tranquillo”, vero Kim?
Si lo so… a furia di stare tranquillo, Tranquillo è morto eheh.
Ok. Seriamente. Dovevo finirla di parlare da sola!
Mi sistemai sul divano e chiusi gli occhi aspettando l’arrivo del sonno, lasciandomi cullare dal suono del diluvio che ormai andava scemando e dal vento che sibilava all’interno del caminetto.

 

Note: vorrei ringraziare tutte le lettrici che stanno seguendo questa Fan Fiction e tutte coloro che hanno anche utilizzato parte del loro tempo per commentarla!
Sono molta contenta che questa mia storia vi piaccia ma dicendo così ho solo paura di scrivere cose già
lette e scritte da miriade di autrici quindi, quale modo migliore di ringraziarvi se non con un altro capitolo e un grandissimo GRAZIE MILLE di cuore!

Tra queste lettrici ricordo:
ZoomIntoMe (la prima ragazza che ha commentato la FF ^_^); 
UnleashedLIEBE
(tranquilla che Tommaso vivrà più sano di come lo conosciamo! :D);
Marty_483_
 ( che ha scritto non uno ma ben due commenti alla storia e di questo sono davvero emozionata **) e poi per ultima ma non meno importante delle altre…  
ilenia91dorough (non vedo l’ora di leggere I tuoi prossimi capitoli!!!)
Grazie a tutte voi che continuate a seguirmi e a mettermi voglia di scrivere ancora, e ancora, e ancora, e ancora…

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Bikachu